BLACKOUT VENEZUELA: GUAIDO’ SOTTO INCHIESTA PER SABOTAGGIO ELETTRICO
CARACAS: DOPO LA CATTURA DI DUE SABOTATORI
IL PROCURATORE INDAGA IL DEPUTATO DI OPPOSIZIONE.
MADURO: “5 ATTENTATI DI ALTA TECNOLOGIA USA
CON ESPLOSIONI NELLE STAZIONI ELETTRICHE”
AMBASCIATORE DI CUBA: “ATTI DI TERRORISMO”
PRESIDENTE BOLIVIA: “TRUMP COLPEVOLE DEI MORTI
AIUTI UMANITARI INCENDIATI DAI MANIFESTANTI DI GUAIDO”
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
A mezzogiorno (ore 17 in Italia) di oggi, martedì 12 marzo, il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab ha annunciato che la Procura della Repubblica del Venezuela ha avviato un’indagine nei confronti di Juan Guaidó, deputato dell’Asemblea Nacional in carica dal 2016, per il suo presunto coinvolgimento nel sabotaggio del sistema elettrico da quel paese. Il provvedimento, che è stato comunicato alla Corte Suprema di Giustizia (TSJ), è stata preso nei confronti del leader dell’opposizione per indagare sulla sua eventuale paternità intellettuale negli eventi che da giovedi 7 marzo hanno colpito la popolazione venezuelana. Esattamente come sollecitato dal presidente Nicola Maduro, la magistratura vuole quindi vederci chiaro sui 5 sabotaggi con attentati informatici, cibernetici ed esplosivi a centrali e stazioni della rete elettrica.
«Abbiamo iniziato una nuova investigazione, che si aggiunge a quelle iniziali del 29 gennaio, sul cittadino Juan Guaidó per il suo presunto coinvolgimento in un attacco sul sistema elettrico» ha dichiarato il procuratore generale come riporta il network televisivo Telesur. William Saab ha anche spiegato che questa indagine si affianca a quella per il richiamo ad atti criminali che avrebbe compiuto Guaidò in merito alla “giustificazione della violenza o anche l’incitamento a saccheggi, l’incitamento a saccheggi, rapine, con il pretesto di esigenze economiche, nei messaggi alla popolazione”.
La nota ufficiale del Governo del Venezuela aveva comunicato poche ore prima che «il sabotaggio elettrico non è un fatto casuale, fa parte di un sempre più disperata arrampicata per rovesciare un governo legittimamente costituito governo».
Va ricordato che già il precedente leader di Voluntad Popular, Leopoldo Lopez, mentore di Guaidò, finì sotto inchiesta e fu poi condannato a 13 anni e 9 mesi di carcere (nel gennaio 2019 convertito in arresti domiciliari) per istigazione alla violenza. Nelle manifestazioni di piazza del 2014, ancor più che in quelle recenti, c’erano state decine di vittime e migliaia di feriti. Fin da allora una parte significativa, sebbene non maggioritaria, dei manifestanti agiva con razzi pirotecnici incendiari, molotov e altre armi rudimentali di guerriglia urbana simili a quelle dei famigerati black-blocks. Sono stati organizzati anche veri e propri attentati esplosivi nei confronti degli agenti della Policía Nacional Bolivariana (Pnb), della Gnb (Guardia Nacional ) e della Fanb (Fuerza Armada Nacional). Scenari più da guerra civile che da protesta politica di piazza.
MADURO: “L’ATTACCO CRUDELE DELL’IMPERO AMERICANO”
«L’attacco crudele che l’impero americano ha ha effettuato contro il sistema elettrico è stato rilevato, contenuto e progressivamente invertito, grazie all’impegno di esperti venezuelani e hacker che mantengono un intenso lavoro per ripristinare tranquillità alle persone. Assicuro che l’attentato cibernetico contro il popolo venezuelano è stata realizzato con una tecnologia che ha solo il governo della EEUU (Estados Unidos – Usa). Non puoi chiamare lotta politica attaccare il sistema elettrico, portare via la tranquillità e il diritto alla vita a milioni di venezuelani. Si chiama “colpo di stato” criminale. È una grave violazione dei diritti umani!».
