SIRIA: ALTRA STRAGE DI BIMBI DELLE BOMBE USA

SIRIA: ALTRA STRAGE DI BIMBI DELLE BOMBE USA

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WASHINGTON IPOCRITA: UCCIDE I CIVILI SIRIANI
E VUOLE DIFENDERE I DIRITTI DEI VENEZUELANI
AGGREDITI DA VIOLENTI GUERRIGLIERI GOLPISTI.
DEPUTATO FDI SOLLECITA RELAZIONI CON DAMASCO

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

«Fonti locali hanno detto oggi che la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha perpetrato un nuovo massacro, togliendo la vita a16 civili, tra cui 7 bambini, in un intenso bombardamento sulle abitazioni residenziali nei dintorni di Al-Baghouz nella campagna sud-orientale di Deir Ezzor». Sono soltanti gli ultimi morti dei radi aerei dell’Usaf (Us Air Force) in Siria denunciati dall’agenzia d’informazione Sana di Damasco. Si aggiungono allle altre quattro vittime dell’altro giorno, alle 3 di venerdì ed alle 41 di gennaio. Dal mese di novembre, da quando il presidente americano Donald Trump ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi, forti di un contingente di 2000 uomini, dall’area sudorientale siriana, gli attacchi aerei si sono intensificati per annientare l’ultima roccaforte dei miliziani Isis sulle sponde dell’Eufrate.

Mentre sul campo combattono le pattuglie di terra affiancate dai militari dello Sdf (Sirian Democratic Force) in prevalenza combattenti curdi Ypg che controlla anche la zona settentrionale Royana fino alle porte Manjib, affidata al controllo degli eserciti siriano e russo onde evitare l’attacco dei nemici turchi, nei cieli scorrazzano i cacciambombardieri e droni americani che dal 2014 tra Siria e Irak hanno fatto “danni collaterali” tremendi quantificabili in 1.140 morti civili per ammissione della stessa Global Coalition against Daesh, la forza d’intervento militare senza autorizzazione Onu a guida americana supportata da altre nazioni occidentali e in particolare Francia e Gran Bretagna. I 16 morti di ieri si aggiungono agli altri 4 di sabato sempre ad Al-Bagouz, dove Sdf e Usa hanno fatto scattare l’offenssiva finale contro i jihadisti dello Stato Islamico, ed ai 3 di venerdì scorso conseguenti ai bombardamenti sulle aree residenziali nella città di Al-Tayyanieh nelle campagne della città di Al-Mayadeen, ad est di Deir Ezzor.

 

LE BOMBE IGNORANTI DI DONALD TRUMP

Il presidente Usa Donald Trump

«Sostanzialmente sono state persone che non sapevano come usare l’arma, il che è orribile. Penso che sia una situazione terribile. Ho aborrito vedere cosa è successo con l’autobus perché i bambini sono puri: questo è uno spettacolo dell’orrore». Questo era stato l’amaro commento rilasciato in un’intervista ad Axios (e riportato da Russia Today, link a fondo pagina) dal presidente Usa Donald Trump dopo che lo scorso 9 agosto un attacco aereo saudita nella trafficata città di mercato di Dhahyan nel nord dello Yemen aveva colpito uno scuolabus, uccidendo 43 bambini e mutilandone molti altri.

Nonostante il fatto che pezzi di una bomba MK 82 laser teleguidata da 500 libbre (227 chilogrammi) fatta da Lockheed Martin fossero stati trovati sul luogo dell’esplosione, la Casa Bianca aveva spostato la colpa della tragedia all’incapacità della coalizione di usare gli Stati Uniti forniti armi correttamente. Sugli 11 bambini ammazzati in Siria dalle bombe probabilmente “ignoranti” di Washington invece non giunge ovviamente nessun commento dato che il Pentagono è tutto concentrato a valutare le “opzioni militari” per un eventuale intervento in Venezuela volto a rovesciare il presidente eletto Nicolas Maduro e a legittimare la presa di potere del golpista filoamericano Juan Guaidò, anche se il consenso della popolazione per l’erede di Chavez è sempre più esplicito come confermano le ripetute manifestazioni di decine di migliaia di persone a Caracas ed il sondaggio della società indipendente Hinterlaces secondo cui il 57 % dei venezuelani sostengono Maduro.

