FRANCIA: CULLA DI JIHADISTI
STRAGE A STRASBURGO: ESPERTI RT
E I DATI SULL’EMERGENZA ISLAMICA
SMONTANO LA TESI DEL COMPLOTTO:
26MILA SORVEGLIATI SPECIALI
COME IL RICERCATO CHERIF
FUGGITO SEQUESTRANDO UN TAXI
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Le tesi del complotto che sempre più fantasiosamente circolano sul web fomentate da qualche articolo di giornale privo persino di qualsivoglia fondamento indiziario si scontrano contro la drammatica emergenza che svela l’attentato di Strasburgo. La sintesi brutale è estremamente semplice: in Francia, culla di tanti nordafricani, c’è un’invasione di potenziali jihadisti e la polizia non ha mezzi per farvi fronte. Ciò che le cronache quotidiane riferite ad arresti di terroristi islamici, attentati sventati ed altri purtroppo andati a segno inducevano ad immaginare viene brutalmente confermato dalle statistiche diffuse dall’agenzia Reuters che si è concentrata sul nocciolo del problema: l’orda di estremisti musulmani sempre più crescente in Europa. Un allarme che una delle politiche più intelligenti del Vecchio Continente, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha subito recepito lanciando oggi la proposta al Parlamento italiano di un reato di “integralismo islamico” che consenta l’arresto solo per la manifestazione delle proprie ideologie radicali con l’incitamento alla Jihad a prescindere dalla sollecitazione o pianificazione di azioni concrete. «La rivelazione che Chekatt era su una lista di sorvegliati per motivi di sicurezza solleverà interrogativi sui possibili fallimenti dell’intelligence – scrive Vincent Kessler per Reuters nel suo reportage da Strasburgo – anche se circa 26.000 individui sospettati di rappresentare un rischio per la sicurezza in Francia sono nella lista “S File”. Di questi, circa 10.000 si ritiene siano stati radicalizzati, a volte nelle moschee fondamentaliste musulmane salafite, in carcere o all’estero». Ben 400 di costoro sono “attenzionati” dalla Gendarmerie solo a Strasburgo, un numero enorme che richiederebbe almeno attrettante pattuglie (ovvero 800 uomini) per seguirne i passi ogni giorno. Lo ha confermato alla stessa agenzia internazionale Robert Hermann, il vicesindaco della città alsaziana dove il ricercato Cherif Chekatt, 29 anni, è nato e dove ha compiuto la strage: due uomini morti sul colpo, un terzo in stato di morte cerebrale, sei persone gravissime tra cui il giornalista italiano Antonio Megalizzi, in coma per un colpo di proiettili alla testa che non consente un intervento chirurgico.
DELINQUENTE DALL’ETA’ DI 10 ANNI
Chekatt è nato a Strasburgo da famiglie marocchine. A 10 anni era già schedato dalla polizia per piccoli reati. Da lì in poi non ha fatto altro che entrare ed uscire dai commissariati e dalle carceri in Francia, in Germania e in Svizzera come riferisce Il Messaggero. «Ha cominciato giovane nella delinquenza – ha spiegato Fabrice Poli, un responsabile del sindacato di polizia locale che lo conosceva bene – e pian piano è diventato un volto noto per noi, un frequentatore dei commissariati. Era il tipico delinquente comune cresciuto nei quartieri difficili». Dai furti giovanili è passato ai reati più violenti come rapine ed estorsioni fino all’ultima condanna del 2016 a due anni e 3 mesi inflittagli in Germania dal Tribunale di Singen per furti aggravati, fra i quali quello di uno studio dentistico a Magonza nel 2012 e di una farmacia ad Engen nel 2016. Fu incarcerato e quindi rilasciato nel 2017 dalle prigioni tedesche prima del termine del periodo detentivo per essere espulso con deportazione in Francia dove era sorvegliato dai servizi antiterrorismo dal 2015 dopo la sua detenzione in un carcere francese e i sospetti di una sua radicalizzazione islamica. Un fanatismo religioso nel quale seguì le orme del suo fratello maggiore, integralista salafita, la frangia più estremista dei sunniti, oggi in stato di fermo insieme all’altro fratello ed ai genitori per chiarire la sua posizione e le sue relazioni con Cherif, che era già finito sia nello schedario dei segnalati ‘S’, i detenuti che rappresentano un rischio per lo stato, sia in quello FSPRT (ad inizio 2016), per estremismo islamico. Fra le decine e decine di segnalazioni a suo carico, persino quella durante la Festa della Musica a Strasburgo, quando cominciò a gridare frasi minacciose come «voglio ammazzare un poliziotto».
