GIOIA PER L’ASSOLUZIONE DELLA MAMMA PAKISTANA
ATROCE DOLORE PER LA MORTE IN OSPEDALE
DELLA RAGAZZINA FILIPPINA FERITA DALLE BOMBE.
IL PRESIDENTE A JOLO: “ANNIENTATE I JIHADISTI”
ISLAMABAD, ISLAMICI ESTREMISTI ANCORA CONTRO BIBI
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa» (Bibbia, Salmo di Davide, 21, 17)
Asia e Camille
: sono i due volti della persecuzione cristiana. Sono le facce degli oppressi contemporanei che per professare liberamente la loro fede – come tutti i proclami ipocriti dell’Onu e delle associazioni umanitarie ritengono legittimo salvo dimenticarsi di ricordarlo ai paesi islamici – hanno vissuto un calvario capace di evocare la tremenda sofferenza di Gesù Cristo tanto quanto il loro meraviglioso sorriso ne esprime il messaggio d’amore.
Quello di Asia Bibi, 47 anni, contadina cristiana pakistana madre di 5 figli rimasta in carcere per 8 anni con l’accusa di blasfemia solo per aver detto una semplice verità storica su Maometto e Gesù, è sicuramente riapparso sul suo viso quando martedì la Corte Suprema di Islamabad ha rigettato il ricorso presentato dal partito estremista musulmano Tehreek-e-Labaik (Tlp) dichiarandola definitivamente libera: anche di lasciare il paese e raggiungere in Canada le sue figlie, lì rifugiate dopo varie intimidazioni e tentativi di aggressione. I suoi amici più cari avranno così la fortuna di rivederlo brillare pur se adombrato da oltre 3mila giorni di carcere angusto, gelido, sudicio, e disumano, dove soltanto la preghiera le ha dato la forza di non abiurare il suo credo come suggeritole dagli islamici per liberarla; e adombrato dalla paura, con cui dovrà convivere tutta la vita, di non essere mai al sicuro dalla follia omicida di qualche fanatico musulmano.
Il sorriso di Chienly Camille Tabas Rubio, 14 anni, ragazzina cristiana filippina della diocesi di Jolo, si è contorto in una smorfia di dolore dopo l’esplosione delle bombe jihadiste nella cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo domenica scorsa durante la Messa cui stava partecipando. E dopo un giorno di agonia nell’ospedale Zamboanga City Medical Center il suo incantevole sorriso si è spento per sempre lasciando nel cuore dei familiari un atroce dolore cui può solo rispondere la consolazione della Resurrezione portata da Cristo insieme a quelle toccanti parole del poeta libanese Gibran Kahlil Gibran: “Un funerale tra gli uomini è una festa di nozze tra gli angeli”.
IL DRAMMA DELLE PERSECUZIONI CRISTIANE
Ecco in poche righe il dramma dei cristiani perseguitati terminato nel 2018 con i tragici bilanci della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, dell’associazione evangelica Open Doors e dell’agenzia di stampa missionaria vaticana Fides che hanno stilato il bollettino di guerra per oltre 4mila vittime cristiane nel mondo tra cui 40 sacerdoti (vedi l’articolo Cristiani Perseguitati link a fondo pagina). Una tragedia strisciante nella quotidianità di certi paesi come la Nigeria, la Cina, la Corea del Nord, il Pakistan e le Filippine dove si si è purtroppo riconfermata un’amara emergenza soprattutto in quell’isola Mindanao dove un referendum aveva appena confermato l’autonomia regionale ai musulmani, in maggioranza nell’area ma in minoranza in tutto il paese, come voluto dal Governo per spegnere gli atti di guerriglia dei fondamentalisti islamici (vedi articolo Filippine, strage di cristiani, link a fondo pagina). Ma ai terroristi estremisti di Abu Sayyaf, cellula locale dell’Isis, ciò non è bastato. Hanno compiuto il terribile attentato con diabolica malizia: una prima bomba per uccidere chi era in chiesa, una seconda alcuni minuti dopo per ammazzare anche i soccorritori. Soprattutto quei militari che proteggono i cristiani, come chiunque altro, consentono loro di esistere e professare la loro fede nonostante il presidente filippino Rodrigo Duterte sia ateo ed in passato abbia anche aizzato a parole repressioni contro i ministri di culto cattolici rei di criticarlo per politiche di sicurezza nazionale troppo sanguinarie. Anche lui ha voluto andare alla Cattedrale di Jolo dove ha condannato senza mezzi termini la strage che, con la morte della giovanissima Chienly Camille, conta ora 21 vittime e 112 feriti, 54 dei quali gravi per un bilancio di morte che potrebbe purtroppo ancora peggiorare.
