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SPARI CONTRO LE FIGLIE DI ASIA BIBI

Asia Bibi prima dell'arresto insieme a due delle sue figlie

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ISLAMICI A CACCIA DI VENDETTA
DOPO LA LIBERAZIONE DELLA DONNA
PERSEGUITATA N PAKISTAN:
COLPI DI ARMA DA FUOCO
SULLA CASA DI PARENTI E AMICI
COSTRETTI ALLA FUGA

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Non c’è pace per la famiglia di Asia Bibi, la cristiana perseguitata in Pakistan e costretta a rifugiarsi in una località segreta dopo l’assoluzione dalla condanna a morte per blasfemia invocata a gran voce dai musulmani estremisti.

Mentre si apprende la notizia che il marito Ashiq Masih ha potuto finalmente ricongiungersi alla donna dopo 8 anni, tanta è durata la sua tremenda prigionia, c’è grande apprensione per le sue figlie che non solo ancora non sono riuscite a ricongiungersi coi genitori per motivi di sicurezza ma che sono state prese di mira dai tentativi di rappresagllia dei fanatici fondamentalisti islamici.

«Abbiamo paura. Nei giorni scorsi hanno sparato sul cancello dell’abitazione in cui ci trovavamo. Riceviamo costantemente minacce ed in più di un’occasione sono stato seguito».

È il drammatico racconto fatto alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre da Joseph Nadeem, l’uomo che sin dalla condanna della madre cristiana si è preso cura della sua famiglia. Nei giorni scorsi le forze di polizia del Punjab avevano arrestato gli imam del partito estremista Tlp che da anni organizzano manifestazioni di piazza anche violente chiedendo l’impiccagione della donna. Ma altri esponenti della comunità musulmana integralista hanno subito protestato contro gli arresti e contro l’assoluzione di Asia Bibi, ancora in attesa che qualche paese occidentale le conceda asilo politico.

 

LA PAURA PER LE FIGLIE DI ASIA BIBI

La figlia minore di Asia, Eisha, col padre Ashiq Masih e, a destra,il loro amico Joseph Nadeem

Asia e il marito sono quasi analfabeti perciò è stato Nadeem ad aiutarli nei rapporti con gli avvocati e ad accompagnare il marito e la figlia minore Eisham nei viaggi all’estero per portare la loro testimonianza ed il loro grido di aiuto: li ha seguiti anche a Roma da Papa Francesco, lo scorso febbraio, quando il Colosseo fu illuminato di rosso per iniziativa della stessa organizzazione Acs per ricordare Asia e tutti i cristiani perseguitati.

Ebbene oggi il precettore e uomo di fiducia della famiglia denuncia il fatto che le persecuzioni non sono affatto cessate ed essendo la mamma in un luogo protetto e sconosciuto agli estremisti musulmani vengono bersagliate le figlie insieme a lui ed alla sua famiglia.

«Non appena Asia è stata assolta siamo dovuti fuggire – racconta Joseph Nadeem agli operatori di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Lei e il marito sono in un luogo sicuro protetti dal governo, ma noi non potevamo stare con loro». Da allora la famiglia e le due figlie più giovani di Asia, Esha ed Eisham, hanno dovuto cambiare quattro abitazioni.

«Gli islamisti ci danno la caccia ed ogni volta che ci accorgiamo di essere in pericolo scappiamo immediatamente. Non possiamo neanche andare a comprare da mangiare. Io esco soltanto di notte e con il volto coperto».

Asia è al corrente della difficile situazione. «Io l’ho incontrata appena liberata e ogni giorno parliamo al telefono con lei. È molto preoccupata per le sue figlie».

Loro non hanno ancora riabbracciato la madre ma almeno hanno potuto sentirla da donna libera dopo 8 lunghi anni: «Non scorderò mai la loro prima telefonata – aggiunge Nadeem – Esha ed Eisham hanno pianto per ore per la gioia. Asia non vede l’ora di incontrarle e spera di lasciare presto il Paese assieme a loro ed al marito. È una donna incredibile! Ha conservato una fede incrollabile ed una fiducia infinita nel Signore. Sembrerà strano ma è lei a sostenerci in questi momenti difficili. Ci invita a non scoraggiarci e dice che rispetto a quanto lei ha passato finora, questo è solo un breve momento che passerà».

E proprio l’attenzione del mondo intero sembra essere uno dei grandi motivi di speranza: «Eisham si è commossa quando ha visto il suo videomessaggio proiettato a Venezia illuminata di rosso. Tutti noi, Asia inclusa, siamo grati a quanti levano la loro voce per denunciare la nostra situazione – aggiunge ancora il pakistano cristiano che aiuta le figlie della donna – Aspettiamo di poter lasciare presto il Pakistan per vivere in un luogo sicuro. Aiuto alla Chiesa che Soffre è stata la prima realtà ad offrirci ospitalità. E noi speriamo che le nostre due famiglie possano trascorrere questo Natale a Roma, assieme a voi».

 

PROTESTE PER GLI ESTREMISTI ISLAMICI ARRESTATI

L’estremista islamico pakistano Maulana Fzlur Rehman

Sembrava che l’energica e perentoria azione della polizia pakistan che aveva arrestato due imam del Tehreek-i-Labbaik, partito nato proprio per chiedere la condanna a morte della cristiana accusata di blasfemia per un’innocente frase su Maometto, avesse placato gli animi dei fanatici estremisti ma così non è.

IN CARCERE I NEMICI DI ASIA BIBI

Lo confermano gli spari contro l’abitazione di Nadeem dove si rifugiano le figlie di Asia, lo ribadisce la recente presa di posizione di un altro leader islamico fondamentalista.

Come riferisce la Nuova Bussola Quotidiana il 25 novembre, parlando a un incontro pubblico, Maulana Fazlur Rehman, presidente dell’alleanza dei partiti religiosi pakistani Mutahidda Majlis-i-Amal, ha ripetuto che l’assoluzione di Asia Bibi indica che il paese non è ancora libero perché la decisione è stata presa per compiacere i paesi occidentali. Ha aggiunto che gli attuali governanti del paese sono al servizio degli Stati Uniti e dell’Europa invece che del popolo pakistano: «Ma a ogni costo noi non permetteremo – ha minacciato – che facciano del Pakistan una colonia americana».

E per tutte queste ragioni ha condannato l’arresto dei militanti del Tehreek-i-Labbaik Pakistan. Si tratta di una posizione analoga a quella tenuta dallo stesso partito Tlp quando fu giustiziata la guardia giurata che uccise il governatore del Punjab, Salman Taseer, reo di essersi interessato al caso di Asia e di aver aderito alla proposta di abolizione del reato di blasfemia.

Una legge che in base alla sharia prevede la condanna a morte per impiccagione ma che di fatto non è mai stata applicata in Pakistan per la tragica circostanza che gli imputati sono stati uccisi in carcere o apperna prosciolti. Ecco perché le paure per il destino di Asia e delle sue figlie sono assolutamente fondate.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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TV2000 VIDEO: L’AVVOCATO: “NESSUN PAESE VUOLE ACCOGLIERLA”

IN CARCERE I NEMICI DI ASIA BIBI

FONTI

https://acs-italia.org/

http://www.lanuovabq.it/it/asia-bibi-attende-in-una-localita-segreta-di-lasciare-il-pakistan-confortata-dalla-solidarieta-internazionale

 

 

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