 

MOLOTOV DEI GUERRIGLIERI ALLA POLIZIA DI CARACAS

A Caracas gli Usa vogliono intervenire in difesa dei diritti umani perché secondo loro sarebbero stati violati dai reparti speciali del Faes e gli agenti dell’intelligence del Sebin sebbene siano intervenuti a difendere le città da proteste molto violente condotte dal 2014 da veri guerriglieri urbani dell’opposizione filoamericana. Anche in Venezuela, infatti, come in Yemen e in Siria le bombe e i proiettili non sono mica tutti uguali. Come scriveva già l’esperto di geopolitica americano Noam Chomsky analizzando le guerre democratiche di Washington nel mondo esistono infatti «vittime degne e vittime indegne».

I bambini yemeniti uccisi dai missili sauditi sono “degni” di “orrore” e riprovazione, quelli siriani no. Alla stessa stregua i soldati venezuelani ribelli che nell’estate 2017 e nel gennaio 2018 si sono ammutinati nelle caserme tentando un golpe militare e finendo ovviamente in parte uccisi negli scontri con le forze armate governative sono degni di onore, come i manifestanti morti durante le violentissime proteste di piazza, mentre i poliziotti fedeli a Maduro rimasti vittima di attentati sono indegni. Al di là delle reiterate denunce dei media occidentali filo-golpisti circa repressioni da parte della polizia e dei militari sui manifestanti, analoghe a quelle dei loro omologhi francesi sui Gilet Gialli, ci sono infatti filmati che descrivono scenari ben diversi capaci di rievocare gli attacchi dei terroristi palestinesi di Hamas in Cisgiordania.

Un reportage del 2017 mostra infatti scene raccapriccianti che evidenziano come gli attivisti dell’opposizione fomentata dai leader di Voluntad Popular, prima Leopoldo Lopez (agli arresti domiciliari proprio perché condannato per incitazione alla violenza) e ora Juan Guaidò abbiano nelle loro file anche guerriglieri urbani che conducono azioni di stampo paramilitare. Nel filmato visibile qui (da cui abbiamo estratto i fotogrammi pubblicati sopra), si vedono infatti giovani col volto travisato e con caschi preparare bombe molotov, un attentato dinamitardo ad un drappello di motociclisti della polizia, poliziotti travolti e uccisi da un bus piombato a velocità assassina, un civile dato alle fiamme durante una manifestazione, un agente arso vivo in mezzo alla strada e picchiettato con un bastone da un ragazzo per verificare se fosse ancora vivo, razzi sparati con bazooka e armi artigianali. Insomma quelle che vengono descritte come manifestazioni politiche sono in realtà concrete avvisaglie di una guerra civile.

Ma gli Usa che lì vorrebbero intervenire per difendere i diritti umani sono gli stessi che bombardano e ammazzano i civili siriani con un’ipocrisia che è pari solo a quella di Israele, un altro paese che ha riconosciuto il presidente golpista autoproclamato Guaidò in Venezuela e che in Siria prosegue la sua guerra religiosa contro gli sciiti delle forze militari libanesi degli Hezbollah ed iraniane di Forza Quds. Attacchi che non hanno la minima legittimazione internazionale e sono attuati a scopo intimidatorio per costringere il presidente siriano Bashar Al Assad a rompere l’alleanza con quei combattenti di confessione islamica Sciita (come gli Alawiti del suo partito Bath) che lo hanno aiutato a sconfiggere i rivali musulmani sunniti dell’Esercito Siriano Libero sostenuti dai jihadisti Isis.

 

ENNESIMO ATTACCO ISRAELIANO IN SIRIA

Un cacciabombardiere F-16 dell’Israel Defence Force

«Una fonte militare ha comunicato che alle 18.30, il nemico israeliano ha colpito Tal al-Douhor a Jabata al-Khashab, Tal al-Deria e Talet Khaled con una raffica di missili. La fonte ha aggiunto che alle 19.50 pm, i droni israeliani hanno lanciato 4 missili nell’ospedale di Quneitra e uno dei punti affiliati alle forze di sicurezza, affermando che i danni sono stati limitati ai materiali».

E’ la sintetica nota della Sirian Arab National Agency (Sana) che ieri sera, lunedì 11 febbraio, ha stilato il bollettino ormai quotidiano dei raid dell’Israelian Defence Force (Idf) sempre più intensi dal novembre scorso, da quando cioè Damasco ha annunciato la riconquista della maggior parte del paese e la ripresa delle relazioni diplomatiche con gli altri paesi arabi tra cui l’Iran, temutissimo ma ultimamente molto meno attivo del governo di Israele di Benjamin Netanyahu nel seminare morte e distruzione nel mondo.

