DOPO LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA
FURONO BEN 95 MILIONI I MORTI
DELLE DITTATURE FALCE E MARTELLO
IDEATE DAGLI ILLUMINATI DI BAVIERA
TRA LORO ANCHE LE VITTIME DELLE FOIBE
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
In copertina Mayer Amschel Rothschild, fondatore dell’omonima dinastia di banchieri e degli Illuminati di Baviera, accanto a Lenin
«Era il 7 novembre del 1917 (il 25 ottobre secondo il calendario giuliano) quando dall’incrociatore Aurora fu sparato il primo colpo di cannone (a salve) che diede simbolicamente il via alla Rivoluzione. Un evento per decenni idealizzato dalla propaganda sovietica. Niente di eroico come raccontò Eisenstein e niente di drammatico e sanguinoso, come aveva previsto Lenin nei suoi piani».
Cominciò così la Rivoluzione Bolscevica, così definita perché bolshinstvo in russo significa “della maggioranza” ed oggi in italiano ha assunto il concetto generico di rivoluzionario. Cominciò così un Regime del Terrore mondiale che era germogliato proprio con l’analogo periodo della Rivoluzione Francese del sanguinario Maximilien de Robespierre e con l’esperienza fallimentare della Comune di Parigi che aveva visto proprio Vladimir Il’ič Ul’janov, al secolo semplicemente Lenin, in Francia a studiarne gli erudimenti poi trasferiti nell’omonimo libro.
Se oggi un centinaio di integralisti comunisti italiani – in molto simili agli estremisti islamici per fanatismo ideologico con l’unica differenza di non usare più armi e bombe dopo la dura repressione dei loro antenati delle Brigate Rosse – può inneggiare liberamente alle Foibe minacciando i leghisti di Matteo Salvini è soltanto perché il processo di condanna internazionale del comunismo non solo non è mai avvenuto ma non è mai nemmeno iniziato sebbene questa filosofia socialista applicata in modo tirannico da vari dittatori (Stalin, Mao, Pol Pot, Tito, Fidel Castro ecc) abbia mietuto in 75 anni di fin troppo longeva esistenza ben 95 milioni di morti.
IL NEGAZIONISMO DEI REGIMI TOTALITARI COMUNISTI
Il bilancio delle vittime comuniste è comunque in continuo aggiornamento per le almeno 70mila pene capitali eseguite dalla Repubblica Cinese tra il 1993 ed il 2016, secondo dati comunque parziali e stimati per difetto dalle organizzazioni umanitarie (Amnesty International e Dui Hua Foundation) in quanto il governo di Pechino mantiene segreto il numero delle esecuzioni.
Tra le condanne a morte si annidano parecchi casi di matrice ideologica essendo facile per le autorità giudiziarie cinesi affibbiare a chicchessia uno dei 48 reati per cui è prevista la pena capitale.
Basti pensare che uno dei protagonisti della rivolta della piazza Tienanmen del 1989, l’operaio venticinquenne Miao Deshun, era stato condannato a morte con l’accusa di incendio: solo per avere lanciato un cestino su un carro armato che già bruciava. La sua pena fu poi convertita in ergastolo ma è stato rilasciato nel 2016, dopo 25 anni di prigionia che lo hanno distrutto psicologicamente.
«Si parla infinitamente più di nazismo e di fascismo, benché la storia di quei regimi risalga alla prima metà del secolo, si chiuda quasi mezzo secolo prima del comunismo e riempia solo un ventennio o poco più della storia di singoli paesi – ha scritto bene ieri Marcello Veneziani in un suo editoriale (link a fondo pagina) – Quando si parla del comunismo prevale l’uso di riferimenti parziali o derivati diversamente nominati; ad esempio quando si parla di totalitarismi, il riferimento d’obbligo e sostitutivo è allo stalinismo, più raramente al maoismo. Raramente si usa parlare di comunismo – soprattutto a proposito di terrore e totalitarismo, deportazione e repressione – come se si volesse salvare l’immacolata purezza dell’idea dagli orrori della storia».
