THE MASSACRE MOSQUE WAS JIHADIST REFUGE
Two Al Qaeda’s Kiwi foreign fighters
radicalizated in Christhcurch
and killed by a drone in Yemen
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
working on translation, be patient!
Al Noor in arabo significa “la luce”. Ed è proprio nella moschea che reca questo nome di donna che un ragazzo neozelandese ed uno australiano, entrambi provenienti da buone famiglie occidentali, hanno avuto la loro illuminazione verso l’Islam radicale, verso la Jihad e l’affiliazione nella famigerata organizzazione terroristica Al Qaeda. Una scelta che in soli 4 anni li ha portati rapidamente nell’inferno dello Yemen prima e a scoprire se davvero esiste Allah dopo: per un missile sparato da un drone Usa contro un convoglio di terroristi islamici su cui stavano viaggiando. Onde evitare di fare un torto a quei musulmani che vivono la loro fede in modo pacifico, pur ispirandosi ad uno scritto propalatore anche di violenza come il Corano, va subito detto la moschea di Al Noor, dove è stata uccisa la maggior parte dei 50 islamici in preghiera nelle stragi di venerdì 15 marzo a Christchurch, in Nuova Zelanda, era un luogo in cui convivenano le due anime dell’Islam: quella che pensa a seguire la dottrina religiosa per una propria crescita morale e spirituale, quella che interpreta in modo letterale gli insegnamenti di quelle Sure estremiste di Maometto sulla guerra santa contro gli infedeli. Una prova di tutto ciò si può trovare nella famiglia australiana emigrata nell’altra isola oceanica dei Kiwi, il nomignolo della popolazione neozelandese, che ha vissuto direttamente le conseguenze di tali vicende: Daryl Jones è stato educato al Cristianesimo ma ha poi abbracciato il Corano che lo ha portato a diventare combattente qaedista, suo fratello minore Nathan ha vissuto la medesima conversione religiosa verso il Salafismo integralista ma ha spesso denunciato pubblicamente la violenza anche appendendo volantini nei templi islamici. Una differenza macroscopica che emerge chiara dalle testimonianze raccolte nel luglio 2014 da un quotidiano neozelandese, il Sunday Star Times, quando il Dna confermò che uno dei due ragazzi uccisi nella penisola araba era proprio Bin John, come si fece chiamare Daryl dagli amici dopo la radicalizzazione, prima di prendere il nome arabo da jihadista Abu Suhaib al Australi.
LOSCHE TRAME DI INTELLIGENCE DIETRO IL MASSACRO
Mentre le cronache di un tempo, rievocate dalla pagina Facebook “Il fronte degli Italiani”, confermano che proprio nel tempio islamico del massacro è iniziata la carriera di Foreign Terrorist Fighters per il ragazzo neozelandese Daryl Jones come per l’autraliano Gordon Duf ed ucciso insieme a lui nel novembre 2013 nello Yemen, un reportage di ieri, domenica 17 marzo, pubblicato sul sito geopolitica internazionale e news di guerra Veterans Today e firmato dall’esperto di intelligence militare Gordon Duff, veterano dei Marines, svela molteplici dettagli anche sul capo del commando di attentatori Brenton Tarrant, girovago in Europa come in Medioriente, sospettato di essere passato in Israele come in un campo di addestramento Isis e così abile nell’uso delle armi da scegliersi un fucile semiautomatico modificato Ar15 American Rifle con munizioni difficilmente reperibili in Nuova Zelanda. Questi due clamorosi retroscena sulle stragi di Christchurch, la terza città neozelandese più importante che letteralmente significa Chiesa di Cristo, hanno certo tolto il sonno a molti analisti dell’intelligence nel tentativo di capire se, come ipotizzato da Gospa News nel precedente articolo, l’accaduto possa rientrare in una cospirazione per una strategia internazionale del terrore o in un occulto conflitto tra i miliziani qaedisti, braccio armato inventato dai Reali Sauditi, come sostenuto dalla deputata american Ilhan Omar (vedi sempre l’altro reportage), e gli altri rivali jihadisti dello Stato Islamico. I miliziani Isis, sebbene sconfitti, hanno ancora troppe correlazioni con i servizi segreti americani per non essere ritenuti in parte pilotati dagli stessi Usa che li hanno creati, finanziati, armati ed ora stanno gestendo le loro liberazioni per nasconderli con nuove identità in quell’immenso campo profughi di Al Rukban dove, secondo le prime indiscrezioni di VT, sarebbe transitato anche Tarrant. Sono questi gli ingredienti di una spy-story che approfondiremo in un prossimo articolo e che potrebbe arricchirsi di nuovi particolari se il principale imputato del massacro in Nuova Zelanda, il 5 aprile prossimo, deciderà di fare qualche confidenza ai giudici, prima che possa trovare compimento qualcuna delle minacce di morte a lui indirizzate in carcere. Con la scusa di una vendetta infatti, qualcuno potrebbe tappargli la bocca per sempre, come sovente avvenuto per gli assassini sospettati di essere sicari delle cospirazioni internazionali del “deep state” a stelle strisce, capace di eliminare non solo due presidenti degli Usa, Abramo Lincoln e Robert Fitzgerald Kennedy, ma anche i loro presunti killer.
