TRA GLI EURODEPUTATI DI SINISTRA
APPOGGIATI DALLA “OPEN SOCIETY”
L’EX SEGRETARIO CGIL COFFERATI,
KYENGE E IL DEM PRESIDENTE LGBT.
MA ANCHE L’EX TERRORISTA IRA,
IL PASTORE LUTERANO PRO GAY
E L’AVVOCATO MUSULMANO INGLESE
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
PREMESSA. Il reportage sulla Soros List (link PDF a fondo pagina) si riferisce alla legislatura precedente alle elezioni europee del 26 maggio 2019. E’ in corso di elaborazione il reportage aggiornato.
Ci sono nomi e cognomi di 226 eurodeputati schedati per anzianità parlamentare, curriculum politico essenziale, settori di competenza in ambito UE, aree geopolitiche di operatività, interessi di attivismo sociale, numeri di telefono, e-mail e account Twitter.
Un lavoro di schedatura degno di un’intelligence internazionale quello svolto dall’agenzia Kumquat Consult di Bruxelles per conto della Open Society European Policy Institute del magnate ungherese George Soros, plutocrate e sempre più oscuro plutarca (neologismo: chi comanda col denaro), sostenitore di quel Nuovo Ordine Mondiale ideato dagli Illuminati di Baviera su ispirazione di Mayer Amschel Rothschild.
Un lavoro che deve essere stato abbastanza semplice da svolgere per questa società belga di strategia e comunicazione “progressista” visto che ha tra i clienti lo stesso Parlamento Europeo… «226 eurodeputati sono provati o probabili alleati dell’Open Society» scrivono gli analisti identificando in un dossier di ben 177 pagine i soggetti ritenuti affidabili: tra loro 14 parlamentari UE italiani, 13 del PD (nel gruppo politico europeo S&D, Socialisti e Democratici), in cui spiccano i nomi dell’ex segretario Cgil Sergio Cofferati, dell’ex ministro Italo-congolese Cécile Kyenge ed a cui si aggiunge quello della giornalista Barbara Spinelli (indipendente della lista Tsipras), pugnace antiberlusconiana dalle colonne de La Repubblica e già presente alle riunioni del Bilderberg.
UE: 3 COMMISSARI E 73 DEPUTATI NELLA SOROS LIST. MOLTI PRO “NO GENDER”
Infatti la maggior parte degli oltre duecento componenti dell’emiciclo di Bruxelles considerati vicini a Soros – quasi un terzo dei 751 eletti – è espressione di schieramenti di centrosinistra. Nessuno di destra o del movimento populista. Molti di loro sono ex ministri, docenti, giornalisti, avvocati, attivisti di varie associazioni: ma c’è anche un’ex direttore di Polizia premiato dall’Interpol così come un’ex terrorista britannica dell’Ira.
Ognuno di essi è impegnato in battaglie politiche, mediatiche e sociali che spaziano dal mondialismo al no-global, dall’antinucleare alla sicurezza internazionale fino ad arrivare ai temi più cari all’Open Society: migrazioni, integrazione multietnica, difesa dei diritti Lgbt ed apologia della teoria No-Gender. Ecco una sintesi del fascicolo con i personaggi più significativi.
LA SINISTRA EUROPEA VICINA A SOROS
Nella Open Society’s list, com’era ovvio immaginarsi, figurano perlopiù esponenti del centrosinistra europeo: oltre allo S&D ci sono moltissimi eurodeputati del GUE/NGL – Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica, dell’ALDE – Gruppo dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa, e degli ambientalisti del Green/EFA (o Verdi Ale – Gruppo dei Verdi – Alleanza Libera Europea) ma anche numerosi dei gruppi conservatori EPP Gruppo del Partito Popolare Europeo ed ECR – Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei.
Nessun parlamentare schedato come amico di Soros nei gruppi ENF – Gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà (quello costituito dall’italiana Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National francese di Marine Le Pen) o EFDD – Gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà (asse tra Nigel Farage e Movimento 5 Stelle), del quale risultano però curiosamente segnalati vicini ad OS quattro advisers, ovvero semplici consulenti parlamentari non eletti deputati, tra cui altri due italiani.
TUTTI I NOMI DELLA SOROS LIST
Un mondo variegato di parlamentari che rispecchiano personalità selezionate in tutta Europa per importanza politica, come l’ex presidente del Parlamento Europeo, il tedesco Martin Schultz, già leader del suo partito socialdemocratico Spd che ricevette proprio Soros a Bruxelles nel 2012 con tutti gli onori; ma soprattutto una vasta rappresentanza di deputati attivisti, in ambiti a volte assai differenti tra loro: dal leader di un movimento cristiano a quello di uno musulmano, dal pastore luterano all’ex militante dell’Ira irlandese, dal presidente Rotary ai responsabili nazionali di Amnesty International e Greenpeace.
