VENEZUELA, NARCOS PARAMILITARI AMICI DI GUAIDO’ IN AFFARI CON LA ‘NDRANGHETA. Ma Trump Incrimina Maduro

VENEZUELA, NARCOS PARAMILITARI AMICI DI GUAIDO’ IN AFFARI CON LA ‘NDRANGHETA. Ma Trump Incrimina Maduro

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Donald Trump è un folle! Come tale può essere quasi apprezzato perché è una scheggia impazzita nel Big Bang scatenato dal Deep State e pertanto può esplodere al di là di ogni pianificato complotto ritorcedosi contro gli stessi cospiratori. Purtroppo, schiavo della sua narcistitica vanagloria di onnipotenza che fu già fatale al re biblico Saul, Alessandro Magno, Napoleone e Mussolini, si è circondato di consiglieri fraudolenti che fanno a gara ad osannarlo per guadagnarsi la sua stima ed imporgli così le rotte e i bersagli funzionali ai loro mandanti della Lobby delle Armi.

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Ecco perché mi viene arduo pensare che sia stata la limitata e grossolana intelligenza del presidente americano, uno dei motivi per cui è meno pericoloso di altri capi di stato degli Usa o di suoi rivali candidati, a suggerirgli di mettere una taglia su Nicolas Maduro, legittimamente eletto presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, per la pesantissima accusa di narcotraffico.

Ancor più perché ciò capita nel mezzo della pandemia che sta minacciando lo stato ma sta già travolgendo il Nord America portandolo ad essere la nazione con più casi di CoronaVirus al mondo e oltre mille morti. Invece di concentrarsi a capire come affrontate quest’arma biologica e chi l’ha scatenata, visto che gli indizi su eventuali sue responsabilità sono pochi e deboli mentre quelli contro suoi rivali politici sono assai più gravi e numerosi.

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Ecco perché oggi Trump di fronte al dramma del contagio appare davvero patetico assecondando i suoi cattivi consiglieri nel tentativo di sviare l’attenzione degli americani col bersaglio preferito: il solito Venezuela!

L’accusa di narcoterrorismo con una taglia sul presidente venezuelano e i suoi collaboratori è ridicola ma assai pericolosa: perché potrebber scatenare i bounty killer innescando un’inaudita spirale di violenza come denunciato dallo stesso Maduro cui viene imputato di trafficare con quei terroristi colombiani che lui stesso ha fatto arrestare e che sono stati addirittura fotografati con il suo rivale golpista Juan Guaidò sostenuto dagli americani.

Per comprendere al meglio la situazione analizzeremo vari episodi accaduti lo scorso anno nel campo del terrorismo insieme al dossier degli investigatori italiani della Direzione Investigativa Antimafia che evidenziano con certezza gli importanti legami tra la mafia calabrese della ‘Ndrangheta e i cartelli messicani che oggi controllano le bande criminali colombiane attive anche in Venezuela, una delle zone di transito della droga proveniente dalla Colombia prima della sua distribuzione a livello mondiale.

 

LA GIUSTIZIA USA ACCUSA MADURO DI NARCO-TERRORISMO

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato il presidente venezuelano e alcuni suoi stretti collaboratori di cospirare con i ribelli colombiani “per inondare gli Usa con la cocaina”. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha aggiunto che il dipartimento di Stato offrirà ricompense in denaro fino a 55 milioni di dollari per informazioni che portino all’arresto o alla condanna di Maduro e degli altri incriminati. In particolare, fino a 15 milioni di dollari per il presidente venezuelano e fino a 10 milioni di dollari per ciascuno degli altri.

E’ questa l’ultima strategia statunitense della “disperazione“ non potendosi permettere il lusso di sfidarlo con un attacco armato per la protezione che gli è garantita dal presidente russo Vladimir Putin e dalle sue forze militari quanto da quelle di Cina, Cuba e Iran.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro nel dicembre 2018 a Mosca dal presidente russo Vladimir Putin

«Detenendo posizioni chiave nel regime di Maduro, queste persone hanno violato la fiducia pubblica facilitando le spedizioni di narcotici dal Venezuela, anche con controllo degli aerei che partono da una base aerea venezuelana, così come sulle vie attraverso i porti in Venezuela», ha affermato Pompeo. Per gli analisti, l’incriminazione di Maduro potrebbe aumentare le possibilità di rielezione per il presidente Trump in Florida, dove vinse per stretto margine nel 2016 e dove vivono potenti venezuelani, cubani e nicaraguensi fuggiti dai loro Paesi e regimi.

