SIRIA: BAMBINO DOWN RAPITO E UCCISO DAI JIHADISTI AIUTATI DAI TURCHI

SIRIA: BAMBINO DOWN RAPITO E UCCISO DAI JIHADISTI AIUTATI DAI TURCHI

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I TERRORISTI PROTETTI ED ARMATI DALLA TURCHIA
SEMPRE PIU’ FEROCI E SPIETATI AD AFRIN E IDLIB 
RINFORZI DI ANKARA NELLA ZONA DI “TREGUA” VIOLATA
ISRAELE E WHITE HELMETS “COMPLICI” IN ATTACCHI CHIMICI

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Nessua pietà. Nemmeno per un un bambino di 10 anni con la Sindrome di Down. Lo hanno rapito insieme al nonno ed al padre e li hanno uccisi tutti e tre con un’esecuzione di brutale impronta jihadista. La notizia della tragica morte del fanciullo è stata denunciata da vari media e social di lingua curda che hanno a cuore le sorti degli abitanti di tale etnia nella Siria settentrionale. Il piano dei terroristi protetti ed armati dalla Turchia che controlla l’area di Afrin è ormai evidente: terrorizzare la popolazione per una sostituzione etnica che ricorda quella nazista. La situazione è così grave che persino l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani SOHR ha pubblicato inquietanti resoconti sui ripetituti crimini dei gruppi qaedisti che implicano hanno estorsioni ai contadini sui raccolti e devastazioni di foreste da legno e campi agricoli.

Una mappa della zona di Afrin che rivela la minima presenza dei jihadisti Isis-Daesh e quella massiccia dei qaedisti Hayat Tharir Al Sham. Secondo l’Osservatorio Geostorico la Turchia sta costruendo un muro di separazione per dividere l’enclave curda di Afrin, controllata da Ankara, e l’area confinante di Tell Rifaat presidiate dall’esercito siriano e dagli alleati russi.

Mentre ciò accade ad Afrin, ad Idlib altre fazioni jihadiste degli estremisti islamici qaedisti sono sempre più agguerrite ed armate tanto da aver bersagliato la base dell’aviazione russa di Hmeimim, in un solo giorno, con 17 razzi Bora di fabbricazione turca. Un attacco non andato a segno in quanto la zona militare è l’unica di tutta la Siria ad essere dotata dalle batterie antimissile S-400 di Mosca, le più sofisticate del mondo: altrove l’esercito del presidente Bashar Al Assad può fare affidamento sui più diffusi ma ormai datati S-200 e sugli efficaci e più recenti S-300, forniti dal Cremlino dopo l’attacco israeliano-francese del 17 settembre in cui fu abbattuto per errore dalla contraerea siriana l’aereo russo da ricognizione IL-20 con l’uccisione dei 15 militari di equipaggio.

Ormai non si può più parlare di violazione sistematica degli accordi di “cessate il fuoco” ma di vero scenario di guerra con più di mille morti in un mese dietro al quale emergono occulte complicità tra i jihadisti, i paesi della Nato e i loro alleati. Se un reportage russo svela i missili di fabbricazione turca in mano ai terroristi, l’inchiesta di una Tv israeliana rivela sospette collaborazioni tra il governo di Tel Aviv, che continua a bombardare i territori della Repubblica Araba di Siria, e l’ong White Helmets, per la realizzazione di occulti attacchi chimici volti ad incolpare Damasco per giustificare azioni militari di rappresaglia missilistica come già avvenuto nell’aprile 2018.

Proprio per questo, secondo il sito web Flight Tracker, due aerotrasportatori Antonov An-124 dell’aviazione russa sono arrivati alla base aerea di Hmeimim venerdì sera. L’An-124 è il più grande airlifter che abbia mai viaggiato in Siria, e servirà probabilmente per trasportare alcune armi pesanti all’esercito siriano in postazioni strategiche.

 

RINFORZI TURCHI AI JIHADISTI. STRAGI DI CIVILI

Il convoglio militari di veicoli corazzati delle forze turche in una foto diffusa dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani

In questo contesto incadescente si fanno sempre più evidenti e massicce le manovre del regime di Ankara. «L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha appreso che le forze turche hanno introdotto nuovi rinforzi militari – scrive ancora il sito SOHR – Un nuovo convoglio è entrato nel territorio siriano con attrezzature militari e logistiche e veicoli blindati, e si è diretto verso il posto di osservazione turco nel nord della campagna di Hama dopo la mezzanotte di ieri (30 maggio 2019). Una colonna di oltre 30 veicoli, compresi carri armati e corazzati, sono entrati attraverso il confine Kafrluseen a nord di Idlib diretti nella città di Morek nella campagna settentrionale di Hama». Lo stesso Osservatorio rileva che un’altra colonna militare delle forze turche ha raggiunto i punti di osservazione di Tal Al-Eis, nella campagna meridionale di Aleppo, e Tal Al-Touqan e Sarman, nella campagna orientale di Idlib.

