IL BAZOOKA “QE” DI DRAGHI: per fare più debito e rapinare i beni d’Italia

IL BAZOOKA “QE” DI DRAGHI: per fare più debito e rapinare i beni d’Italia

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DALLA BCE UN AIUTO AL GOVERNO PD-5STELLE
CON I QUANTITATIVE EASING PER INDEBOLIRE
LA SOVRANITA’ ECONOMICA ITALIANA
L’EUROPARLAMENTARE EX DIRIGENTE CONSOB:
«NON GIOVANO NULLA ALL’ECONOMIA REALE»
DOCCIA FREDDA OCSE: LA RECESSIONE PROSEGUE

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Il bazooka di Mario Draghi, ribattezzato Draghila dal più diffuso quotidiano tedesco Bild con allusione a Dracula, servirà certo a dare respiro al prossimo Documento di Economia e Finanza dei suoi amici del Partito Democratico che hanno ripreso il controllo del Governo Nazionale a Roma. Aiuterà le banche private della zona euro a far quadrare conti che scricchiolano ma sarà soltanto l’ennesimo doping per un atleta ormai suonato com’è il sistema finanziario costruito dalla BCE e dall’Unione Europea. Soltanto ieri la Banca Centrale Europea ha erogato oltre 3miliardi di prestiti ad istituti di credito del Vecchio Continente (fonte Radio24)…

Un grafico della primavera 2018 sulla distribuzione del debito pubblico in Italia

Non solo. Per i paesi con il deficit PIL-debito pubblico più critico come l’Italia (o la Grecia) rappresenterà un’ulteriore perdita di “sovranità economica” in quanto il famoso bazooka di Quantitative Easing per 20 miliardi di euro servirà ad acquistare titoli nazionali e dirotterà un’ulteriore percentuale di quel debito dalle tasche degli italiani (banche ed imprese) ai caveau di Francoforte, sede della BCE, aumentando il futuro potere di “ricatto” dei tecnocrati della Banca Centrale Europea (una Spa di banche private), nei confronti dei prossimi governi nazionali.

Ma ovviamente l’Unione Europea consentirà alle amministrazioni “amiche” di sforare ed indebitare ancor più l’Italia come già avvenuto nel periodo Monti, Letta, Renzi e Gentiloni quando è passato da 1.990 miliardi ai 2.218 del 2016 (come evidenziato dal grafico) per poi salire ancora fino 2.269 miliardi (131,2 per cento del Pil) e poi balzare a 2.334 nel maggio 2018, termine del governo “tecnico” del Partito Democratico, fortemente voluto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La crescita del Debito Pubblico italiano durante i governi filo-europeisti del Partito Democratico – fonte Eurostat

Le obbligazioni italiane che finiranno in pancia alla Bce andranno poi a scadenza e dovranno essere ripagate dall’Italia all’istituto di Francoforte sebbene si tratti perdipiù di denaro “virtuale” garantito solo dalla circolazione di liquidità in Euro in un ciclo monetario spesso vizioso di cui beneficiano solo le stesse banche. Nessuna riserva aurea europea (come peraltro anche in America), infatti, è tale da garantire la copertura di tali movimentazioni di banconote o bonifici.

Mentre Russia e Cina continuano a vendere i Bond Treasures Usa per disinvestire riserve in dollari e investire in oro, ritenuto un bene rifugio intramontabile a differenza del biglietto verde, l’Europa e l’Italia annaspano alla ricerca di soluzioni monetarie che difficilmente potranno essere efficaci nel medio-lungo periodo in quanto il sistema si regge sull’economia virtuale del signoraggio bancario e non sulla rinascita di un’economia reale che sta cercando di attuare persino l’amministrazione di Donald Trump.

A colpi di dazi – ed embarghi più o meno criminali come quelli su Siria, Russia, Venezuela e Iran – la Casa Bianca sta infatti difendendo gli Stati Uniti d’America dove il signoraggio bancario è nato grazie alla Federal Reserve: una consorteria di 12 filiali periferiche controllate dai più grandi gruppi finanziari del mondo che ogni anno si prendono una “stecca” pari al 6 % di ricavi solo per gestire le politiche monetarie.

 

L’EUROPARLAMENTARE ECONOMISTA BOCCIA I “QE”

Non sono un laureato in Economia e Finanza come non lo è Oscar Giannino che ne sermoneggia da lustri sui quotidiani. Ma per anni ho seguito su Il Giornale la rubrica di geopolitica economica L’Anarca di Giampaolo Rossi, interrotta dopo il suo ingresso nel CDA Rai, e da oltre un anno sono un affezionato ascoltatore di Focus Economia, la trasmissione radiofonica di Radio24, condotta magistralmente da Sebastiano Barisoni, uno dei pochi giornalisti-opinionisti de Il Sole24Ore a non essere servilmente schierato con i mondialisti-progressisti, pupilli del Gotha degli industriali.