MARITO E MOGLIE I KAMIKAZE: CACCIA AI TERRORISTI DI ABU SAYYAF
All’indomani del massacro il capo di stato ha visitato i feriti in ospedale e si è recato sul luogo della tragedia nel frattempo ricostruita nella dinamica come riferisce AsiaNews. «Citando fonti dell’intelligence, Duterte ieri ha ripercorso gli ultimi istanti di vita dei due attentatori, confermando per la prima volta in via ufficiale che i terroristi hanno condotto un’azione suicida. La donna, che indossava una vistosa croce intorno al collo, è entrata in chiesa e nel mezzo della funzione delle 8 di mattina ha detonato l’ordigno esplosivo improvvisato (Ied) che portava con sé. In quanto di sesso femminile, la terrorista “non ha destato sospetti” tra il personale deputato alla sicurezza, dichiara il presidente. Il marito è invece rimasto fuori dalla cattedrale, nei pressi dell’entrata. All’esterno della chiesa, poliziotti e militari accorsi dopo la prima esplosione non lo hanno perquisito, consentendogli di innescare la seconda esplosione – scrive l’agenzia di stampa orientale sul suo sito – Duterte dichiara che gli attentatori “potrebbero essere stranieri” (forse indonesiani), ma “i resoconti delle forze di sicurezza in materia non concordano” sulla loro nazionalità. Media locali avanzano l’ipotesi che i due fossero stati avvistati in un campo di addestramento di Abu Sayyaf, quattro giorni prima dell’attentato». La strage è stata infatti rivendicata dall’Isis che nelle Filippine ha come milizia armata proprio questa organizzazione terroristica. «Il presidente afferma che “è certo che da due anni terroristi stranieri si addestrano a Jolo”, storica roccaforte islamista nella zona dell’isola di Mindanao. Per questo, vi aveva già inviato un intero battaglione di soldati – aggiunge AsiaNews – Delfin Lorenzana, segretario alla Difesa di Manila, rivela che Duterte ha ordinato a militari e polizia di annientare “con qualsiasi mezzo” i militanti di Abu Sayyaf. Il ministro aggiunge che il presidente sta pensando ad imporre una taglia sui complici della coppia. “Speriamo – afferma Lorenzana – di poter convincere le persone del luogo a collaborare con noi per identificare queste persone. È difficile rintracciarli perché è altrettanto difficile ottenere informazioni privilegiate. La gente locale non parla con persone che non sono familiari”.
LA GRANATA IN MOSCHEA: COINCIDENZA O VENDETTA?
Una granata è stata lanciata mercoledì all’interno di una moschea di Zamboanga, località dove sono ricoverate le vittime dell’agguato di Jolo. Nell’attentato sono morti due insegnanti islamici e altre quattro persone presenti nella moschea sono rimaste ferite. L’attentato arriva tre giorni dopo la strage di cristiani, nella vicina località di Jolo, all’interno di una cattedrale.La polizia locale ritiene che sia prematuro indicare l’attentato alla moschea come una rappresaglia contro la comunità islamica. È stato quindi chiesto ai giornali di non fare speculazioni mettendo in relazione questo attacco con quello di domenica. “Stiamo investigando ma non abbiamo ancora trovato relazioni tra i due episodi”, ha preciato Delfin Lorenzana, segretario alla Difesa del governo filippino. Il politico cattolico Zia Alonto Adiong ha lanciato un appello su Twitter ai cattolici delle Filippine: “Non cadiamo nella loro trappola e non trasformiamo i rapporti tra musulmani e cristiani in rapporti tra nemici. Non cadiamo nel circolo vizioso che i terroristi vogliono creare nel nostro Paese”. Purtroppo nelle Filippine, esasperate da ripetuti attentati contro le comunità devote a Gesù, già in passato si sono registrati casi di rappresaglie perpetrate da cristiani che già solo per il fatto di covare vendetta e violenza cessano di potersi definire tali.