LA CONVERSIONE DEI JONES A CHRISTCHURCH
«Nato in Australia il 14 settembre 1983, Daryl Anthony Jones e la sua famiglia si trasferirono in Nuova Zelanda, il paese natale di sua madre, quando aveva circa sei o sette anni. Coloro che conoscevano Jones usavano le stesse parole per descriverlo: tranquillo, timido, gentile, gentile, educato. “Anche Nathan sembrava un bravo ragazzo – ha detto una fonte – Penso che i due ragazzi sarebbero stati guidati abbastanza facilmente, penso che siano stati influenzati solo dalle persone sbagliate”». La storia dei due ragazzi educati nella fede a Gesù e diventati musulmani nella “Città di Cristo” proprio all’interno della moschea di Al Noor era stata passata ai raggi X dal quotidiano Sunday Star Times in un approfondito articolo d’inchiesta pubblicato il 27 luglio 2014 in cui si racconta che Daryl e Nathan hanno frequentato l’Aranui High School e sono stati impegnati in gruppi di giovani cristiani, ma sono rimasti disillusi e non si sono adattati. «Sentivano che ciò che veniva insegnato sull’amore e sulla tolleranza non veniva praticato: gli amici musulmani gli hanno offerto amicizia se si fosse convertito all’Islam – rimarcano i reporters citando varie fonti anonime – Quando i ragazzi Jones si convertirono all’Islam ciò causò molto scalpore a Christchurch. All’improvviso Daryl e suo fratello minore, cresciuti in una casa profondamente cristiana, sfoggiarono barbe, impararono l’arabo e indossarono vesti fluenti. Accompagnati da musulmani, tra cui donne immigrate con il velo, si presentavano a casa della famiglia in un sobborgo di East Christchurch, ma i vicini disapprovarono e mormorarono di terroristi. Tutto questo sconvolse i genitori dei ragazzi – il padre un ex poliziotto australiano che faceva la sicurezza per un’organizzazione governativa – la madre alle dipendenze di un’istituzione terziaria di Christchurch. I genitori volevano disperatamente che entrambi i ragazzi lasciassero l’Islam, avevano visto i loro figli cambiare radicalmente in apparenza». I coniugi Jones si rivolsero alla loro chiesa di New Life per chiedere aiuto sperando di convincere almeno Nathan a ripensare alla sua decisione: lui ascoltò educatamente la delegazione, ma rifiutò il consiglio. Ad avere la peggio furono i genitori che dopo questo tremendo trauma si separarono. Nel frattempo però le strade dei due fratelli si erano già divise. Come narra il giornale dell’isola oceanica Daryl cambiò il suo nome in Bin John (prima di adottare quello arabo) sposò una donna somala e nel 2009 si è diresse prima in Arabia Saudita e poi nello Yemen, casa ancestrale di Osama bin Laden e base di al-Qaeda nella penisola arabica (AQAP). «Ha detto alla sua famiglia che voleva insegnare l’inglese e aiutare le persone. Ma una fonte ha riferito che Jones sarebbe stato gettato in prigione nello Yemen perché non era un insegnante registrato, lasciando sua moglie e quattro figli abbandonati (furono poi i genitori ad accoglierli a Christchurch dopo la sua morte – ndr)». Non si sa se davvero abbia vissuto la prigionia, sovente luogo di estremizzazione, perché la famiglia si è chiusa a riccio nel suo silenzio inducendo a fare lo stesso i portavoce governativi cui era ben noto il ragazzo. Pare invece assodato che la radicalizzazione del giorvane Abu Suhaib al Australi fu un processo graduale. Prima avrebbe ascoltato discorsi sovversivi su internet da predicatori della Jihad come Anwar al-Awlaki, un cittadino americano colpito da un drone in Yemen nel 2011, e mescolato con i radicali a Sydney, dove lui si trasferì frequentando la moschea di Lakemba, nota come focolaio di radicalismo, e attirò l’attenzione delle autorità antiterrorismo a causa delle sue frequentazioni. Ma il principio della sua adesione all’estremismo fondamentalista sarebbe nata proprio nella moschea Al Noor come per l’altro ragazzo australiano morto insieme a lui nello Yemen.