Alle 21 di lunedì 11 marzo, le due di notte in Italia, il presidente eletto della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro è salito al Palacio de Miraflores di Caracas e in diretta televisiva e social, per quelli senza corrente che hanno potuto ricaricare i telefoni in posti pubblici, ha descritto minuziosamente le tre tappe di questo “golpe elettrico”, iniziato giovedì con il sabotaggio della centrale idroelettrica Simon Bolivare sulla grande diga di Guri, proseguito sabato con l’esplosione della primaria sottostazione elettrica di emergenza di Sidor (tra Guyana e la capitale dell’omonimo stato Bolivar) entrata in funzione per garantire l’approvvigionamento energetico, e continuato nella notte tra domenica e lunedì con gli scoppi di una seconda sottostazione a Caracas, come anticipato in esclusiva da Gospa News, e altre due ancora, tra cui quella di Cabudare nello stato di Lara. «Il piano di cambiamento del regime degli Stati Uniti propone i blackout elettrici venezuelani come “evento spartiacque” per “galvanizzare i disordini pubblici”. Creato nel 2010 da Canvas, l’Ong che ha istruito Juan Guaidò, il memorandum si legge come un piano strategico per il golpe di oggi».
Libano-Iraq: i capi religiosi cristiani benedicono i golpe CANVAS di USA-CIA, Sionisti e Sunniti
Lo scrive il sito web di investigazione giornalistica The Grayzone rilanciato su Twitter dal Ministero degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza. Mentre il presidente autoproclamato Juan Guaidò in qualità di presidente (effetivo) dell’Asemblea Nacional, lunedì ha ottenuto lo scontato voto del Parlamento venezuelano per dichiarare lo stato di emergenza (secondo l’art 338 della Costituzione Bolivariana), prima condizione necessaria per poter invocare e quindi giustificare un intervento straniero con il blocco dell’esportazione del petrolio a Cuba, le accuse di sabotaggio agli Usa si fanno più forti e circostanziate tanto che il Governo Bolivariano ha intimato a tutti i diplomatici di Washington di lasciare il paese entro 72 ore: notizia ovviamente venduta al contrario dall’ambasciata americana, e dai media occidentali al suo servizio, che ha sostenuto di aver richiamato di sua iniziativa i funzionari.
Mentre Maduro, ormai furioso per le continue proteste condite da molotov e razzi incendiari come a Cucuta e dagli ultimi attentati elettrici, nel suo discorso ha anche lanciato un appello alla “resistenza attiva” a tutti: ai consiglieri comunali, ai Clap (comitati locali rifornimento alimenti), alle Unità di Battaglia Bolivar-Chavez, ed infine anche ai temutissimi Colectivos, gli squadroni paramilitari. Insomma a mali estremi, dopo 36 vittime del blackout (tra 21 pazienti di quattro ospedali, con generatori andati in tilt o non presenti, e 15 dializzati rimasti senza dialisi salvavita) estremi rimedi…
“ATTO TERRORISTICO” CON 5 ATTACCHI: EMERGENZA ACQUA POTABILE
Dall’ambasciatore cubano a Caracas Rogello Polanco Fuentes giungono pesanteissime accuse ai sabotatori: «Il governo rivoluzionario Cuba condanna fermamente il sabotaggio alla fornitura di elettricità al Venezuela, che costituisce un atto terroristico, volto a danneggiare la popolazione indifesa di un’intera nazione».
A confermare gli attentati, già segnalati come tali da Gospa News nei precedenti reportages, è il vicepresidente Jorge Rodríguez, Ministro della Comunicazione: «Da giovedì abbiamo ricevuto cinque attacchi criminali al sistema elettrico nazionale. In questo momento possiamo dire che ci sono stati progressi molto ampi nel processo di recupero». Nonostante ciò ci sono zone come Maturin, dove in ospedale sono morte nove persone per il blackout, che ormai da 100 ore sono senza energia elettrica. Ed anche a Maracaibo la situazione perdura da decine di ore con sporadici momenti di ritorno della corrente. Fino a sabato l’emergenza era quella dell’assenza di energia, dopo il primo collasso della rete per il sabotaggio «cibernetico-elettromagnetico» della centrale idroelettrica Simon Bolivar. Domenica ha cominciato ad esserci quella per la ricerca del ghiaccio per conservare gli alimenti nei frigoriferi spenti in un paese caraibico dalle temperature sempre calde.
Da lunedì 11 marzo l’allarme è ormai anche per l’acqua potabile: nonostante i rifornimenti organizzati dal Governo con la distribuzione di bottiglie insieme alle scatole di generi alimentari Clap, il blocco di molte pompe elettriche di drenaggio sotterraneo e filtrazione h assetato il paese costringendo la gente a attingere acqua dove capita con grave rischio di infezioni virali.