Un esempio eclatante della cautela con cui si affronta il totalitarismo dei paesi comunisti giunge ancora da Tienanmen: Chai Ling, una delle ragazze leader della rivolta, che oggi vive negli Usa ed ha fondato un’organizzazione no profit, è stata due volte candidata al Nobel per la Pace ma non le è mai stato assegnato.
Quel riconoscimento doveva andare a Barack Obama, icona di quei Democratici che sono l’evoluzione elitaria del comunismo, un presidente così pacifista che per imporre la Democrazia plutocratica nel mondo ha bombardato mezzo medioriente finanziando ribelli siriani e persino gli integralisti islamici al punto da favorire la nascita e proliferazione dell’Isis.
IL 40MILA MORTI DEL REGIME DEL TERRORE FRANCESE
Karl Marx sosteneva che il 1793 fu l’apogeo del processo di emancipazione del cittadino iniziato con la Rivoluzione Francese: fu quando il proletariato prese il controllo della rivolta borghese appoggiando Robespierre che instaurò il Comitato di Salute Pubblica ed il Regime del Terrore al quale vengono attribuite circa 40mila morti.
«Lo studio più preciso sul numero complessivo di vittime del Terrore è quello di Donald Greer, che calcola 16.594 sentenze di condanne a morte emesse ed eseguite dal Tribunale rivoluzionario e da altre corti di giustizia rivoluzionaria, per un totale di circa 17mila morti attraverso la ghigliottina – si legge in Wikipedia – A questi vanno aggiunte le vittime delle numerose esecuzioni senza sentenza, soprattutto nel corso delle repressioni di Lione e Tolone, e le vittime di guerra, che porterebbero il totale a 35 000-40 000 morti».
Perché indugio sulla Rivoluzione Francese? Perché fu quello il primo moto distruttivo della filosofia socialista che ebbe la sua piena espressione ideologica nella breve e tremenda esperienza della Comune di Parigi (1871).
Come tale si definisce il governo socialista che diresse Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871 in rivolta contro l’Impero Francese di Napoleone III dopo le sconfitte militari contro la Prussia: il 4 settembre 1870 la popolazione di Parigi impose la proclamazione della Repubblica, contando di ottenere riforme sociali e la prosecuzione della guerra. ma quando il governo, attraverso l’Assemblea nazionale. impose la pace e minacciò il ritorno della monarchia fu cacciato da un’insurrezione che il 26 marzo 1871 elesse direttamente il governo cittadino, sopprimendo l’istituto parlamentare.
La Comune adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, eliminò l’esercito permanente e armò i cittadini, stabilì l’istruzione laica e gratuita, rese elettivi i magistrati, retribuì i funzionari pubblici e i membri del Consiglio della Comune con salari prossimi a quelli operai, favorì le associazioni dei lavoratori ed iniziò il massacro degli oppositori, quali i cittadini fedeli al Governo legittimo e i religiosi. La rivolta fu duramente repressa dall’esercito nazionale del Maresciallo di Francia, Patrice Mac Mahon, il 21 maggio ma restò nel cuore di Lenin che ne prese spunto per la fondazione nel 1912 del Partito Comunista dell’Unione Societica (Pcus) e la Rivoluzione Bolscevica.
GLI ILLUMINATI, LA MASSONERIA E LA RIVOLUZIONE FRANCESE
Chi è più addentro agli studi sulla Massoneria conosce bene gli Illuminati di Baviera e la tesi secondo la quale furono proprio loro ad ordire la Rivoluzione Francese. Un corriere degli Illuminati di nome Johann Jakob Lanz, un ex sacerdote cattolico, viene ucciso da un fulmine nerl 1785 mentre sta attraversando a cavallo la città di Ratisbona.
Esaminando il contenuto della sacca della sua sella, i poliziotti scoprono l’esistenza dell’Ordine degli Illuminati, e trovano piani dettagliati riguardanti l’imminente Rivoluzione Francese. Le autorità bavaresi allertano il governo francese sul disastro imminente che però non tiene conto di questo avvertimento. La polizia bavarese arresta tutti i membri dell’Ordine degli Illuminati che riesce a scovare, ma Weishaupt e altri adepti riescono a nascondersi e a sottrarsi all’arresto.
