CAPITANO ULTIMO: TOLTA LA SCORTA, ECCO LA MINACCIA
AUTO RUBATA IN FIAMME
DAVANTI ALLA CASA FAMIGLIA
DEL CARABINIERE CHE ARRESTO’ RIINA
E DA TRE MESI E’ SENZA TUTELA.
MA L TAR GLI RESTITUISCE LA SCORTA
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Il 3 settembre scorso molti degli italiani onesti che ancora credono nella lotta alla mafia si erano indignati per la notizia della scorta revocata al capitano Ultimo, il leggendario ufficiale dei Carabinieri che al comando del nucleo speciale Crimor mise le manette al boss latitante Totò Riina sei mesi dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con cui l’investigatore dell’Arma collaborava. Oggi quegli stessi cittadini che coltivano ancora una flebile speranza nella giustizia italica possono anche infuriarsi perché un’auto rubata la notte scorsa è stata incendiata proprio davanti alla falconeria del militare, ovvero il colonnello Sergio De Caprio, accanto alla quale c’è la comunità per minori da quest’ultimo fondata e gestita. Se ci fosse stata l’auto blindata con un agente di scorta, quella che appare evidente come una intimidazione di stampo mafioso non avrebbe potuto essere perpetrata. Per puro caso però, proprio , oggi, mercoledì 19 dicembre, all’indomani del brutto episodio, il Tar si è pronunciato sulla questione scorta dando ragione al Capitano Ultimo.
Il maligno gesto è avvenuto intorno alla mezzanotte, in via della Tenuta della Mistica, alla periferia di Roma. «L’Audi risultata rubata è stata incendiata di fronte al cancello di ingresso della falconeria, che attualmente conta una decina di rapaci, e a ridosso della casa famiglia “Capitano Ultimo”, dove attualmente si trovano nove minorenni» dettaglia l’Ansa. Proprio perchè anche in passato il Capitano Ultimo aveva ricevuto ripetute minacce da Cosa Nostra era stato posto danni sotto tutela dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (Ucis) ed inquadrato nel “livello 4” di rischio, che prevede la dotazione di un’auto blindata e un uomo di scorta. Ma dal 3 settembre, proprio nel giorno dell’anniversario della morte del generale Carlo Alberta Dalla Chiesa, la tutela di sicurezza gli era stata revocata con una semplice comunicazione scritta dall’Ucis per “mancanza di segnali di concreto pericolo”. Sull’episodio della scorsa notte stanno indagando i carabinieri che cercheranno di capire se l’auto incendiata sia davvero un avvertimento come pare assai probabile. «Questo sicuramente lo valuteranno il prefetto di Roma Paola Basilone e gli esperti dell’Ucis che – ha commentato Ultimo all’Ansa – sanno leggere molto bene i segnali di pericolo. Noi, invece, leggiamo chiaramente in quello che è successo un segnale di assenza di sicurezza per i cittadini».
Evidentemente anche il Tar del Lazio deve aver pensato che l’eroe dell’antimafia si meritava questa protezione speciale perchè nella giornata di mercoledì si è pronunciato a suo favore. Il colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina, riavrà la sua scorta. Lo ha deciso il Tar del Lazio, secondo quanto riferisce l’Ansa, accogliendo il ricorso presentato da De Caprio contro il ministero dell’Interno e annullando, previa sospensiva, tutti gli atti relativi alla revoca della misura di protezione, disposta il 3 settembre scorso per “mancanza di segnali di concreto pericolo“. Il ricorso verrà trattato nel merito l’11 giugno prossimo.
Il progetto dell’Associazione Volontari Capitano Ultimo è molto articolato e si propone di dare una risposta a tutte le emergenze quotidiane nel sociale, dai minori con necessità di affidamento ai poveri, è di chiara ispirazione cristiana ed opera in diversi campi quali: assistenza sociale e sanitaria, beneficenza, dell’istruzione e formazione, attività sportive di tipo dilettantistico, protezione e valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio e della natura, promozione della cultura e dell’arte, tutela dei diritti civili. Accanto alla falconeria ed alla casa famiglia per minori ci sono molteplici attività che contribuiscono al mantenimento del sodalizio come la ristorazione, la pizzeria cristiana, il panificio, la pelletteria, il telaio antico, l’erboristeria, l’orto naturale, il fabbro per i poveri e la chiesa dei poveri per pregare.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Ma vi era proprio bisogno di intitolarla al Caoitano ultimo sta casa famiglia? La mafia non perdona a vita. Ho scritto alcune pagine sulla mafia nel mio sito . il dossier si chiama “arbre du mal” e si trova nella pagina dei dossier sul sito supper.altervista.org Dove si spiega gli aspetti religiosi della mafia. Volevo anche ricordare che il mandante dell arresto di Riina fu Provenzano che era in contatto con i carabinieri. Ultimo fu alla fine uno strumento ma il vero mandante fu Provenzano e dunque è inutile orendersela con Ultimo. Difatti poi per la relazione tra carabinieri e Provenzano fu mandata la polizia ad arrestare Provenzano. L arresto di Riina veniva considerato da Provenzano una cosa necessaria perché il sistema di stragi attivato da Riina dava risultrati controproducenti mentre Provenzano preferiva appunto una mafia silente.
Se questa casa famiglia ha visto crescere la sua attività lo si deve proprio al Capitano Ultimo che essendo personaggio noto ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica su questa nobile iniziativa di volontariato. Qualsiasi nome fosse stato messo non sarebbe passato inosservato alla mafia che riuscì a sapere l’esatto minuto in cui Giovanni Falcone atterrò a Capaci. Pertanto, da esperto di cronaca, ritengo che il nome sia del tutto ininfluente. Il vero problema è la scorta che non c’è più perchè guarda caso l’atto intimidario è avvenuto solo ora a distanza di anni dall’apertura della falconeria e della casa famiglia.