RAGAZZINE CRISTIANE RAPITE E STUPRATE DA ISLAMICI. Maira filmata durante gli abusi per ricatto. Huma: mandato d’arresto per il rapitore

RAGAZZINE CRISTIANE RAPITE E STUPRATE DA ISLAMICI. Maira filmata durante gli abusi per ricatto. Huma: mandato d’arresto per il rapitore

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Due notizie positive giungono dal Pakistan in relazione alle terribili storie di Huma, rapita da un musulmano il 10 ottobre 2019 quando aveva solo 14 anni e rietutamente stuprata fino a restare incinta, e di Maira, sequestrata a soli 13 anni e detenuta dal suo violentatore sulla base di un certificato di matrimonio falso.

Alle due ragazzine pakistane di fede Cristiana Cattolica è stata imposta dai rapitori musulmani una conversione forzata all’Islam come avviene, secondo i legali che seguono le vicende, per circa 2000 fanciulle ogni anno in Pakistan, dove la politica nazionale multiculturale fatica a controllare le sacche dell’estremismo islamico Sunnita Salafita.

Ma in questi giorni ecco due spiragli di luce in queste storie degli orrori: i giudici hanno spiccato un mandato di arresto per i rapitori di Huma Younes dopo l’insistenza dell’avvocato che segue i genitori. La ragazza al momento è però ancora prigioniera del musulmano Abdul Jabbar che dopo averla messa incinta in mesi di violenze sessuali ha dichiarato l’intenzione di portare il bimbo all’orfanotrofio quando nascerà.

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Può darsi che proprio questa intenzione, palese conferma di volere la ragazzina solo come una schiava sessuale e non per creare una famiglia, abbia sbloccato il Tribunale competente. Ora però l’incognita dell’avvocato riguarda l’effettiva esecuzione del mandato d’arresto del sequestratore visto che il fratello di Jabbar è in forza al reparto speciale dei Rangers.

Mentre Maira, l’altra ragazzina cristiana rapita a soli 13 anni un anno fa, è riuscita a scappare dalla casa del suo rapitore dopo l’ennesimo degli stupri ed ha raccontato alla polizia particolari inquietanti della sua schiavitù sessuale. Il suo volentatore avrebbe infatti inflitto all’adolescente nel frattempo divenuta 14enne anche l’umiliziazione psicologica di essere filmata durante gli abusi, per poterla ricattare e forse anche per rivendere il video sulla rete illegale della pedopornografia che cerca vittime sempre pià giovani, persino neonati come dimostrato in una nostra precedente inchiesta.

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Mentre la storia di Huma è stata riportata da tutti i media internazionali anche per l’appello fatto al Papa dai suoi genitori, quella di Maira è rimasta confinata sul sito internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Aid to Church in Need) per una cicorstanza inquietante. Sebbene la ragazzina si sia rifiutata di convertirsi all’Islam il suo rapitore ha esibito un certificato di matrimonio dichiarato fasullo persino dall’Imam che ne risultava il firmatario.

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Ma nonostante ciò alcune settimane fa la Corte di Lahore aveva dato ragione al suo sequestratore Mohamad Nakash riconoscendolo legittimo marito. Proprio per questo cominciamo a raccontare la sconvolgente storia prima di entrare nel dettaglio degli aggiornamenti sul caso di Huma, grazie ai resoconti della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, nota per aver contribuito in modo decisivo a creare il movimento di opione che portò alla liberazione di Asia Bibi, la mamma pakistana ingiustamente incarcerata per anni per un’infondata accusa di blasfermia.

 

STUPRI FILMATI DAL MARITO FASULLO

report da ACN International (Aid to Church in Need) tradotto in Italiano

Maira Shahbaz, la ragazza cristiana pakistana rapita al recente centro dell’attenzione internazionale, è fuggita dall’abitazione di Mohamad Nakash, l’uomo che secondo l’Alta corte di Lahore è il suo legittimo marito. Dopo la sua fuga, si è recata in una stazione di polizia per rendere la sua testimonianza, nella quale ha anche dichiarato di essere stata filmata mentre veniva violentata dal rapitore.

Maira è fuggita dalla casa di Nakash nella vicina Faisalabad, dove fonti vicine alla famiglia dicono che è stata costretta a prostituirsi e ora lei, sua madre e tre fratelli sono in fuga dalla loro casa. Secondo Maira, Mohamad Nakash ha minacciato di uccidere lei e la sua famiglia: “Hanno minacciato di uccidere tutta la mia famiglia. La mia vita era in gioco nelle mani degli accusati e Nakash mi ha violentata ripetutamente con forza “.

Nella sua dichiarazione la ragazza cattolica ha confutato la sua presunta conversione dal cristianesimo, sottolineando di essere stata indotta a firmare documenti in bianco estorti dal rapitore. Ha aggiunto che i rapitori e i suoi complici hanno minacciato di pubblicare il video dello stupro online se non avesse rispettato le loro richieste. Aid to the Church in Need (ACN) ha ricevuto una copia delle dichiarazioni di Maira alla polizia dall’avvocato della famiglia, Khalil Tahir Sandhu, che descriveva il modo in cui è stata rapita e le atroci crudeltà subite durante la prigionia.

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In un’intervista ad ACN, Lala Robin Daniel, un’amica della famiglia di Maira, ha descritto la loro vita in fuga, spostandosi da un luogo all’altro ogni pochi giorni, aggiungendo: “Maira è traumatizzata. Non può parlare. Vogliamo portarla dal dottore ma temiamo di essere individuati. Siamo tutti molto spaventati, ma riponiamo la nostra fiducia in Dio”.

