I RENZI SUBITO LIBERI COME LUCANO. GIUSTIZIA… MATTARELLA!!!
MIGLIAIA DI PAGINE DI PESANTI ACCUSE
AI GENITORI DELL’EX PREMIER PD
COME ALL’EX SINDACO DI RIACE
MA OTTENGONO SUBITO LA LIBERTA’.
SALVINI E SALLUSTI, ENTRAMBI DI DESTRA,
PERSEGUITATI SOLO PER REATI DI OPINIONE
IL PRESIDENTE DEL CSM TACE E ACCONSENTE
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Finché governava la sinistra l’Italia era una un paese ormai in coma farmacologico nel quale nemmeno i giudici osavano più contraddire la casta del Partito Democratico fortemente arroccata sul colle del Quirinale da cui si sorveglia e presiede il Consiglio Superiore dela Magistratura (Csm) e con esso le piantagioni di toghe rosse sbocciate nei Tribunali dopo le semine culturali ultradecennali di Palmiro Togliatti. Da quando le elezioni sono state vinte da un partito di centrodestra come la Lega e da uno di centrosinistra come il Movimento 5 Stelle, per un’epidemica crisi di rigetto ai Democratici, ed il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è trovato costretto a fare solo il notaio e non più l’arbitro amico del suo stesso partito Pd, le crepe nei monumentali ed orripilanti bunker edificati intorno ai centri di potere dalla sinistra, serva più di qualunque altro partito dei mondialisti Euro-Americani, hanno cominciato ad essere evidenti soprattutto nei quotidiani episodi di giustizia “mala”; a volte persino malavitosa visti i magistrati finiti di recente in manette per clamorosi e reiterati episodi di corruzione. Agli arrestati sinistri, sia per devozione politica che per laidezza dei crimini presunti (ma per lo più documentali e pertanto già oggettivamente acclarati) si sono contrapposti i protagonisti di una giustizia davvero in frantumi, nella sua credibilità investigativa, requirente, giudicante. Quel “pianeta Legge” che dovrebbe essere un palazzo di vetro trasparente e sempre terso – ma purtroppo non è mai stato così nell’Italia in cui mafia e servizi segreti sono sempre andati a braccetto, fin dallo sbarco degli Alleati in Sicilia (1943) che cooptarono alla politica Bernardo Mattarella, padre di Sergio – proprio nel momento in cui una ventata di reale democrazia popolare, prima ancora che populista, stava spazzando via le incrostazioni con l’aiuto di magistrati duri, puri ed eroici, impegnati nella professione per una missione sociale e non solo per carriera, alti emolumenti o peggio ancora regalie illecite, ecco la casta delle toghe rosse proterva nel riaffermare la sua identità, appartenenza e prepotenza. Nel momento in cui avrebbero potuto capire – i magistrati politicizzati – che era giunto il momento di cominciare a lavorare onestamente in nome del popolo italiano più che per il proprio “partigianato”, la sudditanza ad un’ideologia ossessiva come quella di germinazione comunista li ha ancor più inorgogliti ed illivoriti al punto da palesare che ormai la legge, in Italia molto più che in tutto il resto del mondo occidentale, è soltanto un affare da Botteghe Oscure, siano quelle del Pci-Pd, della P2 o della Loggia Scontrino poco importa: basta che siano vergognosamente prone alla dottrina dominante nei sinistri circoli che contano, sempre più uffici periferici di Commissione Trilaterale, Bilderberg e varie sfaccettature del Massonicomunismo e del Nuovo Ordine Mondiale, ben descritto dal commodoro della marina canadese William Guy Carr già nel 1956 col suo libro Pedine in gioco (Pawns in the game).
LA LEGGE PER GLI AMICI SI INTERPRETA…
Oggi pertanto il 60 % dei votanti (secondo i sondaggi che assommano le proiezioni di Lega, M5S e Fratelli d’Italia) sopporta a malapena il peso di un Capo dello Stato che pare ancora troppo sinistrato e si palesa quale epifenomeno dell’eritro-fania più evoluta e legalizzata di quell’okkupazione politica che prolifera dai Centri Sociali alle unità di base in cui i piccoli comunistoidi vengono indottrinati al concetto che al compagno è tutto permesso. Ma soprattutto perché sotto le finestre del Quirinale è ormai scolpita la rossa lapide sulla giustizia ove si staglia come epitaffio quell’antico adagio secondo cui per tutti la legge si applica ma per gli amici si interpreta. Un’espressione che diviene canovaccio nella drammaturgia quotidiana di inchieste, arresti e liberazioni. Non voglio entrare nel merito dei singoli casi più di tanto, avendoli già ampiamente trattati in precedenti articoli di dettagliata cronaca giudiziaria e provando un folle disgusto per tali vicende che mi potrebbe far eccedere nei commenti su alcuni togati. Non voglio analizzarne a sfondo le sfumature perché, essendo stato cristianamente educato, vorrei sfogare il foscoliano “spirto guerrier ch’entro mi rugge” solo come opinionista da tastiera e non cedere poi all’istinto di una più che motivata ed indignata manifestazione di piazza: sta agli elettori, non a me, il compito di cacciare i mercanti dal Tempio della Giustizia e dai più alti palazzi del potere italiano incrostati di lerciume.
