CICLONE GIUDIZIARIO SUI PARENTI DI RENZI: FONDI UNICEF NEI CONTI ALLE SEYCHELLES
GRAZIE ALLA LEGGE SPAZZACORROTTI
RESTANO LE ACCUSE AI FRATELLI CONTICINI
DI APPROPRIAZIONE E RICICLAGGIO
SUI 6 MILIONI DI AIUTI PER I BIMBI AFRICANI.
SU RICHIESTA DELLA PROCURA E’ FALLITA
LA COOPERATIVA CHE PORTO’ ALL’ARRESTO
DEI GENITORI DELL’EX PREMIER DEL PD
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«…E si rideva di noi, che imbroglio era maledetta primavera… Che fretta c’era maledetta primavera che fretta c’era se fa male solo a me». Nell’aggiornare le vicende che si sussuguono tumultuose nei palazzi di giustizia d’Italia vien da pensare che la mamma dell’ex premier Matteo Renzi abbia cominciato a ricordare quella malinconica celeberrima canzone di Loretta Goggi. Per la coppia più chiacchierata della cronaca penale italiana, infatti, si preannuncia davvero una Maledetta Primavera per quanto concerne i processi, le inchieste per bancarotta fraudolenta ed altre qusquillie similari. Un ciclone giudiziario che sta travolgendo non solo la loro pavoneggiata onorabilità ma anche quella dei parenti più stretti. Una ridda d’indagini scottanti e pesanti che avrebbe già fatto finire al gabbio qualsiasi altra famiglia italiana ma Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono rimasti nell’agiato disagio degli arresti domiciliari solo per pochi giorni, mentre il pargoletto senatore ha indotto persino gli ormai amici berlusconiani de Il Giornale ha dare risalto ai suoi strepiti mediatici conditi dalla consueta arroganza politica da prepotente intoccabile. Tanto da far pensare che il reuccio del Giglio Magico, seppellito senza appello dal popolo, possa ancora sognare l’attenzione di due compagni di partito, ex deputati Pd, alla presidenza (Sergio Mattarella) ed alla vicepresidenza (Davide Ermini) del Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di vigilanza sull’attività delle toghe che non pare essersi mai accorto dei danni fatti da quelle rosse negli ultimi vent’anni… Mattarella è infatti il Capo di Stato che ha nominato e difeso Renzi anche nei momenti in cui era politicamente indifendibile. Ermini è l’ex responsabile parlamentare del dipartimento Giustizia del Partito Democratico.
Ma veniamo agli ultimi episodi che sembrano profilare grossi guai sia per i genitori di Renzi, per il fallimento, richiesto dalla Procura, di una delle cooperative per cui sono stati arrestati, che per il loro genero Andrea Conticini ed i suoi fratelli, per i quali rimangono in piedi le accuse sul caso dei fondi Unicef destinati ai bambini africani ma finiti sui conti, anche alle Seychelles, e impegnati in investimenti societari e immobiliari. Le indagini sono concluse e gli addebiti di riciclaggio e appropriazione indebita restano in piedi anche alla luce della nuova Legge Spazzacorrotti voluta da M5S e Lega, che ha annullato i benefit introdotti dalla precedente Legge Svuocarceri, approvata dal Governo Gentiloni, sostenuto dal Pd, quando era ormai scaduto ed in ordinaria amministrazione, tanto da far gridare l’opposizione ad una legge ad personam proprio la storia dei parenti dell’ex premier.
FALLISCE ANCHE LA TERZA COOP DELL’INCHIESTA SUI RENZI
`«Il Tribunale di Firenze ha dichiarato il fallimento della cooperativa Marmodiv, una delle società di cui si occupa l’inchiesta per bancarotta fraudolenta e false fatture dove sono indagati, tra gli altri, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi. La procura sostiene che i due controllassero la società attraverso prestanome e che ne fossero amministratori di fatto – scrive l’Ansa in un lancio del 28 marzo scorso – Il fallimento potrebbe aggravare la posizione dei coniugi Renzi benché si siano difesi dicendo di non avere ruoli in Marmodiv. Per il tribunale fallimentare Marmodiv – che fa consegne di materiale pubblicitario e volantini – ha “un’irreversibile condizione di insolvenza che emerge dalla sproporzione tra ingente entità della esposizione debitoria e attivo sociale, cosicché dev’esserne dichiarato il fallimento”. Il tribunale ha nominato un curatore e ordinato a Marmodiv di depositare bilanci e scritture. Il 25 luglio adunanza per l’esame dello stato passivo». Quello che non viene spiegato nella sintetica notizia, ma fu ampiamente riportato lo scorso 10 dicembre dal quotidiano La Verità, è che il fallimento non è stato chiesto da uno dei creditori ma stessa dalla Procura della Repubblica a causa della situazione di dissesto rilevata dalle indagini del Nucleo Economico della Guardia di Finanza di Firenze e della girandola di amministratori ritenuti teste di legno dei coniugi Renzi, accusati di essere amministratori di fatto, in considerazione anche della circostanza che la cooperativa Marmodiv aveva sede presso gli stessi uffici della Eventi 6, la srl al centro di quasi tutte le inchieste della magistratura (e implicata anche in quella sui Conticini per i fondi Unicef).
