SIRIA SENZA PACE: USA SI RITIRA, ISRAELE BOMBARDA

SIRIA SENZA PACE: USA SI RITIRA, ISRAELE BOMBARDA

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MENTRE UN COLONNELLO AMERICANO ANNUNCIA
L’INIZIO DELLA SMOBILITAZIONE DELLE TRUPPE
ENNESIMO ATTACCO AEREO NOTTURNO DI TEL AVIV
DAL GOLAN CONTRO LA CAPITALE DAMASCO

Nel giorno in cui la Global Coalition a guida Usa ha iniziato le manovre di ritiro delle dotazioni militari, nel giorno in cui l’Italia sta valutando la riapertura dell’ambasciata in Siria, l’esercito israeliano riprende vilmente il fuoco di guerra sganciando l’ennesima tempesta di missili sul martoriato paese mediorientale. I sistemi di difesa aerea siriana sono stati attivati ieri sera dopo le 23 ora italiana contro un “numero di obiettivi ostili”. Lo riferisce il sito di Russia Today riportando la segnalazione dei media locali i quali sostengono che jet dell’Idf (Israel Defence Force) in volo sulle alture di confine del Golan hanno preso di mira l’aeroporto di Damasco ma i danni sarebbero limitati perché la maggior parte dei missili è stata intercettata dalla potente ed innovativa contraerea S-300 di fabbricazione russa fornita da Vladimir Putin all’alleato Bashar Al Assad. Il sito Facebook della televisione Alikhbaria Syria ha anche pubblicato un video notturno in cui si vedono i flash delle esplosioni dei razzi in cielo ma si sente anche l’eco di una bomba esplosa a terra.

 

MISSILI E FERITI ANCHE NEL GIORNO DI NATALE

Un soldato israeliano su un carroarmato nell’altopiano del Golan annesso da Israele controlla il villaggio siriano di Breqa nel novembre 2012. AFP PHOTO / JACK GUEZ (Photo credit should read JACK GUEZ/AFP/Getty Images)

«Un deposito nelle vicinanze dell’Aeroporto Internazionale di Damasco è stato danneggiato nell’apparente raid aereo israeliano, ha detto una fonte militare a SANA, sostenendo che i jet hanno sparato “diversi missili” dalla direzione del nord di Israele. Nessun ulteriore dettaglio è stato ancora fornito dalle autorità siriane – scrive RT – In passato, le forze israeliane hanno ripetutamente bombardato siti nelle vicinanze di Damasco, rivendicando il loro diritto di attaccare “bersagli iraniani” ovunque e in qualsiasi momento, ma raramente ammettendo di aver effettuato tali incursioni». L’unica ammissione avvenne in relazione all’attacco massiccio di lunedì 17 settembre quando lo scontro tra i fuochi incrociati dei cacciabombardieri di Tel Avive e le batterie antimissile di Latakia provocò la caduta dell’aereo russo Su-20 da ricognizione con la morte di 15 militari dell’equipaggio. «Il giorno di Natale, sei jet da combattimento israeliani F-16 hanno colpito un complesso logistico alla periferia di Damasco, provenendo dallo spazio aereo libanese e usando imprudentemente due voli civili come copertura durante il raid, secondo il ministero della Difesa russo – riferisce sempre Russia Today – I sistemi di difesa aerea siriani hanno quindi dovuto limitare la loro risposta per evitare vittime civili, quindi due delle sedici bombe a guida laser lanciate da Israele hanno raggiunto i loro obiettivi, ferendo tre persone».

 

L’ATTACCO NEL GIORNO DEL RITIRO DEGLI USA

L’inizio del ritiro delle truppe americane dalla Siria (foto Reuters)

