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CIA-MAFIA-MASSONERIA: L’ITALIA NELLA MORSA

Il boss italoamericano Lucky Luciano

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IL DOSSIER SUL PATTO TRA COSA NOSTRA,
IL BOSS LUCKY LUCIANO E GLI 007 USA
PER CONTROLLARE LA SICILIA E L’ITALIA
DAL DOPOGUERRA FINO ALLE STRAGI DI GIUDICI

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Un interessantissimo articolo scritto da Giuseppe Barcellona e publicato sul sito Difesa Online rivela fonti documentali e testimoni sulle connessioni Cia-Mafia nate per favorire lo sbarco degli Alleati angloamericani in Sicilia. Al fine di comprendere al meglio questa ricostruzione storica va ricordato brevemente il contesto storico dell’isola dall’Unità d’Italia in poi.

E’ ormai assodato da ogni storiografo degno di tale nome che la Spedizione dei Mille fu finanziata dalla Massoneria inglese per volontà del segretario di Stato britannico Lord Palmerston, sodale di Giuseppe Mazzini e come lui teorico del Nuovo Ordine Mondiale, e che ebbe successo grazie all’appoggio di potenti latifondisti siciliani e ufficiali dell’esercito borbonico traditori  grazie alla nascita di quella consorteria denominata Mafia e poi Cosa Nostra.

In quel periodo storico, come rilevò accortamente anche il giudice Rocco Chinnici ucciso da Cosa Nostra, nacque la Mafia in Sicilia per garantire il successo all’operazione di Giuseppe Garibaldi (massone dei due mondi) ed assicurare poi la stabilità, anche con le armi, all’intreccio di potere tra Stato e Massoneria: basti rammentare che lo stesso Mazzini ottenne il 33° grado massonico proprio dal “Supremo Consiglio d’Italia” di Palermo.

Infatti l’isola fu uno delle poche aree relativamente “felici” del Regno delle Sue Sicilie che conobbe solo marginalmente il fenomeno del Brigantaggio, ovvero la protesta dei meridionali contro il Regno d’Italia sabaudo per le condizioni di miseria venutesi a creare dopo la cacciata dei Borboni.

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La salita al potere di Benito Mussolini mutò il tacito patto di collaborazione tra esponenti del Governo Sabaudo, la Massoneria, che aveva sempre potuto contare su numerosi adepti  tra i Ministri, e le famiglie mafiose siciliane: molte di queste furono costrette a fuggire negli Usa per la caccia al picciotto messa in atto dal Prefetto di Ferro, Cesare Mori, inviato dal Duce.

Pertanto lo sbarco degli Alleati e l’accordo Cia-Mafia non fu che una replica della strategia della spedizione dei Mille per ripristinare la rete che politici di Stato, massoni e mafiosi avevano creato.

Nell’articolo si analizzano in modo dettagliato le relazioni tra la Cia e il boss italo americano Lucky Luciano, di origini palermitane, purtroppo manca un riferimento a Frank Gigliotti, al ruolo fondamentale della Massoneria ed a quello, ancora tutto da chiarire, di alcuni politici democristiani siciliani che fin dal 1943 ebbero importanti incarichi amministrativi dall’Amgot, il Governo provvisorio degli Alleati, tra questi Bernardo Mattarella, padre dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, già vicepresidente del Consiglio con delega ai Servizi Segreti (Governo D’Alema 1998-1999).

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Una storia di intrighi tra uomini di governo, spie, fratelli massoni e cosche in cui è ancora difficile attraversare il muro dell’omertà e dei segreti di Stato (importantissimi documenti sono spariti, come si legge nell’articolo) e comprendere le responsabilità individuali, soprattutto politiche, ma che ha rappresentato l’humus territoriale in cui sono maturate le stragi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Non a caso Falcone fu prima isolato e poi assassinato perchè, dopo l’inchiesta Pizza Connection condotta con l’FBI, continuò a sviluppare le indagini sui collegamenti con gli Usa: non a caso è l’unico investigatore italiano ad avere un busto a Quantico, davanti alla sede della Fbi, Federal Bureau of Investigation. E non a caso gli esplosivi che uccisero entrambi i magistrati erano di provenienza militare.

E non a caso sulla strage di Via D’Amelio ci furono gravissimi depistaggi da parte delle forze dell’ordine (il processso a carico di tre poliziotti è in corso davanti al Tribunale di Caltanisetta) sui quali vari magistrati interessati continuano a non rispondere alle insistenti richieste di delucidazioni di Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso.

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