Ma chi sono gli Illuminati? Nel 1777 il banchiere ebreo Mayer Amschel Rothschild (1744-1812) riunisce dodici dei suoi amici più influenti e li convince del fatto che se uniranno le loro risorse, potranno dominare il mondo. Questa riunione ha luogo a Francoforte, in Germania. Rothschild informa anche i suoi amici di aver trovato il candidato perfetto, un individuo dotato di un incredibile intelletto e di grande ingegnosità, per guidare l’organizzazione che ha progettato: quest’uomo è Johann Adam Weishaupt (1748-1830).
Il primo maggio 1776 lo stesso Weishaupt fonda la Società Segreta chiamata Ordine degli Illuminati. Weishaupt fu docente di Diritto Canonico all’Università di Ingolstadt, in Baviera. Gli Illuminati cercano di stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. I loro obiettivi sono i seguenti: abolizione di tutti i governi legittimi: abolizione della proprietà privata, abolizione dell’eredità, abolizione del patriottismo, abolizione della famiglia, abolizione della religione, creazione di un Governo Mondiale.
Gli Illuminati presero spunto ed ispirazione dalla caratteristiche di una società segreta come la massoneria, nata ufficialmente il 24 giugno 1717 con la Grande Loggia di Londra (o d’Inghilterra), ma si ritennero “superiori” ai framassoni per ideologie e temerarietà: in pratica una sovraloggia occulta ed elitaria come fu la moderna P2.
La loro attività fu falciata sul nascere dalle inchieste giudiziarie che condannaro a morte Weishaupt il quale riuscì però a sfuggire alla giustizia (gli accoliti avevano membri anche tra i magistrati) grazie al rifugio che gli offrì a Gotha un aristocratico di alto livello della massoneria e degli Illuminati: il duca Ernesto II di Sassonia-Gotha-Altenburg.
Costui nel 1774 era divenuto massone nel sistema di Zinnendorf e membro della loggia di Gotha Zum Rautenkranz; nel 1775 divenne Gran Maestro della Gran Loggia di Germania e nel 1783 membro dell’Accademia degli Illuminati bavarese con il nome Quintus Severus e/o Timoleone, nel 1784 divenne Supervisore dell’Abessinien (nome per l’Alta Sassonia).
Tre anni dopo accolse il fuggiasco Weishaupt che sotto lo pseudonimo Spartacus pubblicò diversi libri sulla sua organizzazione. A tradurli fu Johann Joachim Christoph Bode, primo referente della setta in Turingia, che diventò il nuovo coordinatore degli Illuminati e strinse sempre più forti contatti con la loggia Les Amis réunis, la loggia dei Philalèthes a Parigi, al cui convegno partecipò nel 1787 sancendo di fatto la prosecuzione del propaganda degli ideali degli Illuminati all’interno della massoneria stessa, facente capo alla Grande Loggia di Francia: due anni dopo ci fu la Rivoluzione Francese che secondo molti studiosi sarebbe stata decisa al Congresso di Wilhelmsbad, il castello, di proprietà di Mayer Amschel Rothschild.
I MASSONI DICHIARANO GUERRA A MONARCHIA E CHIESA
«Nel luglio del 1782 l’Ordine degli Illuminati si allea con la Massoneria durante il Congresso di Wilhelmsbad, che lo storico massone Albert Mackey definisce ‘il più importante Congresso Massonico del diciottesimo secolo” – si legge nel sito di Giacinto Butindaro La Massoneria Smascherata, zeppo di aneddoti e fonti storiche autorevoli – I partecipanti a quel Congresso dovettero giurare di non rivelare a nessuno le decisioni prese (cfr. Nesta H. Webster, World Revolution, 1921, pag. 31)».
«Gli Illuminati sono rappresentati dal Barone von Knigge, che era un massone. In quel congresso – che sancì l’alleanza della Massoneria con gli Illuminati – c’erano rappresentanti di circa tre milioni di membri appartenenti a società segrete che adottarono dei piani organizzativi formulati dagli Illuminati (cfr. Gary Allen. ‘Illumunism, The Great Conspiracy,’ American Opinion, giugno 1976, pag. 47-49). Il Congresso – a cui parteciparono anche degli Ebrei – passò anche una risoluzione secondo la quale da quel momento in poi gli Ebrei non sarebbero stati più esclusi dalle logge».
