MASSONERIA E GRANDI DELITTI: DAL GIUDICE AL PRESIDENTE USA

MASSONERIA E GRANDI DELITTI: DAL GIUDICE AL PRESIDENTE USA

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DALLA NASCITA DELLA MAFIA CON MAZZINI
ALL’AUTOBOMBA PER ROCCO CHINNICI
DALL’ASSASSINIO DI ABRAMO LINCOLN
A QUELLO DELL’ARCIDUCA A SARAJEVO:
IL FILO ROSSO SANGUE CHE LEGA
I COMPLOTTI DELLE LOGGE INTERNAZIONALI

Fabio Giuseppe Carlo Carisio“C’è un filo rosso che lega tutti i grandi delitti. Un unico progetto politico…Rocco ChinniciGiudice – Capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo

A 35 anni dala strage di via Pipitone a Palermo nella quale il 29 luglio 1983 furono dilaniati da un’autobomba il giudice istruttore Rocco Chinnici, l’inventore del Pool Antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e gli uomini della sua scorta, in loro memoria desidero seguire quel filo rosso sui grandi delitti della storia, non soltanto italiana, e cercare di dipanare la matassa di quel grande progetto politico che ha un mandante occulto rispondente al nome di massoneria.

Va certamente premesso che non tutti i massoni sono complici degli omicidi ma in virtù della fratellanza o sono collusi coi mandanti per proteggerne la reputazione o sono ingenuamente increduli dinnanzi alle responsabilità degli amici di loggia. E va rimarcato che l’operatività criminale dei massoni si estrinseca attraverso logge segrete, coperte ed elitarie, che mettono in correlazione alcuni affiliati delle logge ufficiali e delle differenti obbedienze: le due principali si possono distringuere in quelle derivanti della Grande Loggia d’Inghilterra ed in quelle del Supremo Consiglio Madre di Charleston, che riconobbe il Rito Scozzese Antico ed Accettato della Grande Loggia di Francia.

LA GRANDE GUERRA VOLUTA DAI MASSONI ANGLO-ITALIANI

Per brevità dovrò necessariamente tralasciare molti passaggi storici che riprenderò in altri successivi articoli ma le fonti a piè di pagina consentiranno gli opportuni approfondimenti. Qui mi limiterò a citare i delitti e le loro connessioni con quegli eminenti grandi maestri della massoneria che non soltanto furono complici della mafia e se ne servirono ma addirittura la INVENTARONO! Per ora ci limiteremo a parlare degli assassinii di Chinnici, del presidente Usa Abraham Lincoln e dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e dei complotti massonici internazionali fino alla Prima Guerra mondiale.

Giuseppe Mazzini

LA NASCITA DELLA M.A.F.I.A. DI MAZZINI

Leonardo Sciascia, poeta e scrittore siciliano, scrisse: «La più completa ed essenziale definizione che si può dare della mafia, crediamo sia questa: la mafia è un’associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato» (Salvatore Scarpino, Storia della mafia, Piccola biblioteca di base, ed. Fenice 2000). In un suo studio apparso nel 1972 su Storia illustrata ricostruisce con molta attenzione l’origine del termine mafia. Egli riprende anche la teoria relativa all’introduzione del vocabolo nell’isola, ricondotta all’unificazione del Regno d’Italia, espressa da Charles Heckethorn (Charles W. Heckethorn, Secret Societies of All Ages and Countries, London, G. Redway, 1897), il quale si sofferma sulla missione segreta di Mazzini in Sicilia avvenuta nel 1860 l’anno prima dell’Unità d’Italia, questa teoria, poi ripresa dall’economista e sociologo Giuseppe Palomba, afferma che il termine «MAFIA» non sarebbe altro che l’acronimo delle parole: «Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti». Tra tutte le ipotesi sull’etimologia della parola questa pare la più idonea al contesto di allora come di oggi. Come evidenzierò in altri articoli soltanto rileggendo le gesta insurrezionali di Mazzini, che sembrano quelle di oggi di George Soros nelle Rivoluzioni Arancioni, si può capire quanto sia incrancrenito nella storia d’Italia, dal Regno di Sardegna alla Repubblica, lo spirito cospiratore e criminale della massoneria. Basti pensare che questo rivoluzionario, che ottenne il 33° grado massonico, il più alto, proprio dal Supremo Consiglio di Palermo del Rito Scozzese, sebbene condannato a morte da due Tribunali e poi graziato come avvenne per Albert Pike (leggere precedente articolo massoneria e satanismo), fu arrestato quattro volte ma potè permettersi di vivere agiatamente grazie alle amicizie strette con i massoni inglesi. Basti pensare che visse la sua ultima latitanza, alla stregua di un boss mafioso, a Pisa nella casa di Pellegrino Rosselli, zio della moglie di Ernest Nathan, l’angloitaliano Gran maestro del Grande Oriente dal 1896 al 1904 e dal 1917 al 1919 ed eletto Sindaco di Roma nel 1907. Sul ruolo di cospiratore internazionale di Mazzini e gli ideali rivoluzionari della massoneria elitaria finalizzati alle guerre mondiali si legga anche il precedente articolo massoneria e satanismo.