Per far comprendere la gravità ed assurdità dell’incriminazione anche agli europei più ignoranti di geopolitica, che leggendo solo i media di mainstream sovvenzionati da think-tank della Nato credono che Maduro sia peggio di Muhammar Gheddafi, faccio un esempio utilizzando la figura retorica dell’iperbole, ovvero una similitudine assolutamente irreale e paradossale come il classico cammello nella cruna di un ago.

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Questa accusa di narcoterrorismo degli Usa al capo di stato venezuelano è equiparabile all’eventualità in cui lo stesso Venezuela incriminasse il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella perché la mafia, storicamente radicata nella penisola mediterranea, anche attraverso le sinergie tra la siciliana Cosa Nostra e la calabrese ‘Ndrangheta gestisce quasi tutti i traffici della droga dai Caraibi all’Europa.

E ciò ovviamente incrementa gli affari dei cartelli colombiani senza che le autorità di polizia italiane riescano a stroncare una volte per tutte i clan malavitosi che, anzi, proliferano pure grazie alle sinergie tra mafiosi, avvocati, investigatori e parlamentari, molti dei quali, arrestati nel 2019, erano dello stesso Partito Democratico in cui ha militato come deputato il siciliano Capo dello Stato.

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E’ pacifico che, sebbene Mattarella molti anni fa abbia avuto un piccolo procedimento in cui fu assolto per aver preso buoni benzina da un esponente di Cosa Nostra a Palermo, non si può ritenerlo responsabile di tali reati internazionali sotto il profilo giuridico.

Il presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernandez con Donald Trump e l’articolo del NYT

Sui social hanno liquidato la questione con un quadretto grottesco memorabile postato da Anya Parampil (@anyaparampil) su Twitter: l’immagine di un eloquente titolo del NYT vicino a quella di Trump con Juan Orlando Hernandez, presidente dell’Honduras accusato dal procuratore di New York di aver preso denaro per proteggere i trafficanti di droga.

 

SI ARRENDE ALLA DEA UNO DEI RICERCATI

Come diretta conseguenza dell’incriminazione Clíver Antonio Alcalá Cordones, ex grande generale dell’esercito venezuelano, venerdì si è arreso alla direzione dell’intelligence nazionale colombiana a Bogotà ed è ora sotto la custodia dell’agenzia federale americana anti-droga DEA (Drug Enforcement Administration) in un modo così rapido da sembrare studiato per una sua collaborazione.

L’ex generale Clíver Antonio Alcalá Cordones

Alcalà è tra i 13 alti ufficiali colpiti dalla “taglia” della Corte di New York del Distretto Sud perchè ritenuti membri del Cartel de Los Sole (dei Soli, la fantomatica organizzazione di militari venezuelani implicata nel narcotraffico segnalata finora solo dagli Usa e dai loro paesi alleati a partire dai moti rivoluzionari del 2014. Ma lasciò l’esercito nel 2013 e

Ha infatti lasciato l’esercito nel 2013 ed è stato sospettato in settimana di essere al centro di un traffico di armi per i suoi contatti con i narcos terroristi comunisti di FARC (Revolutionary Armed Forces of Columbia), ma in passato aveva anche ammesso di aver orchestrato un complotto contro Maduro. Pertanto rappresenta il “pentito” ideale per accusare il presidente venezuelano di qualsiasi cosa.

Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha definito queste accuse degli Usa “disperate”. «La DEA è stata il principale attore internazionale nella protezione della produzione e della lavorazione della droga in Colombia e garante e vigilante del suo trasferimento nelle menti dei giovani negli Stati Uniti» ha affermato Arreaza.

 

LE FOTO DI GUAIDO’ CON I PARAMILITARI NARCOS

Gospa News conosce benissimo, senza giustificarle, le relazioni imbarazzanti “indispensabili” agli Usa con ambigui paesi come la Turchia e la Colombia stessa, e pertanto non si scandalizza più di tanto per la foto di Trump con il presidente dell’Honduras incriminato dalla giustizia americana per presunti aiuti ai narco-trafficanti.