Una militarizzazione dell’area di de-escalation che contrasta apertamente con l’accordo di Sochi firmato da Turchia e Russia per proteggere la provincia di Idlib, ultima roccaforte dei terroristi estremisti islamici, dove le stragi sono ormai all’ordine del giorno. «Il bilancio delle vittime aumenta nella più intensa escalation nel periodo dal 20 aprile 2019, fino al 31 maggio 2019» scrive l’osservatorio SOHR riferendo di 1131 persone morte. «363 civili tra cui 91 bambini e 77 donne sono stati uccisi nei bombardamenti aerei russi e delle forze di regime nelle zone di Aleppo, Hama, Latakia e Idlib, e 19 persone morte nell’esplosione di un camion carico di materiali esplosivi di proprietà dei gruppi jihadisti nella città di Jisr al-Shughur, a ovest di Idlib».

Le devastazioni dei missili jihadisti di fabbricazione turca sul villaggio di Tal Rifaat a nord di Aleppo che hanno causato la morte di 7 civili

Il resocono sui civili è da prendere con beneficio di dubbio poiché fin dall’inizio della guerra l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che ha sede a Coventry in Inghilterra ed è gestito da un emigrato arabo, ha sempre fatto una propaganda anti-Assad. Nel resoconto dettagliato non viene infatti menzionato il numero dei civili rimasti vittima dei razzi e dei colpi di mortaio lanciati dai jihadisti filo-turchi. Inoltre il governo siriano ha più volte ribadito che i civili vengono usati come “scudi umani”, ovvero costretti a stare accanto alle postazioni da cui i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), già fronte Al Nursa, filiazione siriana di Al Qaeda, lanciano i loro attacchi. Ciò comporta numerose vittime quando l’artiglieria bersaglia i punti da cui sono partiti i razzi. SOHR riferisce anche di 407 vittime nelle fila dei gruppi jihadisti e 342 delle forze del regime (Syrian Arab Army) evidenziando come l’area di Idlib, Hama ed Aleppo sia davvero ormai un teatro di guerra totale.

 

RAZZI TURCHI SULLA BASE RUSSA DI HMEIMIM

Un razzo Bora di fabbricazione turca

«Dopo il cessate il fuoco dichiarato dall’esercito siriano nella provincia di Idlib il 18 maggio, i terroristi hanno lanciato attacchi missilistici contro la base militare russa di Hmeimim che ha portato a colloqui telefonici di emergenza tra russi e turchi – scrive il sito dell’iraniana FARS News agency citando il quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta – Un sito web di notizie affiliato a Tahrir al-Sham al-Hay’at (già Levant Liberation Board o Fronte di Al-Nusra) ha pubblicato foto sull’attacco alla base militare con i razzi utilizzati sui quali c’erano marchi in lingua turca. Tuttavia, le immagini sono state tolte ore dopo. Il reportage ha anche rilevato che il bombardamento su Hmeimem non sarebbe stato possibile senza il sostegno di Ankara ed ha sostenuto che i terroristi di Idlib sono «armati della Turchia». «Un esperto del Centro di ricerca strategica della Russia, Vladimir Ivosif, ha confermato il rapporto e ha affermato che l’accesso dei terroristi ai moderni lanciamissili è possibile solo dalla Turchia».

La base di Khmeimim dell’aviazione russa in Siria, nella provincia di Latakia

Hmeimim Air Base è una base aerea siriana attualmente gestita dalla Russia, situata a sud-est della città di Lattakia. La base aerea condivide alcune strutture aeroportuali con l’aeroporto internazionale Bassel Al-Assad. Lo status legale della base è regolato da un trattato che la Russia e la Siria hanno firmato nell’agosto 2015. Alla fine del 2017, la Russia ha dichiarato di aver deciso di trasformare la base di Hmeimim in una componente del suo contingente militare permanente in Siria.