L’attacco proditorio, va infatti ricordato che Israele nella penisola del Golan è in conflitto perenne con gli Hezbollah libanesi ma non ha mai dichiarato formalmente guerra alla Siria, è avvenuto proprio nella giornata di ieri nella quale la “Global Coalition against Daesh”, la coalizione guidata dagli Stati Uniti contro lo Isis, ha avviato il processo di ritiro dalla Siria. La smobilitazione è stata «comunicata da un portavoce militare ma non ha avuto grande risalto sui media perché offuscata da messaggi contrastanti da Washington» scrive l’agenzia Reuters. Il ritiro, evidenziano gli ufficiali del Pentagono, è cominciato dagli equipaggiamenti e quindi non è ancora iniziato quello dei soldati. «Il mese scorso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva annunciato la decisione di ritirare di circa 2mila soldati americani scioccando gli alleati che si erano uniti nella battaglia contro lo Stato Islamico – aggiunge Reuters che sembra porre l’accento sul malcontento generato da tale determinazione – Anche gli alti funzionari degli Stati Uniti sono rimasti scioccati, tra cui il segretario alla Difesa Jim Mattis, che ha lasciato l’incarico per protesta». Fatto sta che come ha affermato il colonnello Sean Ryan «la coalizione ha avviato il processo del nostro deliberato ritiro dalla Siria. Preoccupati per la sicurezza operativa, non comunicheremo termini temporali specifici, posizioni o movimenti delle truppe». Proprio nel pomeriggio di ieri la portavoce del Ministero della Difesa russo aveva avanzato il sospetto che gli Usa volessero restare nonostante il ritiro, ora però giunge la conferma della smobilitazione. Sempre secondo la Reuters questo cambiamento di scenari insinua incertezze poiché l’area era controllata da Usa ed alleati (Francia e Inghilterra su tutti) insieme ai curdi dell’Ypg che però si erano parzialmente ritirati lasciando libero accesso all’esercito siriano a Manbji per scongiurare il minacciato attacco della Turchia.

 

ZONE DI FUOCO A IDLIB E DEIR EZZOR

Una mappa della Siria aggiornata a dicembre in cui peraltro non è ancora indicata l’oppucazione di Manbji da parte dell’esercito siriano e l’area occupata dall’Isis è molto più ampia di quella reale

In una Siria che per il 90 % è ormai ritornata sotto il controllo di Damasco rimangono due sacche di scontri. Nella famigerata collina nord-orientale di Idlib c’è la roccaforte dei ribelli del Fsd (esercito siriano libero) e dei jihadisti di Al Nusra che si stanno scontrando in un guerriglia fratricida con altri gruppi terroristici islamisti vicini all’Isis. Al tempo stesso i guerriglieri continuano a minacciare le città di Hama e di Aleppo costringendo le milizie di Hassad a continue controffensive. Come riporta l’agenzia siriana Sana tre persone sono rimaste uccise e altre cinque ferite nello scoppio di una mina anti-carro lasciata sul terreno dai terroristi di Daesh vicino Tal Maragha nella campagna orientale di Hama. Nella zona sud-orientale vicino all’Eufrate permane un’isolatissima sacca di jihadisti dell’Isis che non cessa di essere pericolosa in quanto pochi giorni fa, come riferito da Ruters, ha ucciso 5 militari del Regno Unito con il lancio di un razzo. Vicino a Deir Ezzor, dove sono rientrati nelle proprie case più di 500 profughi siriani si sono anche registrati le prime, e probabilmente ultime, vittime civili dopo i bombardamenti degli F16 americani mirati a stanare i miliziani dello Stato Islamico che hanno però colpito due abitazioni civili uccidendo 21 persone tra cui 4 bambini.

 

L’APPELLO AL VATICANO PER TOGLIERE LE SANZIONI

Il rappresentante permanente della Siria presso l’ONU a Ginevra, l’ambasciatore Hussam Eddin Ala ha chiesto il ritiro delle misure coercitive unilaterali imposte al popolo siriano. Incontrando il ministro degli Esteri del Vaticano, mons. Paul Richard Gallagher, ha fatto appello alla comunità mondiale affinché aderisca ai principi del diritto internazionale nel fornire supporto agli sforzi di sviluppo attuati dal governo siriano e ad astenersi dallo sfruttare le questioni umanitarie in favore delle agende politiche dei paesi ostili. «L’ambasciatore siriano in Vaticano ha informato Monsignor Gallagher delle vittorie siriane nel campo della lotta al terrorismo e delle sfide che hanno dovuto affrontare il processo di ricostruzione – riferisce l’agenzia Sana – Ed ha ribadito la determinazione della Siria a completare la liberazione di tutti i suoi territori dal terrorismo e da ogni presenza straniera illegale lì. Ala ha accolto con favore la dichiarazione di Papa Francesco durante il suo incontro annuale con gli ambasciatori accreditati in Vaticano quando ha criticato l’ingerenza straniera e ha auspicato il ritorno dei siriani sfollati nella loro terra e del contributo al processo di ricostruzione.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-coalition/u-s-led-coalition-withdrawing-equipment-from-syria-idUSKCN1P50W2

 

https://www.rt.com/news/448622-syria-air-defense-damascus/

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Redazione Gospa News

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