FEMMINICIDI PARTIGIANI: ORRORI ROSSI IN TEMPO DI PACE. Violenze Impunite sotto l’Egida della Sinistra

FEMMINICIDI PARTIGIANI: ORRORI ROSSI IN TEMPO DI PACE. Violenze Impunite sotto l’Egida della Sinistra

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Stupri e massacri dopo il 25 aprile.
Abusi e mattanze di donne e bambine
narrati nel libro ”il sangue dei vinti” di Pansa:
una mamma violentata davanti ai figli
e poi sepolta viva in giardino

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

“I giovani facciano propri i valori costituzionali. La festa del 25 aprile ci stimola a riflettere come il nostro Paese seppe risorgere dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Un vero secondo risorgimento”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale ricevendo gli ex-combattenti. “Conoscere la tragedia il cui ricordo è ancora vivo ci aiuta a comprendere le tante sofferenze che si consumano alle porte dell’Europa che coinvolgono popoli a noi vicini”. Tanto è bastato all’Ansa per scrivere il titolo fazioso “No a riscritture della storia”. Siccome per passione (e studi) faccio lo storiografo trovo molto opportuno ripubblicare un articolo di alcuni mesi fa nella speranza che il Capo dello Stato impari tutta la storia e non solo quella che gli piace.

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I FEMMINICIDI PARTIGIANI

Il femminicidio è una grave piaga della società contemporanea, epifenomeno di un retaggio culturale che nei secoli legittimò gli abusi maschilisti ma anche, o forse soprattutto, di una generale inaudita recrudescenza di belluina violenza sociale che miete vittime tra genitori anziani come tra bambini in culla. In Parlamento si sta cercando di dare una risposta legislativa al fenomeno con la nuova legge sul Codice Rosso in difesa delle donne che, però, come la precedente normativa sullo stalking,  rischia di rivelarsi solo un vacuo tentativo di smorzare gli effetti, a volte davvero imprevedibili, più che una reale soluzione per affrontare le vere cause. Se diamo uno sguardo alla nostra storia, inoltre, scopriamo purtroppo che il femminicidio è antico quanto la libertà d’Italia.

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VIOLENTATE ANCHE LE VERGINI COME AI TEMPI DI NERONE

Tutti oggi si scandalizzano per episodi che balzano sulle prime pagine, a volte senza nemmeno conoscere il vortice di tensioni e violenze psicofisiche reciproche che ha portato ad un aggressione o peggio ad un omicidio, ma pochi s’indignano per le stragi di donne civili compiute dopo il 25 aprile 1945 dai partigiani liberatori e rimaste quasi tutte senza giustizia ed occultate nell’oblio storico: una delle rarissime lapidi in memoria di una vittima, quella per la 13enne Giuseppina Ghersi di Savona, è stata vandalizzata di recente da un vindice odio mai sopito che nessuno persegue né punisce come meriterebbe.

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Ma di casi simili al suo ce ne sono decine, centinaia… Secondo lo storico e giornalista Gian Paolo Pansa furono  2.365 le vittime. Si tratta di uno dei femminicidi più vergognosi d’Italia: un ricordo che, certamente, crea un po’ d’imbarazzo tra le stesse femministe, nella maggior parte dei casi di vocazione comunista e quindi magari figlie, sorelle, nipoti di coloro che quei crimini li perpetrarono con efferatezza: aggiungendo alla sanguinaria violenza omicida anche la sevizia e l’onta eterna dello stupro.

La vittima di un femminicidio partigiano violentata e poi trucidata

Come ai tempi di Nerone le vergini cristiane venivano deflorate dai gladiatori prima di essere uccise, come nella ignominiosa guerra di Bosnia le donne furono selvaggiamente violentate per giorni prima di essere sgozzate (o costrette a partorire il figlio dello stupro), anche nell’Italia liberata avvennero simili scempi. Con alcune sostanziali differenze: ai tempi di Roma vigeva una tirannide, in Bosnia c’era una cruenta guerra etnica, nel nostro paese, invece, si era in tempo di pace: il dittatore, il duce Benito Mussolini era infatti stato giustiziato il 28 aprile 1945, le forze militari fasciste si erano arrese, quelle tedesche si erano ritirate. L’Italia era stata liberata dall’occupazione il 25 aprile 1945.

Ma proprio il mese di maggio fu uno sei più sanguinari e ferali tanto che il 7 maggio, ricorre l’anniversario della morte di ben quattro donne trucidate dagli orrori rossi in tempo di pace. La memoria ritorna alla provincia di Cuneo, seguendo la china dei racconti di un giornalista che da bambino andava ad assistere ai processi ai “neri” per vedere i “cattivi” puniti; uno storico che solo dopo aver scritto tanto sulla Resistenza e sui partigiani, ha narrato il suo viaggio nella Seconda Guerra mondiale attraverso il libro di alto valore storiografico “Il sangue dei Vinti” di Gian Paolo Pansa.

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Molteplici aneddoti, che giungono quindi da un ricercatore col cuore partigiano, raccontano di semplici civili, rapiti in casa all’improvviso da squadriglie di giustizieri improvvisati, a volte seviziati, poi uccisi; e donne con la sola colpa di presunti e mai provati collaborazionismi: bastava l’odore del sospetto a sancire la morte che giungeva persino benedetta quando era immediata. Ora alle vittime di questo immane femminicidio nascosto dalla storia vogliamo rendere un poco giustizia ricordando il loro martirio. A volte anche in nome di Gesù Cristo dinnanzi ai quei guerriglieri della Resistenza in larga parte atei e capaci di scegliersi Satana come nome di battaglia..