 

RUSSIA E SIRIA ACCUSANO LA TURCHIA

Proprio questo episodio e le continue violazioni del cessate il fuoco da parte dei terroristi nella zona di de-escalation di Idlib hanno suscitato la risoluta reazione della Russia. Come riporta l’agenzia Sana (Syrian Arab New Agency) il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha detto che il regime turco è responsabile dell’attuazione dell’accordo di Sochi su Idlib (17 settembre 2018) per fermare delle violazioni dei terroristi in quella zona.

Tale intesa prevedeva la creazione di una zona de-militarizzata e la creazione di un corridoio per la fuorisucita dei jihadisti del gruppo di Al Nusra e delle altre fazioni estremiste islamiche. Ciò non è mai avvenuto e pertanto nel corso dei mesi i terroristi, anche con l’uso della forza, hanno preso il dominio di quell’area della Siria settemtrionale a discapito dei pochi alleati ribelli anti-Assad (FSA) e della popolazione. Ciò è stato come confermato nei giorni scorsi anche dalle Nazioni Unite.

Geir_Pedersen, Inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria

Mercoledì il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin ha comunicato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che allo stato attuale i gruppi jihadisti di Idlib avevano diffuso la loro influenza su oltre il 99% del territorio della provincia.

Geir Pedersen, inviato speciale del segretario generale Onu per la Siria, ha confermato la situazione nel corso del medesimo briefing a porte chiuse: «Sì, certamente i gruppi terroristici dominano la maggior parte del territorio di Idlib e il Consiglio ha un’opinione unanime sulla lotta al terrorismo e sul rispetto del diritto internazionale umanitario».

Al momento diplomatici e funzionari del Palazzo di Vetro continuano però a porre soltanto il problema degli attacchi dell’aviazione russa in risposta a quelli dei qaedisti ora più attivi: quelli del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Nella sostanza è il nuovo nome dei jihadisti del Fronte Al Nusra, nella forma è un tentativo di travestirsi da rivoluzionari politici per ottenere il riconoscimento internazionale.

Il sedicente viceministro del governo di Idlib controllato da gruppi terroristi di Al Qaeda accanto all’italiano Alessandro Sandrini dirante l’annuncio della liberazione sull’agenzia Sham

Un’operazione di “camouflage” che ha visto un colonnello della fazione terrorista HTS indossare giacca e cravatta per una conferenza stampa con un media di propria creazione in cui è stato dato l’annuncio della liberazione dell’italiano Alessandro Sandrini, dopo una trattativa tra i Servizi Segreti italiani e i qaedisti Hayat Tahrir al-Sham. Sandrini, ricercato per rapina in Italia, era svanito nel nulla nel 2016 in Turchia ed è stato liberato in circostanze sospette che rendono ancora più misterioso il suo rapimento in Siria,

I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, già Fronte Al Nusra, che controllano la provincia di Idlib

«La Siria non risparmierà gli sforzi per salvare i suoi cittadini dal dominio delle organizzazioni terroristiche di Idlib che usano le persone come scudi umani e per porre fine agli attacchi di questi terroristi sui civili nelle città vicine – ha dichiarato Bashar al-Jaafari, rappresentante permanente della Siria all’ONU durante una sessione del Consiglio di Sicurezza – La presenza di qualsiasi forza militare straniera sul territorio siriano, senza l’accettazione del governo siriano, è un’aggressione e un’occupazione». Al Jaafari ha anche accusato le forze di occupazione Usa e i terroristi affiliati di tenere migliaia di civili nel campo di al-Rukban ad al-Tanf, impedendo loro di tornare nelle loro zone ed ha invitato l’UNSC a costringere gli Usa ad astenersi dall’ostruire gli sforzi russo-siriani per porre fine alle sofferenze dei rifugiati nel campo.

ALTRI BIMBI MORTI NEL LAGER DEGLI USA IN SIRIA

«L’Occidente vuole che questa regione, che è ricca di petrolio e risorse naturali, sia un grande mercato di consumo per le produzioni occidentali e vuole che l’entità israeliana domini quest’area – ha detto il Ministro degli Esteri siriano Walid al-Moallem all’Assemblea del Popolo aggiungendo che il blocco economico delle sanzioni è una forma di terrorismo – Vogliono che la guerra in Siria continui e che sia impedito ad altri paesi di prendere parte al processo di ricostruzione».

