MUORE JIHADISTA ANTI-CRISTIANI: PIANTO COME EROE DA TURCHI E MEDIA ITALIANI
PROPAGANDA MAINSTREAM SULLA SIRIA:
L’EX CALCIATORE DELLA NAZIONALE GIOVANILE
RIMANE UCCISO IN BATTAGLIA AD HAMA
MA E’ CELEBRATO COME ICONA DELLA RIVOLTA
NONOSTANTE 7 ANNI DA ISLAMICO ESTREMISTA
NELLE BRIGATE ALLEATE DI ISIS E DI AL QAEDA
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«Quale precedente c’è per la cerimonia funebre di un ex membro dell’ISIS, attuale jihadista, comandante di un’organizzazione salafita che è entrato nel radar pubblico con i suoi commenti “sterminerò gli Aleviti”? Perché un tale spettacolo è stato tollerato? Perché i salafiti hanno permesso questa dimostrazione di forza?».
Con queste parole la deputata turca Tülay Hatimoğulları, esponente di spicco del Partito democratico popolare (HDP), ha tenuto una conferenza stampa in Parlamento sui funerali di massa per il membro dell’ISIS Abdulbasit al-Sarut, svoltisi nel distretto Reyhanli, nella provincia Hatay, ad una manciata di chilometri dalla Siria, dove il miliziano è stato ferito mortalmente negli scontri contro l’esercito governativo SAA.
La sua storia è drammatica e cruenta: è quella di una giovane promessa del calcio che si lascia travolgere dalle pulsioni giovanili di una ribellione violenta contro la società fino al fanatismo religioso. Da leader carismatico di orde di giovani aizzati da una propaganda finaziata dagli Usa a comandante armato fino ai denti il passo è breve. La jihad contro Sciiti e Cristiani è la foce dell’odio coltivato nell’estremismo radicale sunnita e salafita… La ferocia di una folle Guerra santa, benvoluta nello scacchiere dei potenti e delle lobby delle armi, lo porterà ad una tremenda metamorfosi non solo nel cuore ma nel suo stesso volto di ragazzo…
JIHADISTA ANTI-CRISTIANI CELEBRATO DA REPUBBLICA ED AVVENIRE
Mentre la parlamentare puntava il dito contro il Ministro dell’Interno Suleyman Soylu turco per una presenza alla cerimonia funebre organizzata con autobus provenienti dal resto della Turchia e dalla Siria, in Italia e in altri paesi occidentali Sarout veniva celebrato come un eroe della resistenza per aver combattuto a fianco dei ribelli FSA contro il presidente siriano Bashar Al Assad.
“Morto in battaglia il portiere e cantante della rivolta” ha titolato Repubblica l’8 giugno. Una memoria al portiere anti-Assad è stata dedicata anche dal quotidiano Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana, che poche ore dopo ha rimosso l’articolo probabilmente dopo aver scoperto con colpevole ritardo che l’ex calciatore della nazionale giovanile siriana inneggiava alla Jihad contro i Cristiani dopo aver militato in un gruppo vicino allo Stato Islamico ed in un altro affiliato ad Al Qaeda.
La storia di Sarout è l’epifenomeno della propaganda del mainstream contro la Siria. Chi scava nella sua storia scopre che era un miliziano sunnita agguerrito con un sogno impossibile: creare un dialogo tra Isis ed Al Nusra, il fronte di liberazione siriano emanazione di Al Qaeda, ora rinato con il nuovo nome di battaglia di Hayy’at Tahrir al-Sham (HTS).
I media occidentali filo-americani servi dell’Alleanza Atlantica proprio intorno al suo personaggio assai popolare tra i giovani per il suo impegno sportivo di successo hanno costruito l’immagine del combattente “duro e puro” per la libertà. Anzi, col senno di poi, giunge pure il sospetto che Sarut sia stato reclutato apposta dall’intelligence Usa per farne un erore della resistenza anti-Assad. E come tale è stato dipinto da molti giornalisti nonostante i suoi crimini in nome del radicalismo estremista islamico.
Al-Sarout fu immortalato nel documentario di guerra del 2013 di Talal Derki, Il ritorno a Homs.Il film vinse il Grand Jury Prize dell’edizione 2014 del Sundance Film Festival e lo Special Jury Recognition del 57° San Francisco International Film Festival e fu definito da Al Jazeera, emittente del Qatar governato dai Fratelli Musulmani sunniti, come icona della rivolta e guardiano della rivoluzione.
