NEL GIORNO DELL’ANNIVERSARIO
DELL’UCCISIONE DI DALLA CHIESA
TOLTA LA SCORTA AL CAPITANO ULTIMO
CHE ARRESTO’ IL BOSS TOTO’ RIINA
TRA I MANDANTI DELL’OMICIDIO:
MA RESTA A ROBERTO SAVIANO!
SONO 560 GLI ITALIANI SOTTO PROTEZIONE:
ECCO I NOMI DI POLITICI E VIP SCORTATI
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
L’ingiustizia che sostiene la mafia di Riina e Bagarella e fa uccidere i combattenti del Popolo
Generale Carlo Alberto dalla Chiesa
Prefetto di Palermo ucciso il 3 settembre 1982
Ci sono coincidenze che paiono addirittura uno scherzo grottesco del destino o peggio ancora pilotate da una mano invisibile quanto malefica: proprio oggi 3 settembre, giorno della tragica ricorrenza della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, trucidato a Palermo in un agguato di Cosa Nostra (e massoneria – si legga link a fondo pagina) 36 anni orsono, scatta la revoca della “piccola” scorta ad uno dei simboli della lotta sul campo a Cosa Nostra, il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio. Meglio noto come Capitano Ultimo, fu il capo del nucleo speciale Crimor innterno ai Ros dei Carabinieri della Sicilia che arrestò il latitante mafioso più ricercato d’Italia: Totò Riina, condannato in contumacia proprio per essere stato uno dei mandanti della brutale esecuzione dello stesso Dalla Chiesa, già vicecomandante dell’Arma, divenuto Prefetto di Palermo, e quale ispiratore dell’attentato esplosivo al giudice Giovanni Falcone nella strage di Capaci.
Il provvedimento è stato disposto dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale praticamente all’insaputa del ministro dell’Interno Matteo Salvini che, sollecitato da più parti, ha già promesso di voler fare luce su questa revoca che va incidere su un impegno di protezione dello Stato assai esiguo: il capitano Ultimo era infatti inquadrato nel livello 4 che prevede un’auto blindata e un uomo di scorta: praticamente quello che ha in dotazione l’ex ministro Nunzia Di Girolamo. Un’inezia quindi nel mare magnum delle scorte che vede l’Italia al primo posto d’Europa con un totale di 560 persone protette contro le 165 in Francia, le 40 in Germania e addirittura le 20 nel Regno Unito: un dato che è ovviamente in minima parte giustificabile per la radicata e ramificata presenza nella penisola di Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra ed ora delle nuove mafie ad esse colluse come Società Foggiana e le nigeriane Black Axe e Maphite (vedi link a fondo pagina).Sulla revoca della scorta interviene anche la stessa figloia del generale ucciso, la giornalista Rita Dalla Chiesa. chiedendo come mai venga tolta al colonnello Di Caprio e mantenuta allo scrittore Roberto Saviano.
LA SCORTA A ULTIMO NO, A SAVIANO SI’
Una questione, quella della revoca della scorta, che diventa giustamente di principio oltrechè di sostanza: sebbene il colonnello De Caprio abbia sempre dimostrato di non aver paura dei delinquenti e di sapersi difendere a dovere la possibilità di avere in dotazione o meno un’auto blindata non è irrilevante. Una spina nel cuore di chi ha sempre visto questi uomini come veri eroi nel Bel Paese dove politica, massoneria e mafia vanno a braccetto e pertanto sono più difficili da combattere. Una spina nel cuore soprattutto di Rita Dalla Chiesa che è la prima su Facebook a prendere le difese del Capitano Ultimo postando la comunicazione di revoca e annotando la brutta coincidenza: «In questo foglio c’è scritto che dal 3 settembre verrà tolta la scorta al Capitano Ultimo. A colui che arrestò Totò Riina. Il 3 settembre venne anche ucciso mio padre. Ministro Matteo Salvini lei sa di questa aberante decisione? La scorta a Saviano sì e a Capitano Ultimo no?».
Un interrogativo che mercoledì diventerà interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno come annunciato a Il Giornale da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «Gli eroi che hanno combattuto e che combattono la mafia devono essere sostenuti e difesi dallo Stato» dice. Sulla stessa linea anche la deputata di Forza Italia Jole Santelli: «Il ministro Salvini – spiega – dovrà portare in Parlamento l’elenco di chi viene ritenuto obiettivo sensibile ed ha diritto alla tutela dello Stato. Al momento Saviano mantiene la scorta e Ultimo la perde».
Con alcuni lapidari ma pungenti tweet il Capitano Ultimo ha censurato il provvedimento: «I peggiori sono sempre quelli che rimangono alla finestra a guardare come andrà a finire. Sempre tutti uniti contro la mafia di Riina e Bagarella. No omertà No mobbing di Stato – scrive il colonnello Di Caprio prima di ringraziare chi, attraverso la piattaforma change.org, ha firmato la petizione contro la revoca della scorta – Grazie a tutti voi per il coraggio, per l’esempio di fratellanza che ancora una volta mi state dando. Ultimo». Ed ha concluso il suo breve intervento via social rievocando le parole di Dalla Chiesa contro «l’ingiustizia che sostiene la mafia di Riina e Bagarella e fa uccidere i combattenti del Popolo».