 

L’ESECUZIONE DEL BAMBINO CURDO RAPITO

Mohammad Rashid Khalil, un bambino di 10 anni con sindrome di Down, è stato rapito con suo padre la scorsa settimana ed è stato trovato morto lunedì nella campagna Afrin, in Siria, il 27 maggio 2019 

«Un gruppo di militanti siriani ha ucciso un bambino kurdo disabile dopo aver rapito lui e suo padre nella regione nord-occidentale di Afrin in Siria: lo hanno riferito agenzie di stampa locali e funzionari curdi – Ha scritto nei giorni scorsi Nadia Riva sul media online Kurdistan 24 – Più di una settimana fa, Mohammad Rashid Khalil, un fanciullo di 10 anni con sindrome di Down, era stato rapito insieme a suo padre dalla città di Izzaz, nella campagna settentrionale di Aleppo». La notizia è stata confermata anche dalla pagina Twitter del sito d’informazione SMMS (Special Monitoring Mission to Syria).

Il Tweet dell’Afrin Media Center con la foto dei tre rapiti inviata dai sequestratori jihadisti per chiedere il riscatto

La notizia del rapimento era stata diffusa su Twitter dall’Afrin Media Center (AMC), un media operante nella città siriana che ha documentato l’assalto e ha dato notizia anche della spietata esecuzione. «Il bambino disabile è stato trovato morto mercoledì 29 maggio nei campi del villaggio di Qustal Jandu nelle campagne di Afrin, non molto tempo dopo che suo padre e suo nonno sono stati giustiziati perché le loro famiglie non potevano ottenere il riscatto di 100.000 dollari» ha precisato Kurdistan 24.

Il trentenne Rashid Hamidi Khalil, torturato ed ucciso dai jihadisti filo-turchi, prima nel video drammatico in cui ha fatto l’appello per il riscatto e poi quando è stato rinvenuto morto il 22 maggio – foto Afrin Media Center

Anche Adnan Afrin, un comandante delle Forze Democratiche Siriane (SDF), ha riportato sui suoi social media che i militanti appoggiati dalla Turchia hanno ucciso Mohammed Rasheed Khalil e suo padre Rashid Hamidi Khalil: «I cosiddetti consigli locali di Afrin, sostenuti dall’occupazione turca, sono responsabili di questi crimini e sono complici del sangue versato dal nostro popolo ad Afrin», ha scritto. Come precisa l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) il bambino, il padre ed il nonno erano stati sequestrati «da un gruppo armato nella città di Azaz il 13 maggio 2019» mentre si trovavano lì per ragioni di commercio e l’acquisto di alcuni oggetti.

Miliziani jihadisti di Al-Sharqiyah, appoggiati dalla Turchia nell’area di Afrin nell’operazione Olive Branch

«Dall’occupazione di Afrin nel marzo 2018, gruppi armati continuano a commettere violazioni e crimini, in particolare rapimenti, estorsioni, omicidi, stupri e saccheggi, oltre ai cambiamenti demografici forzati nella zona – scrive ancora Kurdistan 24 – A febbraio, la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sulla Siria ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che i gruppi armati di Afrin erano colpevoli di crimini di guerra, come “presa di ostaggi, trattamento crudele, tortura e saccheggio. Le violazioni più comuni perpetrate in Afrin hanno comportato frequenti rapimenti da parte di gruppi armati e bande criminali». In particolare le brigate Al-Sharqiyah.

 

SEQUESTRI, UCCISIONI ED ESTORSIONI

La tragica sorte del bambino non trova per ora spazio sull’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) dove è invece assai dettagliato il resoconto sull’uccisione del padre, di altri sequestri, devastazioni e conflitti a fuoco fratricidi tra gli stessi jihadisti islamici dell’operazione Olive Branch che controllano l’area sotto l’egida della Turchia.

Il civile curdo rimasto ucciso durante gli scontri tra jihadisti nel paese di Jandairis nelle campagne di Afrin

