SRI LANKA: JIHADISTI NASCOSTI E INTRIGHI DELL’AFFARISTA ISLAMICO
IL MASSACRO DI CRISTIANI ANNUNCIATO
NEL RAPPORTO DEGLI 007 OCCULTATO:
MINISTRO ED EX GENERALE DELL’AVIAZIONE
INCOLPANO IL PRESIDENTE DELLO STATO
IMPLICATO CON IL MECENATE MUSULMANO
CHE EVADE IL FISCO SULLE SIMCARD LYCAMOBILE
PER FINANZIARE L’ONG MUSLIM AID, HAMAS
E IL PARTITO INGLESE DI CAMERON E MAY
INSABBIATORI DI UN DOSSIER SUL TERRORISMO
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Aleggiano le ombre di un intrigo internazionale sugli attentati nello Sri Lanka che hanno fatto una strage di cristiani e turisti. Al momento il bilancio è di 290 morti ma pare destinato ad aggravarsi per i circa 500 feriti. Un olocausto che sarebbe stato evitabile secondo la denuncia del ministro della Salute e di un ex generale dell’Aviazione che citano una segnalazione dell’intelligence non presa in sufficiente considerazione dal presidente dello Stato tanto da non averne fatto menzione al primo ministro ed al suo esecutivo.
Esse riguardavano il gruppo jihadista srilankese National Thowheed Jamath, un’organizzazione radicale musulmana sunnita che lo scorso anno aveva danneggiato statue buddiste nell’isola. Secondo le segnalazioni di servizi segreti stranieri questi terroristi erano intenti a preparare un’ondata di attentati contro le chiese e la sede diplomatica dell’India. Ma di ciò sarebbe rimasto all’oscuro il governo a causa del tormentato clima politico.
Va infatti ricordato che il masacro compiuto attraverso 9 esplosioni (una decima è stata sventata oggi dalla polizia) giunge in un momento politico molto delicato nel paese che vede in totale rotta di collisione il premier Ranil Wickremesinghe ed il presidente Maithripala Sirisena, dopo che quest’ultimo cercò di sostituire con un golpe politico lo stesso Wickremesinghe per insediare al suo posto l’ex presidente Mahinda Rajapaksa, ritenuto in stretta connessione con il tycoon anglo-cingalese musulmano Allirajah Subaskaran.
Quest’ultimo è noto per essere stato finanziatore dei Conservatori dell’ex premier britannico David Cameron che insieme al suo allora ministro Teresa May sostenne varie iniziative socioeconomiche dall’Islamic Sharia Council e pure allora sarebbe avvenuto l’occultamento di un dossier sul terrorismo musulmano. Ma Subaskaran è anche il magnate della Lycamobile, la rete di telefonica virtuale assai diffusa tra i migranti asiatici e africani, soprattutto perché anche in Italia fornisce SimCard anonime (vietate dalle leggi antiterrorismo in molti paesi), che finì sotto inchiesta a Roma per evasione dell’Iva e in Francia per riciclaggio di denaro.
Anche grazie ai soldi evasi al Fisco l’imprenditore cingalese è diventato mecenate con la Gnanam Foundation, che ha appena definito due importanti progetti con il presidente dello Sri Lanka e da tempo finanzia Muslim Aid, la principale ong musulmana sospettata di legami con organizzazioni terroristiche come Hamas. Correlazioni più che leggittime, ovviamente, in assenza di reati, che diventano assai sospette quando si scopre che proprio Sirisena avrebbe nascosto al governo l’allarme terroristico sulle stragi di oggi. Ma vediamo nel dettaglio ogni connessione.
