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SCONTRO POLITICO SUL NO-GENDER

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IL PIDDINO GARANTE DELLA PRIVACY 
CONTRO IL MINISTRO SALVINI:
BOCCIA “PADRE” E “MADRE”
SULLA CARTA D’IDENTITA’.
MA PER I FURTI DATI FACEBOOK
FA SOLO PAROLE E… GUADAGNI
GRAZIE AL LIBRO SUI SOCIAL

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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E’ davvero curioso che sia proprio un medico, quindi un esperto di scienza, a negare il concetto di padre e madre pur di difendere la cultura No-Gender sbandierata dal popolo dei Lgbt, cui di recente si sono aggiunti i Queer, ovvero coloro che in ossequio al termine inglese che significa “bizzarro” non vogliono definire la loro identità di genere e di orientamento sessuale in una libera transumanza che travalica il concetto di eterosessuale. Non è affatto una sorpresa che a bocciare il ritorno delle parole papà e mamma, capaci di resistere nella storia al diluvio universale ed alle invasioni barbariche ma non al governo del Pd di Matteo Renzi che alla chetichella inserì nei moduli del Ministero dell’Interno per la carta d’identità le parole “genitore 1” e “genitore 2”, sia proprio un esponente di spicco del Pardito Democratico a conferma di una battaglia che ha odore politico più che consistenza burocratica. E’ infatti l’ex capogruppo Pd alla Camera, Antonello Soro (già Sindaco di Nuoro e nella vita primario di medicina e chirurgia) a dare parere negativo alla sostituzione delle indicazioni ambigue del sesso del genitore volute dai politici amanti del No-Gender per il ritorno delle parole padre e madre come voluto dal nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nella veste di Garante per la Privacy ha bocciato il cambiamento dei moduli per il rilascio della carta di identità elettronica per i figli minorenni.

IL CAMBIAMENTO VOLUTO DA SALVINI

Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, Ministro dell’Interno

Va rimarcato che l’utilizzo delle parole “1° genitore” e “2° genitore”, adottate dalla Francia nel 2012 con un’apposita legge, in Italia è apparso solo in una circolare del Viminale inviata ai Comuni il 27 febbraio 2018 in vista delle consultazioni elettorali e lì è rimasta senza nessuna legittimazione ulteriore. Tanto da suscitare l’immediato sconcerto di Salvini non appena si insediò come Ministro dell’Interno: «Mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano “genitore 1” e “genitore 2”. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione “madre” e “padre”. È una piccolo segnale ma farò tutto quello che è possibile e che è previsto dalla Costituzione. Difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna» dichiarò il vicepremier della Lega in un’intervista al giornale cattolico on line La Nuova Bussola Quotidiana. Ma ilo Viminale era poi rivolto all’Autorità perché si pronunciasse sullo schema di decreto destinato a riformare la modulistica.

La modulistica del Viminale per la carta d’identità elettronica

Orbene la modifica, che in precedenza non passò ad alcun vaglio per inserire genitore 1 e 2, ora deve invece superare le forche caudine del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali che probabilmente ci tiene a non fare brutte figure con Bruxelles essendo dal 2014 Vice Presidente del Gruppo di Lavoro che riunisce le Autorità per la privacy dei Paesi Ue. Con il parere, datato 31 ottobre e pubblicato sul sito ufficiale www.garanteprivacy.it, l’Authority guidata da Antonello Soro ha rilevato diverse criticità che servono soprattutto a riaccendere la polemica sui giornali ma non allarmano Salvini: «Noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà».

LA BATTAGLIA POLITICA SULL’ANTISCIENTIFICO GENDER

Il presidente dell’Authority sulla Privacy Antonello Soro, già ministro ai Rapporti con il Parlamento nel governo Veltroni e capogruppo alla Camera per il Partito Democratico

A questo punto c’è da attendersi uno scontro che assume una valenza tutta politica: da una parte il ministro leghista che vuole difendere la cultura della famiglia tradizionale forte anche della sua fede cristiana apertamente dichiarata, dall’altra l’ex ministro Pd (governo Veltroni) che negando i principi del suo trascorso nella Democrazia Cristiana si cala con rigorosa scrupolosità nel caso che contrappone le due differenti visioni del mondo a dispetto di ogni fondamento scientifico. Eloquente, infatti, una sintesi fatta dal quotidiano Avvenire sul concetto no-gender in un articolo tratto da “Noi Genitori & Figli” del febbraio 2015. Si comincia con la definizione di gender: «Un insieme di teorie fatte proprie dall’attivismo gay e femminista radicale per cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. Vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad usa costrizione culturale. L’identità sessuata, cioè essere uomini e donne, viene sostituita dall’identità di genere: “sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico – scrive Avvenire – La scienza ci dice che la differenza tra maschile e il femminile caratterizzano ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale. La “varietà” pretesa dalle associazioni LGBTQ non ha alcun fondamento scientifico e anzi confonde patologie (i cosiddetti stati intersessuali) con la fisiologia (normalità)».

IL PERICOLO DI LEGITIMARE LA GENDERCRAZIA

Il giornale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) si sofferma soprattutto ad analizzare la pericolosità di questa filosofia di pensiero: «Pretende non solo di influire sul modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua (decreto legge Scalfarotto); impone atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi dei modelli familiari normali): è un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia)». Ragionamenti che stanno alla base del pensiero dello stesso Ministro dell’Interno e di quanti non vogliono rinunciare ai valori tradizionali per fare posto alla cultura di una minoranza.