http://www.gospanews.net/en/2019/02/21/arresti-genitori-renzi-lordinanza-del-gip-inchioda/
Secondo l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Luca Turco e gli altri pm in pratica la srl si aggiudicava appalti vantaggiosi anche grazie alle conoscenze della famiglia e poi affidava volantinaggio e distribuzione giornali a delle coop ma avrebbe omesso molti pagamenti di oneri fiscali e contributivi e facendole indebitare fino a provocarne il collasso in un «disegno criminoso» come rimarcato dal Gip del Tribunale che ordinò gli arresti di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. La cooperativa Marmodiv è importante anche per un altro filone d’inchiesta riguardante l’articolato esposto presentato da un Don Chisciotte toscano.
LE DENUNCE SULLA MARMODIV DEL DON CHISCIOTTE TOSCANO
Il pensionato Alessandro Maiorano, già dipendente del Comune di Firenze, dopo vari contenziosi con l’allora sindaco Matteo Renzi (2009-2014) iniziò a fare le pulci a quest’ultimo anche sul suo precedente ruolo di Presidente della Provincia (2004-2009) del capoluogo toscano fino a produrre caterve di dossier e denunce per presunte spese dissennate. Si beccò pure una querela per diffamazione che lo ha portato al processo tutt’ora in corso. Ma continuò a investigare tanto da essere agganciato da una talpa proprio della Marmodiv: un’impiegata amministrativa che consegnò al suo avvocato Carlo Taormina una scatola di documentazione ritenuta dalla donna stessa rilevante circa presuni illeciti finanziari. Vista l’indecisione della dipendente (in precedenza interrogata quale persona informata sui fatti dai pm) a sporgere formale denuncia, fu Maiorano, il 26 ottobre scorso 2018, a depositare un dettagliato esposto alla Guardia di Finanza di Prato corroborato dalle registrazioni telefoniche con la donna sulle ambigue modalità di gestione della Marmodiv, poi confermate nell’ordinanza del Gip del Tribunale. Maiorano, purtroppo a volte trascurato dagli inquirenti e dai giornalisti per la sua esuberanza mediatica che gli ha però fatto guadagnare migliaia di followers sui social, ha ora depositato un’ulteriore integrazione a quella denuncia in riferimento ad alcuni fantomatici assegni per centinaia di migliaia di euro che condurrebbero ad una banca vicina alla sinistra. In attesa che la magistratura faccia necessariamente piena luce anche su questi esposti vagliando la veridicità dei presunti illeciti (oggetto di un nostro precedente reportage esclusivo), sono ormai arrivate a processo altre due inchieste nei confronti dei genitori dell’ex premier.