IL RAPPORTO DELL’INTELLIGENCE NASCOSTO
Nella migliore delle ipotesi il massacro è stato favorito da una “manipolazione della gestione della difesa superiore” e del Consiglio di sicurezza nazionale per motivi di rivalità politica: un’accusa lanciata dal Colombo Telegraph al presidente Sirisena. Alle peggiori ipotesi, invece, non vi è ovviamente limite… Chiunque, esperto di sicurezza, giornalista e uomo della strada, ha subito pensato che i nove attentati esplosivi avvenuti quassi in conteporanea con pianificata premeditazione fossero stati progettati da una ben articolata rete del terrore: ora è un ministro cingalese a rimarcarlo rivelando l’esistenza di un dossier dei segreti che già segnalava il rischio.
Nella segnalazione c’erano già addirittura i nomi dei jihadisti pericolosi del National Thowheed Jamath: tra i quali alcuni dei 24 islamisti oggi arrestati e quelli dei 7 kamikaze che si sono suicidati innescando le bombe del massacro in alcuni siti. Ad accendere la miccia di una dinamite politica è uno degli stessi componenti dell’amministrazione nazionale dello Sri Lanka.
«Il 4 aprile, 14 giorni prima che accadessero questi eventi, eravamo stati informati di questi incidenti. Ma il primo ministro non è stato informato da queste lettere e rivelazioni» ha detto il ministro della Salute Rajitha Senaratne ai giornalisti durante la conferenza stampa a Temple Trees, la residenza ufficiale del premier, come riportato da Euronews. Ma questa informazione non è stata condivisa con il primo ministro.
«Il 9 aprile, il capo dell’intelligence nazionale ha scritto una lettera e in questa lettera, molti dei nomi dei membri dell’organizzazione terroristica sono stati riferiti» ha aggiunto Senaratne gettando benzina sul fuoco delle tensioni tra il premier Ranil Wickremesinghe e il presidente Maithripala Sirisena che in quanto Capo dello Stato. «Non stiamo cercando di eludere la responsabilità, ma questi sono i fatti. Siamo rimasti sorpresi nel vedere questi rapporti» ha precisato il ministro della Salute riferendo che il governo non credeva che gli attacchi fossero stati effettuati da «un gruppo di persone che erano confinate in questo paese» mentre «esisteva una rete senza la quale questi attacchi non avrebbero potuto avere successo». Il riferimento è ai 24 sospettati arrestati dalla polizia e ritenuti islamici jihadisti del National Thowheed Jamath.
COPRIFUOCO E INTERRUZIONE DEI SOCIAL
Al momento nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità degli attacchi anche se i sospetti erano subito caduti sulle Tigri Tamil, la milizia armata indipendentista marxista-comunista dell’omonima regione che ha insaguinato il paese per 26 anni con un’interminabile guerra civile protrattasi fino al 2009 prima della sua definitiva resa.
Tale gruppo è espressione della minoranza etnica del paese a volte discriminata dalla maggioranza Cingalese. La popolazione di lingua Tamil, pur essendo frammentata in diverse religioni, è quella che accomunca quasi tutti i musulmani dello Sri Lanka (12 % del paese), in prevalenza sunniti e perciò più predisposti alla radicalizzazione fondamentalista verso la Jihad contro gli infedeli. Quella già manifestata dai fondamentalisti del National Thowheed Jamath.
Il primo ministro Ranil Wickremesinghe ha detto in un tweet: «Condanno fermamente gli attacchi vigliacchi contro il nostro popolo e invito tutti gli Sri Lanka in questo tragico momento a rimanere uniti e forti. Per favore evita di diffondere resoconti e speculazioni non verificate: il governo sta prendendo provvedimenti immediati per contenere questa situazione».
Mentre la polizia ha fatto brillare il decimo veicolo bomba sistemato accando ad una chiesa di Colombo (nell’operazione avvenuta in sicurezza è prutroppo rimasto ferito da una scheggia il reporter italiano di Repubblica Raimondo Bultrini) il presidente ha disposto il coprifuoco fino alle 4 di martedì 23 aprile e l’interruzione di tutti i servizi di accesso ai social media ed ai servizi di messaggistica. Ma è proprio lui a finire nel mirino dei media cingalesi.