«Il giornalista ha aggiunto che l’aggressione israeliana ha preso di mira un ospedale distrutto di Quneitra insieme ad un numero di carri armati e uno dei centri di osservazione di Jabata al-Khashab» specifica Sana. Nelle scorse settimane una pioggia di razzi teleguidati su Damasco, solo in parte intercettati dalla contraerea dotata degli avveniristi sistemi S-300 russi, aveva fatto 11 vittime tra i militari danneggiando anche l’aeroporto civile della capitale e inducendo il Governo siriano, e iraniano, a minacciare rappresaglie su quello di Tel Aviv. Come ammesso da un comandante dell’Idf nel 2018 sono state sganciate circa 2000 bombe sulla Siria.

 

INTERROGAZIONE IN PARLAMENTO PRO DAMASCO

Il deputato di FRatelli d’Italia Federico Mollicone ha presentato un’interrogazione sulla Siria

Nel frattempo in Italia c’è chi vorrebbe invece riprendere le relazioni con la Siria. Il deputato Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, insieme ad altri colleghi parlamentari Paola Frassinetti, Carmela Bucalo, Carlo Fidanza e Luca De Carlo, ha infatti depositato alla Camera un’interrogazione al Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sull’argomento. Dopo aver ripercorso la genesi della guerra civile siriana Mollicone evidenzia che «anche le organizzazioni cattoliche, in particolare l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l’Associazione Pro Terra Sancta, hanno denunciato le persecuzioni e i crimini commessi dall’Isis e hanno invece apprezzato l’azione del Governo siriano a difesa dei cittadini di religione cristiana. Ormai il Governo di Damasco ha riconquistato il 75 per cento del proprio territorio sconfiggendo, con l’aiuto delle forze armate della Federazione Russa, l’Isis e ripristinando la normalità ad Aleppo e nelle principali città. Il presidente Assad è stato rieletto presidente della Siria il 3 giugno 2014 con circa il novanta per cento dei voti e resterà in carica fino al 2021. L’Isis è stato definitivamente sconfitto. La Lega araba, nella sua prossima ri-unione del mese di marzo 2019 a Tunisi, è disponibile a riammettere la Siria ai propri lavori e già alcuni Stati, tra cui gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania, hanno ordinari rapporti di collaborazione con il Governo di Damasco».

Delineato il nuovo scenario di relazioni internazionali con la Siria il deputato di Fdi rimarca che «la ricostruzione delle città e delle infrastrutture distrutte dalla guerra civile e di aggressione comporterà un grande impegno tecnico e finanziario cui potrebbero partecipare le imprese italiane che in passato hanno sempre avuto intensi rapporti commerciali e di lavoro con la Siria» e pertanto interroga il ministro degli Esteri per sapere «se il Governo non ritenga di riprendere le relazioni diplomatiche a pieno titolo con la Repubblica araba di Siria, chiedendo alla rappresentanza attualmente residente a Vienna di aprire la sede diplomatica a Roma; se il Governo sosterrà, in sede del Consiglio dell’Unione europea, l’abolizione delle sanzioni contro la Siria».

Un passaggio indispendabile per sancire la liberazione di Assad non solo dalla guerra, voluta e pilotata dal presidente americano Barack Obama e da lui persa per l’intervento del presidente russo Vladimir Putin, ma anche dall’immagine di infamia con cui era stato ingiustamente dipinto: guardacaso dagli stessi media che oggi attaccano Maduro. Mollicone sollecita quindi la Farnesina ad una presa di posizione netta dell’Italia nei riguardi della Siria. Mentre rimane sempre ambigua quella degli Usa: il Senato ha infatti approvato l’ulteriore estensione di sanzioni economiche contro Damasco, la bocciatura del ritiro delle truppe da lì come dall’Afghanistan dove, in un’operazione passata sotto silenzio sui media, i reparti speciali Usaf avrebbero liberato 40 comandanti Isis dalle prigioni talebane…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

https://www.sana.sy/en/?p=158150

https://www.sana.sy/en/?p=158176

https://www.rt.com/usa/443099-trump-saudis-weapons-yemen/

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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