Il 29 luglio del 1983 un’autobomba, una Fiat127 imbottita di tritolo, esplose in via Federico Pipitone a Palermo, la prima volta che la mafia sperimentava l’autobomba contro un magistrato.
L’auto era parcheggiata davanti all’abitazione di Rocco Chinnici. Fu ucciso così il giudice. Insieme al maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e al portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi.

IL MANDANTE MASSONICO DELL’OMICIDIO DI ROCCO CHINNICI

«Riprendendo il filo del nostro discorso, prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione, non era mai esistita in Sicilia» così dichiarò proprio Rocco Chinnici a conferma della ricostruzione fatta dallo stesso Sciascia di cui certamente conosceva gli scritti.

Rocco Chinnici capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo e ideatore del Pool Antimafia

«La mafia – aggiunse il giudice in un’intervista – è stata sempre reazione, conservazione, difesa e quindi accumulazione della ricchezza. Prima era il feudo da difendere, ora sono i grandi appalti pubblici, i mercati più opulenti, i contrabbandi che percorrono il mondo e amministrano migliaia di miliardi. La mafia è dunque tragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza. La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la politica pura, cioè praticamente con il potere. Se lei mi vuole chiedere come questo rapporto di complicità si concreti, con quali uomini del potere, con quali forme di alleanza criminale, non posso certo scendere nel dettaglio. Sarebbe come riferire della intenzione o della direzione di indagini».
Sarebbe lungo l’elenco dei boss e politici finiti nel mirino del magistrato. Ci basti ricordare che Michele Greco, detto il Papa per il suo ruolo interno alla Cupola di Cosa Nostra, sebbene condannato per i generici crimini di associazione di stampo mafioso, fu rocambolescamente assolto dopo ben 7 processi (ed un’inchiesta su presunta corruzione dei giudici di tali sentenze svanita nel nulla) per la strage di via Pipitone e pertanto non potè essere riprocessato durante il successivo e decisivo procedimento giudiziario con cui la Corte d’Appello di Caltanisetta, il 25 giugno 2002, ribadì la sentenza della Corte d’Assise (con piccole varianti): conferma degli ergastoli per Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci, Antonino Madonia, Salvatore Buscemi, Antonino Geraci, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Salvatore e Giuseppe Montalto, Stefano Ganci e Vincenzo Galatolo. Assolti Matteo Motisi e Giuseppe Farinella, che in primo grado avevano avuto comminato il carcere a vita. Ridotta da 18 a 15 e 16 anni di reclusione la condanna, rispettivamente, per i “collaboratori” Francesco Paolo Anzelmo e Giovanni Brusca. Confermati invece 18 anni di carcere ciascuno per Giovambattista Ferrante e Calogero Ganci. Un verdetto confermato anche dalla Cassazione un anno più tardi.

Giovanni Brusca condotto in carcere dopo la sua cattura, il 21 maggio 1996.

Al processo, incardinato sulle fondamentali confessioni di Giovanni Brusca ed altri pentiti, non furono imputati Nino ed Ignazio Salvo perché entrambi nel frattempo deceduti. Secondo Brusca la morte del giudice Chinnici fu decisa perché dava fastidio ai cugini Salvo con le inchieste sulle loro attività nel campo esattoriale: «accompagnai Ignazio e Nino Salvo in contrada Dammusi in una casa in cui li aspettavano mio padre Bernardo e Totò Riina» ha confessato. Quel giorno, collocato da Brusca sei mesi prima della strage «Ignazio Salvo, uscendo, in maniera euforica mi disse “finalmente gli rompiamo le corna a quel cornuto”: si riferiva a Chinnici e dopo l’eccidio, infatti, i Salvo dissero “abbiamo fatto vari tentativi per avvicinarlo ma non ci siamo mai riusciti”». La pubblica accusa del processo di Assise, rappresentata da Antonino Di Matteo e Anna Maria Palma, nella relazione introduttiva, sostiene che «l’uccisione del giudice Chinnici fu voluta dai cugini Ignazio e Nino Salvo e ordinata dalla cupola mafiosa, per le indagini che il magistrato conduceva sui collegamenti tra la mafia e i santuari politico – economici».