L’’EX UFFICIALE ACCUSA IL PRESIDENTE PER IL DOSSIER OCCULTATO
«La più alta gestione della difesa della Nazione è affidata al Consiglio di sicurezza nazionale. Comprende, oltre a voi, il Primo Ministro, i Ministri della materia di Finanza, Legge e Ordine e Affari Esteri, Segretari in materia di Difesa, Finanza, Giurisprudenza e Affari Esteri, Responsabili dei Servizi e IGP. Quando richiesto, i responsabili dei servizi di intelligence sono chiamati per specifici briefing per fare il punto sulle minacce alla sicurezza nazionale. Questo è il modo in cui le questioni relative alla più alta gestione della difesa sono condotte e le linee d’azione formulate in ogni nazione democratica. Tuttavia molte volte tali incontri sono stati condotti in assenza del PM e di altri Ministri UNP dal 2015. Inoltre, sono state date istruzioni anche ai partecipanti che sono stati autorizzati a partecipare a tali incontri, per mantenere segreto il tempo e il luogo, per proteggerlo dal PM e dagli altri Ministri UNP».
E’ il Colombo Telegraph a lanciare queste pesanti accuse al presidente Maithripala Sirisena attraverso l’editoriale dell’opinionista Arun Kumaresan, già generale e vice “maresciallo dell’aria” dell’Aviazione militare srilankese. Ed è sempre lui a sintetizzare, attraverso domande retoriche pubbliche, lo scontro politico tra il capo di stato e il primo ministro Wickremesinghe che era stato rimosso.
«Dopo aver violato intenzionalmente la Costituzione e nominato il signor Mahinda Rajapaksa primo ministro, lei ha rilevato il tema della Legge e dell’ordine sotto il ministero della Difesa. Anche dopo la sconfitta del colpo di stato politico iniziato, avete continuato a tenere questo Dicastero sotto la vostra competenza – scrive Kumaresan – Quindi, l’intero apparato di sicurezza della Nazione era sotto il tuo totale controllo e comando. È ora di pubblico dominio che vi è stato un pre-allarme da parte dei Servizi d’Intelligence secondo cui gli attacchi sarebbero stati pianificati da un gruppo fondamentalista religioso che avrebbe preso di mira i cristiani, specialmente durante la Pasqua. Il primo ministro Ranil Wickremesing ha notato che sebbene le unità di intelligence avessero fornito informazioni su un possibile attacco, non sono state prese precauzioni adeguate per prevenirlo. Ha inoltre aggiunto che lui e i ministri non sono stati informati di questo. Ciò dimostra che questioni così gravi che riguardano la sicurezza nazionale sono state tenute lontane dal Primo Ministro che è un membro legittimo del Consiglio di sicurezza nazionale e rafforza la precedente affermazione della condotta delle riunioni illegittime del Consiglio di sicurezza nazionale sotto la vostra amministrazione».
RIVALITA’ E ALLEANZE TRA PRESIDENTI
Per comprendere la situazione bisogna ricordare come si formò il consenso al presidente accusato dell’occultamento del dosssier: «Sirisena si è guadagnato il sostegno di personaggi politici rilevanti e di circa 40 partiti e gruppi politici: c’è per esempio il principale partito di opposizione United National Party; c’è il Jathika Hela Urumaya, partito guidato dai monaci buddisti, e c’è lo Sri Lanka Muslim Congress che riunisce i voti della comunità musulmana del paese; c’è la Tamil National Alliance che rappresenta la minoranza induista e di lingua tamil: musulmani e tamil insieme costituiscono quasi un quarto della popolazione con diritto di voto. Con Sirisena c’è, soprattutto, anche una parte della United People’s Freedom Alliance, UNP, coalizione del premier Ranil Wickremesinghe, a cui appartiene anche lo Sri Lanka Freedom Party, il partito del presidente uscente. Dei 161 parlamentari che fanno parte dell’alleanza, 23 hanno dichiarato il loro sostegno a Sirisena».