«Scontri hanno avuto luogo nel paese di Jandairis nella campagna Afrin, tra il movimento di Ahrar al-Sham contro Jaysh al-Sharqiyyah in cui è stato ucciso un civile da Jandairis dalle pallottole vaganti – scrive l’Osservatorio – La fazione di al-Jabha al-Shamiyya di Olive Branch sostenuta dalla Turchia ha anche imposto delle royalties agli agricoltori che hanno macchine agricole a Maabatli, nelle campagne della città di Afrin, con il pretesto di “riparare strade”». Una tassa da 150 $ che ha l’aspetto di una vera estorsione per i poveri agricoltori della zona già costretti «a pagare la percentuale delle colture agricole, come foglie di vite e ciliegia». Il rischio, in caso di rifiuto, è l’esprorpiazione delle terre o la distruzione dei raccolti. Gli estremisti di Olive Branch hanno «riunito i villaggi Mukhtar e Midana della municipalità di Raju, costringendo i contadini curdi ad ottenere un “permesso” per raccogliere nelle loro terre, mentre agli agricoltori arabi spostati nell’area non è stato chiesto di ottenere un “permesso” per raccogliere nelle terre sequestrate che appartenevano a cittadini di Afrin». Una strategia di disparità etnica per indurre i curdi a lasciare la zona a favore degli islamici sunniti come i Fratelli Musulmani turchi evidente anche in altri crimini.

«Membri pesantemente armati di Al- Amshat, la fazione sostenuta dalla Turchia di Olive Branch, hanno preso d’assalto le case nella città di Afrin e nella città di Sheikh Hadid – aggiunge SOHR – hanno avvertito gli sfollati di Homs di evacuare le case in cui vivono, al fine di ospitare gli sfollati di Hama». L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani segnala inoltre che «circa 60 famiglie degli sfollati della Ghouta orientale rilasciate dalle fazioni filo-turchi, hanno lasciato il villaggio di Bibaka, collegato al distretto di Bulbul nella campagna di Afrin».

Ciò è accaduto anche in seguito ai sempre più frequenti rapimenti. L’ultimo inquietante messaggio risale a pochi giorni fa. «Uomini armati di “Olive Branch” hanno mandato un video alla famiglia di uno dei sequestrati del villaggio di Badino – segnala SOHR – La persona rapita è apparsa nel video dopo essere stata sottoposta a severe torture. I sequestratori hanno chiesto che la famiglia del giovane pagasse un riscatto di 200.000 $ US dollari o lo uccideranno. La fazione Al-Hamzat Division che opera all’interno delle operazioni Olive Branch ed Euphrates Shield, ha rapito 2 cittadini nel distretto di Shirawa nelle campagne di Afrin e li ha accusati di avere rapporti con l’amministrazione autonoma».

 

L’IPOCRISIA USA SULLA SIRIA

«Gli Stati Uniti continuano a essere allarmati dal governo siriano e dagli attacchi aerei russi nella Siria nord-occidentale e crede che siano una “incalzante escalation” di violenze» ha riferito nei giorni scorsi il Dipartimento di Stato americano all’agenzia Reuters. «Gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture pubbliche come scuole, mercati e ospedali sono un’escalation spericolata del conflitto ed è inaccettabile» ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus. Accuse che fetano di ipocrisia dato che Washington non si è mai minimamente preoccupata dei danni collaterali nei raid dell’Us Air Force nella provincia di Deir Ezzor con centinaria di civili e decine di bambini uccisi da novembre a marzo. Tantomeno la Casa Bianca si è mai preoccupata delle vittime conseguenti agli attacchi  dell’Arabia Saudita nello Yemen grazie ai missili forniti dagli stessi Usa.

SIRIA: ALTRA STRAGE DI BIMBI DELLE BOMBE USA

 

MISSILI DI ISRAELE ED ARMI AMERICANE AI JIHADISTI

Un cacciabombardiere F-16 dell’Israel Defence Force

A gettare benzina sul fuoco ci pensa anche Tel Aviv che attraverso i cabbiabombardieri dell’Israel Defense Force (IDF) continua da oltre un anno settimanali attacchi missilistici nella Siria occidentale. Uno di questi, il 27 maggio, ha provocato la morte di un militare dell’esercito di Damasco. «Il nemico israeliano ha preso di mira uno dei siti militari siriani ad est di Khan Arnabeh nella campagna di Quneitra» scrive l’agenzia Sana riferendo di un soldato morto ed un altro ferito. In precedenza un altro attacco dell’IDF con un missile ha colpito il villaggio vicino di Tal Sha’ar causando alcuni feriti.

NETANYAHU EMULA HITLER NELLA GUERRA RELIGIOSA ALLA SIRIA

Durante un’operazione di bonifica nella zona, liberata dai jihadisti, l’esercito siriano ha trovato «armi e munizioni, alcune delle quali costruite dagli Stati Uniti e dagli occidentali, lasciate indietro dai terroristi nelle campagne di Quneitra». Lo riferisce sempre Sana riportando l’elenco e fotografie.