L’eurodeputato della Lega Antonio Maria Rinaldi, esperto economista ed allievo di Paolo Savona

Se mi cimento a scrivere questa riflessione non è per supponenza ma perché guardacaso la mia analisi, i miei sospetti e le mie congetture collimano in larga parte con quelle di un europarlamentare che ha un curriculum da economista di profilo internazionale. Un curriculum certamente migliore di quello del Ministro dell’Economia del Governo Conte bis, l’esponente del Partito Democratico Roberto Gualtieri di professione storico, politico europeista e già noto per il suo inserimento nella cosiddetta Lista Soros, i deputati UE ritenuti affidabili per la Open Society Foundation.

DEPUTATO UE DELLA “LISTA SOROS” MINISTRO ALL’ECONOMIA NEL CONTE BIS

Non solo. Quell’economista in linea col mio pensiero è anche figlio di un importante funzionario di una banca internazionale. Mi riferisco ad Antonio Maria Rinaldi, il secondo politico più votato dopo Matteo Salvini nelle liste della Lega Nord alle Elezioni Europee del 26 maggio 2019. Grazie a 48.508 preferenze ottenute nella Circoscrizione Italia Centrale è approdato per la prima volta a Bruxelles dopo una brillante carriera nell’ambito finanziario.

 

LE ACCUSE DELL’EX FUNZIONARIO CONSOB

E’ nato Roma il 27 febbraio 1955. Suo padre era il banchiere Rodolfo Rinaldi, presidente del Banco di Santo Spirito, vicepresidente della BNL e rappresentante in Europa della Chase Manhattan Bank; sua madre è la nobildonna Isabella Rossini, lontana discendente del celebre compositore Gioachino Rossini. Laureato in economia nel 1979 all’università privata LUISS di Roma, ha lavorato presso diversi istituti di credito, quali il Banco di Roma, American Service Bank e Fideuram (1980-85), ed ha ricoperto incarichi di funzionario della CONSOB, e di dirigente all’ENI (1986-1994), in particolare, è stato direttore generale della SOFID, società finanziaria capogruppo dell’ENI (1990-1994). Nel 1994 è stato membro del consiglio di amministrazione dell’ENAV, la società di navigazione area controllata dallo Stato.

Rinaldi, allievo di Paolo Savona, è stato docente universitario a contratto dal 2012 al 2018, ed ha insegnato economia politica e finanza aziendale presso il Link Campus University di Roma, l’Università degli Studi del Molise di Campobasso e l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara. È noto al pubblico per essere stato ospite in diversi talk show televisivi, in cui ha sempre manifestato posizioni critiche verso la moneta unica europea. Collabora al sito internet Scenarieconomici.it.

Le sue riserve sull’Euro e sulle nuove politiche monetarie annunciate dal presidente BCE Mario Draghi, a fine mandato, Rinaldi le ha chiaramente espresse in un conciso ma efficace intervento (evidentiato da Maurizio & Blondet) durante la seduta del Parlamento Europeo per la nomina di Christine Lagarde, già direttore del Fondo Monetario Internazionale (FMI), alla presidenza della Banca Centrale Europea (approvata martedì 17 settembre dalla maggioranza di 349 deputati a fronte di 206 contro e 49 astenuti). Consiglio di ascoltarlo prima di proseguire la lettura.

 

LA MANOVRA DI “DRAGHILA” CONTESTATA DAI TEDESCHI

«Taglio ai tassi sui depositi, un nuovo programma di Quantitative easing (Qe) per 20 miliardi di euro al mese a partire del mese di novembre e nuove condizioni delle Tltro, le aste di liquidità finalizzate ai prestiti alle aziende, che saranno anche più lunghe del previsto. E’ questo il pacchetto di misure annunciato oggi dal presidente della Bce, Mario Draghi per contrastare la flessione delle aspettative di inflazione tendenziale che nel 2019 dovrebbe crescere dell’1,2%, dell’1% nel 2020 e dell’1,5% nel 2021. Stime, queste, riviste al ribasso rispetto alla proiezioni di giugno scorso. Nel dettaglio il Consiglio direttivo di oggi ha deciso di tagliare il tasso su depositi di 10 punti a -0,50% lasciando invariato il tasso principale a 0% e quello sui prestiti marginali a 0,25%» riporta l’agenzia Adnkronos.