«Alla fine del Congresso i membri degli Illuminati erano completamente soddisfatti. Il nobile francese François-Henri de Virieu (1754-1793), un membro della Loggia martinista di Lione, che partecipava al Congresso, se ne andò via visibilmente scosso. Quando venne interrogato da qualcuno sui “tragici segreti” dei quali era venuto al corrente, rispose: “Non glieli confiderò. Posso solamente dirle che tutto questo è molto più grave di quanto lei pensi. La cospirazione che sta avvenendo è così progettata che sarà praticamente impossibile per la Monarchia e la Chiesa sfuggire ad essa” (M. Charles Albert Costa De Beauregard, Le roman d’un royaliste sous la Révolution: Souvenirs du comte de Virieu, 1895, pag. 43). Da quel momento il conte de Virieu poteva parlare della Massoneria solo con orrore (cfr. William T. Still, New World Order: The Ancient Plan of Secret Societies, 1990, pag. 82)».
Sappiamo benissimo cosa accadde in Francia sette anni dopo: dalla decapitazione di Luigi XVI il Borbone che fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l’attuale Place de la Concorde, dove si presentò vestito di bianco con in mano il libro dei Salmi, alle persecuzioni in Vandea con la strage di sacerdoti e cattolici.
BEATO ROLANDO: A 14 ANNI MARTIRE CRISTIANO DEI PARTIGIANI ROSSI
Un sentimento di odio, quello verso il clero, che accomuna i giacobini ai comunisti di Stalin, ai suoi seguaci polacchi che ammazzarono tra tanti altri il prete di Solidarnosc Jerzy Popiełuszko nel 1984 ed ai partigiani rossi che giunsero ad uccidere persino il quattordicenne Rolando Maria Rivi, il 13 aprile 1945, a guerra praticamente finita, solo perché cristiano e seminarista. Le parole del Conte di Virieux come il decalogo degli illuminati spiegano chiaramente perché.
MASSONI, RIVOLUZIONARI E COMUNISTI
Queste premesse erano necessarie per capire bene il fermento ideologico ma anche le forze occulte che fomentarono la Rivoluzione Francese che, come detto, divenne attraverso la Comune di Parigi, l’esempio per quella Bolscevica. Ma gli intrecci tra massoneria e comunismo non si fermano qui.
Nel 1848 Karl Marx e Friedrich Engels pubblicarono il Manifesto del Partito Comunista, poi recepito da Lenin per dare vita al Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Per i meno esperti di storia quel manifesto è l’espressione spontanea del pensiero di due filosofi sulla visione della società ideale per il benessere dell’umanità.
In realtà fu un lavoro concordato all’interno della Lega dei Comunisti nata dall’incontro del 1847 fra Engels e Karl Schapper, presidente della Germany Democratic Society di Londra, fondata nel 1840, un personaggio che merita approfondimenti. Karl Friedrich Schapper, nato il 30 dicembre a Weinbach, da un pastore protestante, iniziò le sue attività rivoluzionarie da studente a Giessen nel 1832 all’interno di Fraternità Radicale con cui partecipò a un’insurrezione conosciuta come Frankfurter Landsturm.
Gli aspiranti rivoluzionari sequestrarono un arsenale per rovesciare la Dieta di Francoforte e proclamare una Repubblica. Schapper fu imprigionato, ma dopo tre mesi riuscì a fuggire, dirigendosi verso la Svizzera dove si unì all’organizzazione radicale Young Germany, la Giovine Germania modellata e affiliata a Giovane Italia di Giuseppe Mazzini.
Nel 1834 partecipò al tentativo di Mazzini di un’invasione armata della Savoia dalla Svizzera che non ebbe successo e Schapper fu di nuovo imprigionato. Rilasciato, proseguì le sue attività politiche tanto da meritarsi l’espulsione dalla Svizzera nel 1836: andò a Parigi. Si unì alla sezione francese di Young Germany e alla League of the Banned comunista, presto ribattezzata Lega dei Giusti, in seguito rinominata Lega comunista.