Mitragliatrici di fabbricazione occidentale sequestrate ai terroristi in Siria

«Le armi sequestrate comprendevano fucili, proiettili, mitragliatrici di medie dimensioni, grandi quantità di varie munizioni, alcune delle quali prodotte negli Stati Uniti e in Occidente, e dispositivi di comunicazione satellitare, oltre alle attrezzature mediche, medicine, un numero di veicoli per le direzioni governative e trattori locali, rubati dai terroristi prima che si ritirassero dalla zona».

 

ATTACCHI CHIMICI: IL COMPLOTTO TRA TEL AVIV E WHITE HELMETS

I Caschi Bianchi sono accusati di aver organizzato attacchi chimici per giustificare reazioni militari contro la Siria

«Dopo anni di mistificazioni che nascondono dietro la menzogna del “lavoro umanitario”, i media israeliani hanno rivelato il coinvolgimento del governo di occupazione israeliano nella progettazione di incidenti chimici da parte di organizzazioni terroristiche in Siria». Questa volta i reporters della Syrian Arab New Agency non citano fonti locali ma un network del paese sionista. «Un servizio televisivo trasmesso dal Canale israeliano 12 ha confermato che il governo di occupazione israeliano ha supervisionato e cooperato con i terroristi “White Helmets” per inscenare falsi incidenti chimici per incolpare l’esercito arabo siriano, che in seguito è stato promosso dai media occidentali e del Golfo come pretesto per un attacco militare alla Siria».

«Questo è il primo riconoscimento chiaro e aperto del ruolo di Israele nel sostegno agli Elmetti Bianchi, che in precedenza avevano negato di avere relazioni con tale paese nonostante il fatto che il governo israeliano avesse evacuato 800 membri dei Caschi Cianchi, compresi i loro parenti, dal sud della Siria su richiesta americana» aggiunge Sana in riferimento all’ong da tempo sotto i riflettori internazionali perché ritenuta coinvolta anche nell’attacco di Douma come sostenuto da autorevoli docenti universitari britannici sulla base di un dossier tenuto segreto dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche.

DOUMA: MASSACRO JIHADISTA CON ARMI CHIMICHE SU 35 VITTIME LEGATE

Va ricordato che i Caschi Bianchi sono stati fondati ed addestrati da un ex agente segreto militare britannico, James Le Mesurier, poi anche mercenario di guerra, e sono stati denunciati all’Onu dalla Russia per molteplici crimini tra cui l’accusa di traffico di organi umani.

 

Tute protettive e maschere antigas sequestrate dall’esercito siriano in un ospedale di campo dei White Elmets al servizio dei terroristi

Le unità dell’esercito arabo siriano lunedì 27 maggio, ispezionando la città di Qalaat al-Madi, avevano invece scoperto un ospedale da campo funzionale ai terroristi e gestito dagli Elmetti bianchi che conteneva attrezzature mediche, maschere antigas e dispositivi di protezione chimica, alcuni dei quali fabbricati in Germania.

Filtro per maschera antigas di fabbricazione tedesca

Gli intrighi internazionali scoperti si fanno quindi sempre più inquietanti: dai razzi turchi alle munizioni americane, dagli attacchi di Israele contro la Siria per la presenza di milizie libanesi Hezbollah ed iraniane Al Quds, determinanti per consentire ad Assad di sconfiggere i jihadisti dello Stato Islamico, fino alle armi di produzione occidentale ed alla sospetta collaborazione tra Tel Aviv e White Helmets. E’ evidente che lo scenario di guerra nel martoriato paese del Medio Oriente è abilmente ed occultamente orchestrato dai paesi Nato, come la Turchia, con l’appoggio dei loro alleati israeliani e sauditi.

In questa sanguinaria e vergognosa tragedia della storia umana contemporanea, funestata da circa mezzo milioni di morti ed innescata dagli Usa con ripetuti finanziamenti per rovesciare Assad fin dal 2006, non sono colpevoli solo i paesi occidentali che hanno lanciato i missili, come la Francia ed Israele, o hanno fornito armi, come la Germania e la Turchia, ma anche quelli come l’Italia che fanno finta di non vedere.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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JIHADISTI ISLAMICI – TERRORISTI – STRAGI

MEDIORIENTE E TERRE DI GUERRE

 

FONTI

OSSERVATORIO SIRIANO DIRITTI UMANI

KURDISTAN 24

ALMASDAR NEWS

SANA AGENCY

FARS NEWS

AFRIN MEDIA CENTER

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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