Mentre ricordiamo bene quelle di alcuni paramilitari narcos insieme a Juan Guaidò, il parlamentare che nel gennaio 2019 si è proclamato presidente ad interim del Venezuela, col riconoscimento di Washington e altri loro paesi alleati.

Libano-Iraq: i capi religiosi cristiani benedicono i golpe CANVAS di USA-CIA, Sionisti e Sunniti

 

L’autoproclamazione del leader dell’opposizione avvenne al termine di un piano ben pilotato dagli americani attraverso la Central Intelligence Agency ed alcuni dei suoi strumenti di azione: CANVAS, il sedicente centro anti-violenza di Belgrado per le rivoluzione democratiche dove muoiono centinaia di persone come in Ucraina e Iraq che si occupa della propaganda e delle manifestazioni, e USAID, l’agenzia governativa per lo Sviluppo Internazionale che finanzia materialmente i golpisti.

L’obiettivo della Casa Bianca per un regime change sulla Repubblica Bolivariana del Venezuela per i giacimenti di petrolio, gas e oro, risale a molti anni fa e si concretizzò nel 2002 a Caracas quando misteriosi cecchini spararono sui manifestanti, come a Kiev nel 2014, in un’operazione clandestina attribuita alla CIA in seguito alla quale fu poi arrestato dai reparti speciali americani il presidente venezuelano Hugo Chavez, successivamente liberato con la mediazione del cardinale locale per la contro-rivoluzione di massa della popolazione a lui fedele.

GUAIDO’: L’OBAMA SBIANCATO AGENTE USA A CARACAS

Queste azioni sono culminate nelle sanzioni economiche approvate da Obama nel 2015 e poi inasprite da Trump dal 2017 che hanno messo in ginocchio il paese provocando una grave carenza di beni di prima necessità come cibo e medicinali che si riflettno soprattutto sugli stati più poveri nonostante gli Indici di Sviluppo Umano dell’Onu avessero individuato la nazione fino ad allora in fase di alto sviluppo. Secondo alcuni studi sociologici tali provvedimenti avrebbero causato indirettamente la morte di circa 40mila persone tra cui moltissimi bambini e neonati.

VENEZUELA: PER LE SANZIONI DI TRUMP 40MILA MORTI, MOLTI BIMBI

L’attuale rivoltoso venezuelano, destituito dalla presidenza dell’Asemblea Nacional in una riunione parlamentare di gennaio, è cresciuto sulle orme di Leopoldo Lopez, ritenuto agente della Central Intelligence Agency e fondatore del partito Voluntad Popular pochi mesi dopo l’elezione di Barack Obama a presidente degli Usa.

Dopo l’arresto e la condanna di Lopez per le Guarimbas, le proteste con barricate incendiarie in cui numerosi venezuelani pro Maduro sono stati bruciati vivi con le molotov dai manifestanti, Guaidò, anche lui come il suo mentore laureatosi in costose Università nordamericane, ha guidato le proteste culminate nei sabotaggi elettromagnetici del marzo 2019 che lasciarono al buio il paese per settimane e per i quali lui stesso è ancora sotto inchiesta.

BLACKOUT VENEZUELA: GUAIDO’ SOTTO INCHIESTA PER SABOTAGGIO ELETTRICO

 

In questo quadro inquietante di occasionali scontri di guerriglia urbana, non degenerati per l’uso controllato della forza da parte del governo, nel settembre 2019 aveva suscitato scalpore sui media sudamericani l’immagine del leader dei manifestanti accanto ad esponenti di spicco di una delle tante Bandas Criminales che gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti.

Juan Guaidò a Cucuta, in Colombia, con El Minor e El Brother, due boss della bandas criminal Los Rastrojos

«Il difensore dei diritti umani e direttore esecutivo della Fondazione Progresar, Wilfredo Cañizares, ha ratificato la sua denuncia per il legame del deputato venezuelano Juan Guaidó, con il gruppo paramilitare colombiano Los Rastrojos, che, secondo quanto indicato, ha collaborato con il suo ingresso in Colombia» ha riportato TeleSur in riferimento a quando il golpista partecipò al concerto di Venezuela Live Aid nela città di confine di Cúcuta.