Nel 1839, la Lega fu implicata in un’altra insurrezione senza successo e Schapper fu nuovamente imprigionato. Nel 1840 fu espulso dalla Francia e andò a Londra, in Inghilterra, dove riorganizzò la Lega dei Comunisti che di lì a qualche anno produsse il famoso Manifesto. Shapper, quindi, fu animatore della International Workingmen’s Association (IWA), spesso denominata Prima Internazionale (1864–1876).
Ebbene è singolare notare come il simbolo della sezione di Basilea di questa associazione sia pressochè identico al logo araldico degli Illuminati. Ma non è tutto. Shapper fu seguace e collaboratore di Mazzini che divenne uno dei più importanti massoni d’Europa, anello di congiunzione tra l’altro fratello della Grande Loggia d’Inghilterra, Lord Plamerston, segretario di Stato Britannico, e Albert Pike, generale sudista americano fondatore del Ku Klux Klan, e ritenuto il Papa americano dell’affiliazione massonica del Rito Scozzese Antico e Accettato.
MARX CONTRO DIO E MASSONE COME MAZZINI
Ma secondo fonti attendibili anche lo stesso Marx sarebbe stato massone: « Nel 1848 l’ebreo Moses Kiessel Mordekkai Levy, alias Karl Marx, scrive il Manifesto del Partito Comunista. Marx è massone, in quanto iniziato alla Loggia Apollo di Colonia (cfr. Hiram, n° 5, 1990, pag. 114), ed anche membro di un’organizzazione creata dagli Illuminati chiamata La Lega dei Giusti per conto della quale scrive il suo Manifesto – si legge ancora sul sito di La Massoneria Smascherata – Nel libro di Gary Allen e Larry Abraham dal titolo None Dare Call it Conspiracy (Nessuno Osa Chiarmarla Cospirazione, edito nel 1971 da Concord Press, Seal Beach, California), leggiamo infatti che Carlo Marx fu assunto da un gruppo misterioso che si facevano chiamare la Lega degli Uomini Giusti – che non era altro che un’emanazione o estensione degli Illuminati che erano stati costretti a ritirarsi in clandestinità dopo l’attacco sferratogli contro dalle autorità bavaresi nel 1786 – per scrivere il Manifesto Comunista. E tutto quello che fece Marx fu quindi di aggiornare e codificare quegli stessi piani e principi rivoluzionari che erano stati enunciati settanta anni prima da Adam Weishaupt, il fondatore dell’Ordine degli Illuminati (cfr. Gary Allen, , pag. 25-26)».
Se infatti si confrontiamo gli ideali comunisti, quelli espressi nel decalogo e quelli sottaciuti ma apertamente sostenuti, si trovano numerosissime analogie con quell dei seguaci di Rothschild e Weishaupt: «Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato; Imposta fortemente progressiva; Abolizione del diritto di successione; Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli; Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo; Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato» sono alcuni dei punti essenziali per Marx ed Engels che rispecchiano perfettamente i “comandamenti” sopracitati degli Illuminati di Baviera.
A questi si aggiunge la negazione del Dio della Bibbia con la famosa dichiarazione marxista: «La religione è l’oppio dei popoli». Sulla base di tale assunto il filosofo tedesco fonda il diritto di critica del popolo a Dio prima ed al Capitalismo poi, perché «il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato, cioò di quella classe che tra il suo sostentamento soltanto ed unicamente vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale» scrive insieme ad Engels nei Princìpi del Comunismo.
Singolare è notare che il Manifesto del Partito Comunista così come la Lega Comunista, la Germany Democratic Society di Shapper fiorirono a Londra, dove cent’anni prima era nata la massoneria e dove Mazzini si rifugiò l’espulsione dalla Svizzera nel 1836 dopo la fondazione della Giovine Europa a Berna che ragguppava i comitati mazziniani di Italia, Francia, Polonia e Germania dello stesso Shapper, già al suo fianco nella spedizione in Savoia.