«Il presidente della Bce Mario Draghi parte vincente nel contrasto con Germania, Olanda e gli altri Paesi nordici contrari ai suoi ulteriori stimoli monetari e a loro maggiori investimenti per la crescita economica. Nella riunione informale e riservata dell’Eurogruppo, a Helsinki, la maggioranza dei 19 ministri finanziari della zona euro e la Commissione europea lo hanno appoggiato sulla necessita di mettere sotto pressione Berlino e l’Aja per far rispettare le regole Ue sugli squilibri macroeconomici, che impongono a questi Paesi con surplus eccessivi nelle partite correnti di investire di più per frenare il rallentamento dell’economia» ha evidenziato il quotidiano Il Corriere riportando la grossa spaccatura in seno all’Eurogruppo.

Il presidente della Bce Mario Draghi in una foto di Daniel Reinhadt

Ma, agli annunci in questo senso del presidente portoghese dell’Eurogruppo Mário Centeno e del vicepresidente lettone della Commissione europea Valdis Dombrovskis, sono seguite anche reazioni negative della banca centrale tedesca Bundesbank e di quella olandese, messe in minoranza da Draghi nella riunione Bce di giovedì scorso, dove ha fatto passare stimoli monetari da 20 miliardi al mese a tempo indeterminato.

Se l’esordiente ministro italiano dell’Economia Roberto Gualtieri ha ovviamente sostenuto la linea del connazionale della Bce, fiducioso che i Quantitative Easing lo aiutino a far quadrare la manovra finanziaria invernale come già fu per i suoi predecessori Matteo Renzi e Paolo Gentiloni (da novembre commissario Ue agli Affari Economici), altri si sono messi di traverso.

«Ha oltrepassato il limite — è stata l’irritata replica del presidente della Bundesbank Jens Weidmann —. Un pacchetto di tale portata non era necessario». Il suo omologo olandese Klaas Knot ha parlato di misure «sproporzionate».

Durissima la reazione della stampa tedesca come evidenzia Il Giornale: «Bild, il quotidiano che meglio di tutti sa solleticare la pancia dei tedeschi, la tocca piano, sfornando una prima pagina che è già tutto un programma: un fotomontaggio dell’ex governatore di Bankitalia con tanto di denti aguzzi e mantello rosso, accompagnato dal titolo “Così il conte Draghila (sic) succhia i nostri conti correnti, svuotandoli”. Sotto accusa finisce soprattutto la politica dei tassi a zero, definita una «follia monetaria: nel suo mandato abbiamo perso miliardi».

 

DOCCIA FREDDA OCSE: CONTINUA LA RECESSIONE

Ma la relazione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) pochi giorni dopo ha confermato lo stato preoccupante dall’economia del Vecchio Continente. «L’Ocse conferma che il Pil dell’Italia resterà piatto quest’anno e riduce dello 0,2% a +0,4% le sue previsioni sulla crescita economica del 2020 – riferisce il TG del network LA7 – E’ quanto emerge dall’Interim Economico Outlook dell’istituto. Già nel maggio scorso aveva infatti pronosticato una crescita zero nel 2019 e un +0,6% nel 2020».

«I risultati di Germania e Italia – si legge nel rapporto Ocse – resteranno molto più deboli rispetto al resto dell’area euro, riflettendo la loro maggiore esposizione alla flessione del commercio globale e le dimensioni dei loro settori manifatturieri”. Per l’Ocse, “le tensioni commerciali e politiche alimentano i rischi di una crescita debole duratura”. Dunque anche sulle prospettive economiche mondiali continuano ad addensarsi nubi scure. L’anno prossimo la previsone è di una crescita del 3%, in ribasso rispetto al +3,4% di maggio. E il ribasso riguarda un pò tutti dagli Usa all’Eurozona che subirà un vero contraccolpo negativo +1,1% quest’anno, contro il +1,9% del 2018 e il +1,2% di maggio, mentre nel 2020 il Pil calerà ancora all’1%, contro l’4% previsto a maggio».

TERRORISMO ECONOMICO USA: ORA TOCCA A SIRIA E ITALIA

Riporto questi dati per dovizia d’informazione e di certo non mi addentro nel merito di analisi macroeconomiche. Faccio soltanto un ragionamento che può essere comprensbili anche all’uomo della strada per il quale i giornalisti dovrebbero sempre essere chiari anche quando scrivono di tematiche finanziarie.

 

UNA TENTATA RAPINA AL PATRIMONIO ITALIANO

Al di là delle tensioni tra i portavoce dei vari paesi sulle politiche economiche che palesano una concezione molto “sovranista” e poco “europeista” è il sistema finanziario basato sulla gestione monetaria di onerosi prestiti “virtuali” per banconote non garantite da nulla (come i soldi di un casinò o del Monopoli) che si sta dimostrando un mostro solo capace di divorare se stesso con il graduale arricchimento della BCE e il conseguente impoverimento degli stati con economia debole come l’Italia.