ASIA BIBI: ORA PUO’ LASCIARE IL PAKISTAN
Nel frattempo in Pakistan non c’è nemmeno il tempo per festeggiare l’ assoluzione di Asia Bibi che già si preannunciano tumulti orditi dai musulmani estremisti. La Corte suprema di Islamabad ha respinto il ricorso contro l’assoluzione della donna cristiana, madre di cinque figli, che per un’accusa di blasfemia ha rischiato l’esecuzione capitale. “La richiesta d’appello è stata rigettata”, ha dichiarato il giudice Asif Saeed Khosa. Il ricorso era stato presentato dal partito islamista dopo che il verdetto di condanna a morte della donna emesso nel 2010 era stato annullato dalla stessa Corte, scatenando furibonde e continue proteste da parte dei gruppi islamisti più accesi e provocando una disputa legale che oggi sembra aver trovato la parola fine. I presupposti perché a questo punto Asia Bibi possa lasciare il Paese ci sono tutti, e al più presto: perché, a quanto denunciano molti attivisti, i rischi in Pakistan per lei sono ancora troppo elevati. Mentre il governo di Islamabad continua a tenere segreta la località in cui attualmente si trova Asia Bibi, le frange dell’islamismo estremista insistono a chiedere che sia messa a morte. L’avvocato di Asia, Saif-ul-Mulook, ha fatto sapere che la sua cliente potrebbe “molto presto” partire dal paese, forse per andare in Canada dove sarebbero già le loro figlie: circostanza che non trova conferma per ragioni di sicurezza. Anche Amnesty international ribadisce che alla donna cristiana debba essere immediatamente garantito l’espatrio affinché “raggiunga, in sicurezza, insieme alla sua famiglia, un Paese di sua scelta”. “Asia e la sua famiglia sono pazzi di gioia”, ha dichiarato all’Agi Anne Isabelle Tollet, la giornalista francese che nove anni fa permise al mondo di conoscere la storia di Asia Bibi. “Finalmente siamo alla fine di tutta questa storia”, ha aggiunto Tollet, confermando la donna lascerà il Pakistan con la sua famiglia “al più presto”.
LA NUOVA CONDANNA A MORTE DEGLI ESTREMISTI ISLAMICI
In Italia la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre che ha seguito più da vicino il dramma di Asia Bibi in tuti questi anni ed ha organizzato molteplici manifestazioni internazionali, illuminando di rosso prima il Colosseo di Roma, nel febbraio 2018 alla presenza del marito e della figlia della donna allora in carcere, e poi i monumenti di Venezia, il 20 novembre scorso, quando già la madre pakistana era stata assolta. In Pakistan invece, come riferisce l’Agi, il partito islamista Tehreek-e-Labaik (Tlp) ha chiamato i propri sostenitori a “tenersi pronti per nuove azioni” dopo la bocciatura del ricorso. Un attivista vicino alla “moschea rossa” (Lal Masjid), Hafiz Ehtisham Ahmed, ha detto all’Afp che “Asia Bibi merita la morte, come decreta la Sharia”. Anche all’estero non sarà al sicuro, ha aggiunto l’uomo: “Anche all’estero vivono dei musulmani, no? Chiunque può ucciderla la'”. Altrettanto inquietante le informazioni che giungono dall’Ansa: «Gli estremisti sunniti del Tehreek e Labbaik Pakistan (Tlp) hanno indetto per il prossimo fine settimana manifestazioni di protesta in tutto il Paese contro l’assoluzione di Asia Bibi. Mohammad Shafiq Amini, il leader del partito, ha fatto appello ai lavoratori del trasporto perché blocchino la circolazione e si uniscano alle proteste venerdì. Il giorno dell’assoluzione, il 31 ottobre, i sostenitori del partito hanno bloccato il Paese per tre giorni chiedendo l’impiccagione di Asia Bibi». Ma per quale motivo gli islamici fondamentalisti si accaniscono così tanto contro la donna cristiana? Per una frase pronunciata in un battibecco con una sua collega bracciante musulmana: «Non ho intenzione di convertirmi. Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, che morì sulla croce per i peccati dell’umanità. Che cosa ha mai fatto il tuo profeta Maometto per salvare l’umanità? E perché dovrei essere io che mi converto al posto tuo?». Due domande che secondo i sostenitori dell’Islam della Jihad professata dal Corano meritano la morte.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FILIPPINE: STRAGE DI CRISTIANI. L’ISIS RIVENDICA, IL PAPA CONDANNA
FONTI
https://www.agi.it/estero/asia_bibi_libera_assolta-4920456/news/2019-01-30/