Per la maggior parte già parlamentari nei rispettivi paesi, sono esponenti delle principali categorie di influenza sociale del cosiddetto mainstream: 22 ex ministri, 19 giornalisti e altrettanti avvocati, 10 sindacalisti ma sopratutto ben 46 insegnanti (universitari o di scuole superiori), infine anche un giudice francese, tre procuratori della Corte Suprema (due greci e una maltese) e altrettanti diplomatici.
PD MINACCIA QUERELA AL PRESIDENTE RAI
Il dossier, reso pubblico un anno fa da DC Leaks e riecheggiato in Italia grazie al blog di Marcello Foa su Il Giornale, ritorna d’attualità dopo un’intervista rilasciata dallo stesso Foa, oggi presidente della Rai, al quotidiano israeliano Haaretz. Gli europarlamentari del Pd, infatti, non avrebbero gradito l’accusa di essere finanziati del famigerato Soros ed hanno subito minacciato querela. Foa si limita a ribadire l’evidenza: «Quanto alla vicinanza di alcuni esponenti politici italiani alla Open Society di Soros, non sono io a dirlo ma la stessa Open Society in un suo rapporto interno che, chi vuole, può leggere qui (a fondo pagina il link al documento). Non ho fatto che ribadire una notizia che avevo affrontato il 4 novembre 2017 sul blog che all’epoca tenevo su Il Giornale».
Ma è perentoria la presa di posizione degli eurodeputati dem, a firma Patrizia Toia, come riporta Il Giornale: «Il presidente della Rai Marcello Foa, ricicla una vecchia balla su presunti rapporti tra gli eurodeputati Pd e George Soros, aggravandola con una diffamazione nei nostri confronti. Abbiamo deciso tutti insieme di portarlo davanti ad un tribunale della Repubblica. Foa dovrà rispondere in sede penale con relativo risarcimento danni». David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, ha invece affermato: «Non avrei mai immaginato di dover querelare e chiedere i danni al presidente della Rai. Il presidente dell’azienda di servizio pubblico italiana dovrà dimostrare quello che ha sostenuto, privo di ogni fondamento, in Tribunale davanti a un giudice».
I CRITERI DELLO STUDIO PER OPEN SOCIETY
«Questa mappatura fornisce all’Open European Policy Institute e alla rete Open Society informazioni sui membri dell’8 ° Parlamento Europeo che potrebbero sostenere i valori della “società aperta” durante la legislatura 2014-2019 – scrivono gli analisti di Kumquat Consult nell’introduzione al dossier – Comprende 11 comitati e 26 delegazioni, nonché i più alti organi decisionali del Parlamento europeo: 226 eurodeputati che sono provati o probabili alleati dell’Open Society. La presenza di un deputato europeo in questa mappatura indica che è probabile che sostenga l’operato dell’Open Society. Oltre alla discussione di singoli argomenti, l’Open Society dovrebbe cercare di costruire una relazione duratura e degna di fiducia nei rapporti con questi legislatori europei». Il lavoro è davvero certosino e analizza i referenti ritenuti affidabili per Soros di ogni singola Commissione europea ed ogni area geografica d’azione.
GLI ITALIANI DEL PD E GLI EUROPEI PRO LGBT
Nel lungo dossier di 177 pagine compaiono i nomi di altri europarlamentari italiani del PD, oltre ai già citati Cofferati e Kienge, ovvero Brando Maria Benifei, Alessia Mosca, Andrea Cozzolino, Elena Gentile, Roberto Gualtieri, Isabella De Monte, Luigi Morgano, Pier Antonio Panzeri, Gianni Pittella, Elena Schlein, Daniele Viotti. Per ognuno c’è la scheda politica, le informazioni di contatto e soprattutto le aree di operatività. Degni di attenzione il curriculum di Panzeri, ex segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, e quello di Viotti, attivista e fondatore di organizzazioni per i diritti omosessuali e copresidente nell’intergruppo Lgbt del Parlamento Europeo, nei mesi scorsi era finito al centro di polemiche per aver portato in Italia una campagna di prevenzione dell’Aids promossa dal gruppo europeo S&D nella quale vengono ritratti due ragazzi con un profilattico sulla testa che simula un’aureola, accompagnando il tutto dallo slogan: “Mettitelo in testa”.
E’ balzato alle cronache anche per essere stato il primo europarlamentare ad unirsi civilmente con il suo compagno. La tematica Lgbt è molto sentita e ricorre negli interessi sociali di numerosi altri europarlamentari della Open Sociey’s list tra cui la finlandese Sirpi Pietikainen, ex ministro dell’Ambiente, e la svedese Cecilia Wikstrom, pastore luterano, paladina dei diritti delle minoranze con differenti orientamenti sessuali (la Chiesa Protestante Luterana nel gennaio 2017 ha approvato i matrimoni omosessuali, vedi link a fondo pagina). Ma accanto a costoro ecco anche Gérard Deprez, tra i leader del partito Sociale Cristiano belga, e l’avvocato Afzal Khan, già Sindaco di Manchester ed assistente dei musulmani inglesi nel Muslim Council Britain.