E SU FACEBOOK ARRIVA ANCHE IL GENDER “FEMMINIELLO”

In soli due anni 8mila famiglie omosessuali in Italia: innumerevoli le adozioni di bambini con la pratica dell’utero in affitto. Ecco un momento del corteo delle famiglie Arcobaleno a Piazzale Cadorna, Milano, il 14 aprile 2016. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Sconcerta il fatto che proprio un uomo di scienza medica come il professor Soro sembri voler rinnegare la biologia cellulare del Dna pur di tutelare la linea guida del partito che ha fatto diventare legge le Unioni Civili tra persone dello stesso sesso ma, fortunatamente a giudizio di chi scrive, non è riuscito a deliberare l’equiparazione con il matrimonio tra uomo e donna e, soprattutto, l’adozione. Tanto che i numerosi episodi di registrazione in Comune di figli adottati da copie gay o lesbiche sono oggetto di verifiche, essendo molti di questi conseguenti anche all’adozione di baambini nati grazie ad un utero in affitto, pratica assolutamente illegale in Italia ma perfettamente lecita in altri paesi del mondo che hanno manifestato idee molto più aperte anche sulla cultura No-Gender coem rileva sempre Avvenire: «Non più solo maschile e femminile. Ai generi, non corrispondenti ai sessi, esistenti in natura, andrebbero aggiunti quelli previsti dall’acronimo LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, cioè chi rifiuta un orientamento sessuale definito e si ritiene libero di variare a suo piacimento o di rimanere “indefinibile”). Ma il governo australiano ne ha riconosciuti ufficialmente 23. E Facebook USA permette di scegliere il proprio “genere” tra 56 diverse opzioni. Sembra comico ma è tragico». Nella propria identità di profilo, infatti, si può scegliere fra molteplici varianti. Non solo più semplicemente “uomo” o “donna”: la terza categoria è “personalizzata” e consente di autodefinirsi secondo la sfumatura che più si accosta al proprio essere, che più ci rappresenta: fra le varie definizioni, non solo le canoniche “bigender”, “transessuale”, “fluido”, “agender”, “intersessuale”, ma anche le meno classiche e più locali come il tipico nomignolo gay napoletano “femminiello”.

GARANTE RIGOROSO CON SALVINI, CIARLIERO SUI FURTI DATI FACEBOOK

Il libro Persone in rete di Antonello Soro

La rievocazione di Facebook in un articolo sul Garante della Privacy impone il ricordo dello scandalo della compravendita di dati che nella scorsa primavera interessò 87 milioni di persone del mondo tra cui, si stima, «214.134 italiani finiti nella rete dei trafficanti di informazioni personali 57 utenti del nostro Paese hanno scaricato e installato la app progettata dal docente Kogan, in apparenza un test sulla personalità, poi finita nelle mani della società londinese» evidenziò il sito Wallstreetitalia.com. Ebbene cosa fece in quel caso il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali cui spetta anche il compito di irrogare sanzioni in cai di palesi violazioni? Fece tante belle parole alla presentazione di un suo libro sull’argomento… «Annunci di specifiche violazioni che si sarebbero succedute nel tempo ci confermano nell’idea che lo scandalo Cambridge Analytica fosse solo la punta di un iceberg. Avendo Facebook ospitato per anni forse centinaia di migliaia di sviluppatori di applicazioni, si è offerta la possibilità di cedere informazioni di milioni di utenti ai gestori di applicazioni in condizioni di totale inconsapevolezza da parte di queste persone”. Lo affermò lo stesso Antonello Soro nel giugno scorso a margine della presentazione a Roma, nell’aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari, del suo libro “Persone in rete. I dati tra poteri e diritti” (Fazi editore, 15,30 euro). «Se fosse confermato che Facebook ha ceduto ai gestori dei nostri dispositivi – smartphone, tablet, le informazioni che vengono versate nell’oceano dei dati, questo aggraverebbe ancora la posizione di Facebook ma metterebbe davvero in gioco quel rapporto fiduciario che lega questa azienda a 2 miliardi e 200 milioni di persone». Sulla questione passò all’attacco il Codacons presieduto da Carlo Rienzi che a settembre annuncitò «una battaglia legale contro il social network, con un esposto alle Procure della Repubblica di tutta Italia e al Garante per la privacy affinché indaghino sulla vicenda che, si ricorda, coinvolge anche cittadini italiani, accertando le responsabilità penali di Facebook» e lo studio della «fattibilità di una nuova class action contro l’azienda per le gravi falle nella sicurezza che non garantiscono adeguata tutela dei dati personali degli utenti e mettono a rischio la privacy dei cittadini». Provvedimenti? Al momento nessuno. L’ultimo intervento dell’Authority contro Facebook risale all’11 febbraio 2016 quandò condannò Facebook ad eliminare i dati sensibili di un utente in un profilo fake. Sulla vicenda Cambridge Analytica ancora nessuna azione concreta. La vera emergenza sociale del piddino è fare politica sui genitori 1 e 2…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/11/15/garante-privacy-boccia-padre-madre-su-carta-identita_577aaf83-9e11-47ff-97f5-883262790dff.html

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/08/10/salvini-via-da-moduli-genitore-1-2-ora-madre-padre_569a5f62-a013-4b82-9302-c40d54ba7efe.html

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/gender-cinque-punti-per-fare-chiarezza

http://www.wallstreetitalia.com/si-allarga-scandalo-facebook-a-rischio-dati-di-2-miliardi-di-utenti/

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/6/5/facebook-cambridge-analytica-soro-garante-privacy-solo-la-punta-di-un-iceberg/

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