Ma da vero uomo di trincea non cambia i suoi piani di azione e proprio stasera, anche alla presenza di Rita Dalla Chiesa, ha organizzato un incontro presso la Casa Famiglia Capitano Ultimo a Roma: «una serata per ricordare l’esempio di un combattente abbandonato nella lotta alla mafia» come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre del 1982 con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Una commemorazione che desidera avvenga «lontano dai palazzi del potere, con la gente umile, con le famiglie».
560 VIP SOTTO SCORTA IN ITALIA
Come risulta da una doviziosa inchiesta condotta dal quotidiano online Affari Italiani.it e pubblicata nello scorso mese di luglio sono ben «2100 gli agenti di pubblica sicurezza e delle forze dell’ordine impegnati nel garantire l’incolumità di 560 personalità italiane. Politici, magistrati, ma anche giornalisti e cosiddetti “vip”». Nell’articolo si ricorda la scorta tolta ad Antonio Ingroia, oggi avvocato ma anche ex pm antimafia, ed il rischio di una revoca per Roberto Saviano, nel mirino della camorra dai tempi in cui ha scritto il bestseller Gomorra; un libro di grande successo in libreria ma ultimamente oggetto di critiche per la condanna dell’autore per plagio di alcuni articoli di giornale e per l’enfasi quasi celebrativa riservata alla Camorra: circostanza, quest’ultima, per cui secondo alcuni lo stesso Saviano, residente in uno sfarzoso attico a New York, non sarebbe in imminente pericolo di vita.
Un’eventualità paventata dal ministro dell’Interno Salvini in seguito agli attacchi personali (oggeto anche di querela del leader della Lega accusato di essere malavitoso) ed alle numerose posizioni assunte dallo stesso Saviano contro i vertici del nuovo Governo e le sue decisioni soprattutto in tema di migranti.
Un’eventualità subito contestata dal presidente della Camera, Roberto Fico: «L’Italia è il Paese che ha nel suo ventre tre fra le più grandi organizzazioni criminali internazionali: mafia, camorra, ‘ndrangheta. Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato – ha scritto su Facebook – Spero che al più presto questo male possa essere definitivamente sradicato, diventando così solo un brutto ricordo. In questo modo nessuno dovrà più essere scortato perché finalmente libero». Una presa di posizione perentoria che rende reboante il silenzio dello stesso Fico sulla revoca al Capitano Ultimo dopo che si era subito interessato personalmente al caso di Ingroia.
Ma ecco quali le personalità oggetto della protezione di Stato nel report di Affari Italiani: al primo posto ovviamente i magistrati che sono ben 260 sui 560 totali, al secondo i 70 politici tra cui figurano a differenti livelli di protezione Maria Elena Boschi (solo vigilanza dinamica su segnalazione quando esce o giunge a casa), Piero Fassino, il renziano Ernesto Carbone e gli ex ministri Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri. «Nel corso del tempo hanno resistito a possibili “attacchi” (vale a dire la rimozione della scorta), politici navigati come Gianfranco Rotondi, Lorenzo Cesa e Massimo D’Alema. Ha una protezione, di livello 4, anche Nunzia De Girolamo» scrive il quortidiano online aggiungendo che yta le altre categorie tutelate ci sono dirigenti pubblici (30), pentiti (10), testimoni di giustizia. Accanto a costoro anche 20 tra giornalisti e operatori dei media. «Tra loro, oltre a Saviano, giornalisti nel mirino della criminalità organizzata come Lirio Abbate, Paolo Borrometi, Federica Angeli e Michele Albanese ma anche il direttore di Repubblica Mario Calabresi, il direttore de la Verità Maurizio Belpietro, il direttore della Stampa Maurizio Molinari, l’ex direttore di Libero Vittorio Feltri, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa. E poi Magdi Cristiano Allam e Fiamma Nirenstein». Si distingue per aver rinunciato alla scorta il capo della Polizia Franco Gabrielli, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha invece chiesto di abbassare il livello di protezione da 1 a 2, che comporta la protezione con solo due auto blindate anziché tre.
Sul caso del Capitano Ultimo mancano le voci di solidarietà di tanti politici che erano subito scesi in trincea in difesa di Saviano: prima tra tutti Laura Boldrini, l’ex presidente della Camera che fino allo scorso hanno aveva ben 27 agenti di scorta per sé, compagno e figlia, con un costo di un milione di euro annuo, ed era finita nel mirino del sindacato di Polizia Coisp per le circostanze anomale di obbligare gli agenti del turno a dormire in casa sua e a non indossare la divisa in occasioni ufficiali.
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/sfogo-capitano-ultimo-no-omert-no-mobbing-stato-1570724.html
http://www.affaritaliani.it/cronache/scorta-tutti-i-vip-sotto-protezione-550149.html
http://www.verdeazzurronotizie.it/ben-27-uomini-e-1-milione-di-euro-per-la-scorta-della-boldrini/