DAL ROTARY A GREENPEACE, DALL’IRA AD AMNESTY
L’eurodeputata della Repubblica Ceca Martina Dkabajova è segnalata non solo perché già presidente della Camera di Commercio di Zin, ma anche in qualità di presidente Rotary della stessa località. Yannick Jadot si è guadagnato l’attenzione di Soros in qualità di direttore francese di Greenpeace, la tedesca Barbara Lochbihler, in quanto segretaria generale di Amnesty International in Germania, mentre l’irlandese Martina Ardenson, oggi deputata eletta in UK per il partito GUE, è schedata anche come attivista dell’organizzazione militare clandestina Ira (Irish Republican Army): arrestata due volte fu condannata per aver causato un esplosione e per altri progetti di attentati, venne scarcerata nel 1998 in virtù del cosiddetto Accordo del Venerdì Santo.
Ma nella lista ci sono anche un ex direttore generale della Polizia spagnola, Augustin Diaz De Mera Garcia Consuegra, Ma ci sono anche un ex direttore generale della Polizia spagnola, Augustin Diaz De Mera Garcia Consuegra, Medaglia d’oro del segretariato generale dell’ICPO-Interpol, e l’altro iberico Claude Moraes, dirigente del Consiglio per l’integrazione e l’assistenza agli immigrati.
Nell’elenco anche il musicista rumeno Damian Draghici come il suo connazionale Renate Weber, leader nella stessa Open Society in Romania. Tra i deputati greci ritenuti affidabili c’è un combattente della resistenza antinazista, il greco Emmanouil Gletos, divenuto famoso per aver sfidato il Terzo Reich abbattendo una svastica che era stata esposta dai tedeschi sull’Acropoli di Atene e finendo in esilio dopo la cattura e tortura; mentre tra quelli spagnoli spicca il nome del giovane scrittore ed influencer Pablo Iglesias.
DAL PRIMO MINISTRO BELGA AI DIPLOMATICI
Inevitabile che tra coloro che sono ritenuti affidabili per la Open Society, oltre all’ex presidente Schultz, vi siano otto vicepresidenti dei vari partiti di centrosinistra ed i rappresentanti della Conferenza dei Presidenti del Parlamento Europeo dei partiti S&D, Alde, Gue, Ecr ed Efa. Tra i nomi di spicco della OS’s list c’è quello l’ex primo ministro del Belgio, Guy Verhofstadt, capogruppo Alde, con altri due ex ministri suoi connazionali.
Tra gi eurodeputati in carica ben 3 ex ministri della Croazia sono schedati nel dossier, altrettanti della Finlandia, 2 della Francia, della Lituania, del Portogallo e della Svezia; 1 della Danimarca, di Cipro, della Slovenia, della Spagna e un viceministro della Bulgaria. A costoro si aggiungono tre diplomatici internazionali: l’olandese Dennis De Jong, distaccato al Ministero degli Affari Esteri del Regno Unito, il lituano Petras Austrevicius, ambasciatore in Finlandia, e la svedese Anna Maria Coraz Bildt, incaricata di varie missioni al Dicastero degli Esteri in Italia.
Ecco quindi una rete assai articolata di europarlamentari molto influenti nei rispettivi paesi per la loro storia politica o la loro attività sociale alla quale il finanziere George Soros cui potrebbe connettersi per influenzare ed orientare le decisioni del Parlamento Europeo e di conseguenza della Commissione Europea al fine di realizzare i suoi meticolosi piani di annichilimento delle differenze etniche, religiose, culturali e persino sessuali dell’umanità; per il trionfo di quel miraggio di società mondialista e nichilista senza valori identitari e senza anima spirituale già cara al Comunismo e profetizzata da Orwell ne La fattoria degli animali.
UE: 3 COMMISSARI E 73 DEPUTATI NELLA SOROS LIST. MOLTI PRO “NO GENDER”
Un’ideologia di liberismo assoluto, idolatra dello scientismo empirico, ossessivamente anticristiana, che vuole stravolgere la natura stessa dell’essere umano con applicazioni devianti come teoria no-gender, eutanasia di adulti e bambini, eugenetica ecc. Quel Soros, ricordò sempre Foa nel suo blog del 4 novembre 2017 «che lo scorso maggio fu ricevuto a Palazzo Chigi da un gaudente Paolo Gentiloni. Quel Soros che ha appena deciso di donare 18 miliardi del suo patrimonio a Open Society».
Un finanziamento enorme alla sua fondazione da cui potrà attingere per sostenere gli europarlamentari compiacenti alle prossime Elezioni Europee per portare a compimento il suo progetto di “società aperta” più che altro alla plutocrazia, al vile, squallido regno del denaro, di cui vorrebbe divenire cinico, egemone plutarca.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
https://www.youtube.com/watch?v=69lfNSOzXH4
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/strappo-dei-luterani-nozze-omosessuali-in-chiesa