http://www.gospanews.net/en/2018/12/20/renzi-leaks-scottante-dossier/
DUE PROCESSI IMMINENTI PER I GENITORI DI RENZI
Laura Bovoli, come riportano vari quotidiani, «è stata infatti rinviata a giudizio anche a Cuneo, dove è accusata di concorso in bancarotta fraudolenta per il crac della “Direkta Srl” società di Cuneo che si occupava di servizi per il volantinaggio. La prima udienza è prevista per il 19 giugno alle 9 – riferisce Il Giornale – la Guardia di Finanza aveva infatti scoperto che la ditta avrebbe approfittato di fatture false per far quadrare i conti prima di fallire nel maggio del 2014, con un sistema simile a quello emerso nell’indagine di Firenze e che ha portato agli arresti i genitori di Renzi. Tra i rapporti commerciali che intratteneva l’amministratore Mirko Provenzano, infatti, ci sarebbe stato anche quello con la Eventi6, società amministrata anche dalla stessa Bovoli e ora al centro di un processo per false fatture e bancarotta». Per tale reato Provenzano è giù uscito dal procedimento patteggiando 1 anno e 8 mesi di pena. Al Tribunale di Firenze, imvece, il 4 marzo scorso, l’udienza è durata solo venti minuti: il tempo per stilare il calendario e dare l’incarico al perito che dovrà trascrivere le intercettazioni agli atti dell’inchiesta. Questo ulteriore processo contro Laura Bovoli e Tiziano Renzi, e l’imprenditore Luigi Dagostino è stato rinviato al prossimo 20 maggio. Come riporta anche La Repubblica: «I pm Christine Von Borries e Luca Turco accusano i tre di due fatture ritenute false ed emesse nel 2015 dalle società Party e Eventi6 per un totale di 160 mila euro più Iva e per consulenze sulla fattibilità di un’area ristorazione e attività utili a portare turisti asiatici al centro commerciale The Mall di Reggello. Le fatture furono pagate alle società dei Renzi alla Tramor, allora guidata da Luigi Dagostino». A giudizio dei magistrati quel maxi-pagamento fu inerente una prestazione fittizia in quanto riferita ad un studio di poche paginette soltanto. Ma secondo il legale di quest’ultimo non c’è reato: «Non c’è dolo nella condotta di Dagostino – ha detto il suo avvocato Alessandro Traversi – avendo pagato integralmente le fatture contestate manca l’elemento della finalità dell’evasione fiscale. Anzi ha pagato un’Iva superiore al dovuto, quindi tale finalità non esiste». L’imprenditore, soprannominato il Re degli Otlet. non è comunque nuovo a vicissitudini giudiziarie essendo finito in manette nel 2018 in un’inchiesta ben più grossa e pesante. Sono state infatti le sue dichiarazioni a portare all’arresto del giudice Antonio Savasta per associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso. Relazioni di ampio profilo dunque, simili a quelle del loro genero Andrea Conticini e del fratello Alessandro.
http://www.gospanews.net/en/2019/01/15/il-giudice-arrestato-per-laffarista-dei-renzi/
CHIUSE LE INDAGINI SUI FONDI UNICEF: RESTANO LE ACCUSE
«Sono accusati di appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. E adesso i fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini rischiano il processo. Ai tre, infatti, la procura di Firenze ha notificato le informazioni di garanzia e l’avviso di conclusione delle indagini: un atto, quest’ultimo, che è spesso propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio. Andrea Conticini è cognato di Matteo Renzi avendone sposato la sorella (Matilde – ndr)». La notizia è stata riportata con ampio risalto da Il Fatto Quotidiano e ovviamente da La Nazione ma non ha trovato analoga evidenza sui media nazionali ed internazionali sebben riguardi proprio una girandola di milioni di euro destinati all’Africa dalle fondazioni americane Unicef International ed Operation Usa e finiti invece nei conti privati degli indagati. Il caso fece gridare allo scandalo per il rischio di archiviazione dell’accusa di appropriazione indebita alla luce delle depenalizzazioni di alcuni reati istituite dalla cosiddetta Legge Svuotacarceri dell’ex Minsitro di Giustizia Andrea Orlando (Pd), nonostante il governo in scadenza per la sconfitta alle elezioni del 4 marzo. Ecco per gli appassionati di legalità la spiegazione tecnica del sito Il Penalista: «Il recente decreto legislativo 36, del 10 aprile 2018, entrato in vigore il 9 maggio 2018, dando attuazione parziale alla delega prevista dall’art. 1, comma 16, lett. a) e b), della l. 103/2017 (c.d. riforma Orlando), ha esteso l’area di operatività della procedibilità a querela per taluni reati, tra cui quello previsto e punito dall’art. 646 c.p. La successiva l. 3, del 9 gennaio 2019, cosiddetta Spazzacorrotti, ha invece reintrodotto la procedibilità d’ufficio del reato di appropriazione indebita nel caso ricorrano alcune circostanze aggravanti». In verità il problema era già stato in gra parte superato dalla querela di parte depositata nel frattempo dalla fondazione Operation Usa in seguito alle rogatorie internazionali della magistratura. Ma la normativa estende la procedibilità anche per la presunta appropriazione inerente la fetta di soldi dell’Unicef che aveva invece ritenuto di non procedere legalmente.
