IL PM CHE INDAGA SU ONG E SCAFISTI
AFFONDA L’INCHIESTA DICIOTTI
E SCAGIONA IL VICEPREMIER
INDAGATO DAL COLLEGA PRO MIGRANTI
MATTARELLA E CSM… DORMONO!
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Come già avevo scritto in un precedente articolo quando scoppiò il caso della nave Diciotti l’inchiesta di un magistrato nei confronti di un Ministro della Repubblica Italiana per fatti inerenti i suoi poteri e funzioni istituzionali aveva tutta la parvenza di una plateale intrusione del potere giudiziario nella gestione politica di un’emergenza sociale e di sicurezza nazionale come l’immigrazione irregolare (si legga altro articolo a fondo pagina). Ebbene ora quella clamorosa indagine in cui Matteo Salvini fu solertemente indagato addirittura per sequestro di persona sta affondando per mano di un altro magistrato siciliano che ha chiesto l’archiviazione per il Ministro. Ovviamente toccherà al Gip decidere se accogliere l’istanza di non luogo a procedere della pubblica accusa. Se è vero, come scrisse Karol Wojtyla, che «le ore sul quadrante della storia tornano sempre» stavolta il destino – o la Divina Provvidenza per chi crede che l’immigrazione indiscriminata di musulmani integralisti sia assai pericolosa per l’italica cultura cristiana – è stato tempestivo nel creare un confronto giudiziario che sa già di sfida tra toghe, tra due opposte visioni del problema migranti come già avvenuto tra Procura di Locri e Gip sui 21 capi d’imputazione contestati all’ex sindaco Domenico Lucano (vedi link articolo a fondo pagina): una visione, quella del Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha aperto l’indagine sul ritardato sbarco degli immigrati irregolari recuperati dalla nave Diciotti della Guardia Costiera, influenzata dal pathos buonista di un’accoglienza umanitaria senza distinguo, al di là dei rigori normativi; l’altra, quella del Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che è invece orientata a trovare le prove di un traffico internazionale di essere umani, finalizzato a rifornire manovalanza a varie tipologie di criminalità organizzata in differenti ambiti delinquenziali che spaziano dallo sfruttamento della prostituzione fino allo spaccio di droga, attività gestite dalla mafia nigeriana di Black Axe e Maphite ormai strapotenti in Sicilia (e giunte coi barconi, vedi altro link in fondo a pagina), fino al lavoro nero gestito dai caporalati para-mafiosi ed addirittura al terrorismo di matrice religiosa con l’approdo in Italia di jihadisti pronti a costituire cellule dormienti per attentati in tutta Europa. Viene ovviamente da domandarsi cosa sarebbe accaduto se il caso Diciotti non fosse finito sotto la giurisdizione territoriale di un pm come Zuccaro, il quale non solo è attento ai risvolti penali delle migrazioni ma lui stesso fece sequestrare la nave di una Ong indagando l’equipaggio per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Mentre un giornalista, come chi scrive, comprende l’enorme portata di questa macroscopica divergenza di orientamenti nell’azione giudiziaria che palesano il rischio, sovente divenuto realtà in Italia, che in una Procura sia reato ciò che in un’altra non lo è, che fa il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al secolo il Capo di Stato Sergio Mattarella? Fa politica di chiacchiere su ogni tematica cara al qualunquismo politicamente corretto incurante delle conflittualità istituzionali che proprio la questione migranti sta scatenando nella penisola. Ma vediamo i fatti…
LA NAVE DICIOTTI SIMBOLO DEL PM PROMIGRANTI
«Sono onorato di tornare in questa terra. Questo è il posto di Pirandello e Sciascia. L’agrigentino ha questo peso sulle spalle, quando arriva in un ufficio pubblico non va allo sportello ma cerca l’amico. E’ una terra che registra un alto numeri di reati contro la pubblica amministrazione è una terra di affarismi, dove non prospera una sana imprenditoria. Ma non dimentichiamo che è anche terra di frontiera. Terra di accoglienza per un flusso di migranti disperati che fuggono dalle guerre. Cercherò di avere grande attenzione e grande rispetto, in modo che il prodotto finale sia costituito da una sentenza giusta e certa, come il popolo si aspetta». Questo fu il discorso di insediamento del pm Luigi Patronaggio nella Procura di Agrigento. Affermazioni e convinzioni, quelle sui migranti, che cozzano apertamente con la linea del Ministro dell’Interno e vicepremier che mira a trovare soluzioni concrete all’invasione dei migranti perlopiù clandestini; come rilevano le statistiche, infatti, il 70 per cento dei richiedenti asilo si vede respingere la domanda e la sua permanenza in Italia diviene pertanto illegale. Ecco perché il leader della Lega, nella sua funzione governativa di garante della sicurezza pubblica e nazionale, decise di ritardare di cinque giorni lo sbarco di 150 migranti su 177 (i 27 minori sono stati fatti scendere subito, tuti gli altri sono scesi solo sabato sera) dalla nave Diciotti, approdata a Catania dopo un lungo braccio di ferro tra il Viminale e la Guardia Costiera che li aveva salvati in acque non italiane bensì nella zona Sar (search and rescue) di Malta.
