STRAGE IN AUTOSTRADA AD AVELLINO: CONDANNATO A 6 ANNI IN APPELLO IL BOSS ASPI

STRAGE IN AUTOSTRADA AD AVELLINO: CONDANNATO A 6 ANNI IN APPELLO IL BOSS ASPI

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

AGGIORNAMENTO DEL 29 STTEMBRE 2023

Condannato a 6 anni di reclusione Giovanni Castellucci, ex amministratore di Aspi e Autostrade. La sentenza della Corte di Appello di Napoli per la tragedia stradale del 28 luglio 2013 sull’A16  Napoli-Canosa, all’altezza di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. Un pulman turistico – per la rottura del giunto di trasmissione e poi del sistema frenante, precipitò dal viadotto Acqualonga finendo in una scarpata. Tragico il bilancio: 40 persone che erano a bordo persero la vita, 8 furono i feriti.

Le vittime, con altri viaggiatori, rientravano a Pozzuoli dopo una gita a Telese e Pietrelcina. Le perizie dei tecnici si incentrarono, da subito, sulle condizioni delle  barriere autostradali e gli interventi di manutenzione.

Dopo dieci anni, la sentenza per omicidio e disastro colposo. Condannati a 6 anni di reclusione, oltre a Castellucci, anche il direttore generale di Aspi dell’epoca, Riccardo Mollo e i dipendenti Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. Tutti assolti in primo grado, per questo  la procura irpina ricorse in Appello. Duro il commento di Castellucci: ” la sentenza è frutto di una giustizia alimentata da un flusso continuo di falsità e disinformazione e condizionata dal trovare un capro espiatorio”.


AGGIORNAMENTO 25 MAGGIO 2019

L’ACCUSA CHIEDE 10 ANNI PER DISASTRO E OMICIDIO
MA IL GIUDICE ASSOLVE IL MANAGER DEI BENETTON
CHE NELL’INCHIESTA SUL PONTE MORANDI
HA VOLUTO ESSERE OMERTOSO DAVANTI AL PM
RICORSO DEL PROCURATORE CAPO DI AVELLINO

La procura di Avellino guidata dal dottor Rosario Cantelmo ha deciso di presentare ricorso in Appello contro la sentenza emessa lo scorso 11 gennaio dal giudice monocratico del Tribunale irpino Luigi Buono nei confronti dei 14 imputati nel processo per la strage del viadotto dell’Acqualonga, quando 40 persone morirono dopo che l’autobus su cui viaggiavano precipitò in un burrone dopo aver sfondato i guardrail. La sentenza aveva fatto molto discutere, ed in particolare l’assoluzione di sei persone, ovvero dell’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci e dei dirigenti Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino, Michele Maietta e Marco Perna.

ARTICOLO 11 GENNAIO 2019

Il boss delle autostrade l’ha fatta franca! Per sapere perché dovremo attendere i canonici 90 giorni entro i quali il giudice del Tribunale dovrà depositare le motivazioni dettagliate dell’assoluzione di Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, accusato di omicidio colposo plurimo e disastro colposo per la tragedia del bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell’A16 in provincia di Avellino del 28 luglio 2013 in cui persero la vita 40 persone. Si fosse in America dove “the attorney”, il procuratore che rappresenta la pubblica accusa, è un avvocato eletto dal popolo, non ci sarebbe da stupirsi se un giudice assolve dall’imputazione di gravissimi reati un famoso manager per il quale il pubblico ministero ha chiesto nientepocodimeno che 10 anni di condanna. Siamo invece in Italia dove la tanto invocata separazione della carriere tra autorità requirente e giudicante non è mai andata in porto.

Pertanto i magistrati hanno la medesima formazione giuridica, la medesima forma mentis, la medesima esperienza a volte anche da un lato e dall’altro dell’aula, pertanto, dovrebbero ragionare in modo quantomeno similare. Purtroppo non capita spesso così: è già accaduto per il Sindaco di Riace, Domenico Lucano, accusato dal pm di 21 reati, posto al divieto di dimora dal Gip per due soltanto e poi liberato dal Tribunale del Riesame (link articolo a fondo pagina), accade per la sentenza letta oggi dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino, Luigi Buono, tra le urla dei familiari delle vittime, che sconfessa buona parte della tesi del procuratore Rosario Cantelmo il quale nella sua requisitoria di alcuni mesi fa aveva usato parole inequivocabili come “sciatteria”, “negligenza”, “omissione” nel definire la politica aziendale di Aspi «che non pensa alla sicurezza, ma risponde alla logica del profitto».