REVOCATI I DOMICILIARI AI GENITORI DI RENZI
In Italia non basta far fallire due cooperative e mezza con un preciso disegno criminoso nel quale s’intrecciano reati come bancarotta fraudolenta e false fatturazioni a iosa per restare nella pur comoda condizione degli arresti domiciliari. No! Non devi patire nemmeno tale onta se ti chiami Tiziano Renzi e Laura Bovoli, se hai il merito di aver generato quel genio di Matteo Renzi che pur rottamando il Pd e portandolo dalle vette del 40 % ai baratri del 15 %, finora sconosciuti alla sinistra del terzo millennio, è riuscito ancora a far eleggere un suo amico avvocato e deputato Dem vicepresidente del sopracitato Csm, David Ermini. Non voglio entrare nel merito dei perché e per come il Tribunale del Riesame abbia revocato la misura cautelare ai genitori dell’ex premier mi limito ad osservare che tale provvedimento, in relazione alla reiterata aziona delittuosa emersa da mesi di analisi documentale della Guardia di Finanza di Firenze e di Cuneo, è apparso più che necessario. I presunti reati si sarebbero consumati sovente negli uffici di Rignano sull’Arno, «in un unico programa criminoso in corso da molto tempo», secondo il Gip del Tribunale, e con la correità di tre arrestati; ma, con grande prudenza la Procura della Repubblica non ha ritenuto sussistente quel reato di associazione per delinquere 416 del Codice Penale ben spiegato sul sito di consulenza giuridica Broccardi: «Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti [305, 306], coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni». «Secondo parte della dottrina e della giurisprudenza dovrebbe qui accertarsi l’esistenza di una struttura organizzativa in grado di realizzare gli scopi criminosi programmati» aggiunge la nota ribadendo che la sede operativa, ad esempio l’ufficio di una società, è un requisito ormai ritenuto pressochè determinante fatte rare eccezioni.
AMMINISTRATORI “OCCULTI” INTERDETTI ALL’ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE
Non voglio minimamente e lontanamente ipotizzare che tale violazione potesse sussistere sostituendomi con ciò ai magistrati: è una discettazione puramente teorica di diritto penale che da cronista di giudiziaria con esperienza ultraventennale evidenzio per comprovare come ci sia stata davvero la massima cautela da parte dei pm, come da parte del Gip del Tribunale che si è limitato a ritenere più che motivata l’istanza degli arresti domiciliari. Come reporter investigativo devo però rammentare che una delle società per cui i signori Renzi sono finiti nei guai è la stessa Eventi6 srl coinvolta, seppur marginalmente e non indagata come soggetto giuridico, nell’altra inchiesta per cui è indagato il loro genero Andrea Conticini per riciclaggio di denaro, che sarebbe stato perpetrato attraverso un aumento di capitale sociale da oltre 100mila euro, in quanto soldi di sospetta provenienza illecita per la presunta approriazione indebita ipotizzata nei confronti di suo fratello Alessandro su una parte cospicua dei milioni di euro stanziati per l’aiuto ai bambini africani dalle fondazioni Unicef e Operation Usa (che ha sporto querela). Detto tutto ciò la revoca dei domiciliari appare quindi un’evoluzione assai benevola; fin troppo! La permanenza del mero obbligo dell’interdizione per 8 mesi all’esercizio di attività imprenditoriale stabilita dai giudici del Riesame fa infatti un po’ sorridere visto che i due coniugi sono indagati proprio in qualità di “amministratori di fatto” ovvero occulti nelle società fallite. Un concetto elementare che aveva ben espresso il Gip del Tribunale nella sua ordinanza per giustificare gli arresti domiciliari: «Sul punto occorre rilevare che avendo gli stessi rivestito ruoli di amministratori di fatto e avendo gli stessi agito tramite “uomini di fiducia” non è possibile ritenere sufficiente una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese atteso che essa consentirebbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai piu subdole e pericolose perche di piu difficile accertamento». Una vicenda che appare davvero eloquente nel rievocare quindi la suddetta famosa regola secondo cui per qualcuno la legge si applica per altri si interpreta, ma soprattutto rivela una disarmante divergenza di vedute tra Procura, Gip e gli altri giudici.