Scriveva Il Post nel riferire della vittoria del presidente contro Mahinda Rajapaksa. L’ex presidente, sebbene sconfitto, fu però poi chiamato a fare da premier nell’ottobre scorso, quando Sirisena aveva rotto con l’UNP e volle liberarsi di Wickremesinghe; ma restò in carica fino a dicembre quando si dimise dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la sua nomina. Rajapaksa era stato al centro di grandi polemiche per l’accusa di aver provocato la morte di decine di migliaia di civili nella sua repressione del gruppo separatista delle Tigri Tamil e di aver organizzato omicidi politici. Ciò nonostante è ritenuto molto vicino proprio ad un imprenditore di fama internazionale originario proprio del Tamil: il musulmano Subaskaran Allirajak.
MILIONI DALLO SRI LANKA ALL’INGHILTERRA PER LA SHARIA
E’ un vecchio articolo del 21 giugno 2016 dello stesso Colombo Telegraph a citare l’amicizia tra il produttore televisivo Allirajah e l’ex presidente in merito ad una brutta vicenda.
«Gli uffici della Lycamobile, di proprietà di Sri Lankan, Subaskaran Allirajah, sono stati perquisiti da parte della polizia francese, che ha arrestato 19 persone che lavoravano per la compagnia in relazione a una questione fiscale di svariati milioni di sterline e allo scandalo del riciclaggio di denaro. Lycamobile è il più grande donatore del partito conservatore del Regno Unito, e Allirajah è accusato di essere un socio dell’ex presidente Mahinda Rajapaksa. Lycamobile, il colosso multinazionale delle telecomunicazioni, che ha dato almeno 2,2 milioni di sterline al partito del primo ministro David Cameron dal 2011, tra cui mezzo milione solo lo scorso anno, ha anche permesso a Boris Johnson di utilizzare uno dei loro call centre durante la sua campagna di successo del 2012 diventare sindaco di Londra – scrisse il Colombo Telegraph – Secondo le accuse Allirajah sarebbe coinvolto nell’apropriazione indebita di milioni di dollari dallo Sri Lanka attraverso soci che erano vicini a Rajapaksa. Secondo BuzzFeed News, le autorità dello Sri Lanka stanno esaminando un accordo in cui la compagnia di telecomunicazioni statale è stata costretta a pompare circa $ 10 milioni in un’impresa “completamente fallimentare” di proprietà congiunta di un parente di Rajapaksa e di una società offshore della rete commerciale Lycamobile».
LA LONDON SHARIA DI DAVID CAMERON
Non guasta ricordare a questo punto i favori concessi dal Governo Cameron all’Islamic Saharia Council, un’organizzazione benefica con potere giuridico in Inghilterra da cui nacquero le Corti della Sharia prima e poi il Mat – Muslim Abritration Tribunal: l’ente che si occupa di risoluzione delle controversie interne alla comunità musulmana perlopiù di natura familiare e riguardanti il ripudio delle mogli e la violenza in famiglia, sovente tollerata nella cultura islamica per finalità educative.
Tali enti islamici hanno ottenuto diritto giuridico grazie ad alcune clausole della British Arbitration Act e dell’Alternative Dispute Resolution, come ben spiegato dal giornalista Giulio Meotti nel suo articolo London Sharia per Il Foglio, in cui si rimarcano i benefit concessi dall’amministrazione di David Cameron: «Quattro dipartimenti del governo (Lavoro e pensioni, Tesoro, Fisco e dogane, ministero dell’Interno) hanno riconosciuto la poligamia. Nonostante la pratica sia illegale in Inghilterra e Galles dal 1604, ovvero dai tempi di re Giacomo, i poligami islamici del Regno Unito beneficiano di privilegi sociali riconosciuti dagli enti pubblici. Questo a causa, come ha detto la baronessa Warsi, della “sensibilità culturale” dei politici inglesi. Così un uomo può ricevere 92,80 sterline a settimana a sostegno del reddito della prima moglie e ulteriori 33,65 sterline per ognuna delle successive consorti. Pertanto, se ha quattro mogli – il massimo consentito dagli insegnamenti islamici – un musulmano può godere di quasi 800 sterline al mese dal contribuente britannico. E’ una norma approvata dal Department for Work and Pensions. Un poligamo ha anche diritto a generosi sussidi per gli alloggi e ad avere grandi case popolari che riflettano le dimensioni della sua famiglia».
