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L’ON. PAGANO (LEGA): “A PUTIN IL NOBEL PER LA PACE”

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INTERVISTA AL DEPUTATO PRESIDENTE UIP
UNIONE INTERPARLAMENTARE ITALIA-RUSSIA:
“MOSCA MODELLO DI FIEREZZA, ORDINE
E DI TUTELA DEI VALORI ETICI CRISTIANI”

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

«Ho sempre in mente una storica frase di Giovanni Paolo II: “L’Europa deve respirare a due polmoni”; non basta quello dell’Occidente ma serve anche quello dell’Oriente. Il riferimento del Santo Padre era chiaramente alla Chiesa ma anche alla Cristianità, alle radici cristiane che hanno caratterizzato tutta l’Europa e che devono vederne protagonista anche quella parte orientale che finora è stata trascurata». In questo concetto essenziale, semplice ed immediato sono sintetizzati i motivi per cui il politico siciliano Alessandro Pagano, deputato della Lega e vicepresidente del Gruppo alla Camera, ha coltivato la «passione per la Russia» anche nel suo impegno istituzionale divenendo, dal marzo 2014, il presidente dell’Uip, l’Unione Interparlamentare Italia-Russia, commissione bilaterale che rappresenta un anello di congiunzione tra il Transatlantico di Roma e la Duma di Mosca per un «continuo confronto di amicizia e diplomazia parlamentare». Nel ricordare l’indimenticabile santo Karol Wojtyla, tanto devoto alla Madonna, l’onorevole Pagano mi fa rammentare che ci siamo conosciuti parecchi anni orsono, nel 2005, proprio nel santuario mariano di Medjugorie dove l’allora parlamentare della Sicilia, regione consacrata al Cuore Immacolato di Maria, era in pellegrinaggio con la nutrita “legione” sicula dei Gruppi di Preghiera della Regina della Pace guidati da Giuseppe Cartella. Sembra quasi un segno della Divina Provvidenza ritrovarsi oggi a confrontarsi sulla Russia, lui alla guida di una strategica commissione parlamentare, io alla direzione del neonato webmedia Gospa News che dedica moltissima attenzione alle questioni del Cremlino, sovente oscurate dal mainstreaming mediatico. E’ pertanto agevole, anche per la comune identità cristiana, cattolica e mariana, sviluppare un’intervista non solo sulle tematiche politiche ma anche su quelle etiche da cui emerge la figura statuaria di un Vladimir Putin che il vicepresidente della Lega alla Camera ritiene ben degno di un Nobel per la Pace. Ecco perchè…

Il vicepresidente della Lega alla Camera, Alessandro Pagano, con il vicepresidente della Duma, il parlamento russo, Alexander Zhukov

Per l’Italia è strategicamente importante relazionarsi con la Russia?

«E’ fin troppo chiaro che oltre ai motivi commerciali-turistici ci sono anche altri interessi che avvicinano i due popoli. L’Italia deve continuamente relazionarsi con la Russia perché abbiamo tante affinità culturali e loro nutrono una grande ammirazione verso di noi che affonda nei secoli. E noi allo stesso tempo abbiamo da imparare da loro, dalla fierezza e dall’orgoglio russo verso la loro bandiera, la loro identità, la loro storia e il loro presente che dovrebbe diventare un elemento di attenzione da parte degli italiani; i quali invece da un po’ di anni hanno smarrito questo patrimonio. Siamo fieri della nostra patria, del nostro made in Italy non abbiamo perso un po’ del nostro orgoglio però siamo siamo i primi che ci autoflagelliamo anche se siamo un popolo che ha tante virtù. Confrontarci con la Russia significa anche capire come loro hanno saputo superare difficoltà che sono state enormi e farne tesoro anche noi».

Il preidente dell’Unione Interparlamentare Italia-Russia Alessandro Pagano, al centro, tra i due deputati della Duma di Mosca, Dimitriy Lameykin e Olga Kasakova

Cosa ha l’Italia da imparare dalla Russia e viceversa che contributi di arricchimento può dare il nostro paese a quello di Putin?

«Le sanzioni sono state tutte frutto di scelte politiche ben precise che fanno riferimento all’epoca della presidenza Usa di Barack Obama. Quindi tutti i paesi che in un modo o nell’altro facevano riferimento a quall’amministrazione americana hanno assecondato questi disegni che non erano i migliori per alcuni di essi. Certamente è il caso dell’Italia che si è autocondannata con sanzioni che hanno fatto il gioco di altre nazioni. La stessa cosa sarebbe potuta accadere nei rapporti diplomatici ma qui è emerso il grande vantaggio delle relazioni parlamentari che possono continuare a mantenere buoni contatti con paesi verso i quali in un certo momento storico c’è freddezza da parte dei governi; questo perché i Parlamenti hanno la caratteristica di fare gli interessi complessivi dei rispettivi popoli. Questo è il frutto di un vivace dialogo sviluppato in processi di pacificazione ai quali, non ne nascondo il merito, hanno dato grande contributo proprio questi gruppi interparlamentari»

il presidente siriano Bashar Al Assad e quello russo Vladimir Putin nel 2017 a Sochi durante l’incontro che sancisce l’ormai con solidata vittoria contro l’Isis

Tra i principali obiettivi condivisi nelle riunioni della Grande Commissione in particolare in quella di Mosca del 30 settembre 2015 ci sono stati quelli del contributo dei rispettivi parlamenti alla lotta contro il terrorismo internazionale, la gestione dell’emergenza migranti e la collaborazione nel campo dei beni culturali e del turismo. Cosa si è riusciti a fare?