Le immagini mostrano Guaidó all’incrocio del confine colombiano-venezuelano il 22 febbraio del 2019, insieme ad Albeiro Lobo Quintero, noto come El Brother, e John Jairo Durán, alias El Menor, appartenente al gruppo di Los Rastrojos. In quei giorni a Cucuta scoppiò anche lo scandalo dei camion incendiati con gli aiuti umanitari inviati dagli Usa.

ESPLOSIONI A CARACAS: “OCCULTA GUERRA USA” IN VENEZUELA

All’inizio il New York Time incolpò la Guardia Nacional Bolivariana poi, dopo la pubblicazione dei filmati integrali di Russia Today, fu costretto a rettificare la notizia evidenziando che erano stati i manifestanti di Guaidò ad appiccare il fuoco con le molotov per accusare Maduro.

 

I TERRORISTI COLOMBIANI ARRESTATI DA MADURO

Cañizares riferì anche che El Menor fu poi catturato in Venezuela a giugno nello stato di Carabobo: «Sono due criminali estremamente pericolosi. Questo gruppo, Los Rastrojos, opera nel comune colombiano di Puerto de Santander dal 2002».

VENEZUELA: ARRESTATO PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’

Questi soggetti sono stati identificati come responsabili di massicci omicidi e sparizioni forzate, atti perpetrati in quella località sulle rive del fiume La Grita. E tali organizzazioni paramilitari sono un prodotto dell’esportazione colombiana nel territorio venezuelano, necessario al traffico di droga ma anche utile a fiancheggiare il golpe.

La carta d’identità fasulla del criminale colombiano Wilfredo Torres Gomez ricercato dall’Interpol soprannominato Neco

Ciò è stato confermato da numerosi arresti importanti realizzati dal Sebin, l’intelligence bolivariana, tra cui quello di Wilfredo Torres Gomez, il killer super-latitante colombiano ricercato dall’Interpol.

E proprio dagli investigatori internazionali arriva un resoconto sul Venezuela che di fatto smonta in parte le accuse di narco-terrorismo contro il presidente Maduro svelando un intreccio di ben più note e organizzate consorterie criminali.

A scriverlo è stata la Direzione Investigativa Antimafia di Roma, il gruppo interforze di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che indaga sulla criminalità organizzata, nel primo rapporto semestrale 2019 al Parlamento all’interno del paragrafo sulle ramificazioni malavistose all’estero.

 

LA ‘NDRANGHETA IN VENEZUELA E COLOMBIA PER LA COCA

«Questa situazione economica instabile e la vicinanza ai Paesi dell’America Latina noti per la produzione ed esportazione di sostanze stupefacenti, rendono questo territorio esposto anche ai reati finanziari e al riciclaggio di denaro delle consorterie mafiose – si legge nel rapporto DIA – La notevole estensione territoriale non consente alle Autorità venezuelane di assicurare un controllo di tutte le aree di confine e intercettare l’ingresso di carichi di droga». Dove sarebbero stoccati in appositi depositi in attesa della distribuzione internazionale.

Nel voluminoso capitolo sulla ‘Ndrangheta originaria della Calabria, la più potente organizzazione mafiosa attuale nel mondo cui stavamo dedicando un dossier prima dello scoppio del CoronaVirus, viene evidenziato che il terreno fertile è determinato dalla «perdurante crisi politica e finanziaria» che, aggiungiamo noi, è stata scatenata proprio dalle strategie cospiratorie e dalle sanzioni Usa.

La cover del dossier DIA 2019

«Di conseguenza da tempo si è consolidato un ingente giro di affari, gestito anche dal cosiddetto Cartel de los Soles, capace di allentare, con la pratica della corruttela, i controlli di polizia finalizzati a contrastare il traffico droga. In territorio venezuelano risultano, inoltre, operanti numerose bande che, sotto la direzione di criminali colombiani, sarebbero attive nella produzione di cocaina base da destinare prevalentemente in nord America e, in misura minore, in Europa» rilevano gli investigatori.