Antonino Salvo durante l’arresto richiesto da Giovanni Falcone

Un collegamento già emerso anni prima quando il 12 novembre 1984 il giudice Giovanni Falcone chiese ed ottenne l’arresto dei cugini Salvo con l’accusa di associazione di tipo mafioso.
Nino Salvo morì in Svizzera, in una clinica di Bellinzona, il 19 gennaio 1986 per un tumore, attorniato dai suoi parenti. Non si era ancora concluso il maxiprocesso di Palermo, nel quale era imputato insieme al cugino ed altre centinaia di persone. Ma quali erano i santuari politico – economici cui fanno riferimento i magistrati? Qualche tempo dopo la morte, si è scoperto che Nino Salvo era iscritto alla loggia della Massoneria universale di Rito Scozzese Antico e Accettato. E non in una loggia qualsiasi ma nel “Supremo Consiglio d’Italia” di via Roma a Palermo, la stessa che cent’anni prima aveva conferito il 33° grado a Giuseppe Mazzini, la stessa obbedienza rituale del generale sudista Albert Pike, fondatore del Ku Klux Klan.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE ORDITA DEGLI ILLUMINATI

Jpahnn Adama Weishaupt, fondatore degli Illuminati

Un corriere degli Illuminati di nome Johann Jakob Lanz, un ex sacerdote cattolico, viene ucciso da un fulmine nerl 1785 mentre sta attraversando a cavallo la città di Ratisbona. Esaminando il contenuto della sacca della sua sella, i poliziotti scoprono l’esistenza dell’Ordine degli Illuminati, e trovano piani dettagliati riguardanti l’imminente Rivoluzione Francese. Le autorità bavaresi allertano il governo francese sul disastro imminente che però non tiene conto di questo avvertimento. La polizia bavarese arresta tutti i membri dell’Ordine degli Illuminati che riesce a scovare, ma Weishaupt e altri adepti riescono a nascondersi e a sottrarsi all’arresto. Ma chi sono gli Illuminati? Nel 1977 il banchiere ebreo Mayer Amschel Rothschild (1744-1812) riunisce dodici dei suoi amici più influenti e li convince del fatto che se uniranno le loro risorse, potranno dominare il mondo. Questa riunione ha luogo a Francoforte, in Germania. Rothschild informa anche i suoi amici di aver trovato il candidato perfetto, un individuo dotato di un incredibile intelletto e di grande ingegnosità, per guidare l’organizzazione che ha progettato: quest’uomo è Johann Adam Weishaupt (1748-1830). Il primo maggio 1776 lo stesso Weishaupt (nome in codice Spartacus) fonda la Società Segreta chiamata Ordine degli Illuminati. Weishaupt fu docente di Diritto Canonico all’Università di Ingolstadt, in Baviera. Gli Illuminati cercano di stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. I loro obiettivi sono i seguenti: abolizione di tutti i governi legittimi;
– abolizione della proprietà privata;
– abolizione dell’eredità;
– abolizione del patriottismo;
– abolizione della famiglia;
– abolizione della religione;
– creazione di un Governo Mondiale.

L’UNITA’ D’ITALIA VOLUTA DAI MASSONI INGLESI

La targa celebrativa del massone Giuseppe Garibaldi, guerrigliero mercenario in Uruguay