A ciò si può aggiungere anche un’interpretazione di diritto per impedire che nei testamenti l’eredità per gli infedeli ed altre amenità simili. Tra i ministeri coinvolti in queste manovre di adeguamento legale alla cultura islamica ci fu anche quello dell’Interno guidato da Theresa May che si rese protagonista di qualcosa di ancor più clamoroso…
IL DOSSIER SUL TERRORISMO INSABBIATO DALLA MAY
«Non è decisamente un buon periodo per Theresa May. Ora è finita al centro delle polemiche per il suo rifiuto di rendere pubblico un dossier sui finanziamenti al terrorismo, preparato nel 2015 dal ministero da lei retto all’epoca, dal quale – secondo l’opposizione – emergerebbe un ruolo piuttosto ambiguo dell’Arabia Saudita, nazione con la quale la Gran Bretagna intrattiene rapporti sempre più stretti e cordiali. Come se non fossero bastate le rivelazioni secondo le quali i servizi segreti inglesi, negli anni dell’invasione franco-britannica della Libia, avrebbe consentito a rifugiati libici sospetti di jihadismo di rimpatriare per ingrossare le fila della rivolta contro Gheddafi».
Comcinciava così un articolo pubblicato nel luglio 2017 dall’Agi, agenzia giornalistica Italia. Il rapporto era stato commissionato da Cameron e approvato da May su richiesta degli allora alleati liberaldemocratici, in cambio del sostegno di questi ultimi alla partecipazione di Londra ai raid in Siria. Il leader del partito liberaldemocratico, Tim Farron, aveva spiegato in campagna elettorale che l’ex premier si era impegnato a rendere pubblico il dossier entro la primavera 2016.
«Oltre un anno dopo rimane secretato e il ministero degli Interni, scrive il Guardian, potrebbe non rivelarne mai il contenuto in quanto “troppo sensibile”. Alla Camera dei Comuni gira la voce, sempre più insistente, che le carte si concentrerebbero sul ruolo di Riad, lasciata finanziare con troppa disinvoltura centri culturali islamici e moschee poi diventate brodo di coltura per futuri jihadisti» aggiungeva l’Agi rimarcando poi l’incontro tra l’allora ministro e il re saudita Salman: «L’Arabia Saudita era stata uno dei primi Paesi visitati da May nell’aprile 2017, ovvero dopo aver avviato formalmente la Brexit. La premier tornò con la borsa piena di nuove commesse militari targate Riad, che dalla britannica Bae Systems riceve gli aerei da guerra con i quali bombarda i ribelli sciiti in Yemen. Secondo l’Indipendent, dall’inizio del conflitto in Yemen, i ricavi della vendita di armamenti “made in England” ai sauditi ha superato i tre miliardi di sterline».
Non va dimenticato quando già riportato da Gospa News in un precedente articolo circa le correlazioni dei sauditi con Al Qaeda: «La famiglia reale saudita ha letteralmente fondato Al Qaeda. Questo è un dibattito che nessuno vuole affrontare ma che bisogna affrontare. La responsabilità saudita è attestata da tempo» scrisse sul suo profilo Twitter la deputata americana musulmana Ilhan Omar postando il link su un dossier. Era sempre stato questo webmedia, invece, a mettere in evidenza le attività poco trasparenti dell’islamico britannico-cingalese Subaskandar Allirajah in Italia e nel mondo.