Ma tutto parte dalla Colombia dove, secondo la DIA, il Cartello di Medellin, che si occupava di tutti i cicli di produzione, raffinazione, trasporto e distribuzione dello stupefacente, avrebbe oggi ceduto il passo a organizzazioni messicane, in particolare al Cartello di Sinaloa, subentrati nella gestione del narcotraffico di cocaina verso l’America del Nord. Accanto loro ci sono anche i sodalizi brasiliani, più attivi sul mercato europeo.

La mappa di cartelli messicani della droga

Tra gli altri cartelli vanno segnalati quelli di Los Zetas, Jalisco Nueva Generation, la Famiglia Michoacana, Juarez e Los Caballeros Templarios. «Soprattutto la ’ndrangheta ha sfruttato l’enorme traffico di merci del porto di Gioia Tauro (RC), trasformando l’Italia in uno snodo strategico per il traffico di cocaina in Europa.

«Infatti, attività investigative hanno accertato come le cosche jonico-reggine si sono consorziate per finanziare ingenti importazioni di cocaina e, attraverso propri rappresentanti negli Stati Uniti, hanno stretto accordi con i trafficanti messicani del “Cartello del golfo” per la fornitura di cocaina in Europa, facendola transitare dalla Calabria» scrive la DIA.

In Messico lo scorso 17 luglio 2019 è stato condannato all’ergastolo e, quindi, estradato nel supercarcere di ADX Florence in Colorado, uno dei più importanti trafficanti di droga e capo indiscusso del cartello di Sinaloa, il messicano Joaquín Guzmán Loera, meglio noto come El Chapo.

«La ’Ndrangheta ha mostrato la capacità di relazionarsi con queste organizzazioni e inserirsi nel traffico di droga, utilizzando le rotte che passano per i Paesi latino-americani, quali Cile, Ecuador, Venezuela, Brasile e Repubblica Dominicana e, una volta in Europa, attraverso la Spagna e l’Olanda. In alcuni casi anche le organizzazioni criminali campane hanno mostrato una tendenza a stringere accordi con gli stessi gruppi calabresi per questi traffici» aggiunge la task force italiana dell’antimafia.

Sull’asse America latina-Spagna-Italia si segnala il sequestro del 23 gennaio 2019, nell’operazione “Neve Genovese” presso lo scalo marittimo di Genova, di 2 tonnellate di cocaina, occultata all’interno di un container, sbarcato da una motonave proveniente dal porto di Turbo (Colombia) e diretto a Barcellona (Spagna).

Tale droga, secondo gli investigatori, apparteneva a diverse organizzazioni di narcotrafficanti associate al gruppo armato “Clan del Golfo”, che si avvale di propri referenti presso i principali scali marittimi europei.

Alcuni agenti della Direzione Investigativa Antimafia, il gruppo interforze che raggruppa Polizia, Carabinieri, Finanza e Polizia Penitenziaria

Nel mese di giugno 2019, il boss Morabito Rocco, esponente di spicco della cosca Morabito, è riuscito a fuggire, corrompendo una guardia, dal carcere Central’ di Montevideo, dove si trovava dal 2017 proprio per accuse di narcotraffico. Mentre un mese dopo in Brasile è stato catturato un latitante ritenuto tra i maggiori fornitori di droga in Italia, al servizio della ‘Ndrangheta e contiguo al locale di Volpiano (TO) e alle cosche di Gioiosa Jonica e di Platì.

«In Colombia, il trasporto dello stupefacente dai laboratori ai punti deposito verrebbe assicurato dai cartelli, per essere poi affidato alle Bandas Criminales e, successivamente, imbarcato su navi mercantili e da pesca dirette verso il Costa Rica, Panama, la Repubblica Dominicana. Da qui la cocaina viene infine smistata verso gli Stati Uniti, l’Europa e l’Italia – si leggeva invece nel rapporto 2018 della stessa DIA – in Italia, una volta arrivata a destinazione la droga, dei corrieri preleverebbero il denaro dagli acquirenti calabresi».

Precedenti indagini avevano altresì evidenziato l’interesse delle famiglie di Cosa Nostra a inserirsi nella rete di distribuzione della cocaina proveniente dal Venezuela e da inviare in Sicilia.