LEZIONI RADICALI NELLA MOSCHEA DI AL NOOR
Daryl alias Bin John fu ucciso insieme all’australiano Christopher Havard divenuto Abu Salman al Australi «i cui genitori dissero di essere stato introdotto all’Islam radicale nella moschea Al-Noor di Christchurch – si legge ancora nel reportage di Sunday Star Times – I leader della moschea hanno confermato che Havard è rimasto lì e ha studiato nel 2011, ma ha negato che l’insegnamento radicale abbia avuto luogo. Ma un uomo che ha partecipato a un fine settimana per covertiti alla moschea 10 anni fa ha detto che un oratore in visita dall’Indonesia parlò del jihad violento e che molti condivisero le sue opinioni». “La maggior parte degli uomini erano arrabbiati con la debolezza morale della Nuova Zelanda, direi che erano radicali” ha riferito la stessa fonte ai giornalisti neozelandesi. Ed un immigrato egiziano della comunità di Christchurch ha spiegato la pericolosità dei convertiti occidentali perché sono i più vulnerabili in quanto oltre a sentirsi emarginati dalla loro società di origine diventano curiosi della loro nuova religione e vogliono scavare più a fondo. I reclutatori fanno un processo di lavaggio del cervello noto come CRA – conversione, radicalizzazione e attivazione. Una volta che la persona è radicalizzata, gli mostrano il suo ruolo, la sua responsabilità inducendo la persona a sentire di avere qualcosa da fare di importante e di essere qualcuno. Nel maggio 2012 i genitori Jones perdono il contatto con il figlio ormai girovago tra penisola araba e Yemen, dove i musulmani sunniti di Al Qaeda stanno combattendo accanto all’esercito del Regno dell’Arabia Saudita per reprimere la rivoluzione dei nemici scitti Huthy e la loro rivendicazione di autonomia regionale per l’area della capitale San’a. Sia lui che il suo compagno di sventura Harward erano nel frattempo erano stati inquadrati come radicali islamici dalla Polizia Federale Australiana (Afp) che li aveva messi sotto osservazione arrivando nel 2012 ad annullare i loro passaporti australiani. Abu Salman Al Australi fu anche oggetto da un mandato di arresto internazionale spiccato da Afp i per il rapimento di occidentali in Yemen nel dicembre 2012. A conferma dell’affiliazione del neozelandese Daryl nelle milizie qaediste lo Standard Sun Day riporta un’altra importante testimonianza: «La scorsa settimana il convertito islamico della Nuova Zelanda Mark Taylor, ora combattente in Siria, ha detto che l’australiano Jones ha cercato di reclutarlo ad al-Qaeda nello Yemen nel 2009. Taylor, noto anche come Muhammad Daniel, ha affermato che a un certo punto Jones, per prendere il visto per l’Arabia Saudita, era tornato in Australia dove era stato avvicinato da agenti dei servizi segreti britannici che speravano potesse lavorare per loro». Non si sa cosa sia capitato. Si sa solo che «Jones e Havard erano con altri cinque nel convoglio colpito da un missile sparato da un drone statunitense nella provincia di Hadramout in Yemen il 19 novembre 2013. Anche se le autorità credono che fossero “fanti” dell’AQAP, non erano il bersaglio principale dell’attacco. I riscontri del Dna sui loro miseri resti hanno confermato l’identità gettando nello sconforto la famiglia per la quale la presenza del figlio su quella colonna di miliziani rimane un mistero: «Il primo ministro John Key, responsabile del SIS (Security Intelligence Service), è rimasto a bocca tappata sul caso, inizialmente rifiutando di rilasciare il vero nome fino a quando non è stato riportato nei media australiani. Ha detto che il Government Communications Security Bureau (GCSB) non ha fornito informazioni che hanno portato direttamente alla morte di Jones, ma ha avuto un mandato per monitorarlo e ha trasmesso informazioni ai partner delle agenzie di sicurezza Five Eyes». Riporta ancora il giornale neozelandese nell’articolo di allora facendo riferimento all’alleanza internazionale di intelligence tra Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America.