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MICHELINA, 12 GIORNI DI VIOLENZE FEROCI

Non fu immediata per Francesca G., 42 anni, e sua figlia Michelina di 20, di Borgo San Dalmazzo, in quella provincia Granda di Cuneo dove la guerriglia tra partigiani e fascisti-tedeschi fu asperrima come in tutte le zone prealpine. Furono prelevate di casa il 29 aprile insieme al marito Giuseppe G. A difenderli non bastò nemmeno la circostanza che loro figlio Biagio morì fucilato dalle Brigate nere in quanto… partigiano! Michelina faceva la dattilograva saltuaria per guadagnare qualche soldo nei tempi duri della guerra, la sua colpa fu farlo per un capitano della Polizia militare della Littorio. Il 29 aprile i carnefici entrarono nella loro casa, portarono fuori il padre e la madre insieme a lei: il genitore fu subito giustiziato, le due donne furono rapate a zero e poi riportate in casa «per essere violentate a turno da una banda partigiana. Questa tortura andò avanti per qualche giorno» scrive Pansa. Il 7 maggio fu uccisa la mamma, l’11 toccò a Michelina. Solo Dio sa quante volte quella giovane invocò la morte in quei 12 giorni…

BIMBA MALATA DI CUORE “RAPITA” DALLO STATO, MATTARELLA SE NE FREGA! Rigettata la Supplica della Madre

Lo stesso giorno in cui moriva Francesca, a Vercelli si consumava una delle più cruente stragi rosse, di cui si trova notizia su numerosi giornali locali. I giustizieri entrarono in una casa del rione Isola e, per futili motivi, freddarono Luigi Bonzanini, insieme alle sue nipoti di 16 e 21 anni, Elsa e Laura Scalfi, inermi e innocenti sorelle inseguite e uccise sul ballatoio. La vicenda mi fu raccontata direttamente dall’unica superstite dell’eccidio (vedi pdf in fondo all’articolo). Per non lasciare testimoni gli assassini tornarono poi in casa per eliminare anche la suocera del Bonzanini, Luigia Meroni, paralizzata a letto. I corpi furono buttati nel fiume Sesia. Fu uno dei pochi massacri ad avere parziale giustizia perché l’efferatezza dei partigiani fu tale che i mattatori di quell’eccidio, Felice Starda ed un suo complice, furono misteriosamente uccisi giorni dopo, si sospetta da loro stessi compagni: ma il nome di Starda fu inspiegabilmente iscritto tra le vittime per la Liberazione nella lapide del cimitero di Billiemme e la moglie ricevette l’indennizzo riservato ai caduti per la patria…

Laura ed Elsa Scalfi, vittima di una strage a Vercelli

 

IL CADAVERE DELL’ATTRICE MILANESE

Al fine di evidenziare gli assurdi femminicidi dei liberatori rimasti senza giustizia e persino dimenticati dalla storia, non racconterò volutamente di tutte quelle ausiliarie giustiziate, per non fare confusione tra le donne combattenti e quelle civili. Ed ovviamente tacerò dei crimini avvenuti in tempo di guerra, prima del 25 aprile, sebbene quelli fascisti siano stati ampiamente propagandati ad infamia eterna e quelli partigiani passati sotto silenzio. Tra le vittime ce ne fu anche una famosa: l’attrice milanese Luisa Ferida, 31 anni, fu assassinata insieme al collega Osvaldo Valenti di 39, all’alba del 30 aprile in via Poliziano, giustiziata per accuse mai provate.

Per una donna, nell’Italia liberata, era esiziale anche solo aver fatto la segretaria di redazione in un giornale, se era quello sbagliato. Pia Scimonelli aveva 36 anni, e lavorava per Repubblica Fascista: «moglie di un ufficiale disperso in guerra nell’Africa orientale, era rimpatriata in Italia dall’Eritrea con la nave Vulcania, insieme ai suoi tre bambini. Aveva bisogno di lavorare per mantenerli ed era riuscita a trovare quel posto nel giornale…» precisa Pansa. Fuggì con due colleghi del giornale, trovò rifugio in un alloggio poi perquisito dai partigiani. Qualche giorno dopo di loro non si seppe più nulla: i loro tre cadaveri furono riconosciuti all’obitorio di via Ponzio.

CRIMINI DI GUERRA & INGANNI. Corte Penale contro Putin! Impuniti Alleati NATO: Nazisti Ucraini e Macellaio Bosniaco Generale di Jihadisti

GIUSTIZIATA SEBBENE INCINTA DI 5 MESI

Nessuna pietà nemmeno davanti ad una donna in gravidanza. Accadde il 27 aprile a Cigliano quando i partigiani fecero capitolare un gruppo di fascisti che, dopo aver tentato una breve resistenza, si arrese. Tra loro c’erano due giovani donne che si erano recate a trovare i mariti ufficiali. Una delle due, Carla Paolucci, era incinta di cinque mesi e lo disse ai suoi giustizieri improvvisati. Ma questo non bastò a salvarla. «Si poteva essere giustiziate anche per colpe da poco o inesistenti – evidenzia Pansa – Cito un esempio solo: quello di un gruppo di donne che, per campare, lavorava alle mense tedesche di via Verdi (Torino), cuoche, cameriere, sguattere. I partigiani della Sap le raparono a zero e le rilasciarono. Il giorno successivo furono trovate uccise al Rondò della Forca».

“MIA FIGLIA DEVASTATA DAGLI PSICOFARMACI, SEGREGATA E COSTRETTA AD ABORTIRE DALLO STATO”

Inevitabile quindi la morte per le parenti dei presunti collaborazionisti. Forse per non lasciare testimoni in cerca di giustizia. E’ il caso di Luisa, figlia di un albergatore di Bra il cui hotel, il rinomato Gambero d’oro, fu requisito dai tedeschi, non si sa se con il consenso o meno del titolare (e se avesse espresso dissenso che fine avrebbe fatto?). Fatto sta che «il 26 aprile i partigiani lo arrestarono, insieme alla figlia adottiva, Luisa di 19 anni. Fonti fasciste sostengono che la ragazza fu violentata e poi uccisa con il padre e gli altri alla Zizzola».