«Si è riuscito a fare molto. Soprattutto nel campo del terrorismo internazionale. Nel 2015 il Daesh (Isis) sembrava imbattibile e addirittura proprietario di interi territori se non addirittura di una nazione. I rapporti nella commissione Uip sono serviti a capire, al di là delle posizioni ondivaghe di Obama, la fermezza assoluta, fin dai primi giorni, della Russia e di Putin contro il Daesh e nello stesso tempo la difesa a spada a tratta, naturalmente non per partito preso ma con argomentazioni validissime, dell’operato di Bashar Al Assad in Siria. Era una posizione totalmente in controtendenza nel 2015 quando al presidente siriano venivano addebitate le peggiori nefandezze. Invece, con la credibilità che veniva dalla “grande Russia” sono state argomentate in maniera diversa varie situazioni. Inizialmente hanno messo il dubbio a chi ascoltava e poi i fatti hanno dimostrato che il ragionamento russo era assolutamente pertinente. Se non ci sono fosse stata la grande Commissione (Uip – ndr) e la conseguente diplomazia parlamentare questi discorsi non sarebbero mai arrivati alle orecchie degli italiani perché è chiaro che poi noi abbiamo trasferito e diffuso tramite i nostri canali una visione differente rispetto a quella in quel momento dominante. Abbiamo contribuito a far cambiare l’opinione pubblica che fino a qual momento vedeva Assad come un criminale, la Siria come un paese perso nelle mani del Daesh e gli Usa lì non si a fare cosa. Penso che questo obiettivo sia stato raggiunto attraverso questo importante confronto diplomatico»

Il vicepresidente del Gruppo della Lega alla Camera dei Deputati, Alessandro Pagano

Da parlamentare cattolico come giudichi la tutela dei valori cristiani nella Russia ortodossa?

«Molto bene. Le radici sono comuni: Dio ha creato l’uomo che governa la società. Sembra un percorso assolutamente naturale, di buonsenso e frutto anche di una logica; ma tutto questo l’Occidente lo ha smarrito mentre la Russia no. La Russia ha ben chiara questa consequenzialità culturale, sociale tanto che diventa anche visione politica. I valori cristiani sono sempre stati difesi dalla Russia ortodossa: e allora ben venga la Russia! Se diventa modello e maestra di guida politica abbiamo il dovere di osservarla».

La politica sui temi etici quali famiglia tradizionale e divieto di propaganda di campagne gay e abortiste è un segno di arretratezza o di saggezza?

«E’ evidente che negli ultimi anni sono stati creati dei mostri. L’uomo è diventato, o meglio si crede, superuomo che immagina di sostituirsi a Dio fino a giustificare l’utero in affitto, sostanzialmente una pratica nazista che sta combinando tanti danni nella società. Questa è una cosa condannata in modo molto forte dalla Russia secondo un’impostazione che credo sia da guardare con grande ammirazione. Analogo discorso per le campagne abortiste. La scienza, l’osservazione reale, il buonsenso, qualsiasi ecografia dice che il bambino appena concepito anche di pochi giorni è vita a tutti gli effetti. Qui in Italia l’aborto è diventata un sistema contraccettivo. In Russia dopo tanti anni in cui il comunismo permetteva e propagandava l’aborto si è giunti alla convinzione etica che la vita concepita è sacra. E perciò la difendono e tutelano anche con campagne prima di tutto culturali. Credo che anche sotto questo punto di vista abbiamo il dovere di guardare alla Russia come ad una punta avanzata di buonsenso che dobbiamo assolutamente cercare di emulare»

Il presidente della Federazione delle Repubbliche della Russia, Vladimir Putin

La Russia è un esempio di ordine come ritengono i sempre più numerosi fans di Putin in Europa e in Italia oppure, come sostengono i suoi detrattori, di eccessivo rigore?

«Il ’68, di cui abbiamo appena ricordato il cinquantenario, ci ha detto che la rivoluzione antropologica che abbiamo vissuto è stata tremenda. Il Sessantotto ci ha diseducati all’ordine e al senso di responsabilità: il risultato è quello che vediamo oggi di una società a pezzi. Putin ci mette di fronte ad una realtà assoluta: volete il caos o l’ordine? Il caos lo vogliono le dittature perché è evidente che nel caos mestano nel torbido e fanno quello che vogliono; l’ordine lo vuole il cittadino, l’uomo medio, quello che non ne può più di vedere questa invasione di clandestini, questa ingiustizia trionfare e la criminalità che domina dovunque. Il modello che propone Putin è da seguire anche in questo caso. E il cittadino che ama il buonsenso di fronte alla domanda “vuoi il caos o l’ordine?” non può che rispondere “io voglio l’ordine”.»