«Entro un paio d’ore l’acqua diventerà un problema più grande della luce – ha twittato lunedì pomeriggio dalla capitale Daniel Blanco, attivista di Amensty International e corrispondente di alcuni media – Il fiume Guaire è già un punto di raccolta dell’acqua (non idoneo) a Caracas. La Caritas va in giro a donare compresse per purificare l’acqua al di fuori della Conferenza Episcopale Venezuelana fino all’esaurimento delle scorte. Informate la famiglia e gli amici di acqua non sicura a casa. La Guardia Nazionale ha avuto l’ordine di controllare El Ávila e El Guaire per evitare disagi sull’acqua. Alcuni militari hanno deciso di fare di più..». Riferisce mostrando una commovente foto scattata a San Agustín del Sur con un soldato della Gnb che aiuta un ragazzo a portare via un secchio d’acqua». Il ripristino della rete elettrica annunciato da Maduro dovrebbe comunque consentire di superare anche questa emergenza nel giro di un paio di giorni.
CINQUE GIORNI DI ATTENTATI AL SISTEMA ELETTRICO
«Eccomi a capo delle mie responsabilità, di fronte al paese, alla nostra gente, di fronte al più vile e criminale attacco che sia mai stato fatto contro il popolo del Venezuela: l’attacco elettrico. Il governo è schierato per soddisfare tutti i bisogni di cibo, acqua, nel mezzo dell’emergenza che stiamo affrontando». E’ cominciato così il discorso ufficiale del presidente Nicolas Maduro dal Palacio de Miraflores di Caracas nel quale ha poi subito denunciato «l’incendio e l’esplosione delle sottostazioni elettriche per togliere tutta l’elettricità a Caracas. Donald Trump dice che tutte le opzioni sono sul tavolo. La guerra elettrica, l’attacco informatico è una delle opzioni. Stiamo lavorando per portare il servizio elettrico e la tranquillità. So quello che hai passato, ho vissuto con te e ammiro la gagliardia, il coraggio, la coscienza superiore, la pazienza, che l’uomo e la donna devono portare a nella loro casa» ha detto al popolo con i toni del padre di famiglia, caratteristici del chiavismo del Socialismo Bolivariano cattolico, prima di entrare nel dettaglio degli attentati: «E ‘stato un golpe elettrico in diversi modi: prima l’attacco informatico al cervellone del sistema informatico della compagnia Corpoelec a El Guri e l’attacco informatico dall’esterno al server centrale che rimane a Caracas».
«Il secondo modo di attacco è avvenuto per via elettromagnetica che attraverso dispositivi mobili interrompe e inverte i processi di recupero – ha rivelato il Capo dello Stato – La terza via è il percorso fisico attraverso la combustione e l’esplosione delle sottostazioni elettriche. Verso le 2 di mattina c’è stata un’esplosione a causa di un sabotaggio alla sottostazione di Padros del Este per abbattere tutta l’elettricità a Caracas» ha sottolineato riferendosi al grande incendio divampato nella zona sud della capitale di cui abbiamo riferito ieri. Poi ha anche rivelato: «Abbiamo catturato due persone che hanno cercato di sabotare il sistema di comunicazione di El Guri. Chiedo che la giustizia venezuelana si indirizzi verso agli autori intellettuali di questo gigantesco danno fatto al nostro popolo» riporta in un articolo il network televisivo TeleSur.
«I principali artefici dell’opposizione in Venezuela si sono vantati prima dell’attacco giovedì e si sono vantati durante questo processo di attacco elettrico: ci sono prove sufficienti! Ci sono elementi sufficienti nell’attacco che abbiamo sofferto affinché la gente possa riflettere su chi è direttamente responsabile della politica, chi porta via la luce e chi ti dà servizi pubblici ogni giorno? – ha dichiarato il presidente come riportato su Twitter dalla Cancelleria del Ministero del Poder Popular para Relaciones Exteriores de la República Bolivariana de Venezuela – Non puoi chiamare la lotta politica per attaccare il sistema elettrico, portare via la tranquillità e il diritto alla vita a milioni di venezuelani. Si chiama “colpo di stato” elettrico criminale. È una grave violazione dei diritti umani! Ora si sta recuperando a livello manuale il servizio».