L’ad di Austostrade per l’Italia spa, Giovanni Castellucci, indagato a Genova assolto ad Avellino

Ma il giudice non l’ha pensata così ed ha assolto l’imputato più in vista, il manager che guida Autostrade per l’Italia per conto della finanziaria Atlantia controllata dalla famiglia Benetton, in virtù della lucrosa concessione governativa. Le condanne sono arrivate per 8 persone, tra cui 6 dirigenti e funzionari della società, ma non sono comunque bastate a chetare l’ira dei parenti che dopo la sentenza hanno bloccato l’uscita chiedendo di incontrare il giudice e costringendo alcuni degli imputati presenti e gli avvocati a barricarsi in aula.

 

IL PUBBLICO MINISTERO: «IL DOLORE NON SI COMPRA»

Il disastro trovato dai soccorritori dopo la caduta del bus dei pellegrini dal viadotto Acqualonga

«Hanno sempre seguito tutte le udienze talvolta con intemperanze che non possono essere giustificate mai, ma forse in fondo comprese. E il dolore di queste persone non si compra». Aveva dichiarato nella sua requisitoria il pubblico ministero Cantelmo fornendo così un alibi ai parenti delle vittime e mettendo il dito nella piaga: ovvero la faciloneria con cui molte grandi società gestiscono servizi essenziali con sciatteria sfidando la sorte, tanto se capita qualche tragedia si risarcisce, come avvenuto per le due vittime del crollo di un viadotto autostradale ad Ancona (link articolo a fondo pagina), i cui parenti sono già usciti dal procedimento giudiziario in corso accontentandosi dell’indennizzo ma privando così la pubblica accusa di un alleato a volte molto importante.

Secondo il pm la strage di Acqualonga è stata causata da una barriera “new-jersey” difettosa (per i tirafondi di ancoraggio corrosi) che non ha retto all’impatto del bus quando l’autista (morto nell’incidente) affiancò il veicolo ai parapetti del viadotto nel disperato tentativo di fermarne la corsa in discesa dopo che si erano rotti i freni (non era stato revisionato) ma precipitò nel vuoto per il cedimento di un new-jersey causando 40 morti e solo 8 superstiti. Una tesi, quella della cattiva manutenzione del viadotto quale concausa dell’incidente, evidentemente in parte accolta anche dal giudice monocratico se tra gli 11 imputati di Autostrade per l’Italia ne ha condannati 6: a 5 anni di reclusione per disastro colposo e omissione in atti d’ufficio l’ex direttore di tronco Michele Renzi, Paolo Berti, Bruno Gerardi, Gianni Marrone; a 6 anni Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi.

Assolti invece, assieme all’ad Giovanni Castellucci, anche il condirettore Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino, Michele Maietta e Marco Perna. Ad avere la peggio dalla giustizia è stato Gennaro Lametta, il proprietario del bus noleggiato da una comitiva di pellegrini di Pozzuoli, accusato e condannato 12 anni anche per falso per la revisione del veicolo. Otto anni di reclusione sono stati inflitti invece alla funzionaria della Motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola, mentre il collega Vittorio Saulino è stato assolto. La sentenza è arrivata dopo 2 anni e 4 mesi dalla prima udienza del 28 settembre 2016, dopo il rinvio a giudizio per i 15 imputati avvenuto il 9 maggio dello stesso anno. E’ pacifico che non appena sarà depositata la sentenza i condannati faranno ricorso in Appello sperando così nella prescrizione che, vista l’entità dei reati, è fortunatamente lunga (2023).

 

CASTELLUCCI TACE SUL PONTE MORANDI, LE VITTIME URLANO

Le macerie dei piloni e delle campate del viadotto Polcevera dopo il crollo che ha ucciso numerose persone

Se l’ad Castellucci è finito di recente sulle cronache dei media per il suo silenzio durante l’interrogatorio di garanzia davanti alla Procura di Genova per il crollo del Ponte Morandi, in occasione del quale aveva operato la scelta omertosa consentita dalla legge di avvalersi della facoltà di non rispondere limitandosi a consegnare una memoria scritta, i parenti delle vittime del disastro di Acqualonga si sono fatti sentire a gran voce: “Assassini”, “venduti”, hanno urlato, “Castellucci è un assassino, state mettendo fuori un assassino”. Molti hanno scandito il numero “83”, la somma dei morti di Avellino e le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova. “Schifo”, “Vergogna”, “Questa non è giustizia” hanno fatto eco altri. «Questa è l’Italia – ha detto Giuseppe Bruno, presidente dell’Associazione Vittime A16, il comitato spontaneo in cui si sono riunite le famiglie delle vittime – dove i poteri forti mettono a tacere la verità e la giustizia».

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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AUTOSTRADE: STRAGI SENZA MANETTE

l’opinione – LA GIUSTIZIA MUORE A RIACE

 

 

FONTI

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/bus-precipitato-viadotto-ad-avellino-assolto-lad-autostrade-1627359.html

http://www.ansa.it/campania/notizie/2019/01/11/bus-in-scarpata-oggi-la-sentenza_c09a3a20-1cfd-4ce5-addb-10551711a862.html

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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