IL RAZZISMO DI GENERE

IL RAZZISMO DI GENERE

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LE UOVA DEGLI ANTAGONISTI
LANCIATE ALLE SENTINELLE IN PIEDI
NON FANNO ALCUN MALE
PERCHE’ COLPISCONO I BIANCHI
DIFENSORI DELLA FAMIGLIA NATURALE

Se una ragazza di colore viene colpita dal lancio di un uovo, tirato purtroppo con forza tanto da costringerla alle cure oculistiche, il mainstream mediatico aizzato dalla sinistra si mobilita; se la stesSa sorte tocca ai “nemici” della cultura di sinistra, come le Sentinelle in Piedi che hanno pure l’aggravante congenita di essere bianchi e difensori dei valori cristiani, ecco che gli stessi giornaloni ed opinionisti calano un velo pietoso e le forze dell’ordine lasciano correre per evitare degenerazione degli scontri.

Ma ciò che rende vergognosi e intollerabili queste aggressioni è che l’atleta italiana di origini africane Daisy Osakue è stata colpita ad un occhio da quattro idioti del bullismo e, come da lei stessa successivamente ammesso, nemmeno per motivi razziali, mentre gli altri sono stati aggrediti da antagonisti organizzati, sempre giustificati dalla protezione politica del pensiero di sinistra come se le loro azioni fossero manifestazioni di diritto d’opinione e non vere proprie aggressioni sociali animate da discriminazioni sessuali o ideologiche.

Le Sentinelle in Piedi testimoniano le loro idee in silenzio

Particolarmente spiccata è l’attitudine di queste bande, spesso anche armate di spranghe o bastoni e altri oggetti atti a offendere, a cimentarsi contro organizzazioni che difendono il concetto della famiglia naturale composta da uomo e donna e si oppongono fermamente alla concezione ed educazione no-gender in quanto ritenuta antinaturalistica e deviante.

Un caso emblematico è quello delle Sentinelle in Piedi, il movimento che veglia «su quanto accade nella società denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’essere umano e la civiltà, testimoniando liberamente la verità. La nostra è una vera e propria resistenza civile. Con la nostra testimonianza interpelliamo la coscienza di ogni uomo e il desiderio infinito di verità che ognuno di noi ha in fondo al cuore. Le Sentinelle in Piedi hanno adottato lo stesso stile dei Veilleurs Debout francesi che, in un silenzio ordinato e fermo, a due metri di distanza l’uno dall’altro, rivolti nella stessa direzione, hanno vegliato nel 2013 davanti ai palazzi del potere in opposizione alla legge Taubira (il cosiddetto mariage pour tous). Una presenza silenziosa per ribadire che non è possibile zittire le coscienze di chi si vuole opporre al male e alla menzogna».

Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa per difendere e Sentinelle in piedi dal blitz non autorizzato degli antagonisti LGBT

Ebbene in occasione dell’ultima massiccia mobilitazione del 2015 in cento piazze italiane questi inermi e pacifici testimoni di un’altra visione ideologica su omosessualità e adozioni gay, che non è condanna del fenomeno ma semplice affermazione di un altro punto di vista tradizionale e naturale per una libera educazione, sono stati presi d’asalto da gruppi antagonisti come sempre non autorizzati tanto da suscitare la loro ferma denuncia di palese violazione dei diritti democratici, tanto da rendere necessario uno schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa per difenderli.

«Le provocazioni più pesanti – come riporta il sito online della rivista Tempi – sono avvenute a Roma. In Piazza San Silvestro manifestanti Lgbt hanno disturbato e provocato i partecipanti, causando disordini e scatenando la reazione di gruppi estranei alla veglia, da cui le Sentinelle hanno preso le distanze. Alla fine, sono dovute intervenire le forze dell’ordine, che hanno allontanato i provocatori per “blitz non autorizzato”.

«Ancora una volta – scrissero allora in un comunicato le Sentinelle – basta stare in piedi, in silenzio, a tutela della famiglia naturale, della libertà di educazione e della libertà di pensiero ed espressione, per essere accusati di omofobia».

Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Sentinelle in piedi tornano in 100 piazze tra insulti, lanci di uova e provocazioni

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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