 

GIUSEPPINA, VIOLENTATA E UCCISA A 13 ANNI

Ma c’è una storia che fa rabbrividire. «A Savona, la fine della guerra civile vide esplodere subito un’ottusa barbarie. La mattina del 25 aprile una ragazzina di 13 anni, Giuseppina Ghersi, venne sequestrata in viale Dante Alighieri e scomparve. Apparteneva a una famiglia agiata, commercianti in ortofrutticoli». Non erano nemmeno iscritti al Partito Fascista Repubblicano, ma aveva un parente iscritto cui avrebbe riferito “qualcosa che non doveva vedere”, secondo Pansa, secondo altre fonti in qualità di allieva delle magistrali Rossella era stata premiata per un concorso scolastico direttamente da Mussolini.

Un’immagine della piccola Giuseppina esibita come trofeo dai partigiani rossi che poi la uccisero

«I rapitori di Giuseppina decisero subito che lei aveva fatto la spia per i fascisti o per i tedeschi. Le tagliarono i capelli a zero. Le cosparsero i capelli di vernice rossa» si narra nel libro. La condussero in una scuola media di Legino (Savona) adibita a campo di concentramento: «Qui la pestarono e la violentarono. Un parente che era riuscita a rintracciarla a Legino la trovò ridotta allo stremo». Aveva solo tredici anni, tredici!

“FORTETO E BIBBIANO: ORRORI ANNUNCIATI NEL SOLCO DELLA CULTURA DI SINISTRA”

Era in un campo di prigionia dove, ammesso e non concesso che fosse una prigioniera di guerra, in qualche modo avrebbe dovuto essere difesa dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Dopo essere stata picchiata e violentata non sfuggì all’uccisione che forse giunse a toglierle dal destino una vita nel ricordo degli orrori. Dei tanti parlamentari uomini e soprattutto donne che si agitano per i diritti dell’uomo a Guantamano non rammento nessuno che abbia mai riaperto la storia della piccola Giuseppina sebbene vi sia una denuncia depositata alla Questura di Savona dal 1949…

La targa deposta solo alcuni anni orsono a Noli in memoria della giovanissima Giuseppina Gherzi vittima delle violenze partigiane vandalizzata di recente

 

AD ALASSIO OCCULTAMENTO DI UNA STRAGE DI DONNE

Vicino ad Alassio i crimini senza senso si perpetrarono fino al 29 maggio. A Stella in località San Martino, furono giustiziate tre donne non più giovani: di loro si conoscono solo nomi ed età, nulla più. D’altronde molte vittime furono tumulate nelle fosse comuni addirittura camuffate. E’ il caso di altre liguri, Maria Naselli, 54 anni, della figlia Anna Maria di 22, e della domestica Elisa Merlo di 35. Furono arrestate a Legino con il capofamiglia Domingo Biamonti di 61 anni, capitano della Croce Rossa, reo di avere un figlio tenente nella San Marco. Furono giustiziati a colpi di mitra al cimitero di Zinola e tumulati in un’unica fossa con una finta lapide: “Qui riposa la salma di Luigi Toso, di anni 84. La famiglia pose”. Un occultamento che prova la consapevolezza dei carnefici di compiere un gesto violento ed illecito, scoperto 4 anni dopo per il senso di colpa dei becchini.

STUPRI MUSULMANI E PARTIGIANI

Sterminate anche la moglie e le tre figlie poco più che ventenni di un benestante agricoltore di Lavagnola (Savona). Giuseppina Turchi, la maggiore delle ragazze, pare che fosse legata ad un ufficiale della San Marco. «E come accadeva a molte donne, in quei giorni, la si accusava di aver fatto la spia» nota Pansa. Per questo era stata rapata a zero e poi rimandata a casa. Ma ciò non placò la sete di sangue e vendetta: nella notte tra il 13 ed il 14 maggio, una squadra di armati irruppe nella cascina della famiglia Turchi e uccise tutti (la più giovane morì dissanguata in un bosco), persino il cane.

 

NELL’ECCIDIO DI SCHIO PER… MOROSITA’

Nel mistero morì Clotilde Biestra, 45 anni, di Loano: imprigionata dai partigiani e scomparsa nel nulla in un giorno imprecisato del maggio 1945. Il motivo? Aveva una nipote ausiliaria che ebbe fortuna di scamparla, nei giorni successivi alla Liberazione, ma fu poi freddata da un killer il 15 gennaio 1946: forse avrebbe potuto testimoniare contro chi aveva deciso l’esecuzione della zia?

RAGAZZINE CRISTIANE RAPITE E STUPRATE DA ISLAMICI. Maira filmata durante gli abusi per ricatto. Huma: mandato d’arresto per il rapitore

Come si è potuto leggere si è trattato di donne inermi, civili, senza implicazioni dirette con una militanza di guerra: uccise perché madri, mogli, sorelle, zie. Nella sola Genova furono 71 le donne uccise tra i 456 civili. Ci furono 15 femmine anche tra le 53 vittime dell’eccidio di Schio (Vicenza) del luglio 1945. Fra i giustiziati anche una casalinga di 61 anni, Elisa Stella, vittima di una vicenda assurda – narra sempre Pansa che fa riferimento anche al libro “L’eccidio di Schio. Luglio 1945: una strage inutile” – Aveva affittato un aloggio a un tizio che, dopo un po’, si era rifiutato di pagarle l’affitto. Alle proteste della padrona di casa l’inquilino moroso, nel frattempo diventato partigiano, pensò bene di denunciarla come pericolosa fascista. La donna fu arrestata, rinchiusa nel carcere di via Baratto e qui finì nel mucchio dei trucidati il 6 luglio».

