MENTRE L’UE, SENZA L’ITALIA, LEGITTIMA IL GOLPISTA
A CARACAS FOLLA BALLA IN PIAZZA COI LAVORATORI
DELL’AZIENDA PETROLIFERA BLOCCATA DAGLI USA.
MA LA STAMPA OCCIDENTALE PARLA SOLO DI GUAIDO’
CHE RIFIUTA IL DIALOGO COL GOVERNO BOLIVARISTA.
AEREO SPIA AMERICANO INTERCETTATO IN COLOMBIA
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
E’ assolutamente vergognoso che sia un piccolo webmedia come Gospa News a dover rendere noto all’occidente che migliaia e migliaia di persone sono scese in piazza a Caracas ieri pomeriggio, giovedì 31 gennaio, per manifestare gioiosamente a favore del presidente democraticamente eletto Nicolas Maduro e in difesa dell’azienda petrolifera statale Pdvsa (Petroleas de Venezuela) a cui gli Usa hanno bloccato i conti in America (con a quelli della controllata statunitense Citgo). La Pdvsa è una straordinaria invenzione del socialismo bolivariano con cui Hugo Chavez ha statalizzato gli immensi giacimenti petroliferi dell’Orinoco strappandoli al cartello delle 7 sorelle anglo-americane. Ancor più inverecondo è il fatto che i media diano spazio alle denunce del politico golpista che dipinge l’immagine di un paese in guerra mentre una folla ieri ballava gioconda per le strade nell’oscuramento mediatico totale. Dal palco un dipendente Pdvsa di carisma potente, capace di evocare l’impeto travolgente dell’elettricista Lech Walesa di Solidarnosc, come tanti in maglietta e cappellino rosso aziendali, ha scaldato la gente al grido “Hasta la victoria siempre” rievocando Che Guevara, ma soprattutto Simon Bolivar, la Rivoluzione Bolivariana di Chavez e infine Nicolas Maduro, difensore della patria dai “ladrones americano”. In un clima di tipica allegra festa sudamericana, operai della società petrolifera coi caschetti rubenti, belle venezuelane sorridenti, nonne, mamme, ragazzini, hanno inneggiato al presidente Maduro, cantato, danzato, mostrato le mani a forma di cuore e anche pregato (il paese è al 90 % cristiano cattolico), ma soprattutto hanno ascoltato il ritornello scandito ripetutamente dall’oratore: “un paese non si vende, un paese si difende”: uno slogan che è tragico preludio a un’inevitabile guerra civile se l’occidente continuerà a gettare benzina sul fuoco delle proteste sostenendo un evidente tentativo di golpe fomentato dall’avidità di petrolio e dalla paura del Petrocoin, la prima criptovaluta di stato al mondo che vuole essere concorrenziale al dollaro sul mercato internazionale dell’oro nero.
Dopo di lui ha preso la parola l’energica vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez in sportiva maglietta coi colori nazionali giallo-blu e banda rossa chavista. Ma i media internazionali erano tutti concentrati altrove. I giornalisti erano impegnata a scrivere dei 29 o 36 morti oggi divenuti improvvisamente 70 (non si sa ancora quanti e soprattutto se siano i militari insorti contro l’esercito o manifestanti), a ricamare sulla precedente piazzata dell’autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò, a narrare della perquisizione a casa sua in cerca della moglie attivista e blogger Fabiana Rosales da parte degli agenti Faes (Fuerza de Acción Especial de la Policía Nacional Bolivariana) e soprattutto della risoluzione dell’Unione Europea che (439 sì, 104 no e 88 astensioni) legittima il leader dell’opposizione. Fortunatamente, nel dispiacere del servile Presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, l’Italia si è chiamata fuori dalla vicenda e gli europarlamentari Lega, M5S e Pd si sono astenuti dal riconoscere Guaidò, colui che è stato additato da Maduro, dalla Russia, dalla Cina, dal Messico, dalla Bolivia e da Cuba, come un usurpatore golpista filostatunitense; profilo che emerge anche dalla sua storia politica all’ombra di Leopoldo Lopez, considerato agente Cia e collaborazionista del repubblicano George Bush (autore di un golpe armato contro Chavez nel 2002) così come del democratico Barack Obama (leggi articolo precedente Guaidò, l’Obama sbiancato agente Usa a Caracas, link a fondo pagina).La manifestazione giunge nella giornata in cui Maduro aveva espresso la disponibilità ad aprire un dialogo con Guaidò, leader dell’opposizione Mud (detentrice di 112 seggi in Parlamento) che ha rifiutato l’invito così come inspiegabilmente aveva rinunciato alla corsa alle presidenziali del maggio 2018, in cui fu riconfermato l’attuale presidente. Oggi però lo stesso Guaidò torna all’attacco in un’intervista al TG2 riportata come top news dall’Ansa: «Maduro ha perso il controllo del paese e la popolazione sta soffrendo. Ci sono 70 giovani assassinati in una settimana dal faes, le forze speciali di polizia, e 700 persone in carcere, 80 minorenni addirittura bambini». Notizie e numeri senza alcuna conferma ufficiale, accreditati parzialmente solo da organizzazioni per i diritti umani finanziate dagli Usa come spiegato dalla giornalista Eva Golinger (vedi link a fondo pagina). La dichiarazione giunge in risposta all’intervento del Sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano (M5s) che in un’intervista a Tv2000 aveva criticato il riconoscimento del presidente autoproclamato da parte dell’Unione Europea: «L’Italia non riconosce Guaidó perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite».