L’italiano giunse nella capitale inglese con l’aiuto della famiglia di Mayer Moses Nathan, imparentato coi Rothschild e padre di Ernest, futuro Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1896 e Sindaco di Roma dal 1907. Mazzini fu ospitato dallo storico massone Thomas Carlyle che lo introdusse nei circoli londinesi più elitari e al cospetto dell’illustre massone (e primo ministro inglese) Lord Henry John Temple, III Visconte Palmerston e del “Comitato Rivoluzionario Internazionale”.
Questa organizzazione fungeva da coordinazione suprema di tutti i movimenti massonico-insurrezionalisti che a breve avrebbero dovuto partecipare alla rivoluzione europea.
«L’intera organizzazione massonica venne modificata dai nuovi leader e si aprì un’opportunità per Mazzini – si legge sul sito Appunti di Viaggio che ripercorre i legami tra il rivoluzionario e la società segreta – L’elite aveva infatti deciso di sfruttare l’implacabile istinto reazionario di Mazzini e di affidargli il lavoro “sporco” delle provocazioni terroristiche che avrebbero dovuto favorire la rivoluzione mondiale, una ruolo che ricoprì fino alla sua morte nel 1872. Il suo soprannome nel ramo speculativo di questo nuovo impulso reazionario massonico sarebbe stato “Emunach Memed”. A riguardo del suo acquisito nuovo livello di conoscenza delle società segrete internazionali, è quantomeno curioso riportare cosa Mazzini scrisse il 27 luglio 1844 da Londra nei riguardi dei Rothschild: «“Il Vitello d’oro è onnipotente in Francia e (James) Rothschild potrebbe diventare re, solo se lo volesse”».
IL POPOLO COME ARMA DEI BANCHIERI
«Marx è un comunista autoritario e centralista. Egli vuole ciò che noi vogliamo: il trionfo completo dell’eguaglianza economica e sociale, però, nello stato e attraverso la potenza dello Stato, attraverso la dittatura di un governo molto forte e per così dire dispotico, cioè attraverso la negazione della libertà» a dirlo fu l’anarchico russo Michail Bakunin (citazione dalla biografia di Diego Fusaro) che prese parte all’Insurrezione di Dresda del 1849 conseguente ai moti orditi in Europa ed in particolare in Germania e in Italia scoppiati nel 1848 proprio in coincidenza con il Manifesto Comunista di Marx.
Marx fece leva sulla lotta di classe istigando alla rivoluzione il proletariato per usarlo come arma contro l’aristocrazia e la borghesia affinchè si compisse il suo progetto di uno Stato dittatoriale oligarchico ed ateo, esattamente secondo la concezione degli Illuminati di Baviera.
Proprio per questo inserì nel decalogo elementi di suggestione per le masse operaie quali «moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo. Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l’agricoltura. Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e dell’industria, misure atte ad eliminare gradualmente l’antagonismo fra città e campagna. Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell’istruzione con la produzione materiale e così via».
Sappiamo benissimo come l’esperienza sovietica abbia messo il potere nelle mani di pochi esponenti del Soviet Supremo e la ricchezza in quelle di coloro che gli erano amici portando alla nascita dei famosi oligarchi russi ed ai loro omologhi in Cina: dove lo sfruttamento della maodopera è ancora oggi fonte di ricchezza per un’élite di capitalisti e causa di squilibrio economico mondiale per l’iniqua concorrenza dei prodotti.
In pratica le rivoluzioni sono servite ad arricchire ancor di più chi aveva già posizioni di privilegio ed ha sposato subito la causa, alla stessa stregua dei latifondisti siciliani divenuti poi esponenti della Massoneria e della Mafia impiantate dallo stesso Mazzini prima dell’Unità d’Italia.
Sono molteplici le fonti che, senza purtroppo possedere elementi circostanziati, riferiscono dei fiumi di denaro che furono investiti per finanziare la Rivoluzione Bolscevica, un progetto internazionale volto a minare la crescente potenza dell’Impero Russo degli Zar che, se sul piano ideologico ha preso le mosse da Marx e Bakunin, su quello gepolitico militare si è ancorato sul coinvolgimento della Russia nella Prima Guerra Mondiale accanto ad Inghilterra e Francia contro gli Asburgo.