«Chiedo solidarietà verso i lavoratori di Corpoelec: a cui va una totale espressione di riconoscenza nazionale. Nelle ultime 24 ore abbiamo progredito ripetuamente, ma loro hanno insistito sui loro attacchi. Abbiamo un popolo eroico che ha saputo affrontare tutti gli attacchi con coraggio e questo è stato un altro. Abbiamo sconfitto il golpe elettrico. Coloro che pensavano che avrebbero generato una guerra interna nel nostro paese hanno fallito: in Venezuela, la pace ha vinto! Continuiamo a superare gli attacchi e in questo momento stiamo di nuovo il servizio elettrico nella costa orientale del lago; e abbiamo iniziato a lavorare per ripristinare il servizio a Maracaibo e San Francisco dopo l’attacco alla linea Punta de Piedra-La Arreaga – poi ha fatto vedere la foto della sottostazione di Caracas incendiata – Vi mostriamo come la destra lascia la sottostazione elettrica della Cittadella Padros dell’Este dopo il sabotaggio per togliere il servizio luce al popolo venezuelano. È facile per te contribuire al recupero totale del National Electric System. Spegni la luce se non sei nella stanza, regola l’aria condizionata a 23 gradi».
SCUOLE, UFFICI E FABBRICHE CHIUSI PER DUE GIORNI
Il blackout oltre a causare vittime in alcuni ospedali (vedi precedente articolo) e innumerevoli disagi alla popolazione ha anche determinato grossi danni in alcune aziende come ben spiega Conflicts News Venezuela sul suo profilo Twitter: «La fabbrica CVG Alcasa nello stato di Bolivar è ancora completamente al buio. A causa della perdita di elettricità della fabbrica, ha dovuto spegnere i suoi macchinari, il che significa che l’alluminio fuso si è solidicato nelle sue celle, distruggendo l’attrezzatura di produzione».
Anche per questo il presidente ha poi ordinato di «mantenere la sospensione delle attività scolastiche e di lavoro durante martedì 12 e nercoledì 13 marzo in modo che, insieme con la nostra gente, siamo in grado di operare completamente nella piena stabilizzazione della vita tranquilla e la pace che ci meritiamo». Maduro nel suo intervento ha citato Trump ma mai Guaidò che ritiene, come molti esperti di geopolitica, soltanto un pupazzo nelle mani del presidente americano. Ed è stato proprio il leader dell’opposizione ieri pomeriggio a proseguire la sceneggiatura che pare tutta scritta in un film: prima le sanzioni per creare disagi economici e sociali, poi il devastante sabotaggio elettrico per mostrare al mondo le presunte incapacità del Governo legittimo, infine l’appello al Parlamento per chiedere, come ha ottenuto lunedì pomeriggio, lo stato di allarme, prima mossa per legttimare un intervento internazionale scatenerebbe una guerra civile…
GUAIDO’: “STATO DI ALLARME E UN’ALTRA PROTESTA DI PIAZZA”
«Abbiamo approvato il nostro decreto di stato di allarme. La concentrazione delle nostre risorse nel risolvere la crisi ci obbliga a sospendere la spedizione del petrolio a Cuba. Chiediamo cooperazione internazionale per rendere questa misura efficace e la stiamo già ottenendo». Sono passate poche ore da quando l’Asemblea Nacional ha approvato la dichiarazione di emergenza richiesta dal presidente del parlamento Juan Guaidò e già quella norma della Magna Charta del 1999, risalente al 1961 e applicata solo per la devastante alluvione del Vargas da Hugo Chavez, da strumento di coordinamento e difesa da una calamità naturale o accidentale, come quella elettrica in questo caso, diventa arma di politica estera.
«Non puoi difendere la violazione della proprietà privata, non puoi ignorare la disperazione delle comunità che sono state senza elettricità e acqua per giorni e non possono comprare urgentemente ciò di cui hanno bisogno, senza luce, acqua o cibo, la disperazione può portare il nostro popolo a uno stato limite per ottenere sostentamento per il proprio. Questi rapporti di saccheggio provenienti da diverse città sono il risultato del regime usurpatore che continua a prevenire la soluzione a questa crisi» rimarca il leader dell’opposizione riferendosi ad atti di sciaccallaggio ai danni di depositi governativi di derrate alimentari soprattutto a Maracaibo. Guaidò fa quindi poi un appello alle forze armate per un ammutinamento contro Maduro ed alla popolazione per ritrovarsi oggi, martedì 12 marzo in piazza per l’ennesima protesta.