 

STUPRATA IN CASA DAVANTI AI TRE BAMBINI E SEPOLTA VIVA

Tra tutte forse la più “colpevole” fu una infermiera di Conselice, Anselma G. di 25 anni. Rea di essere fidanzata con un militare fascista e di aver curato soldati tedeschi. Fu stuprata e poi uccisa con un’iniezione di veleno, forse per una cinica legge del contrappasso… Nel triangolo rosso, nella provincia di Bologna comunista furono ben 42 le vittime del femminicidio tra i 334 civili. Stragi di donne non di rado compiute per «antipatie famigliari, contrasti sul lavoro, ruggini antiche. E anche per faccende del tutto private come storie d’amore finite male o questioni di gelosia» si scrive ne “Il sangue dei vinti” evocando quelle ragioni di “femminicidi” che ai nostri giorni suscitano le reazioni indignate di politici e opinione pubblica ma che allora furono passate sotto silenzio e ancora oggi sono relegate nell’oblio.

ERGASTOLO ALLO SQUARTATORE DI PAMELA: resta l’ombra della mafia nera

Tra di loro ci fu anche Ida, 20 anni, sposata e madre di un bambino: strangolata col fino telefonico insieme ai suoi sei fratelli, tutti colpevoli perché due di loro avevano la tessera del Pfr, e gettata in una fossa comune con altre dieci vittime. Nel Modenese, a Liberazione ormai conclamata, non fu da meno il trattamento riservato al gentil sesso che si ritrovò a pagare una doppia empietà per la sua natura: alla condanna a morte si aggiunse infatti l’empietà dello stupro. Pansa narra di omicidi «che qui non possiamo ricordare neppure in parte. Tutti o quasi senza una parvenza di processo. E spesso preceduti da efferatezze barbariche, specialmente nei confronti delle donne catturate». «Rosalia P., 32 anni, segretaria del fascio di Medolla, il 27 aprile fu presa in casa, violentata davanti al marito e ai tre bambini…», fu poi obbligata a scavarsi la fossa in giardino e «sepolta viva». «Il 2 maggio a Cavezzo, madre e figlia, Bianca e Paola C., vennero seviziate a lungo, sino alla morte. Poco tempo fece la stessa fine un’insegnante cinquantenne che stava cercando notizie sulla scomparsa delle sue amiche di Cavezzo».

Come detto in questta narrazione ho volutamente espunto le storie di coloro che, per citare un paragrafo del libro, seppero “Morire da uomini” avendo militato e creduto nel fascismo. Tra loro ci fu anche un’insegnante, sospettata di essere ausiliaria ma di certo terziaria francescana, che lasciò parole toccanti. Angela Maria Tam annunciò così la sua morte in una lettera ad un sacerdote: “Durante tutto il viaggio da Sondrio a Buglio ho cantato le canzoni della Vergine. Ho passato in prigione ore di raccoglimento e di vicinanza a Dio. Viva l’Italia! Gesù la benedica e la riconduca all’amore e all’unità per il nostro sacrificio. Così sia!”».

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Per molte ci fu l’onta dello stupro che prima avevano già conosciuto anche le partigiane o staffette catturate dai fascisti. Con macroscopica differenza: per 90 di esse, ausiliarie della Saf, la morte, in molti casi preceduta da inaudita violenza, giunse dopo il 25 aprile, in tempo di pace, ad opera di quei partigiani che liberarono l’Italia proprio dalle violenze e dai soprusi del fascismo e dell’occupazione nazista. Una mobilitazione contro il femminicidio dovrebbe quindi cominciare dal passato, riconoscendo le vittime inermi di una vindice carneficina ideologica che pagarono doppio… Solo perché erano donne.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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COSPIRAZIONI – MASSONERIA

GIUSTIZIA – MAFIA

CRISTIANI PERSEGUITATI

FONTI

fonte bibliografica: Il Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa

fonte giornalistica: Intervista di Fabio Carisio alla sopravvissuta all’eccidio

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

44 pensieri su “FEMMINICIDI PARTIGIANI: ORRORI ROSSI IN TEMPO DI PACE. Violenze Impunite sotto l’Egida della Sinistra

  1. Un commento? La dannazione eterna degli sciacalli e dei loro discendenti e di tutti coloro che ancora si ostinano a parlare dei ”partigiani” eroi del giorno dopo a guerra finita. VERGOGNA.

      1. Il commento polemico non si addice all’articolo che tratta di FEMMINICIDI DOPO LA LIBERAZIONE D’ITALIA.

        Nell’articolo non c’è la minima giustificazione dei comportamenti fascisti o nazisti
        Stupisce che la partigianeria renda il cuore duro persino ad un’una donna davanti ai femminicidi: come se quelli nei confronti delle figlie di NON PARTIGIANI fossero giustificati

        Non ricordo esattamente la storia della liberazione di Napoli. So però bene quella dello Sbarco degli Alleati in Sicilia che essendo avvenuto con il consenso di massoneria-mafia e servizi segreti militari USA ha sancito il dominio incontrastato della Mafia nell’isola che perdura ancora oggi ed ha causato molteplici stragi anche di innocenti come i bambini sciolti nell’acido

        Leggiamola tutta la storia ma soprattutto cerchiamo di aver un minimo di umano rispetto almeno per le bambine stuprate e uccise in tempo di pace.

        Fabio Giuseppe Carlo Carisio

        1. Inno vi è giustificazione a nessun omicidio di natura fascista nazista o partigiana la violenza fine a se stessa fa cacare di qualsiasi colore politico o ideologia sia …. nn si può giustificare o misurare la violenza …. e cari la storia è storia se la di legge
          A 360 gradi se no non è storia è una parte della storia ….. tanti partigiani del giorno dopo come li chiamo io son stati dei violenti invalutabili e nn giustificabili con i crimini commessi da quei pezzi di merda dei fasciate e dei nazisti ….. mi ripeto i crimini sono crimini per tutti ?