L’ATTACCO IMPROVVISO FORSE PERCHE’ BRACCATO
Come riportato da più fonti giornalistiche la polizia francese martedì mattina aveva fatto irruzione nella casa del sospetto in connessione con un’indagine di omicidio. Cinque persone sono state detenute e interrogate nell’ambito di tale indagine. Cherif non fu trovato ma furono rinvenuti un fucile calibro 22 e ben 7 affilati coltelli. Secondo alcuni investigatori ed esperti che seguono il caso è probabile, come ipotizzato da Gospa News nell’articolo di ieri, che il giovane abbia deciso di compiere la strage proprio sentendosi braccato dalle forze dell’ordine. E così alle 19 in rue des Grandes Arcades, proprio quando negozi e mercatini di Natale stavano per chiudere, ha iniziato a sparare sulla folla uccidendo due persone, ferendone mortalmente una terza e altre 12, sei delle quali in gravissime condizioni, al grido di “Allah Akbar” (Dio è più grande). «Dopo aver ingaggiato due scontri a fuoco con le forze di sicurezza, da provetto gangster, è riuscito fuggire sequestrando un taxi e vantandosi delle sue azioni con l’autista» ha detto il pubblico ministero Remy Heitz. «Ho ucciso per vendicare i fratelli morti in Siria» avrebbe ammesso al taxista il fuggiasco secondo quanto riporta Le Parisien.
I MERCATINI BERSAGLIO RELIGIOSO
Lo stesso procuratore Heitz, nella conferenza stampa, ha anche avvalorato il sospetto, evidenziato ieri da Gospa News, che l’obiettivo dell’attacco terroristico non sia stato causale ma la zona centrale dei mercatini di Natale sia stata scelta proprio «per il suo simbolismo religioso». Ecco perché la Francia ha alzato il livello dei controlli in modo particolare intorno ai luoghi dove si trovano le casette di legno e le bancarelle natalizie come spiegato dal primo ministro Edouard Philippe che ha mobilitato altri 1.800 soldati in pattugliamento anti-terrorismo. Ancora non ci sono state rivendicazioni ma l’esperta internazionale di attentati di matrice islamica Rita Katz sul profilo Twitter di Site, la sua agenzia americana di osservazione sul fenomeno che monitora i siti web jihadisti, ha comunicato che l’Isis ha accolto la notizia del massacro con gioia come una «goodnews». Mentre prosegue la caccia a Chekatt in tutta Europa, poiché si sospetta che abbia già oltrepassato i confini, polizia e politici non sanno spiegarsi questa azione improvvisa: «In prigione rilevammo una radicalizzazione nelle sue pratiche religiose. Ma non ci sono mai stati segni che stesse preparando un attacco» ha dichiarato a Reuters il vice ministro dell’Interno Laurent Nunez.
L’ANTITERROSIMO DI FRONTE ALL’INVASIONE
«Avrebbe dovuto essere detenuto. E’ semplicemente incredibile che questa persona pericolosa recidiva non fosse sotto stretto controllo» ha dichiarato a Russia Today l’analista geopolitico e esperto di terrorismo Alexandre Del Valle probabilmente dimenticando che, come evidenziato in precedenza, solo a Strasburgo ci sono 400 sroevgliati speciali come Cherif e in Francia 26mila: un numero tale da rendere impossibile un monitoraggio a piede libero ma anche complicata la carcerazione preventiva in assenza di leggi più severe contro il crimine ideologico. L’esperto se la prende con i precedenti governi «Vediamo un fallimento tecnologico e di intelligence» ha detto l’analista, sostenendo che la Francia ha perso alcuni strumenti molto importanti nella lotta contro il terrorismo negli ultimi decenni. «La Direzione centrale dell’intelligence generale – un servizio di sicurezza, che è stato incaricato di monitorare gli islamisti e le varie sette – è stato effettivamente abolito dall’ex presidente, Nicolas Sarkozy, che ne ha ordinato la fusione con un’altra agenzia di intelligence interna» rileva Russia Today.