 

IL FANTOMATICO CARTEL DE LOS SOLES

A fronte di questi traffici comprovati il menzionato Cartel de los Soles appare un’entità venezuelana totalmente misteriosa i cui boss sono “sconosciuti”, anche secondo Wikipedia, poiché al momento mancano consistenti riferimenti processuali ma anche indizi precisi. Si tratterebbe di un fantomatico comitato di Alti ufficiali dell’esercito di Caracas che gestirebbero i traffici di droga. I condizionali sono d’obbligo perché al momento non vi è una sola prova certa a loro carico nemmeno nel dossier DIA.

Se si cerca su internet emergono informazioni quasi sui siti in lingua spagnola come InSight Crime che cita l’implicazione di alcuni militari delle FNB (Fuerza Nacional Bolivariana) ma in termini “probatori” fornisce soltanto le sanzioni degli Usa riguardanti vaghe accuse di riciclaggio di denaro, traffico di droga, violazione del divieto di voli privati in riferimento alla legge americana di prevenzione contro il narcotraffico denominata Kingpin Designation Act che di fatto, però, incombe su qualsiasi volo charter.

Per far comprendere la genericità delle contestazioni ne citiamo una specifica: «Angel Meléndez, procuratore distrettuale di New York, e Geoffrey Berman, agente speciale degli Stati Uniti, Ufficio della sicurezza nazionale, dell’immigrazione e delle indagini doganali (HSI), ha annunciato che El Aissami (ministro dell’Industria – ndr) ha “presumibilmente evaso le sanzioni imposte dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC) impiegando aziende statunitensi per fornire trasporto internazionale attraverso un jet privato”».

Tra i punti cardine delle accuse americane contro Maduro c’è stata invece la condanna dei nipoti di sua moglie da parte di un Tribunale di New York in riferimento alle intercettazioni per un presunto ipotetico piano di un acquisto di droga dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) da trasportare in Honduras, in Messico e poi negli Stati Uniti. Un’inchiesta altamente indiziaria e preventiva che, se applicata in Sicilia o Calabria dove vengono smericati quintali di droga all’anno, porterebbe probabilmente all’arresto del 10 % della popolazione.

Orlando Figuera bruciato vivo in piazza nel 2014 dai rivoltosi di Lopez durante le Guarimbas

Altre contestazioni, infine, descrivono gli ufficiali come criminali ma giungono da ONG, molte delle quali finanziate dagli Usa, in relazione ai due morti causati dagli spari delle forze speciali SEBIN e dei collettivi contro i rivoltosi violenti, armati di molotov e fuochi d’artificio come razzi, durante la manifestazione del 12 febbraio 2014 a Caracas che è costata la condanna a 13 anni di detenzione (ma da tempo solo domiciliare) a già citato Leopoldo Lopez.

In aggiunta a ciò ci sono altre accuse estremamente generiche di “dilagante crimine” del generale Manuel Ricardo Cristopher Figuera fuggito a Washington dopo aver fallito un golpe militare il 30 aprile 2019. Questo è quanto risulta da una rapida lettura dei più dettagliati articoli inerenti al Cartel del Sol che pare davvero una costruzione dell’intelligence di Langley, sede della CIA, con l’aiuto di investigatori compiacenti di altre agenzie federali.

VENEZUELA: AIUTI ONU AI RIFUGIATI SPESI IN DISCOTECA DAI GOLPISTI DI GUAIDO’

In questo scenario complesso si innesta anche l’arresto dell’ex generale chavista Hugo Carvajal, arrestato con l’accusa di traffico di stupefacenti dalla polizia spagnola ad aprile su richiesta di Washington. L’alto ufficiale, oppositore di Maduro ma aperto sostenitore di Guaidò, ha negato le contestazioni, anche stavolta indiziarie, di aver aiutato i ribelli delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) a contrabbandare la cocaina negli Stati Uniti.

E’ evidente che nel clima di crisi finanziaria imposto a Caracas da Washington ci siano numerosi ufficiali dell’Armada che prendano tangenti per chiudere un occhio sul narcotraffico oppure essi stessi si siano messi a libro paga dei cartelli colombiani e della ‘Ndrangheta.

MADURO: L’ASSAD LATINO FA PAURA COL PETROCOIN

E’ altrettanto evidente che il presidente Maduro, minacciato ogni settimana dal rischio di un golpe militare, sia costretto a far finta di non vedere. Ma diventa difficile credere che sia uno dei registi o complici di questo narco-traffico dato che è seduto sulle risorse petrolifere più grandi del mondo che potrebbero far diventare il suo paese tra i più ricchi della terra se non ci fossero le sanzioni americane.