Contrariamente a quanto hanno voluto far credere per secoli studiosi filomassonici l’Unità d’Italia non fu la conseguenza di un moto di identità italica, che di fatto non c’è mai stata a causa delle differenze linguistiche ed etniche delle varie regioni, ma fu una strategia ordita proprio all’interno delle correlazioni massoniche tra Mazzini, esponente del Rito Scozzese, e Henry John Temple, III Visconte di Palmerston nonché Segretario di Stato britannico ed esponente della Grande Loggia d’Inghilterra. Secondo gli storici filo borbonici il governo del massone Palmerston finanziò la spedizione dei Mille dell’altro massone Giuseppe Garibaldi iniziato nel 1944 prima alla loggia irregolare Aislo de Vertud di Montevideo e poi a quella regolare Les amid de la Patrie della Gran Loggia di Francia. con 3 milioni di franchi francesi; gli stessi enfatizzano che pure Garibaldi, in un incontro pubblico a Londra, dichiarò che senza l’aiuto del governo inglese non avrebbe mai potuto passare lo stretto di Messina. Lo sbarco dei Mille a Napoli fu protetto dalle navi del Regno di Sardegna e da una flotta inglese nel golfo pronta ad intervenire. I giornali dell’epoca, ma soprattutto gli archivi di Londra, Vienna, Roma, Torino e Milano e, naturalmente, Napoli, forniscono documentazione utile a ricostruire il vero scenario di congiura internazionale che spazzò via il Regno delle Due Sicilie non certo per mano di mille prodi alla ventura animati da un ideale unitario ma ad opera di una ben pianificata azione di espansionismo imperialista voluta dai Britannici che, in quanto massoni e protestanti, vedevano come grandi ostacoli alle loro politiche i cattolici Borboni e lo Stato Pontificio: la breccia di Porta Pia avvenne proprio il 20 settembre giorno di inizio dell’anno massonico. Non va dimenticato che lo stesso Lord Palmerston fu promotore della Guerra dell’Oppio in Cina e che guarda caso proprio la Sicilia divenne poi crocevia del traffico di droga tra Europa e Stati Uniti d’America: la pià grande greppia della mafia internazionale. E che Garibaldi fu poi cooptato dal Grande Oriente di Rito Scozzese Antico Accettato, rivale della Grande Loggia d’Inghilterra e di Francia, che a Torino gli conferì in un sol colpo tutti i gradi dal 4° al 33°, il più alto, nel già citato Supremo Consiglio di Palermo.

LA GUERRA DI SECESSIONE AMERICANA PROMOSSA DAI MASSONI

Edwin Del Leon dello Young America movement

Come evidenziato nel precedente articolo sull’avvocato Albert Pike nel 1960, nello stesso anno in cui Mazzini fomentava la rivoluzione contro i Borboni in Sicilia, il cosiddetto “Papa della massoneria americana”, scatenava oltre oceano la Guerra di Secessione nella quale diveniva tra i più efferati generali sudisti. Dalle idee della Giovine Italia e della Giovine Europa, 15 anni prima era nata la “Giovane America” (Young America movement) fondata dal diplomatico Edwin De Leon, che la rese pubblica in un discorso agli studenti del collegio del Sud Carolina, nel 1845. Su invito di un comitato dei membri del Congresso del Sud, De Leon fondò a Washington The Southern Press, che ebbe una grande diffusione durante i primi anni Cinquanta.

MASSONERIA E SATANISMO NELLA STORIA DI ALBERT PIKE

Per i suoi servizi durante la campagna del massone Franklin Pierce, quest’ultimo, divenuto 14° presidente Usa, lo nominò console generale in Egitto, posizione che occupò per due mandati con notevole successo. Fu durante la sua incombenza che sentì parlare della Secessione del suo stato nativo dall’Unione. Rese le sue dimissioni e tornò a New Orleans. Da lì proseguì fino a Richmond per arruolarsi come militare nell’esercito sudista guidato da Jefferson Davis. Ma Davis lo mandò invece in missione confidenziale in Europa per assicurarsi il riconoscimento della Confederazione del Sud da parte di potenze straniere. De Leon arrivò in Inghilterra nel luglio 1862. Come agente diplomatico fu accolto nei più alti circoli, sia in Inghilterra che in Francia, e personalmente implorò la causa della Confederazione con Lord Palmerston e l’imperatore Napoleone III.

L’ASSASSINIO DI ABRAHAM LINCOLN AD OPERA DI UN MASSONE

In molti concordano che l’assassinio di Abraham Lincoln fu deciso in quegli ambiti dell’alta finanza da sempre inseriti nella massoneria a causa dell’emissione del greenback che toglieva ai banchieri “illuminati” il controllo della moneta. «Tali banconote Usa a corso legale, o greenbacks, costituivano le ricevute per il lavoro e le merci prodotti negli Stati Uniti. Con esse si pagavano i soldati e i fornitori e venivano scambiate contro merci e servizi equivalenti forniti alla comunità – spiega Ellen Brown, avvocato americano esperto di finanza – I greenbacks aiutarono l’Unione non solo a vincere la guerra ma anche a metter le basi per un periodo di espansione economica senza precedenti». Lincoln fu assassinato pochi giorni dopo la vittoria dei nordisti, in un delitto che rappresentava la vendetta dei banchieri quanto dei sudisti.