I MUSULMANI DI CHRISTCHURCH: “NON SIAMO VIOLENTI”
Già quando la notizia della morte del ragazzo cristiano ucciso da un drone in un convoglio di Al Qaeda nel 2014 rimbalzò a Christchurch i musulmani della moschea di Al Noor e della comunità locale vollero apertamente prendere le distanze dall’Islam radicale. Ma proprio Nathan Jones, fratello di Daryl, aveva fondato con altri amici neozelandesi convertiti un centro per promuovere il salafismo, una setta che segue l’Islam rigoroso come praticato ai tempi di Maometto. Si tratta della confessione nota in occidente e medioriente per essere quella cui si ispirano quasi tutti i jihadisti sunniti. Il luogo di culto di Nathan, che a differenza degli altri convertiti ha conservato il suo nome originario, potrebbe essere proprio quella moschea nel sobborgo di Linwood oggetto del secondo e meno grave attacco. Resta il fatto che Jones junior ed i suoi seguaci fin da allora denunciavano la violenza anche con l’affissione di volantini alla finestra in cui si ricordava che “i terroristi uccidono indiscriminatamente musulmani e non musulmani”. Nathan, sposato con una donna irachena, si rifiutò di commentare pubblicamente la morte del fratello e le sue convinzioni ma i suoi amici si confidarono coi giornalisti «L’Islam ortodosso non ci insegna a uccidere persone innocenti ea far saltare in aria treni e legare bombe a noi stessi – disse Abu Hamzah – [Daryl] stava seguendo un’ideologia estremista nei modi di [Osama] bin Laden e non siamo mai stati d’accordo con quell’ideologia. Sono stato su e giù per questo paese quasi per ogni singolo masjid [moschea]che c’è e quante persone ho con questa idea radicale? Due [Jones e Christopher Havard]. E dove sono adesso? morto, il fratello di Nathan … andò nello Yemen, era in qualche ideologia deviata, pensò che sarebbe andato in un gruppo e ucciso da un drone». L’islamico ricordò che Havard e Jones ascoltarono predicatori radicali come Anwar al-Awlaki e «furono “sopraffatti dalle emozioni” nell’assasinio di musulmani» facendo riferimento con ogni probabilità proprio agli sciiti yemeniti. «Proviamo dolore per i nostri fratelli musulmani e chiediamo al Signore onnipotente di cambiare la situazione, ma noi ci fondiamo su morale e conoscenza. Se ci basassimo sulle emozioni probabilmente saremmo anche noi lì». Nello Yemen: dove si consuma una delle tante carneficine fratricida tra islamici fomentata proprio dall’appello jihadista di Maometto che in questi giorni ha subito scatenato la reazione degli estremisti.
Domenica 17 marzo un sospetto incendio doloso alla Chiesa di Saint Sulpice ha danneggiato solo il portone d’ingresso perché subito domato dai vigili del fuoco. Nessuno lo ha rivendicato ma le minacce diffuse dai fondamentalisti sono state numerose. In un post del 15 marzo condiviso su Telegram gruppi affiliati ad Al Qaeda parlano del massacro in Nuova Zelanda come di “guerra dei Crociati” contro i musulmani e promettono di rispondere con il “linguaggio del sangue”. Sul canale Telegram filo Isis Al-Asyaf Al Baghdadi, l’appello è “a versare il sangue dei Crociati”, mentre altri siti citati dal Site incitano ad attaccare “le chiese” in segno di reciprocità. Cercheremo di capire in un prossimo articolo quanto tutto ciò possa avere a che fare con l’intelligence nella cosiddetta strategia del terrore in virtù del passato di Daryl Jones come di quello di Brenton Tarrant. Troppo esperto di armi ed esecuzioni per essere un semplice fanatico impazzito come sostenuto proprio dal sito americano di geopolitica internazionale e reports militari Veterans Today.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
SUNDAY STAR TIMES – MILIZIANI DI AL QAEDA NELLA MOSCHEA AL NOOR
http://www.gospanews.net/en/2019/03/15/strage-in-moschee-demoni-bianchi-dellorrore-strateghi-del-terrore/
http://www.gospanews.net/en/2019/03/17/altri-bimbi-morti-nel-lager-degli-usa-in-siria/
http://www.gospanews.net/en/massacri-dei-jihadisti-islamici/