 

KILLER E AVVOCATI ARRESTATI PER GOLPE

«Per quanto attiene alla lotta al riciclaggio dei proventi illeciti, il Venezuela figura tra i Paesi che aderisconoalla task force C.F.A.T.F. (Caribbean Financial Action Task Force) volta a contrastare il riciclaggio di denaro ed il finanziamento del terrorismo attivata dagli Stati del bacino dei Caraibi.

Al livello interno, il Paese si è dotato della Financial Intelligence Unit, ossia l’Unità Nazionale di Informazione Finanziaria (U.N.I.F.) per intercettare i flussi finanziari sospetti» precisa ancora la Direzione Investigativa Antimafia evidenziando gli strumenti concreti di Maduro per il contrasto dell’illegalità.

VENEZUELA: AVVOCATO CUGINO DI GUAIDO’ E KILLER LATITANTE IN MANETTE,

Proprio nell’ambito di presunti illeciti economici sul petrolio fu arrestato un anno fa (il 26 marzo) un avvocato cugino di Guaidò accusato dalla Procura generale di Caracas di aver rubato un miliardo di dollari per «finanziare mercenari» come il killer colombiano ricercato dall’Interpol catturato nel paese con una falsa identità venezuelana.

Ciò era accaduto alcuni mesi dopo l’arresto di un falso avvocato argentino a Buenos Aires, ritenuto un agente segreto americano, che aveva microspie e congegni sosfiticati di intercettazione ma anche un hard disk ricco di informazioni sul golpe Usa in Venezuela.

IL GIUDICE: «GOLPE VENEZUELA NEI PIANI DI SOSPETTA SPIA USA»

«Gli Stati Uniti e la Colombia stanno cospirando e hanno dato l’ordine di riempire il Venezuela di violenza. Come capo dello Stato sono obbligato a difendere la pace e la stabilità di tutta la Patria, in qualunque circostanza che ci si presenti. Non ci riusciranno!» ha dichiarato Maduro in risposta alla taglia imposta su di lui.

I fatti narrati in questo reportage ci inducono a dare più credito alle sue parole che a quelle di Washington, capace di costruire in Iraq, Libia e Siria qualsiasi prova pur di organizzare un regime-change favorevole al contrabbando di petrolio.

SIRIA: TERRORISTI RECLUTATI DAGLI USA PER CONTRABBANDO DI PETROLIO

Ritengo invece che questa mossa di Trump possa diventare per lui assai controproducente sotto il profilo religioso. A causa del boicottaggio del governo bolivariano da parte del clero della Chiesa Cattolica, condizionato dalle posizioni americane e atlantiste, il presidente venezuelano ha infatti creato molteplici sinergie con la Chiesa Evangelica Pentecostale, assai vivace in Sud America, che rappresenta la base dell’elettorato del vice presidente americano Mike Pence.

Ecco perché la strategia di perseguitare ulteriormente Maduro, comunque protetto a livello internazionale dalle potenze belliche di Russia e Cina, potrebbe davvero diventare un tremendo boomerang in vista delle presidenziali 2020.

Pertanto la Casa Bianca farebbe meglio ad approfondire il retroscena sul sequestro di 18,5 tonnellate di cocaina trovate nel giugno 2019 nel porto di Filadelfia sulla nave Msc Gayane proveniente dalla Colombia, di proprietà di una fondo della banca statunitense JP Morgan ma noleggiata dalla Mediterranean Shipping Company con sede in Svizzera, una delle più importanti società mondiali di gestione di cargo navali. Guardacaso fondata mezzo secolo fa proprio nell’Italia meridionale…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

SPUTNIK – FORMER OFFICIAL INDICTED SURRENDER TO DEA

GOSPA NEWS – INCHIESTE VENEZUELA

REUTERS – VENEZUELAN GENERAL ARRESTED

https://es.insightcrime.org/noticias/analisis/eeuu-el-aissami-venezuela/

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

3 pensieri su “VENEZUELA, NARCOS PARAMILITARI AMICI DI GUAIDO’ IN AFFARI CON LA ‘NDRANGHETA. Ma Trump Incrimina Maduro

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