      2. Elisabetta Magli,che questo commento che hai fatto,venga da una donna la cosa è ancora più grave.
        Nessuno giustifica i crimini nazisti,ma non di certo commettendo altri crimini che migliori ciò che è successo,anzi peggiori la situazione aumentando il numero delle vittime ,in questa assurda carneficina.
        Chi uccide una persona innocente e indifesa,non so come si puo definire,ma non di certo un liberatore.
        Mah!!!
        Se io mi comporto come i carnefici,sono anch’io un carnefice,ne più e ne meno.

      3. Povera ignorante, ma come si è liberata Napoli!? Certamente non per opera dei partigiani o dell’eroico “popolazzo” con il ritiro in atto e dopo il ritiro delle truppe tedesche per attestarsi sulle montagne, risparmiandola da ulteriori bombardamenti a tappeto degli alleati! L’ignoranza grassa non merita spazio in nessun discorso, 🙁

        1. Una volta ritiratisi dalla città, giunti sulle colline di Capodimonte, venendo meno ai patti che avevano consentito loro la ritirata, i tedeschi bombardarono vigliaccamente la popolazione.

      4. Cosa c’ entra con lo stupro di donne avvenuto DOPO la liberazione? E senza che alcune avessero fatto niente di male? Mio nonno nascondeva in campagna ebrei che scappavano dalla citta’ ma non credo avrebbe approvato stupri su donne inermi. Ma che razza di donna sei? Forse non sei.una donna…n

    1. Grazie fate un bel lavoro… E giusto che queste notizie vengano fuori… Alla luce… Non ne possiamo più sentire parlare di nazisti e fascisti…. Mentre i comunisti erano santi…. Grazie diamoci sotto… E giustizia venga fatta… Per questa povera gente… E giusto dare ai nostri giovani.. La verità… Siamo stati imbrogliati nessun libro di storia parla di queste cose… Grazie grazie…

      Grazie continuate così la verità va detta…. Siamo stati cresciuti nell’ignoranza di questi fatti….. Grazie grazie..

  2. …..ohhh, povere donne. Da sempre ed ancora tutt’oggi vittime incolpevoli. Interessanti i vostri articoli (e dolorosi).

  3. Poteva essere comprensibile in tempo di guerra, ma dopo no, queste sono state semplici barbarie che andavano punite, quantomeno oggi ricordati come vittime civili uccise da squadristi che si sono comportati esattamente come i peggiori fascisti. Essi sono altrettanto martiri che va resa giustizia avendo il coraggio di ricordarli nelle commemorazioni.

    1. Salvatore, solo un piccolo commento, non si violentano le donne in tempo di guerra o di pace, ma quello che più fa male, sono gli stupri ai bambini

  4. Tutto ben descritto. Però una citazione alle mie fatiche, ai miei processi, alle mie ricerche non starebbe male.

  5. In guerra, spesso i civili vengono trucidati anche solo per il sospetto di essere collaborazionisti della fazione avversaria… giusto o sbagliato che sia, la guerra fa fare cose orribili a tutti, anche a chi, di base, parte con una sua idea di giustizia e morale… inutile parlare di strage dei “neri” o strage dei “rossi” alla fine sono solo strumentalizzazioni politiche, si dovrebbe parlare solo di stragi e basta.
    In tutto il Mondo è successo la stessa cosa dalla preistoria ad oggi, addirittura uccidendo anche i bambini, per estinguere dinastie ed evitare future vendette e rivolte.
    Quindi si alla cronaca e alla storia, no alla strumentalizzazione politica.

    1. Sono perfettamente d’accordo sulla logica morale. Non lo sono affatto sulle valutazioni politiche in quanto gli stessi stragisti oggi hanno sorti differenti: i partigiani comunisti siedono in Parlamento e celebrano gli eccidi nelle feste dell’Anpi i fascisti sono tacciati di apologia di reato. Quando si sancirà che l’Anpi è assolutamente criminale come Mussolini per aver coperto i femminicidi partigiani, da allora in poi ci potrà essere un vero revisionismo sulle stragi

      Fabio Giuseppe Carlo Carisio

      1. E’ proprio questo che anche io sostengo. Perché criminalizzare una parte e dichiarare eroi i componenti l’altra parte che hanno commesso identi soprusi ed atti criminali?

  6. Ai partigiani era concesso tutto, spadroneggiavano da nord a sud e nessuno osava opporsi. Oggi continuano ad considerarli come i liberatori della Patria,come se fossero stati loro a liberare l’Italia. E l’Esercito che ha fatto la parte maggiore non viene considerato. Coloro che hanno ucciso dovrebbero essere puniti dalla storia.

  7. Le ferocie subite hanno sentenziato le reazioni… Possa tutto il mondo intero cercare la pace, la fratellanza, l’ armonia e, farne uniche ragioni di vita…

    1. Le atrocità subite possono giustificare una reazione diretta contro gli autori delle stesse. NON POSSONO MAI IN ALCUN MODO GIUSTIFICARE RAPPRESAGLIE CON STUPRI E VIOLENZE INAUDITE E PROTRATTE PER GIORNI CONTRO BAMBINE E MADRI INERMI.
      Questi sono divertimenti malvagi da indemoniati killer e stupratori seriali
      Il fatto che ci siano persone che hanno questi pensieri assurdi spiega perchè non potrà mai esserci la pace nel mondo. E’ doppiamente grave che a scrivere una frase di questo genere sia una donna.
      Fabio Giuseppe Carlo Carisio
      direttore Gospa News