Abraham Lincoln, XVI presidente degli Stati Uniti d’America assassinato pochi giorni dopo la vittoria dell’Unione sulla Confederazione del Sud

«L’assassinio di Abramo Lincoln fu perpetrato dall’estremista ebreo John Wilkes Booth (Botha), un massone del 33° grado, il 14 aprile 1865 in Washinglton D.C., solo cinque giorni dopo la fine della Guerra civile americana – rammenta nel suo libro sulla massoneria lo studioso estone Juri Lina – Izola Forrester, nipote di Booth, nel suo libro “This One Mad Act” (1937), scrisse che Booth apparteneva alla Loggia dei “Cavalieri del Circolo d’Oro” come pure al movimento rivoluzionario filomazziniano Giovane America. Izola Forrester rivelò, in dettaglio, che i massoni erano coinvolti nell’assassino del presidente. Il successivo assassinio di Wilkes Booth fu organizzato da Judah P. Benjamin, un massone di alto grado. Egli era il Capo dei Servizi segreti della Confederazione del Sud. Dopo l’assassinio, egli scappò in Inghilterra».

L’ATTENTATO DI SARAJEVO E LA SOCIETA’ SEGRETA MANO NERA

L’attentato di Sarajevo fu il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l’arciduca Francesco Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d’Asburgo-Este, erede al trono d’Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca il 28 giugno 1914 e causò l’inizio della Prima Guerra mondiale.

L’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo assassinato a Sarajevo

«Dalla fine della guerra degli anni novanta, a Sarajevo Princip ha perso la sua “aura da eroe” ed è diventato un nazionalista serbo che agiva per conto di Belgrado e della società segreta militare “Crna Ruka” (Mano Nera) – si legge sull’East Journal – Ciononostante, stando alle deposizioni del processo agli appartenenti all’organizzazione “Mlada Bosna” (Giovane Bosnia), sia Princip che altri 23 imputati (su 25 in tutto) si dichiararono “jugoslavi”, rivendicando l’unificazione di tutti i popoli sottomessi all’impero. Infatti, gli scopi politici, così come i simboli e il giuramento su cui si fondava l’organizzazione erano una diretta emulazione del risorgimento italiano, e più in generale europeo. La Giovine Italia di Giuseppe Mazzini appunto, riuscì ad esercitare un’enorme influenza nelle menti degli appartenenti alla Giovane Bosnia, e i loro principi ricalcavano quelli di Unione, Libertà e Indipendenza che portarono all’unificazione d’Italia nel 1861». Come non sospettare che Mlada Bosna e la società segreta Mano Nera siano sorte con la regia occulta dello stesso Mazzini, esperto cospiratore e creatore di società segrete?

L’ITALIA NELLA I GUERRA MONDIALE PER VOLONTA’ DEI MASSONI

Come emerge da numerosi scritti di Mazzini costui era infatti fortemente ostile all’Impero Asburgico quale espressione di una monarchia autonoma e soprattutto cattolica. Quando l’Impero Austro-Ungarico entrò in guerra con la Bosnia l’Italia avrebbe dovuto affiancarlo o, al limite, restare neutrale. Il Regno d’Italia aveva infatti siglato la Triplice Alleanza con l’impero austroungarico e quello Germanico. Fu fitta la corrispondenza tra l’Impero Arsburgico l’ex Presidente del Consiglio Sidney Sonnino, angloitalico, massone e anticlericale come Mazzini, quando divenne Minsitro degli Esteri e dovette decidere il da farsi.

Sidney Sonnino, il Ministro degli Esteri che optò per l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria

L’argomento preminente era assai nobile (sic!): il bottino di guerra, in termini di teritori, che gli austro-ungarici avrebbero riservato all’Italia in caso di alleanza nella guerra nell’ex Jugoslavia. Già in occasione dell’annessione austriaca della Bosnia nel 1908, senza che l’alleato italiano avesse avuto voce in capitolo né ricompense, Sonnino ebbe un atteggiamento critico: si dichiarò ancora sostenitore della Triplice alleanza, ma aggiunse, rivolto all’Austria, di auspicare maggiori reciproci riguardi fra alleati e, rivolto all’Italia, che viene più facilmente trascurato chi è disarmato e i suoi interessi messi in secondo piano, nonostante le alleanze e i trattati che ha stipulato.