ARCHIVIAZIONE PER SALVINI, ALLARME SU ONG E SCAFISTI
Proprio questa circostanza del salvataggio nelle acque maltesi è tra le motivazioni della richiesta di archiviazione formulata dal Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, nei confronti dell’indagato ministro Salvini il cui comportamento fu «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui, secondo la convenzione Sar internazionale, sarebbe spettato a Malta indicare il porto sicuro». Ecco quindi che un altro pm, che ha ricevuto gli atti dell’indagine dal Tribunale dei Ministri di Palermo per competenza territoriale, evidenzia quella situazione di emergenza immigrazione sotto gli occhi di tutti e dallo stesso Zuccaro più volte pubblicamente denunciata: «Bisognerebbe eliminare il traffico di migranti verso la Libia e per questo dico che il sistema dei soccorsi in mare, delle Ong, risponde a una logica sbagliata. Costringe le persone a consegnarsi nelle mani di criminali. Questo è profondamente sbagliato, non risponde al senso di umanità, né di solidarietà – dichiarò il Procuratore di Catania in un’intervista a Il Messaggero del giugno scorso – Le Ong fanno parte di un sistema profondamente sbagliato, che affida la porta d’accesso all’Europa a trafficanti che sono criminali senza scrupolo. Non parlo di inchieste in corso, ma di un fenomeno generale». Un anno prima, nell’aprile 2017, alla trasmissione Agorà di RaiTre aveva lanciato un ipotesi investigativa ancora più grave: «A mio avviso alcune ong potrebbero essere finanziate da trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Moltiplicate 8.500 per 600 euro circa che è il costo di ogni viaggio: sono cifre significative in tre, quattro giorni». Parole che avevano suscitato le reazioni sdegnate del Governo Gentiloni tanto da indurre il pm a correggere il tiro affermando che fossero solo «ipotesi di lavoro, che non sono al momento prove».
LE INUTILI INTERCETTAZIONI DEI SERVIZI SEGRETI SU ONG E SCAFISTI
A sostegno delle tesi del procuratore distrettuale etneo sulla complicità Ong-scafisti un dettagliato articolo di Giuseppe De Lorenzo su Il Giornale del 28 aprile 2017: «Le registrazioni di cui dispone il pool di magistrati catanesi arrivano dagli 007 tedeschi ed olandesi. Per diventare giuridicamente delle “prove”, cioè utilizzabili in Aula, dovrebbero provenire da organi di polizia giudiziaria. Zuccaro da tempo lamenta mancanza di risorse sufficienti, e finalmente il governo potrebbe concedergli qualche uomo in più. Ma per ora i documenti di cui dispone sono carta straccia di fronte a un giudice». Era stato lo stesso Zuccaro in una dichiarazione al sito LiveSicilia a mettere sulla buona pista i cronisti: «Alcune agenzie che non svolgono attività di polizia giudiziaria hanno documentato i contatti ma si tratta di atti che non posso utilizzare processualmente, anche se mi danno la conoscenza certa che questo avviene». Le agenzie cui faceva riferimento erano i servizi segreti: una rivelazione che creò anche un imbarazzante equivoco nella Lega. Salvini infatti affermò pubblicamente che gli 007 avevano un dossier su tali connessioni Ong-trafficanti ma il leghista Giacomo Stucchi, senatore della Lega Nord e presidente del COPASIR (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che vigila sui servizi segreti), il 2 maggio 2017 aveva diffuso una nota in cui smentiva l’esistenza di un qualsiasi dossier sul caso: «Con riferimento alle notizie circolate circa l’esistenza di un rapporto (dossier) predisposto dai Servizi segreti italiani e attestante rapporti tra scafisti e ONG per il controllo del traffico dei migranti nel Mediterraneo, dopo le verifiche del caso, alla luce di informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento». Una smentita che portò molti giornali e siti d’informazione a gridare alla “bufala” privandoli del desiderio di appurare che quei dossier esistevano ma erano degli 007 stranieri; una smentita che ebbe molto più peso dell’interrogativo implicito conseguente: perché i servizi segreti italiani non hanno dossier e informazioni che le omologhe agenzie di altri paesi dell’Unione Europea hanno? Non esiste comunicazione tra gli 007 italiani e quelli stranieri dei paesi della Nato? Oppure l’argomento è ritenuto poco interessante? Un quesito che nessun parlamentare osò rivolgere allo stesso Copasir…
L’INCHIESTA OPEN ARMS SMONTATA DA CAVILLI DI LEGGE