  8. Articolo interessante e veritiero che, non solo racconta la situazione post-guerra italiana, ma ogni situazione post-guerra nel mondo, poiché le stesse dinamiche avvengono ai quattro angoli della terra. Una sola grave pecca, nell’articolo, quando scrive “un ricordo che, certamente, crea un po’ d’imbarazzo tra le stesse femministe, nella maggior parte dei casi di vocazione comunista e quindi magari figlie, sorelle, nipoti di coloro che quei crimini li perpetrarono con efferatezza”. I movimenti femministi di oggi tutto sono tranne che politicizzati. La violenza é violenza, alle femministe e ai femministi (poiché tali possono anche definirsi quegli uomini che credono nelle pari opportunità) non interessa chi la commette, ma la condannano a prescindere dalla posizione politica di chi la commette, o dalla sua religione, o dalla nazionalità. Alle femministe di oggi (o della cosiddetta terza generazione). Le femministe di oggi lottano a 360 gradi per una parità di genere che viene continuamente minacciata da governi oppressori (di qualunque colore), da estremismi religiosi, da politiche economiche dannose, da forme di educazione retrograde. Quindi trovo questa frase scorretta, priva di fondamento e semplicemente polemica.

    1. Rispetto e pubblico la sua opinione ma temo che debba fare un bel ripasso sulla storia del femminismo.
      Ciò non toglie valenza alle rivendicazioni delle parità di genere che sono cosa ben diversa dal femminismo che è la volontà di supremazia di un genere che ha creato troppi Metoo farlocchi depotenziando la denuncia di casi verissimi di abusi e violenza contro le donne.
      Inoltre non dimentichiamo che una delle principali avvocatesse matrimonialiste d’Italia, di cui mi sfugge il nome ma posso eventualmente reperirlo, in occasione dell’approvazione della legge sullo stalking segnalò che la metà delle denunce penali di violenza erano inventate dalle mogli per ottenere migliori condizioni nella causa di separazione.
      Il reato di maltrattamento è sempre esistito, anche nella sua forma di vessazioni psicologica, servirebbe solo una giustizia un po’ più seria capace di distinguere i casi oggettivi da quelli soggettivi o fasulli.
      L’esasperazione della conflittualità di genere con un’interpretazione eccessivamente favorevole alle donne finisce col diventare controproducente in sede penale perchè mina la crediilità dei casi veri di abuso.
      Meditate donzelle. E soprattutto quando parlate di problemi religiosi scrivete chiaramente che il problema sono i musulmani che considerano la donna una schiava alla stregua di molti partigiani del tempo che fu.
      Nel dire queste cose non credo di poter essere tacciato di maschilismo visto che sono stato l’unico giornalista a fare un dossier sui femminicidi partigiani e a riportare in altri articoli i turpi soprusi sulle donne: ma io scrivo di casi veri ed accertati non di filosfie o idelogie figlie di sensazioni o percezioni ormai ampiamente anacronistiche almeno in gran parte dell’Itaia.
      La ringrazio per l’intervento
      Fabio Giuseppe Carlo Carisio
      direttore Gospa News

  9. Rispetto e condivido in gran parte la sua opinione sul femminismo, signor Carisio. Non limiterei pero i problemi religiosi al solo mondo islamico. La chiesa cattolica stessa è fondata su basi tendenzialmente maschiliste. Aparte la Bibbia, ricordiamo le lettere di San Paolo dove si elogia l’uomo, non come razza umana, ma come essere superiore rispetto alla donna. Dirà che tutto questo è anacronistico in Italia, pero non è precisamente cosí. Tutt’oggi, non possiamo negarlo, il ruolo e la figura della donna è limitato e circoscritto da usi, costumi, credenze e da una mentalità che fatica a cambiare. La violenza focalizzata sul sesso della donna ne è la prova. Distruggo ciò che di più peccaminoso e sporco ci sia. Speriamo che in futuro ci sia più volontà di insegnare il rispetto, per le vittime e per il resto di noi che viviamo con la consapevolezza che può capitare a chiunque.

    1. Gent. ma Martina ho idee molto particolari sul suolo della donna. E ritengo che la cultura maschilista non abbia nulla a che fare con la BIbbia e San Paolo ma con gli usi e costumi degli uomini guerrieri ed in particolare di barbari e musulmani che hanno invaso ripetuttamente l’Europa.

      Bibbia e San Paolo sanciscono l’autorità dell’uomo sulla donna per un ordine umano e sociale ma al tempo stesso OBBLIGANO L’UOMO AL RISPETTO DELLA DONNA. In estrema sintesi perciò è fatto obbligo alla donna di ubbidire all’uomo ed all’uomo di rispettare la donna: avessimo coltivato questa prassi come fatto da Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè. Re Davide certamente non ci sarebbe stata la deriva barbara del maschilismo che impone un’obbedienza della donna vincolata alla sua totale sudditanza senza rispetto esattamente come nelle comunità islamiche che tanto hanno influenzato il meridione dell’Italia e dell’Europa nelle pratiche maschiliste. Rileggete bene i testi sacri e scoprirete che in essi c’è l’equilibrio insieme al concetto di autorità che è necessario ad una sopravvivenza sociale. Da quando le donne rivendicano un ruolo femminista non mi pare che la società sia migliorata… saluti
      F.G.C.C.

      1. La società ebraica era palesenente bigotta e antifemminista, atteggiamento ereditato anche dalla cristianità ( e dai musulmani)che solo di recente si è rimessa in riga. Lo dice lei stessa. Suvvia non difendete l’indifendibile.

