ADOZIONI GAY: RAGGI SCORNATA
SONORO SCHIAFFO DEL GRAN GIURI’
AL SINDACO DI ROMA CHE RIMOSSE
I MANIFESTI DI PROVITA
CONTRO L’UTERO IN AFFITO:
«ORA CI CHIEDA SCUSA».
L’IMPERATRICE ROMANA LGBTQ
COME MERCANTE NEL TEMPIO…
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
I manifesti contro l’utero in affitto, coi due padri ed il bimbo nel carrello della spesa, non violano nessun codice: lo ha sancito il Gran Giurì della pubblicità dando torto marcio a Virginia Raggi, Sindaco di Roma, che aveva fatto rimuovere quelli fatti affiggere da ProVita. A volte la carità cristiana dovrebbe lasciare spazio alla frusta perché quando i mercanti di subdole dottrine si accasano nel Sacro Tempio meriterebbero di essere cacciati come accadde nel Vangelo. Nessuno di noi, però, può sentirsi Gesù Cristo, figlio del Dio di Abramo ed Israele e pertanto non possiamo far altro che usare la penna come una spada per tranciare di netto gli abiti di buonista che è adusa vestire madame Raggi: oggi più che mai mercante nel tempio dell’etica umana romana, eretto dalla Chiesa Cristiana col sangue dei martiri Pietro e Paolo e profanato, è bene ricordarlo, solo dall’invasione armata nello Stato sovrano Pontificio durante la cosiddetta Breccia di Porta Pia (1870). Un assalto bellico assolutamente fuorilegge – come quello dell’Irak al Kuwait che scatenò la I Guerra del Golfo per fare paragoni – condotto da ignari Bersaglieri, autorizzato dagli stolti Savoia, per giusta nemesi finiti esuli nel loro declino, e fomentato dalla massoneria internazionale per ideali ostili all’etica cattolica esattamente come quelli del sindaco attuale che, in alcune sue posizioni morali, più che pentastellata pare pentacolata…
RAGGI DEGNA EREDE DEL SINDACO MASSONE
La prima cittadina di Roma oggi sembra degna erede di quell’anticristiano di Ernest Nathan che oltre ad essere il primo sindaco della capitale (1907) a non provenire dall’aristocrazia romana era anche espressione della massoneria angloitalica in quanto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. E la Raggi deve solo al violento sopruso ordito dagli incapucciati deisti (per loro non esiste un Dio rivelato) di allora se può poggiare il suo costoso sedere sullo scranno metropolitano più prestigioso d’Italia ed imporre a suo piacimento, proprio nella città del Papa, provvedimenti contrari ai valori cristiani quanto ad ogni minimo diritto di espressione. Anche quelli sanciti dall’articolo 21 della Costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Pur di difendere la cricca Lgbtq da cui ha attinto quei voti necessari alla sua elezione, pur di non urtare la sensibilità degli omosessuali censurò con reprimenda stalinista i manifesti di ProVita contro la folle porcata dell’utero in affitto, contraria non solo al buon senso ma, per ora, in Italia anche alla legge. Ma ora si becca lo schiaffone dal Gran Giurì della pubblicità…
«MANIFESTI DA RIMUOVERE PERCHE’ OMOFOBI»
Con la prosopopea di un imam che si sente guardiano della sharia, forte delle sue confuse convinzioni etiche, non aveva indugiato a tacciare di omofobia chi puntava il dito sul mercato dei bimbi in vendita per le coppie di gay: uomini magari intenzionati a comperare un bel maschietto per donargli tante intime coccole soprattutto nella sua pubertà, tra le mura di una casa che da focolare potrebbe trasformarsi nell’inferno di Sodoma. Contro la legge sull’utero in affitto, contro l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali che in Italia lamenta un vuoto normativo tale da consentire a funzionari comunali e giudici di fare ciò che prediligono, si è ripetutamente schierata l’associazione onlus ProVita che nei mesi scorsi lanciò la famosa campagna con post sui social e affissione di manifesti “Due uomini non fanno una madre #stoputeroinaffitto”. Ebbene la reginetta della Roma in pieno dissesto con le voragini nelle strade, gli alberi che crollano sulle auto nei viali, i bus che s’incendiano durante la corsa – Raggi di jella o folgori di Dio? – non solo si premurò di ordinare un immediato intervento a copertura dei manifesti coi due padri ed il neonato nel carrello del supermercato, ma addirittura inflisse sanzioni e dispose una memoria censoria onde evitare future simili affissioni ritenendo le campagne «omofobe e lesive dell’altrui dignità».
IL GIURI’: «QUI MANIFESTI NON OFFENDONO NESSUNO»
Ebbene l’imperatrice romana degli omosessuali oggi si prende uno solenne schiaffone sul volto ancora commosso dall’assoluzione per lo scandalo nomine (così commosso come se non ci credesse nemmeno lei…) perché la massima autorità sulla disciplina pubblicitaria ha sancito che quei manifesti non violano alcuna regola. «Ha vinto la verità, i nostri manifesti “Due uomini non fanno una madre #stoputeroinaffitto” non offendono nessuno; è la maternità surrogata piuttosto a essere “contraria all’ordine pubblico” come ha ben ribadito da poco il Procuratore Generale della Cassazione e a rappresentare una “violenza contro le donne” come ha stabilito il Parlamento»: è la dichiarazione soddisfatta del presidente di Pro Vita Antonio Brandi, e di quello di Generazione Famiglia Jacopo Coghe, dopo che il presidente del Gran Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha accertato che la campagna delle due associazioni – tra le promotrici del Family Day – non viola il suo codice.
LE ASSSOCIAZIONI PRO VITA: «RAGGI CHIEDA SCUSA»
«Ora Virginia Raggi ci chieda scusa e si renda conto che sono lei e le sue trascrizioni a non essere più ammissibili. I diritti civili non possono basarsi sul calpestamento dei diritti dei più deboli» hanno aggiunto i due presidenti. «È una bella lezione alla dittatura del politicamente corretto e alla nuova “Inquisizione buonista” – hanno concluso Brandi e Coghe – che dietro falsi slogan che inneggiano all’amore, vogliono privare un bambino della sua mamma o del suo papà. Noi continueremo a difendere il diritto dei più piccoli a non essere comprati al mercato degli uteri». L’Ufficio Stampa di Pro Vita Onlus e Generazione Famiglia ricorda che il sindaco Virginia Raggi, «non solo aveva ordinato la rimozione e l’oscuramento dei manifesti, ma ci aveva inflitto pesanti sanzioni, approvando anche una memoria per contrastare sistematicamente le campagne di comunicazioni di Pro Vita e Generazione Famiglia, perché ritenute “omofobe e lesive dell’altrui dignità”». Per ora la dignità continua ad essere lesa dalla pratica delle coppie omosessuali gay che vanno all’estero a comprarsi un utero per farsi sfornare un bel bimbo caldo come una brioche. Ed alla sindaca va già molto bene che le due associazioni di ispirazione cristiana invece di usare l’evangelica frusta contro la mercante nel Tempio avviando una causa per risarcimento danni adoperano la misericordia e si accontentano del trionfo di verità e giustizia. Virginia Raggi vada a nascondersi dietro a spelacchio…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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