Quel che da per scontato è che la norma di emergenza dell’art. 338 abbia valenza legale: essa infatti concede superpoteri al Presidente della Repubblica ma non ad un presidente ad interim autoproclamato e riconosciuto dagli Usa e dai loro alleati ma non da moltissime nazioni del mondo e dall’Onu. Ma la manovra è squisitamente politica e serve per chiedere l’appoggio di paesi stranieri, come subito fatto per il petrolio a Cuba, e legittimare un loro intervento in Venezuela. «L’Assemblea nazionale venezuelana ha decretato la sospensione delle esportazioni di greggio a Cuba in seguito al collasso della rete elettrica nazionale. Le compagnie di assicurazione e le compagnie di bandiera che agevolano queste spedizioni a Cuba sono ora all’erta». ha subito twittato John Bolton, consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca con un’intimidazione che sembra identica a quella fatta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu ai paesi del Golfo Persico cha ha minacciato il blocco dei trasporti di greggio dall’Iran, altra nazione sotto embargo Usa come il Venezuela. Ma l’America Latina è già pronta a reagire…
IL PRIMO MINISTRO DI CUBA: “SABOTAGGIO TERRORISTICO”
Il Ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza prosegue sui sentieri diplomatici: in attesa di ricevere la visita dell’Alto Commissario per i Diriti Umani dell’Onu, Michelle Bachelet, ha accolto lunedì una delegazione di rappresentanti dei diritti umani di Canada e Stati Uniti proprio per evidenziare la disponibilità alla collaborazione internazionale di Caracas. Ma gli altri paesi sudamericani alleati di Caracas e ostili agli Usa hanno già dissotterrato l’ascia di guerra per Washington: «Cuba condanna il sabotaggio terroristico contro il sistema elettrico Venezuela. Fa parte dell’escalation della non convenzionale guerra EEUU (Usa – ndr) contro quel paese fratello. Priva la popolazione dei servizi essenziali essenziali per la vita». Dichiara Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repúbblica de Cuba, dando una lettura completamente diversa rispetto a Guaidò dell’emergenza nella repubblica bolivariana e contestando l’atteggiamento degli americani alla stessa stregua del suo ambasciatore a Caracas.
BOLIVIA: “USA COLPEVOLI DELLE VITTIME”. WASHINGTON RITIRA I DIPLOMATICI
Ancor più pesanti sono le parole del presidente della Bolivia, Evo Morales Ayma: «Il quotidiano NewYork Times smentisce le infondate accuse degli Stati Uniti e dimostra che il fuoco dei camion sui presunti “aiuti umanitari” è stato causato da manifestanti dell’opposizione. Quindi usano menzogne per giustificare un’aggressione contro il popolo venezuelano che cerca pace e dialogo. Il presidente Trump e il suo Segretario di Stato, Mike Pompeo, danno la colpa al governo del Venezuela per le morti a causa del blackout – afferma Morales su Twitter facendo riferimento alla trentina di decessi avvenuti in alcuni ospedali per la mancanza di energia elettrica e di generatori autonomi – I responsabili sono gli autori dell’attacco che ha lasciato milioni di persone senza luce. Non si preoccupano della sofferenza, ma vogliono prendersi proprietà del RRNN del Venezuela».
Difficile sintetizzare tante verità in così poche frasi. Nel frattempo l’Ansa, che non scrive una riga da tre giorni sulle esplosioni nelle stazioni elettriche, comunica che la Casa Bianca ha deciso di richiamare tutto il personale diplomatico in Venezuela. Ma è un’altra mezza fake news sfornata dagli americani. Perché poche ore dopo che i media occidentali asserviti a Washington hanno diffuso la comunicazione del richiamo dei funzionari il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza ha subito chiarito in un tweet che è stata l’amministrazione del paese caraibico a dare 72 ore a tutti i diplomatici statunitensi per fare le valigie: «Ieri, l’11 marzo, nel pomeriggio, il ministro degli Esteri venezuelano, ha convocato James Story, rappresentante diplomatico degli EEUU, per informarlo della decisione sovrana del governo bolivariano di non prorogare la presenza del personale diplomatico degli Stati Uniti in Venezuela. La Repubblica Bolivariana del Venezuela ratifica la sua disposizione inalterabile a mantenere canali di comunicazione e dialogo con il governo degli Stati Uniti, a patto che questi siano sviluppati nel quadro di un rapporto di uguaglianza e rispetto reciproco».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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