        1. Come nel caso del commento sui fascisti devo riscontrare una grave ignoranza storica.

          La società patriarcale ebraica era tale per il riconoscimento dell’autorità di un patriarca che aveva il compito di guidare tribù nomadi e lo faceva molto meglio di quanto lo abbiano fatto e lo facciano i corrotti statisti contemporanei mondialisti-massonici. Ma quell’autorità fu sempre fortemente influenzato dalle donne come nel caso di Sara con Abramo, Rebecca con Isacco, Rachele con Giacobbe e Betszabea con Davide.
          Non solo dalla Bibbia ebraica emerge la loro autorità nei confronti dei patriarchi ma nel Sacro-Testo giudaico cristiano ci sono ben due libri intitolati a donne: quello di Ester e quello di Giuditta.
          In aggiunta di ciò vorrei rammentarle che una delle figure più importanti della cultura cristiana antica, medievale e contemporanea è proprio una donna: ovvero Maria di Nazareth, la Madonna. E fu San Paolo ha ribadire il dovere dell’uomo di rispettare la donna che aveva il compito di ubbidire al fine di conservare la sacrosante unità della famiglia.

          E’ pur vero che Farisei, Sadducei e scribi, oggetto di forte censura da parte del Messia Gesà Cristo, si arrogarono il diritto di emarginare le donne ma fu un atteggiamento di pregiudizio nei confronti dell’intero popolo estraneo alla gestione dei culti religiosi in generale.

          Trovo davvero “bigotto” etichettare millenni di storia giudaico-cristiana liquidadola come antifemminista ed ignorando imponenti ed eroiche figure come Santa Ildegarda da BIngen, Santa Rita da Cascia, Santa Chiara d’Assisi, Santa Bernadette Soubirous.

          Ma per certi versi ha ragione: se per femminismo si intende non la bellezza e grazia virtuosa della donna ma soltanto la sua libertà sessuale in ordine ad una viziosa concupiscienza effettivamente la cultura Giudaico-Cristiana è antifemminista. Sebbene non manchi di storie di prostituzione come quella di Erodiade che rinnegò il marito per sposare il più ricco e potente fratello o quella dell’adultera pentita. Due vicende di femmine che si sono sviluppate con un differente senso di dignità della donna. Valuti lei quale preferisce…
          saluti

          Fabio Giuseppe Carlo Carisio
          direttore Gospa News

          ps vista la pochezza storia dei suoi argomenti non si adoperi in altre risposte perchè non saranno pubblicate.

  10. Niente giustifica certi comportamenti, chi li può giustificare? Mi faccio però una domanda, che dovremmo farci Tutti. Come mai ultimamente, che strano, appaiono articoli screditanti in tutte le maniere l’attività partigiana e degli eserciti alleati ed esaltanti invece “l’onore” “l’attaccamento alla patria” etc etc di fascisti e soprattutto nazisti giustificando le loro stragi immensamente più grandi di donne,vecchi e bambini? Ma la gente sa cosa queste bestie hanno fatto con una programmazione dall’alto che fa paura. Nel dopoguerra, 1947, ci fu la legge Togliatti che amnistiò tutti i delinquenti fascisti, lasciando a piede libero anche gente che si era macchiata di crimini altrettanto orrendi. Questo non viene scritto in questi articoli di revanchisti della domenica.
    L’impressione mia è che Casapound e soci vari stiano lavorando bene nel rivangare vecchie storie e guardate che anche la mia famiglia ebbe un parente ucciso dai partigiani perchè scambiato per un fascista (rientrava da un lager in germania).
    Nonostante questo i miei genitori, anticomunisti ma non fascisti, quando arricavono gli americani li accolsero come liberatori, non come invasori, chissà perchè.

    1. Gentile lettore
      nel commentare con faziosità si rischia di fare di tutta l’erba un fascio e sputare sentenze che sono ideologicamente fasciste anche se sono tinte di rosso. Anzi sono NaziComuniste, come ho avuto modo di scrivere in un altro articolo, perché si arrogano il diritto di cercare di reprimere l’opinione altrui ed il pensiero negativo.Faccio tre brevi considerazione e la invito a studiare un po’ di più la storia d’Italia.

      1 – l’articolo che lei si è sentito in dovere di commentare non si basa su tesi di Casa Pound ma sul libro di un ex paladino dei partigiani come Gianpaolo Pansa che per primo ha sentito la necessità di attuare una revisione storiografica dopo aver scritto tanti libri sui crminini nazi-fascisti che, a differenza di quelli partigiani, sono enfatizzati in tutti i libri scolastici
      2 – l’amnistia di Togliatti servì proprio ad assolvere i numerosissimi partigiani incriminati per quelli che al tempo di Milosevic in Bosnia si sarebbero chiamati “crimini di guerra”.
      3 – raccontare la storia nella sua completezza non significa affatto sposare teorie negazioniste in merito alle stragi NaziFasciste ma soltanto colmare una lacuna del passato rammentando i massacri comunisti come le Foibe.

      I suoi commenti faziosi e gravidi di pregiudizi confermano quanto sia mai necessario questo percorso di revisionismo storico.