MIGLIAIA DI LAVORATORI, FAMIGLIE E BAMBINI PRO MADURO
Invece di occuparsi dei Gilet Gialli che da 11 settimane protestano contro il presidente francese Emmanuel Macron, ritenuto espressione dell’elite mondialista e promotore di una politica economica austera, Strasburgo si intromette nella spinosa questione venezuelana con un’invasione di campo censurata persino dal diplomatico premier italiano Giuseppe Conte. Nel solco di questa protesta anti-Maduro alimentata da organizzazioni umanitarie venezuelane finanziate dagli Usa o dalla Open Society di George Soros (vedi articolo già citato) i media occidentali di regime mainstream si confermano specialisti nella disinformazione: basti pensare a Reuters che ieri ha fatto 7 lanci sul Venezuela tutti contro il governo bolivariano e non ha scritto una sola parola sulla marcia di Caracas a favore del presidente del Venezuela, oppure all’Economist, da sempre portavoce dei mondialisti, che si è beccato le ire e rampogne dei suoi stessi follower su Facebook per aver messo come immagine di copertina una foto che inneggia a Guaidò e l’Ansa che stamane gli ha dedicato il titolo di apertura.
Ma tutti i media hanno ignorato la manifestazione pro Maduro: persino la versione inglese di Russia Today ha trascurato quella che l’edizione spagnola dello stesso network ha definito “Multitudinaria marcha en Caracas en apoyo de Maduro y en defensa de la petrolera estatal” dedicandole anche una interessantissima diretta su Fb seguita da oltre 3mila persone. Ecco quindi che solo Rt espanol (e brevemente SputnikNews Espana, media sempre di Mosca) danno un resoconto della manifestazione di piazza che ha portato un fiume di gente nelle vie di Caracas. Quante migliaia fossero non si sa. Come non è dato sapere quanti siano quelli che partecipano ai comizi di Guaidò. L’impressione è che i numeri siano simili ma la certezza non esiste perché i reporter filo-golpe sono tenuti sotto stretta sorveglianza dall’intelligence venezuelana del Sebin (Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional) mentre i giornalisti pro-Maduro come l’avvocatessa americana Eva Golinger trovano spazio solo su Russia Today e su nessun media occidentale: essendo il governo bolivariano socialista non trova spazio nemmeno sui giornali di centrodestra (Il Giornale, La Verità, Libero, Il Primato Nazionale) di norma impegnati nella contro-informazione anti-mainstreaming.
IL RESOCONTO DI RUSSIA TODAY SULLA MARCIA
«Giovedi si è tenuta a Caracas, in Venezuela, una marcia a favore del presidente Nicolas Maduro. Sostenitori del governo sono scesi in piazza il giorno dopo la precedente mobilitazione a favore del deputato dell’opposizione e capo dell’Assemblea legislativa, Juan Guaidó, autoproclamatosi come “presidente responsabile” – scrive RT espanol – La manifestazione si è svolta nella capitale ed è stata convocata dai lavoratori del petrolio per dimostrare il loro sostegno per Maduro, che è stato eletto nel maggio 2018, e difendere la compagnia statale Petroleos de Venezuela (PDVSA). In marcia, il vicepresidente esecutivo, Delcy Rodríguez ha detto che gli Usa hanno orchestrato l’auto-proclamazione di Guaidó per cercare di cogliere le riserve di petrolio del Venezuela. “I leader imperialisti hanno gettato la maschera dicendosi “vamos” (andiamo) a prendere il petrolio del Venezuela'”, ha detto alla folla. L’alto funzionario politico ha confermato che la compagnia petrolifera statale produce per lo sviluppo del Venezuela. “Che lo capiscano molto chiaramente, in questo modo non arriveranno a nulla” ha aggiunto».