Il deputato Alessandro Pagano con il vicepremier Matteo Salvini, segretario federale della Lega

Andrea Nanetti, consigliere comunale della Lega in Emilia Romagna, è fondatore del più importante gruppo filo-russo di Facebook in Italia con 43mila iscritti.  Semplice coincidenza che due esponenti del partito di Matteo Salvini siano alla guida di due realtà analoghe, una popolare ed una istituzionale?

«No. E’ chiaro che noi della Lega ammiriamo moltissimo Putin. Non è una novità e non è un segreto, lo diciamo dovunque. Posso confermare che ci sono anche tanti altri che in ulteriori ambiti mostrano simpatie verso il partito politico di Putin e verso lo stesso presidente russo quale modello ideale di statista che si vorrebbe realizzare e perché no magari replicare anche nel nostro paese».

In primo piano Alessio Bononcini abbracciato da Andrea Nanetti, due amministratori del gruppo Facebook Amici della Russia di Putin, presenti al raduno della Lega a Roma dell’8 dicembre scorso

Come giudichi il Putinismo in Italia? Una moda passeggera o un’occasione di riflessione per la politica sui punti di riferimento autorevoli per la gente?

«Putin è una persona amata dalla gente. Mi capita di girare l’Europa e ogni volta che parli di lui con l’uomo della strada o il tassista,  tutti lo elogiano. E’ una persona da guardare con grande ammirazione non fosse altro perché ha evitato un sacco di guerre al mondo in questi anni. Non dobbiamo dimenticarci l’incidente diplomatico con la Turchia, quella provocazione che fecero i turchi abbattendo l’aereo russo, e anche quello più recente avvenuto a Latakia. Qualsiasi altro paese avrebbe fatto scoppiare il caos. La stessa vicenda siriana appariva chiara come un’aggressione fatta alla Russia per creare un varco in quel quadrante mediorientale. Putin con diplomazia, tatto e fermezza è riuscito, anche grazie al suo straordinario ministro degli Esteri Lavrov, dove altri non sono riusciti. Penso che dobbiamo essere molto contenti che il mondo abbia una personalità così importante, così forte e al tempo stesso così prudente».

Sei favorevole o contrario all’annessione della Crimea? Ritieni che la Russia abbia agito legittimamente e che la rivoluzione Euromaidan in Ucraina sia da ritenere un vero golpe manipolato da paesi stranieri?

«Il caso della Crimea è stato montato ad arte. Chi ha studiato un minimo di storia sa benissimo che la Crimea solo durante il regime sovietico passò sotto il profilo geografico-burocratico nell’amministrazione dell’Ucraina ma allora l’Urss era uno stato unico. Per cui è una questione che non ha né capo né coda. E’ la prova concreta è il referendum, su cui nessuna autorità di controllo ha avuto nulla da ridire, nel quale il 98 % degli aventi diritto al voto ha espresso la volontà di ritornare sotto la Russia».

Il presidente Vladimir Putin brinda al 2019

Se il Premo Nobel per la Pace lo ha preso Barack Obama, fomentatore della rivoluzione contro Assad e finanziatore dell’Isis salvo poi doverlo combattere, non lo meriterebbe Vladimir Putin per come ha agito nel 2018?

«Quanto ho detto serve a confermare che la mia non è soltanto un’ammirazione nei confronti dell’uomo Putin ma una stima oggettiva nei confronti del politico, dell’istituzione e della massima autorità russa. Con Trump è ancora prematuro fare comparazioni. Fare il paragone con Obama è facilissimo. Obama nel 2008 fu proposto a scatola chiusa, al buio, prima ancora che si insediasse Presidente degli Stati Uniti d’America, per il Nobel per la Pace. I fatti ci hanno confermato che dopo otto anni ci ha regalato una guerra in Siria che stava diventando un conflitto mondiale. Non dimentichiamo che nel 2013 Papa Francesco, pochi mesi dopo la sua intronizzazione quale Pontefice della Chiesa Cattolica Romana, convocò il mondo per una giornata di pace perchè il rischio di una guerra nucleare era ormai prossimo. Lo stesso Obama si fece notare nel 2011 per aver consentito, insieme alla sua sodale Hillary Clinton, le Primavere Arabe che sono state fonte di caos, di guerre, di morti e di assassinii. Mi fermo qui ma potrei citare ben altro. Quella di ritenerlo meritevole di un Nobel per la Pace fu una scelta esclusivamente ideologica. Mi sento ora di dire che se c’è un uomo che si merita il Nobel per la Pace è proprio Vladimir Putin per tutti i conflitti che sono stati evitati in questi anni pur nel pieno rispetto di momenti anche forti di confronto diplomatico. Oltre ad evitare guerre ha avviato e concluso processi di pacificazione in aree importanti del mondo. Se ci fosse un’onestà intellettuale bisognerebbe proporre davvero lui per il prossimo Nobel per la Pace». Un suggerimento che potrebbe anche mutarsi presto in una petizione sui social visti i tanti gruppi Facebook populisti e sovranisti che in Italia inneggiano al nuovo zar di tutte le Russie.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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