LO SIM ANONIME VIETATE IN ITALIA DALL’ANTITERRORISMO
Ci limitiamo qui a sintetizzare quanto riferito nell’articolo Il kit per terroristi fantasma da Gospa News. Lycamobile di Allirajah in Italia finì sui media non certo per meriti. In un articolo de Il Sole 24Ore si riferì del sequestro di 3 milioni di euro per evasione dell?iva sugli incassi delle ricariche telefoniche mentre su altri media ebbe risalto per le SimCard della stessa compagnia anonime, acquistabili senza la necessità di documenti in violazione delle leggi anti terrorismo vigenti in Italia e in altri paesi Ue (ma non tutti per una grave carenza della normativa internazionale che analizzeremo in un altro reportage).
«La Lycamobile è un operatore di telefonia mobile online, le cui schede sono soprattutto in possesso dei migranti che giungono in Italia – scrivevamo su Gospa News– L’azienda ha circa 15 milioni di clienti in 21 paesi e risulta avere un fatturato, al 2014, di circa 1,5 miliardi di euro. La società sotto inchiesta è la filiale italiana del gruppo multinazionale, il quale costituisce uno dei più grandi operatori mobili virtuali (Mvno) internazionali, specializzato nell’offerta su scala mondiale di servizi voce e dati a basso costo nonché di servizi finanziari e di viaggio».
Essendo un operatore virtuale non ha una sua rete di ripetitori ma si appoggia a quella di Vodafone. E come quest’utltima ha sede in Inghilterra essendo di proprietà del miliardario anglo-cingalese Subaskaran Allirajah, titolare della casa di prouzione televisiva indiana Lyca Productions. Costui è conosciuto nel mondo della filantropia per la sua fondazione Gnanam creata con la madre e la moglie per aiutare la popolazione povera dello Sri Lanka dopo la guerra civile per la quale ha realizzato infrastrutture ed abitazioni.
L’impero finanziario del magnate delle telecomunicazioni proprio grazie a Lycamobile è nel frattempo cresciuto al punto da consentirgli di sostenere economicamente molteplici altre iniziative umanitarie in particolare per le ong British Asian Trust, Children’s Hunger Relief e la controversa britannica Muslim Aid, al centro di numerosi inchieste nel Regno Unito, in Bangladesh ed in Pakistan in quanto ritenuta finanziatrice di gruppi estremisti islamici come Hamas: nonostante le ripetute insinuazioni non sono comunque mai stati provati collegamenti con il terrorismo fondamentalista. Ma i sospetti diventano davvero pesanti se si scopre che lo stesso Allirajah oltrechè con l’ex presidente dello Sri Lanka è in affari con l’attuale Sirisena.
I PROGETTI DEL TYCOON ISLAMICO NELLO SRI LANKA
«Le recenti decisioni del governo in Sri Lanka sottolineano che il Gabinetto dei ministri dello Sri Lanka guidato dal presidente Maithripala Sirisena e dal primo ministro Ranil Wickremesinghe ha approvato una proposta di Rauff Hakeem, ministro della pianificazione urbana, approvvigionamento idrico e istruzione superiore per attuare un progetto e stipulare accordi con il gruppo Lyca del Regno Unito che ha accettato di costruire un edificio di sei piani con una superficie di 6.500 mq con attrezzature moderne con un investimento di Rs.740 milioni e assegnare il premio all’università di Jaffna attraverso il Gnanam Fondazione dello Sri Lanka».
Il resoconto è pubblicato sul website cingalese d’informazione Bizenglish.adaderana.lk che ovviamente accoglie come positiva la notizia: «La Gnanam Foundation è stata fondata nel dicembre 2010 dal miliardario Subaskaran Allirajah, presidente della Lycamobile insieme alla madre Gnanambikai Allirajah e la co-fondatrice, la signora Prema Subaskaran, per fornire aiuto alle comunità emarginate e a coloro che sono stati dimenticati in base» riporta l’articolo riferendo sia altri interessi imprenditoriali internazionali del mecenate Subaskaran sia i finanziamenti di Lycamobile all’ex partito del primo ministro britannico David Cameron dal 2011 al 2015.