Un vero e proprio tranello teso ai Romanov da potenze controllate dalla massoneria (che per il tramite di fratelli incappucciati angloitaliani nel governo del Regno d’Italia portò anche quest’ultimo nel conflitto) per indebolire le armate e impoverire la popolazione in modo da rendere più agevole la lungamente premeditata “rivoluzione perfetta”.
https://www.gospanews.net/2018/11/04/lopinione-iv-novembre-onore-ai-caduti-del-grande-inganno/
Il 7 dicembre 1917 Lenin, instauratosi al potere, eliminato lo Zar e le sue ricchezze rimaste nella banca dei Rothschild a Londra, dispose con un decreto che l’attività bancaria divenisse monopolio dello Stato, tutte le banche private ad azioni e gli uffici bancari privati fossero uniti con la Banca di Stato w la direzione provvisoria degli affari delle banche private fosse trasferita al Soviet della Banca di Stato. Disposizioni che portarono poi alla nascinta della Gosbank (Gosudarstvehnij Bank) prima e della Banca Statale dell’Urss nel 1923 che restarono tutt’altro che immuni dal sistema capitalistico.
«Non v’è movimento proletario – neppure i partiti comunisti – che non abbia operato nell’interesse del Danaro, nella direzione voluta dal Danaro, e per il tempo concesso dal Danaro – e ciò naturalmente senza che gli idealisti fra i capi ne avessero il minimo sospetto» scrisse lo storico e filosofo tedesco Oswald Spengler ne “Il Tramonto dell’Occidente”.
E cosi fu per la Russia come rammernta lo studioso Dagoberto Bellucci: «Fin dal 1922 , Armand Hammer (finanziere americano – ndr) negoziò con Lenin e Mikoyan a Mosca, ottenendo da parte di Henry Ford il mantenimento delle sue catene di montaggio sul territorio comunista. Nel 1920 la Chase Bank di John Rockefeller, nonno di David Rockefeller, negoziava con l’organo di Stato Prambank , la creazione di una camera di commercio sovietico-americana».
«Questa istituzione, sorta nel 1922, venne diretta da Renè Schley, uno dei vicepresidenti della Chase Bank. L’istituto bancario della famiglia Rockefeller appariva, insieme all’Equitable Trust Company, appartenente al fondatore della Standard Oil, come il più impegnato nelle operazioni di credito con il nuovo regime rivoluzionario di Mosca. Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato, “Kuhn, Loeb and Company”, il più grosso finanziere newyorchese, partecipa al finanziamento del primo piano quinquennale, dopo aver funzionato come banca di deposito per il governobolscevico, che vi aveva trasferito tra il 1918 e il 1922 più di 600 milioni di rubli in oro».
L’obiettivo della massoneria angloamericana, trait d’union del progetto del Nuovo Ordine Mondiale tra Mazzini, Lord Palmerston e Pike, era raggiunto: attraverso l’iperburocratica e ingessata struttura statalista sovietica disegnata da Lenin le possibilità di espansione della Russia e quindi di competizione con Gran Bretagna e Stati Uniti d’America erano ormai compromesse e pertanto nulla vietava di farvi affari.
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Nel fratempo il controllo dei due paesi anglosassoni era sempre più nelle mani della finanza mondiale per il tramite rispettivamente di Banca d’Inghilterra e Fed, a loro volta controllate dall’impero finanziario Rothschild. La profezia pronunciata da Mayer Amschel Rothschild il 27 luglio 1694, al momento della fondazione della Banca d’Inghilterra, si era avverata: «Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi farà le sue leggi».
Si era avverata a tal punto che lo stesso Stalin per coltivare le proprie mire imperialiste durante la Seconda Guerra Mondiale si vide costretto a fare entrare finanzieri ebrei privati nella Banca statale dell’Urss mantenendo però stretto riserbo sull’operazione per non allertare il popolo.
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Rianalizzando tutto ciò vien da pensare che la Guerra Fredda e i conflitti russo-americani del XX secolo nei paesi asiatici furono solo schermaglie volte a giustificare la corsa agli armamenti e i colossali movimenti finanziari conseguenti: non è una novità che i banchieri mondialisti abbiano finanziato, ovviamente con prestiti al limite dell’usuraio, sia il Terzo Reich di Adolf Hitler che gli Alleati e, prima ancora, sia gli Unionisti del Nord che i Confederati del Sud nella Guerra di Secessione americana.