Non è la prima volta, e certamente non sarà l’ultima, che il pm Zuccaro si trova a sostenere posizioni e interpretazioni giuridiche sulla questione migranti diametralmente opposte a quelle dei suoi colleghi magistrati. Se oggi è lui a divenire il difensore di un Ministro dell’Interno nel caso Diciotti nei mesi scorsi era stato il grande accusatore di una delle inchieste pilota più scottanti sull’immigrazione clandestina ed il traffico di esseri umani. Fu la Procura di Catania da lui guidata nel marzo 2017 a disporre il sequestro della nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms approdata al porto di Pozzallo il 18 marzo per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina perché, secondo il pm, da parte dell’equipaggio che aveva soccorso 215 migranti ci sarebbe stata la volontà di portarli in Italia violando leggi e accordi internazionali, non consegnandoli ai libici. Ebbene l’inchiesta, che si reggeva su elementi circostanziati, fu smontata pezzo per pezzo dai vari organi giudicanti che si trovarono ad analizzarla ancora in fase di istruttoria, soprattutto in virtù di cavilli di legge. Il Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, il 27 marzo confermò il sequestro come richiesto dal procuratore Zuccaro ma non ritenne sussistesse l’ipotesi di reeato dell’associazione per delinquere ma soltanto quella di immigrazione clandestina, inviando gli atti alla Procura di Ragusa per competenza. Ciò avvenne in virtù di un cavillo, come rivelato dal giornalista Sergio Scandura, inviato di Radio Radicale, che, con lo scrupolo che avrebbe avuto un addetto stampa della stessa Ong, seguì tutta la vicenda dell’imbarcazione spagnola fin dai primi delicatissimi momenti delle operazioni di salvataggio a largo della Libia: «il Gip di Catania ha annullato gli interrogatori fatti ai membri della nave di Open Arms a Pozzallo, per 10 ore. Erano già indagati e quindi non potevano tenersi come “sommarie informazioni” senza la presenza dei difensori». Il caso giunse a Ragusa dove il Gip Giovanni Giampiccolo dispose il dissequestro della nave asserendo che «le operazioni Sar di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare dei migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro come previsto dalla Convenzione Sar siglata ad Amburgo il 1979». E per il giudice un luogo sicuro è quello «dove la vita delle persone soccorse non è più minacciata e dove è possibile fare fronte ai loro bisogni fondamentali, come cibo, riparo e cure sanitarie» rimarcando che «informazioni disponibili, in Libia avvengono ancora gravi violazioni dei diritti umani».
LE INCHIESTE SULLE ONG ARCHIVIATE
L’indagine è ancora pendente ma rischia di fare la fine di altre già archiviate nel giugno scorso, su richiesta della Procura di Palermo, e condotte dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri, che avevano come oggetto due diversi procedimenti penali: uno avviato a maggio del 2017 dopo lo sbarco, a Lampedusa, di 220 migranti salvati dalla Ong Golfo Azzurro; l’altro aperto dopo una segnalazione della Guardia di Finanza che ipotizzava delle “incongruenze” nel comportamento della Sea Watch in occasione del soccorso portato, ad aprile del 2017, a un’imbarcazione in avaria. «Il primo “caso” – scrive Tg24 Sky sul suo sito – scoppia quando, sentiti dalla polizia, i profughi raccontano di essere stati raggiunti, durante la traversata, da imbarcazioni con a bordo alcuni europei che avrebbero tranciato i cavi di avviamento dei motori. Successivamente sarebbero arrivati libici per recuperare i motori dei gommoni».
I QUESITI DI SALVINI ATTENDONO RISPOSTA
A fronte di numerose inchieste, dunque, nulla di fatto sebbene i servizi segreti stranieri abbiano le prove di alcune correlazioni tra Ong e scafisti, intercettazioni telefoniche ne attestino il dialogo e numerosi filmati provino la puntualità degli incontri tutt’altro che casuali tra i gommoni e le navi delle organizzazioni umanitarie. Nulla di fatto, però, anche sul fronte delle indagini per sequestro di persona a carico del ministro Salvini che in diretta Facebook ha letto la comunicazione di richiesta di archiviazione ponendosi poi numerose domande: «Mi auguro che la richiesta del procuratore (di Catania, ndr) sia accolta: io andrò avanti lo stesso. Mi pongo la domanda: ma chi ha indagato, cosa ha indagato? Lo dico con tutto il rispetto per la separazione delle carriere, senza intromettermi: il procuratore di Agrigento, Patronaggio, perché ha indagato? Quanto è costata quest’inchiesta? Quante persone ha coinvolto? Quanti uomini della giustizia e delle forze dell’ordine sono stati allertati per un reato che non esisteva? C’è da fare una riflessione anche su come funziona la giustizia in Italia».
Una riflessione che dovrebbe fare in primis il Consiglio Superiore della Magistratura andando a verificare se vi fossero i presupposti per questa inchiesta. Ma è assai probabile che si debba attendere il cambio dei vertici del Csm visto che il presidente del Csm è l’ex ministro Pd Mattarella ed il suo vice l’ex deputato Pd David Ermini: due esponenti del partito che ha governato l’Italia per 7 anni lasciandola allo sbando nell’emergenza immigrazione clandestina.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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https://tg24.sky.it/cronaca/2018/06/19/inchiesta-ong-archiviazione.html