NESSUN COMPLOTTO MA POLIZIA DISTRATTA DAI GILET GIALLI
Un altro esperto di terrorismo non prende in considerazione la per ora improbabile ed azzardata ipotesi dei social circa un attentato come conseguenza di un complotto per inasprire le misure di sicurezza nelle settimane delle rivolte di piazza dei Gilet Gialli, ma ritiene che proprio le manifestazioni possano aver agevolato la strage: «Le proteste in corso hanno portato via molte risorse di polizia, molti agenti di polizia sono stati dirottati per calmare i manifestanti. Questo ha creato una sorta di lacuna. L’assalitore avrebbe potuto pensare che fosse il momento migliore per colpire sfruttando un elemento di sorpresa» ha detto a RT David Otto, direttore di Counter Terrorism and Organized Crime for Global Risk International Ltd rilevando pure che tali agitazioni popolari sono coincise con l’inizio del «periodo di Natale, che è pericoloso in termini di potenziali attacchi terroristici in Europa» perchè gli estremisti cercano di attaccare «obiettivi inermi» – persone che visitano i mercatini o partecipano a eventi pubblici in tali momenti. Tuttavia, l’aggressore potrebbe anche essere stato “scosso” dal raid della polizia nel suo appartamento tanto da precipitarsi a compiere un attacco più volte meditato prima del previsto, lasciando infatti a casa le granate esplosive che deteneva: «Quello che abbiamo visto in precedenti simili situazioni, in particolare nel caso di persone che commettono attacchi terroristici, che una volta che la loro copertura è saltata, tendono ad accelerare il processo e ad eseguire gli attacchi più velocemente di quanto pensassero di fare» sostiene Otto avvalorando la tesi avanzata ieri da Gospa News. Quel che è interessante notare è che nessuno dei due esperti intervistati da Russia Today prende in minima considerazione l’ipotesi del complotto seccamente confutata dal ministro dell’Interno Laurent Nuñez che si è detto «indignato» per le affermazioni secondo cui l’attacco a Strasburgo potrebbe avvantaggiare il governo nel suo scontro con i manifestanti. «Non capisco come qualcuno possa immaginare questo: tali idee sono ovviamente provenienti da teorici della cospirazione. Prosperano tra le fila dei “Gilets Jaunes”. Dire cose del genere è, francamente, vergognoso». Sono inoltre i giornalisti di Russia Today, agenzia non certo tenera verso il governo di Emmanuel Macron nei reportage sulle rivolte dei Gilet Gialli, a rilevare che «sulla scia della sparatoria, tutti i raduni di massa sono stati banditi a Strasburgo dal governo. Non sono state tuttavia imposte restrizioni agli eventi pubblici in altre parti della Francia».
L’idea di una cospirazione sta però diventando virale sui social pur essendo priva di qualsiasi indizio e perciò di fondamento. Anzi. Come scritto da questo sito d’informazione nei giorni scorsi ci sono tutti gli elementi per avvalorare la tesi che sia l’europarlamentare Jean-Luc Melenchon, comunista e massone, ad ordire un complotto per pilotare i Gilet Gialli, sempre più sovrastati da estremisti rossi e blackblocks, verso una manovra suicida in combutta con poteri occulti. Basti pensare che due deputati di Bruxelles del suo schieramento sono nella famosa lista Soros come rivelato da Gospa News.
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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https://www.gospanews.net/2018/12/11/gilet-gialli-intrighi-coi-politici-di-soros/
FONTI
https://www.reuters.com/article/us-france-security/police-hunt-across-eastern-france-for-strasbourg-christmas-market-attacker-idUSKBN1OB0LS
https://www.ilmessaggero.it/mondo/cherif_chekatt_attentatore_strasburgo_francia-4166267.html
https://www.rt.com/news/446314-france-strasbourg-attack-security-failures/
https://www.rt.com/news/446248-strasbourg-shooting-yellow-vests-conspiracy/