OLTRE 6 MILIONI DI EURO MAI ARRIVATI IN AFRICA
«L’inchiesta è relativa a 6,6 milioni di dollari che, secondo i pm Luca Turco e Giuseppina Mione, sono stati sottratti ai 10 milioni di dollari di fondi donati da enti benefici internazionali alle organizzazioni di cooperazione ‘Play Therapy Africa limited’, ‘International Development Association limited’e ‘International Development Association Sa’, per assistere i bambini del continente africano con progetti speciali». Specificano i giornalisti di FQ riferendosi alle attività di Alessandro Conticini, socio e dirigente nelle società di natura commerciale e vocate alla produzione dei servizi necessari delle mission umanitarie. I 10 miliani di dollari conteggiati nell’inchiesta provengono, nel dettaglio, per 5,5 milioni (periodo 2009-2016) dalla Fondazione statunitense ‘Ceil and Michael E. Pulitzer’ tramite l’ente no profit Operation Usa. Per altri circa 3,9 milioni di dollari dall’Unicef internazionale (periodo delle erogazioni 2008-2013). Una ulteriore somma di 891.000 dollari era stata erogata complessivamente alle ong riferibili ai Conticini dalle organizzazioni umanitarie internazionali Australia High Commission, Avsi, Fxb, Mobility without barriers fondation, Oak Fondation, Undp e France Volontaires. I fondi erogati dall’Unicef erano destinati a fornire servizi all’infanzia, gli altri per più generiche attività di beneficenza verso i bimbi africani.
SOLDI FINITI IN IMMOBILI ED ALLA EVENTI 6 DEI RENZI
«Secondo gli inquirenti fiorentini almeno 6,6 milioni, anziché prendere la via dell’Africa, sono finiti in conti correnti accesi presso la Cassa di Risparmio di Rimini, la Barclays Bank alle Seychelles e il Banco Caboverdiano De Nego Capo Verde. Quindi, il denaro, finito nei conti riferibili alla famiglia Conticini, sarebbe stato poi impiegato dagli stessi indagati in operazioni mobiliari e immobiliari, restando così per gli scopi umanitari una cifra residua di appena 2,8 milioni di dollari» evidenzia nel dettaglio l’articolo chiamando poi in causa ancora la società di famiglia dei Renzi costata l’arresto a Tiziano Renzi e Laura Bovoli: «Le indagini di Procura e della Guardia di Finanza di Firenze, contestando il reato di riciclaggio dei fondi distratti dalla beneficenza, accusano Andrea Conticini di aver usato i soldi per acquisire partecipazioni societarie e finanziamenti in conto soci a favore della società Eventi 6 di Rignano sull’Arno con 187.900 euro nel 2011, della srl Quality Press Italia di Firenze con 158.000 euro nel 2011, e di Dot Media srl di Firenze con 4.000 euro. Sempre per l’accusa di reimpiego di somme ricavate dai fondi per l’Africa, la procura accusa Luca Conticini e Alessandro Conticini di aver sottoscritto nel settembre 2015 un prestito obbligazionario per 798.000 euro emesso dalla società Red Friar Private Equity Limited Guernsey e per aver fatto un investimento immobiliare in Portogallo da 1.965.000 euro tra il novembre 2015 e l’aprile 2017». Dovizioso di particolari è il resoconto del Fatto Quotidiano su uno degli aumenti di capitale alla Eventi 6: «Il 21 febbraio del 2011 davanti al notaio Claudio Barnini di Firenze ci sono le due sorelle e la mamma del premier più il cognato. Benedetta e Matilde Renzi con Laura Bovoli sono già azioniste mentre Andrea Conticini, in nome e per conto di Alessandro, partecipa all’aumento di capitale da 10 mila a 12 mila e 500, con sovraprezzo di 47 mila e 500. In pratica Alessandro Conticini prende una quota del 20 per cento (che poi cederà nel 2013) e mette 50 mila euro nel capitale della Eventi 6». La Procura della Firenze ha convocato i tre fratelli per essere interrogati ma tramite i loro difensori gli stessi indagati fecero sapere che non sarebbero andati poiché comunque si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere. Sebbene l’inchiesta riguardi anche quote societarie della Eventi 6 è bene chiarire che né alla srl nè tantomeno ai Renzi sono stati mossi addebiti: ma solo ai loro parenti Conticini.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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IL FATTO QUOTIDIANO – INDAGINI CHIUSE SUI FONDI UNICEF
IL FATTO QUOTIDIANO – SOLDI NELLE SOCIETA’ DEI RENZI