L’OLOCAUSTO COMUNISTA E LE FOIBE
Al di là delle conseguenze socioeconomiche determinate dal Comunismo sono assolutamente sottovalutati nell’opinione pubblica mondiale come in larga parte della storiografia i crimini di questa visione socialista che, come abbiamo visto, è figlia di un progetto rivoluzionario definito con strategia filosofica-politica-economica-militare dalla massoneria internazionale.
Il Libro Nero del Comunismo (Le Livre Noir du Communisme: Crimes, terreur, répression, pubblicato nel 1997 dalla Éditions Robert Laffont), a cura dello storico Stéphane Courtois, è una raccolta di saggi sugli Stati comunisti e sui crimini e abusi compiuti dai regimi di tali stati. I testi sono stati scritti da diversi ricercatori del CNRS francese, alcuni già collaboratori di François Furet, autore di una precedente pubblicazione sull’argomento, ossia Il passato di un’illusione.
Nel Libro nero Courtois ha contato la seguente enumerazione delle vittime, per un totale di poco inferiore ai novantacinque milioni di morti: Unione Sovietica, 20 milioni di morti, Cina, 65 milioni, Vietnam, un milione di morti, Corea del Nord e Cambogia, 2 milioni per ciascuno stato, Europa dell’Est, un milione di morti, America Latina, 150mila morti, Africa, un milione e 700mila morti, Afghanistan, un milione e 500mila morti, Movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10mila morti.
Tra le vittime europee vanno senz’altro citate le circa 11mila dei massacri delle Foibe ovvero gli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia, Giulia e della Dalmazia, avvenuti tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra (1943-1945), da parte dei partigiani jugoslavi e dall’OZNA, con l’autorizzazione dei partigiani italiani. Il nome deriva da cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell’Istria): grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia-Giulia sono chiamati “foibe”.
Al massacro seguì l’esodo giuliano-dalmata, ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana da quei territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Si stima che gli emigrati dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250mila e le 350mila persone.
Un esodo biblico, un olocausto di 11mila persone che oggi viene vilipeso da qualche centinaio di studenti di sinistra e anarchici dei centri sociali, proseliti del Bakunin di turno, integralisti del pugno sinistro alzato, nostalgici dei combattenti proletari ma, più di tutto, ignoranti come asini al punto da non sapere che dietro la Rivoluzione Bolscevica di cui cade oggi l’anniversario e dietro il comunismo c’è stata la regia dei capitalisti massoni del Nuovo Ordine Mondiale.
Gli stessi mondialisti che oggi fomentano le rivoluzioni arancioni per la democrazia e la libertà mandando in trincea il magnate George Soros, volto scoperto della finanza che ha armato i ribelli in Ucraina (10mila morti) come in Siria (500mila), che vuole la disgregazione degli stati sovrani come Weishaupt la volle del Regno di Francia e Lenin dell’Impero Russo, affinchè non ci siano intralci e mediatori tra la plutocrazia, il governo della ricchezza, ed il popolo bue.
Soros mira quindi ad essere sempre più plutarca (chi governa coi soldi) in ogni parte del mondo. Se oggi i mondialisti possono ancora suggestionare le coscienze (oltrechè i portafogli dei manifestanti prezzolati), è anche e soprattutto perché la storia del comunismo non è stata ancora censurata con sdegno dalle varie istituzioni mondiali più o meno utili come Onu, Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo e organizzazioni umanitarie varie.
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Se tutto ciò può accadere è perché non è stato insegnato a scuola, perché i libri li hanno scritti e li scrivono ancora gli idealisti del comunismo, che è stato un regime totalitario sanguinario ancor peggiore del Nazismo soprattutto per numeri di morti. I gulag sono esattamente come i lager, le Foibe come Auschwitz: ma qualche delinquente idiota può offendere i morti dell’olocausto di Tito senza che nessuno lo incrimini per apologia di reato come capita invece agli estremisti nazifascisti. Un infame doppio martirio per migliaia di italiani.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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