      saluti

      Fabio Giuseppe Carlo Carisio
      direttore Gospa News

  11. Personalmente trovo riprovevole la “giustificazione” – o quanto meno la “non condanna” di certi episodi ormai provati quando proviene da una donna. Ho letto alcuni commenti da brivido”… chi ha liberato Napoli…” o “… anche le stragi naziste erano…”. A parte che, a mio parere, ancora troppe persone fanno un’erronea confusione storica tra nazismo e fascismo quando basterebbe studiare un pochino prima di mettersi alla tastiera, ma sentire una donna cercare un’attenuante a questi stupri ed omicidi non fa che aumentare in me il sospetto che anche oggi, a distanza di oltre 70 anni, troppa gente tende ancora a dare una lettura politica prima che storica agli avvenimenti, mentre si dovrebbe ragionare – esattamente come fa l’autore dell’articolo – sulla base di ciò che avvenne e le motivazioni che portarono a certi accadimenti.
    Giustificare simili atrocità solo perchè un colore (in questo caso il rosso) permea il nostro pensiero è rivoltante, un’insulto alla ragione ed un’ulteriore sputo sulle tombe di tante povere vittime, alcune delle quali non ebbero neppure l’onore di una tomba.
    Vorrei segnalare, per onor di cronaca, anche il grande lavoro svolto ormai da tempo da Gianfranco Stella, giornalista e scrittore (“Compagno Mitra” e “I grandi killer della liberazione: saggio”) che continua nel suo lavoro di informazione e divulgazione di questi fatti.
    Il mio pensiero è che solo quando riusciremo a mettere da parte il pensiero politico avremo modo di rileggere la storia in modo obbiettivo ed allora, e solo allora, potremo dare ad ogni atto, ad ogni avvenimento, il giusto peso. Di stragi si trattò, di violenze inutili ed animalesche, e questo e solo questo dovremmo ricordare.
    PS Nonostante io porti lo stesso cognome, e nonostante la mia ammirazione per lui, NON sono parente dello scrittore Gianfranco Stella citato.
    Saluti
    Claudio Stella

  12. domando il “femminicidio”, quel “femminicidio”, è fondativo della Costituzione?
    La Costituzione è “rossa”?
    anche accogliendo la narrazione e la “gravità” una goccia è il mare?
    tutta l’Italia era fascista, dopo il 25 aprile (ma anche prima, andavano in massa sui monti, come informa F. Parri) tutta l’Italia diventa antifascista e “partigiana” (di nome) e sono gli eroi della sesta giornata… è stata fatta questa distinzione? quanti hanno regolati “affari propri”… quali le fonti di Pansa… e tali fonti schierate col fascismo (come si può leggere pure sul web), sono disinteressate?
    Ripeto: la Costituzione è fondata su tali “femminicidi” e stragi post 25 aprile?
    Certo che no. Allora cui prodest?

    1. Il cui prodest concerne il fatto che ancora oggi c’è il negazionismo dei femminicidi partigiani e si contesta persino il revisionismo storiografico di un ex partigiano come Gianpaolo Pansa che ha dovuto ricredersi sulla Resistenza dopo aver visto e letto documenti sconcertanti.
      Se lei non ha senso di pietà per le vittime innocenti proponga anche la cancellazione della giornata della Memoria della Shoah, la cancellazione della strage di Ustica ed ogni cosa che imbarazza la precaria democrazia della Repubblica Italiana fondata sul lavoro, occulto di massoneria, mafia e servizi segreti, di cui i comunisti con le Brigate Rosse sono stata l’arma più efficace.
      Fabio Giuseppe Carlo Carisio
      direttore di Gospa News

  13. Sembra dato per scontato, in questo articolo, l’appartenenza generale del corpo partigiano all’ideologia comunista. Il che è un cliché da anni ‘80, per favore affrontiamola un po’ più oggettivamente (per quanto si possa oggettivare un massacro del genere).
    Le forze partigiane erano composte da uomini e donne che non si riconoscevano nel regime fascista ma non per questo erano comunisti, anzi. Una buona componente di loro era liberale, socialista e anche democratico cristiana.
    Facciamo attenzione a non generalizzare queste componenti storiche se no si finisce per fare lo stesso gioco che è stato criticato.
    Troppo facile parlare e generalizzare dei comunisti e dei partigiani (due termini assai differenti) nel 2020.
    Prendiamoci cura del ricordo senza ostentarlo con dichiarazioni di parte

    1. La ringrazio per il contributo. Se certe considerazioni vengono date per scontate è solo perchè ancora oggi, alle soglie del 2020, un vasto movimento ideologico e politico che va a braccetto con l’Anpi nelle piazze si sente in diritto di irridere i martiri delle Foibe, imbrattare le loro lapidi e distruggere quella della 13enne Giuseppina Ghersi.
      E tutto ciò avviene senza l’indignazione suscitata dalle minacce (in larga parte fasulle) alla senatrice Segre. La componente democratica e socialista del CNL è stata completamente estromessa dalla politica con le purghe giudiziarie delle toghe rosse. I pochi sopravvissuti della sinistra DC sono stati inglobati nel Partito Democratico che non ha mai proferito parola di condanna alcuna contro i femminicidi partigiani o espresso il minimo cordoglio dedicando ad essi una giornata della memoria o un dibattito di revisionismo storiografico accurato.

      Dunque, fino a prova contraria, questa cultura partigiana è oggi ancora complice di quei delitti.
      Inoltre gli autori erano cultori di quell’odio che è tipico dell’ideologia comunista, creata dalla Massoneria per sbarazzarsi degli avversari di un pensiero alternativo come ben evidenziato nel nostro reportage l’olocausto comunista voluto dai massoni (https://www.gospanews.net/2018/11/07/lolocausto-comunista-creato-dai-massoni/).

      I disastri e le degenerazioni sociali sono oggi sotto gli occhi di tutti. Almeno quelli che non hanno sugli occhi una Bandiera Rossa e non cantano Bella Ciao, diventato di recente l’inno dei Commissari Europei come lo fu l’Internazionale.

      Come ben ha evidenziato Pansa nel Sangue dei Vinti a queste vittime innocenti è stato negato persino la pietà nella memoria.
      Attendo chi si prenda cura del ricordo prendendo le distanze dai Partigiani rossi assassini…
      Fabio Giuseppe Carlo Carisio
      direttore Gospa News

  14. Povera Elisabetta Magli: dovresti impiegare il tuo tempo per visitare tutte le sedi d’Italia dell’ANPI e dire a tutti coloro che trovi dentro, di iniziare una estenuante marcia quasi senza fine , per andare di casa in casa, a visitare tutti i parenti delle oltre 20.000 vittime, uccise , torturate e stuprate dai partigiani, DOPO la fine della guerra, chiedendo in ginocchio perdono e sperando in una risposta. Io non vi perdono.

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