Si sottolinea infine la grande crescita della Facoltà di Medicina dell’Università di Jaffna, avviata nell’anno 1978, che dai 65 studenti iniziali è passata ai 937 dell’ultimo anno. Non è dato sapere quanti di essi siano musulmani. Mentre si sa che la maggior parte dei Foreign Terrorist Fighters originari dell’Arabia Saudita era rappresentata da studenti universitari: come evidenziato da Gospa News in un precedente reportage sul dossier del del Centre for the Study of Radicalisation (ICSR) del Department of War Studies del King’s College di Londra. Ovviamente questo piccolo promemoria non implica la pu minima connessione. Mentre evidenzia in modo macroscopico le correlazioni tra Allirajah e l’attuale presidente Sirisena che quando rimosse il premier Wickremesinghe scelse proprio l’ex presidente Mahinda Rajapaksa amico di Subaskaran, il quale è ormai diventato uno degli imprenditori più influenti dell’Asia e della finanza internazionale musulmana.
JIHAD SAUDITA, TOP SECRET FILES: DAI DETENUTI INVIATI IN SIRIA ALLE BOMBE IN SRI LANKA
SUBASKARAN SULLA COVER DELLA RIVISTA ISLAMICA IS-FIRE
Allirajah Subaskaran, nato il 2 marzo 1972, è un imprenditore tamil dello Sri Lanka, già colonia britannica. È il fondatore e presidente della Lycamobile, una compagnia di telecomunicazioni. È anche produttore di film Tamil attraverso la sua holding di intrattenimento Lyca Productions, con sede a Chennai, in India, e ha iniziato con il suo primo film Kaththi (2014). Ha prodotto il thriller di fantascienza 2.0 (2018), che è stato il film più costoso dell’India e il nono più costoso film non in lingua inglese al momento della sua uscita.
Nell’ottobre del 2011 Lycatel si è classificata al 1 ° posto nel Sunday Times 250 tra le principali società private di medio mercato. Allirajah ha ricevuto una medaglia d’oro per la migliore impresa gobale nel 2010 alla cerimonia del premio Asian Achievers Award per l’impatto che ha avuto sulla comunità asiatica nel Regno Unito. La Asian Voice Political e Public Life ha assegnato a Allirajah nel 2011 il premio “Imprenditore internazionale dell’anno”.
Nel 2012 gli Asian Asian Business Awards hanno conferito a Allirajah il premio “Power of the Year 2011”, riconoscendo la crescita del business Lycamobile a livello globale. Tutti questi riconoscimenti mondiali gli hanno consentito di finire sulla copertina della Islamic Financial Review ISFIRE che nel suo acronimo assume un nome d’inquietante doppio senso: IS – Islamic State e Fire – fuoco!!!
Scrisse lo statista italiano Giulio Andreotti, celebre per le implicazioni nella Loggia P2 e nello scandalo dell’organizzazione paramilitare Gladio – Stay Behind in Italia: «A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina».
Scrivo in un sito d’informazione cristiana e perciò non posso far peccato pensando male… Né di Allirajah. Né del dossier insabbiato dalla May. Né del rapporto dell’intelligence nascosto al governo dello Sri Lanka dal presidente Sirisena sugli attentati terroristici con 290 morti perlopiù cristiani.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
FONTI
IL FOGLIO – LONDON SHARIA di GIULIO MEOTTI
COLOMBO TELEGRAPH – L’AFFARE LYCAMOBILE
BIZENGLISH – IL MECENATE MUSULMANO IN SRI LANKA
CALIFFATO D’EUROPA: LA JIHAD IN BOSNIA ARMATA DA SAUDITI E CIA
SRI LANKA: 290 MORTI. OLOCAUSTO DI CRISTIANI. ARRESTATI 24 ISLAMISTI
STRAGE IN MOSCHEE: DEMONI BIANCHI DELL’ORRORE, STRATEGHI DEL TERRORE
CHRISTCHURCH, L’EX MINISTRO ISLAMICO: «MOSSAD DIETRO LE STRAGI»
https://www.gospanews.net/massacri-dei-jihadisti-islamici/
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