La famiglia ha chiesto l’arresto di Nakash per crimini sessuali che coinvolgono un minore e il suo avvocato, Tahir Sandhu, si è rivolto ai tribunali sia per annullare il matrimonio sia per riconoscere le violenze subite per ottenere la conversione forzata. In risposta, il presunto rapitore ha chiesto l’arresto della madre della vittima, Nighat, dei suoi zii e di Lala Robin Daniel, sostenendo che avrebbero rapito la ragazza e portata via da casa sua.

Questi eventi arrivano quasi tre settimane dopo che l’Alta Corte di Lahore si è pronunciata a favore di Nakash nel caso del presunto rapimento della ragazza il 28 aprile, quando si sostiene che lui e due complici armati l’hanno rapita in pieno giorno vicino a casa sua.

La famiglia ha costantemente contestato le affermazioni di Nakash di sposare Maira, e in tribunale l’avvocato di Maira ha prodotto un certificato di nascita ufficiale per dimostrare che la ragazza aveva 13 anni al momento della presunta cerimonia lo scorso ottobre. Anche il religioso musulmano citato nel certificato di matrimonio lo ha liquidato come falso ed è andato alla polizia per lamentarsi.

Secondo Il Rapporto Mondiale sulla Libertà Religiosa Globale di Aid to the Church in Need, il rapimento e la conversione forzata di donne appartenenti a minoranze religiose – spesso accompagnato da stupri e altre violenze sessuali – è un grave problema in una serie di paesi di particolare preoccupazione come riguarda le violazioni dei diritti umani, in particolare Pakistan ed Egitto.

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Questi rapimenti non seguono uno schema prestabilito. Alcuni sono opportunisti, mentre altri sono portati avanti da gruppi organizzati. Una percentuale significativa non è necessariamente motivata esclusivamente dalla fede religiosa, ma da una combinazione di fattori, tra cui, in alcuni casi, incentivi finanziari.

Ong locali in Pakistan hanno stimato che almeno 1.000 donne cristiane e indù vengono rapite e costrette a convertirsi all’Islam e sposare il loro aggressore ogni anno. In Egitto almeno 550 donne cristiane tra i 14 ei 40 anni sono scomparse tra il 2011 e il 2014 e le ragazze vengono ancora rapite regolarmente.

Secondo il Consiglio per i diritti umani del Pakistan e il Movimento per la solidarietà e la pace in Pakistan, i rapimenti di donne sono in aumento. Spesso le autorità dicono ai genitori che la ragazza si è convertita e si è sposata di sua spontanea volontà. Molte famiglie non denunciano il crimine o ritirano il caso, a seguito di minacce contro altri membri di sesso femminile della famiglia.

 

MANDATO D’ARRESTO PER IL RAPITORE DI HUMA

report di ACS  Italia (Aiuto alla Chiesa che Soffre)

Il tribunale pakistano di primo livello di Karachi Est il 21 settembre scorso ha emesso un mandato di arresto, nella forma prevista per gli accusati privi del diritto alla libertà provvisoria dietro cauzione, nei confronti di Abdul Jabbar e relativi complici. Sono accusati di avere rapito, violentato, costretta a sposare uno dei sequestratori e ad abbandonare la propria fede, Huma Younus, quindicenne cattolica. La minorenne è rimasta incinta a causa dello stupro ed è attualmente prigioniera fra le mura di una camera.

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Tabassum Yousaf, legale dell’Alta Corte del Sindh, la provincia pakistana con capoluogo Karachi, è attualmente impegnata nella difesa dei genitori dell’adolescente. Aiuto alla Chiesa che Soffre le ha chiesto di commentare l’ultimo provvedimento dell’autorità giudiziaria. «Si tratta di un grande passo avanti verso la liberazione della minorenne cristiana», ha esordito l’avvocato Tabassum, la quale tuttavia non minimizza le difficoltà.

«All’epoca del rapimento era quattordicenne, il mese prossimo sarà trascorso un intero anno e nella mia qualità di avvocato dico che la giustizia ritardata è una giustizia negata». Le ragioni del rinvio sono particolarmente allarmanti. «Il nostro sistema giudiziario è riluttante ed esitante quando si tratta di assicurare la giustizia alle minoranze, come abbiamo visto nel caso di Huma».

Secondo Tabassum Yousaf il provvedimento del 21 settembre rappresenterà anche un test della qualità dell’operato delle forze di polizia. «Ora, dopo un anno, il mandato di arresto senza possibilità di libertà su cauzione ci permetterà di capire se la polizia fa o meno il proprio lavoro» e, nel secondo caso, «se fornirà spiegazioni all’atto della consegna della relazione in tribunale».

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L’avvocato ha poi descritto lo stato d’animo della famiglia della minorenne. «Lo scorso 17 agosto il giudice ha riferito quanto ha affermato il padre del concepito a seguito dello stupro; l’uomo avrebbe infatti suggerito di «lasciare il bambino in un orfanotrofio». I genitori hanno manifestato la loro angoscia.

«Ho bisogno di mia figlia nelle condizioni in cui si trova», si è sfogata in particolare la madre. «Voglio che continui i suoi studi e che giunga all’età del matrimonio», il quale sarà contratto «con un ragazzo cristiano e non con un musulmano. Non accetterò mai Abdul Jabbar quale mio genero. È un rapitore e null’altro. Chiedo di riavere mia figlia», ha concluso la donna.

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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