Antonino Paternò Castello, Marchese di San Giuliano, latifondista e massone, Ministro degli Esteri nel governo Sonnino

Inizialmente, insieme al premier Antonio Salandra, aveva valutato la possibilità di entrare in guerra a fianco di Austria e Germania oppure di rimanere neutrali, ma successivamente prevalse la linea politica già portata avanti dall’altro massone siciliano Antonino Paternò Castello marchese di San Giuliano, il primo ad aprire un’intesa con Gran Bretagna e Francia, ovvero i due paesi di nascita e proliferazione della Grande Loggia d’Inghilterra e del Supremo Consiglio di Rito Scozzese.

Le proposte dell’Austria non furono ritenute adeguate ma a soli 9 giorni dalla risposta del Ministero degli Esteri austriaco, il 25 aprile, l’Italia stipulò l’accordo con Inghiltera e Francia che il giorno successivo venne ratificato a Londra con la firma anche della Russia e la dichiarazione di guerra. In quegli stessi anni era maestro del Grande Oriente d’Italia il già citato Ernest Nathan, divenuto per giunta Sindaco di Roma a riprova dell’importante strategica influenza della massoneria nel panorama politico italiano.

Gli italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo la conquista di Udine del 28 ottobre 1917 successiva alla Disfatta di Caporetto

«Il totale delle vite umane perdute in questa guerra dall’Italia, ammonta alla enorme cifra di 680.071, delle quali 406.000 per fatti bellici – nota scrupolosamente Ferruccio Ferrajoli, in un fascicolo de Il servizio sanitario militare nella guerra 1915 /1918 – Il solo Esercito contò 317.000 morti per ferite sul campo di battaglia, su un totale di morti per ferite – compresi, cioè, i morti per ferite presso gli ospedali o in casa propria (69.000) o in prigionia (16.000) – di ben 402.000. I feriti furono 950.000, non comprendendo nel computo i feriti rimasti in prigionia, calcolati approssimativamente a circa 40.000, ed i feriti curati ai corpi: tale cifra, di 950.000, rappresenta il 16,57% del totale dei mobilitati. Gli invalidi, a seguito di ferite o di malattie, furono in complesso, 462.812, il che porta ad un totale di morti e di invalidi di ben 1.142.883».

DALLA STRAGE DI PORTELLA ALL’ASSASSINIO DI DALLA CHIESA

Nel prossimo articolo sui grandi crimini della massoneria parleremo della Strage di Portella della Ginestra, degli omicidi di Aldo Moro, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, cominciando dall’analisi della figura di Frank Gigliotti, massone italo-americano e anello di congiunzione tra le Grandi Logge italiane, la Cia e Lucky Luciano, il mafioso siciliano Salvatore Lucania (Lercara Friddi, 24 novembre 1897 – Napoli, 26 gennaio 1962), boss di spicco di Cosa Nostra negli Stati Uniti d’America e ritornato in Italia dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia che liberarono l’Italia dal Nazifascismo ma la consegnarono ancor più nelle mani di mafia e massoneria.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MASSONERIA E STRAGI

ulteriori approfondimenti sulla massoneria qui

fonti

http://www.freemasons-freemasonry.com/garibaldi.html
Testo dell’intervista Archiviato l’8 giugno 2013 in Internet Archive sul sito della fondazione Chinnici
http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/68697-i-mandanti-esterni-della-strage-chinnici.html
http://www.misteriditalia.it/lamafia/cosa-nostra/politici/roccochinnicivicendagiudiziaria.pdf
http://www.lastampa.it/2016/03/16/cronaca/scoperte-lettere-inedite-di-garibaldi-e-mazzini-cos-la-sicilia-si-batt-per-lunit-ditalia-bEIWgKMakopKnWFlBB64vJ/pagina.html
Juri Lina – Gli architetti dell’inganno: la storia occulta della Massoneria
titolo originale: Architects of Deception: The Concealed History of Freemasonry,
Referent Publishing, Stoccolma 2004.
William Guy Carr – Pedine nel Gioco – titolo originale Pawns In The Game, Cpa Pubblisher
Ephiphanius – “Massoneria e Sette Segrete: la faccia occulta della storia” Editrice Ichthys
Chiesa Viva – Dalla M.A.F.I.A. di Giuseppe Mazzini al generale Albert Pike
Arturo Navone – Un Mondo Impossibile – traduzione da michaeljournal

Gavrilo Princip, storia di un "eroe europeo"

 

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Fabio G.C. Carisio

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