LA GUERRA PER IL PETROLIO E LE TENSIONI MILITARI
Russia Today riferisce che è stato lo stesso John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha dichiarare la necessità del greggio venezuelano per le raffinerie americane, le quali, a causa del blocco a Pdvsa e conseguente stop delle importazioni di petrolio, dovranno cercare altrove una fornitura assai imponente, che rappresenta una perdita di circa 8milioni di dollari per il Venezuela, pari al 70 % del bilancio nazionale. Ecco perchè Maduro ha chiesto alla Banca di Inghiltterra di inviare tonnellate di oro agli Emirati Arabi Uniti da scambiare con valute correnti per far fronte alle scadenze dei debiti internazionali del paese. Richiesta che ha incontrato la contestazione di Guaidò il quale ha scritto al governo britannico ed all’istituto di credito per bloccare la transazione, sebbene impedirla, secondo gli esperti, sia un atto del tutto illegittimo per le leggi internazionali non essendoci alcuna sanzione Onu contro il Venezuela. La rinuncia al petrolio venezuelano è un’operazione finanziariamente kamikaze per gli Usa che lo acquistano crudo e quindi a buon prezzo. «Nel contesto della presentazione del piano economico dell’opposizione, l’economista José Toro Hardy ha detto che c’è bisogno di 25.000 a 30.000 milioni di dollari per il recupero di Petroleos de Venezuela S.A. (PDVSA). “Queste risorse lo Stato non le ha, ma esistono e possono portare per gli investimenti esteri”, ha dichiarato» rendendo così manifesto il progetto americano per una privatizzazione della compagnia petrolifera. Nelle proteste di piazza, già guidate dall’arrestato Leopoldo Lopez nel 2015 e riprese a singhiozzo negli anni passati con aspri scontri tra manifestanti e polizia e numerosi morti e feriti, secondo il network RT il governo guidato da Maduro ha un vantaggio relativo: «Da un lato, il Chavismo è abituato a manifestarsi e a mobilitarsi costantemente. Ma anche perché l’esecutivo ha il sostegno di un attore fondamentale nella politica venezuelana: le forze armate nazionali bolivariane FANB». Proprio per questo il presidente del venezuela nei giorni scorsi ha visitato numerose basi militari facendosi fotografare tra i soldati e ha organizzato una massiccia marcia coi soldati a Fuerte Tiuna contro “l’aggressione imperialista”. E proprio per questo uno dei tentativi finora falliti dell’opposizione è stato quello di cercare di frammentare l’esercito. Lo stesso Guaidó e Washington, attraverso il Segretario di Stato, Micke Pompeo, hanno lanciato un appello alla FANB per smettere di sostenere il presidente costituzionale.
L’AEREO SPIA AMERICANO SOPRA LA COLOMBIA
Che l’appunto apparso su un bloc notes di John Bolton a favore di telecamere sulle “5000 truppe in Colombia” fosse uno specchietto per le allodole lo hanno capito tutti: nessuno stratega rivelerebbe prima i suoi piani d’intervento bellico. Che siano comunque sul tavolo degli Usa tutte le opzioni, ivi inclusa quella militare, è una certezza nots a tutti ed in particolare alla Russia, alleata del Venezuela: per questo Il Cremlino dopo l’incontro tra Vladimir Putin e Nicolas Maduro di dicembre, ha inviato all’Aeroporto Internazionale di Maiquetia “Simon Bolivar” due bombardieri strategici Tu-160, un cargo An-124 e un velivolo a lungo raggio IL-62 per cominciare a mostrare i muscoli. Ieri sui social è invece circolato un video, sulla cui attendibilità non si può scommettere, concernente un presunto arrivo di milizie internazionali in un aeroporto del Brasile, alleato Usa e tra i primi a riconoscere il presidente autoproclamato Guaidò. Mentre è stata riportata con dovizia di dettagli la notizia di un aereo spia dell’Usaf (Us Air Force) sullo spazio aereo colombiano ai confini col Venezuela. «Un aereo spia americano è stato avvistato in una missione segreta in Colombia, alimentando il sospetto che potrebbe intercettare le comunicazioni nel vicino Venezuela, preso di mira per il cambio di regime e il tentativo di colpo di stato da parte di Washington – scrive Russia Today inglese – Un velivolo da ricognizione EO-5C dell’esercito americano è stato avvistato dai gruppi di rilevamento del volo giovedì». Identificato col numero N177RA, l’aereo spia EO-5C si basa su un DHC-7 canadese, un aereo turboelica a quattro motori, adatto a trasportare circa 50 passeggeri o un carico di merci. Gli aerei di questo tipo, sovente utilizzati dall’esercito americano in Sudamerica per ricognizioni anti-insurrezione e anti-droga, sembrano privi di distinzioni militari tanto da poter essere scambiati per velivoli di linea regionale: «Si è detto che questo aereo sia caricato con varie apparecchiature spia e che possa rilevare e intercettare le trasmissioni sull’intero spettro radio, oltre a scattare immagini ad alta risoluzione, sia a infrarossi che a luce visibile» aggiunge il network televisivo russo. Un velivolo simile fu avvistato sopra la Libia nel 2014, dopo il cambio di regime della Nato del 2011, ed un altro di modello precedente O-5A si schiantò in Colombia nel 1999 vicino al confine con l’Ecuador durante un pattugliamento.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
https://actualidad.rt.com/actualidad/304087-marcha-favor-nicolas-maduro-caracas
https://www.rt.com/news/450280-us-spy-plane-venezuela/