EURO COME I SOLDI DEL MONOPOLI

Nel Bel Paese non sono certo le regioni del Nord come Piemonte, Lombardia e Triveneto ad essere zavorra nella crescita economica ma il Mezzogiorno da sempre alle prese con croniche crisi occupazionali in larga parte causate dalle organizzazione mafiose che hanno sempre saccheggiato a più non posso i finanziamenti pubblici destinati al Sud.

TOGHE SPORCHE: GIUDICE IN MANETTE PER INTRIGHI COI CAMORRISTI

In una precedente riflessione avevo scritto della bocciatura di Draghi all’ipotesi di un minibot, suggerita dalla Lega di Matteo Salvini quando era al governo con il Movimento 5 Stelle, quale strategia per ridurre il debito pubblico dando alle imprese creditrici dello Stato una “garanzia” immediatamente utilizzabile sul mercato finanziario (esattamente come avvenuto negli Usa dopo la Guerra d’Indipendenza).

Gli europeisti di Bruxelles, Francoforte e persino quelli di Roma gridarono allo scandalo per la creazione di una sorta di “moneta parallela”. Tra loro reagì contro i minibot anche l’ex ministro all’Economia Giovanni Tria, uomo di fiducia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che lo preferì in quell’incarico al posto di Paolo Savona, intenzionato a rinegoziare le condizioni di debito dell’Italia con l’Unione Europea.

DRAGHI CONTRO I MINIBOT, TRIA OBBEDISCE E TRADISCE L’ITALIA

Ecco quindi il progetto di sudditanza economica del nostro paese a Bruxelles che si delinea in ogni dettaglio. Prima la stroncatura di Savona che, come la maggioranza degli italiani senzienti, non riesce a digerire lo svantaggioso cambio lira-euro a suo tempo definito dall’ex premier Romano Prodi e dal commissario europeo Mario Monti. Poi il blocco dell’ipotesi di un minibot che avrebbe consentito al debito pubblico di restare nelle mani degli italiani creditori verso la Pubblica Amministrazione. Infine il bazooka di Draghi come ultimo regalo della sua presidenza Bce al neonato governo europeista giallo-rosso M5S-PD.

«Negli anni passati tutta la politica monetaria della Bce si è rivelata fallimentare per un motivo molto semplice: non si è riusciti a trasmettere questa enorme capacità di liquidità all’economia reale» ha ben spiegato l’economista Rinaldi.

Il Colosseo di Roma, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium, uno dei più noti monumenti italiani nel mondo

Ciò non è riuscito nemmeno con i Quantitative Easing che hanno riempito e riempiranno le casseforti di Francoforte di obbligazioni italiane pronte ad essere messe all’incasso quando un domani dovesse arrivare un governo sovranista incapace di ridurre un debito ormai esploso a più di 2400 miliardi di euro nel mese di agosto.

L’Articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) stabilisce che le riserve valutarie e auree fanno parte delle riserve di proprietà dell’Area Euro. In poche parole la BCE per ottenere il rimborso dei bond italiani acquistati con i QE potrebbe pretendere una parte delle presunte 2.354 tonnellate d’oro delle riserve della Repubblica Italiana (rivendicate anche dalla Banca d’Italia, a sua volta società a partecipazioni private), oppure la proprietà dell’Arcipelago della Maddalena, del Colosseo o di ciò che a Bruxelles o a Francoforte farà più comodo ottenere. Se Roma continuerà ad essere obbediente e serviente…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2019/09/12/economia-ancora-debole-mosse-draghi_mCaRucye87OVFTeFGmAvXP.html

https://www.corriere.it/economia/finanza/19_settembre_13/ue-berlino-investite-piu-bundesbank-contro-draghi-a267615e-d65b-11e9-8d78-c16bbb32544a.shtml

http://www.ilgiornale.it/news/politica/germania-contro-draghi-i-falchi-picchiata-sullitalia-1752897.html

https://tg.la7.it/economia/ocse-crescita-zero-per-litalia-nel-2019-e-taglia-stime-per-il-2020-19-09-2019-142632

https://www.wallstreetitalia.com/riserve-auree-bankitalia-tutta-la-verita/

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Un pensiero su “IL BAZOOKA “QE” DI DRAGHI: per fare più debito e rapinare i beni d’Italia

  1. intanto riportiamo IMMEDIATAMENTE a casa le nostre tonnellate d’oro in giro per il mondo.
    noi, al contrario di Germania, Olanda e Francia, non andiamo neanche a fare l’audit (cioè a controllare se l’oro c’è ancora), ed è vero non ce lo permettono, perchè ormai il nostro oro…IN USA NON C’E’ PIU’ !!! ed i nostri governanti lo sanno bene!!!!!

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