IL SINDACO DI RIACE SUBITO LIBERATO DA OGNI OBBLIGO
Una circostanza già vista in passato, soprattutto per politici di sinistra (ma non solo), che è l’esatta fotocopia di quanto accaduto all’ex Sindaco di Riace Domenico Lucano. Indagato dalla Procura di Locri per 21 capi d’imputazione tra cui l’associazione per delinquere, viene subito sgravato di ben 19 addebiti (tra cui truffa e concussione) dal Gip del Tribunale che non solo distrugge in 132 paginette le oltre mille di sintesi di 18 mesi di indagine ma anche umilia colleghi magistrati e Guardia di Finanza di Locri scrivendo a sentenza parole pesantissime come “marchiane inesattezze”, non parse certamente tali a chi, come me, si è letto l’ordinanza con cui era stato disposto il divieto di dimora per Lucano e rigettata (!?!) l’istanza per 13 arresti domiciliari. Anche in quel caso il Tribunale del Riesame era poi prontamente intervenuto per togliere persino il fastidio del divieto di dimora all’ex sindaco, accusato alfine “solo” dei due reati più lievi: ovvero il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per i matrimoni combinati e l’illecito affidamento a due cooperative da parte del comune di servizi di pulizia della spiaggia e di raccolta e trasporto di rifiuti, per un valore annuo di un milione di euro.
I GIUDICI COLPEVOLISTI CONTRO IL MINISTRO SALVINI
Ma c’è il terzo indizio, pesante come un macigno, che secondo la mitica regola dell’investigatore Hercule Poirot, inventato da Agatha Christie, insieme ai due precedenti si sublima in “prova”. E la storia della Nave Diciotti dove, guardacaso, essendoci implicato un politico di centrodestra, i giudizi giuridici, frantumati nella loro credibilità dalle totalmente opposte interpretazioni tra magistrati, sono divenuti colpevolisti anziché garantisti. Va infatti ricordato che la Procura di Agrigento ha incriminato il Ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona (dei migranti rimasti sulla nave attraccata per mancanza di autorizzazione allo sbarco), la Procura di Catania ha chiesto l’archiviazione ritenendo ogni azione legittima, ma il Tribunale dei Ministri della stessa sede giudiziaria ha invece severamente e ostinatamente chiesto di procedere per il reato inizialmente addebitato. Ecco quindi la morale di una storia che sembra uscita dal processo di Franz Kafka: se sei di sinistra non bastano migliaia di pagine di meticolose indagini della Finanza per inchiodarti neanche ai semplici arresti domiciliari o al divieto di dimora. Se sei di destra è sufficiente un’interpretazione più ideologica che giuridica per mandarti a processo…
IL GIORNALISTA SALLUSTI SARA’ RISARCITO PER INGIUSTA DETENZIONE
Esattamente come capitò al collega Alessandro Sallusti direttore de Il Giornale che trascorse circa un mese agli arresti domiciliari nell’autunno 2012 per diffamazione guardacaso nei confronti di un giudice. Nel dicembre del 2012 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva poi commutato la pena detentiva di Sallusti in una ammenda, figurando ancora come un governante clemente quando in realtà, pur avendone titolo in qualità di presidente del Csm, non indugiò un secondo a vagliare l’operato dei giudici nell’inopinata sentenza pronunciata in presenza di palese rischio di conflitto d’interessi, essendo il querelante un collega magistrato. Ora il giornalista dovrà essere risarcito dallo Stato con 12mila euro per ingiusta detenzione perché la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il Cedu di Strasburgo, ha sancito che si era trattato di un’ingerenza della magistratura nella libertà di espressione. Onde evitare un analogo pellegrinaggio in Alsazia, essendo solo il direttore di un piccolo webmedia come Gospa News più devoto a Medjugorie, ho preferito non fare oggi i nomi dei magistrati, anche se sono nei precedenti articoli. Non si sa mai cosa può succedere in questa Italia, in questa giustizia sempre più… Mattarella! Perché si sa che chi tace acconsente…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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