Ancor prima di raccontare la storia di questo jihadista sunnita convinto lasciamo che siano le sue stesse parole a descriverlo. E’ un’intervista rilasciata nel 2014 prima dell’occupazione di Homs, la sua città, e della sua fuga. Più che una conversazione con un reporter è un libero sfogo a tratti anche violento, postato sul social Twitter esperto di guerra siriana Walid nel 2017 e tradotto in inglese.
SAROUT NEL MESSAGGIO A ISIS E AL QAEDA: «COMBATTERE I CRISTIANI, NON TRA DI NOI»
«La nostra accusa allo Stato Islamico e a Jabhat al Nusra è fatta con amore. Perché sappiamo che questi due gruppi non sono politicizzati e hanno gli stessi obiettivi con cui noi lavoriamo per Dio e si preoccupano dell’Islam e dei musulmani – avrebbe detto Sarout – Sfortunatamente alcuni di loro ci consideravano come kafers (apostati) e tossicodipendenti, ma a Dio piacendo lavoreremo con loro fianco a fianco quando partiremo da qui (Homs): noi non siamo Cristiani o Sciiti a essere spaventati dai suicidi o dalle autobombe. Consideriamo queste cose come la forza in noi e, a Dio piacendo, sarà proprio così. Questo messaggio è per lo Stato Islamico e i nostri fratelli di Jabhat Al Nusra quando usciremo da Homs saremo tutti una mano per combattere i cristiani e non per combattere tra di noi. Siamo andati a riprendere le terre che sono state infangate dal regime, che sono state invase e conquistate da Sciiti e dagli apostati».
Non abbiamo ancora avuto modo di trovare un esperto di arabo che ci confermi la genuinità della traduzione. Ma bastano altre immagini dell’ex calciatore a rendere inequivocabile la sua affiliazione nei gruppi jihadisti. Quello che è stato dipinto dai “partigiani” di Repubblica come il cantante della rivolta in un altro video intona la canzone trionfale di Al Qaeda sugli attentati dell’11 settembre 2001. In un documentario del 2012 appare armato mentre ostenta la bandiera nera dell’Isis.
Abdul Baset al-Sarout alla sua morte, avvenuta l’8 giugno in un ospedale turco per le ferite riportate in un bombardamento ad Hama, è stato celebrato sui social da un epitaffio solenne dall’imam saudita salafita Abdullah al-Muhaysini, implicato con il Turkistan Islamic Party e fondatore di Hayy’at Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo terroristico più importante nella roccaforte jihadista della provincia siriana di Idlib, finanziato ed armato dalla Turchia e appoggiato dagli Usa e da Al Qaeda in una connessione ormai sempre più frequente in Medio Oriente dove gli attacchi americani e turchi contro presunti jihadisti servono solo per gettare fumo negli occhi ai Governi mondiali.
Sarout, acclamato come un eroe dai jihadisti e dai salafiti sunniti nemici di Assad, in quanto di credo Alawita-Sciita e tollerante verso tutte le religioni e soprattutto con il Cristianesimo, è stato pianto da migliaia di persone ai suoi funerali suscitando le proteste della parlamentare turca di confessione alevita (un’altra minoranza sciita simile a quella yazida riconosciuta quale tradizionale anche dall’ayatollah iraniano Ruhollah Khomeini nel 1970) che ha scagliato domande come dardi avvelenati al Governo di Ankara: «È stata avviata un’indagine su coloro che hanno organizzato la cerimonia e coloro che hanno partecipato?Trasformare i funerali di Abdulbasit al-Sarut in uno spettacolo salafita a Reyhanli, tollerare una tale dimostrazione è un palese disprezzo della sensibilità dei popoli a vivere insieme. Sta legittimando il progetto dello Stato Islamico che include la regione del Levante. Questo è inaccettabile».
DA CALCIATORE DELLA NAZIONALE A JIHADISTA CON ISIS E AL QAEDA
Abdel Based nasce il 2 gennaio 1992 ad Homs dove cresce nell’atmosfera serena della Siria antecedente le Primavere Arabe. Ha una grande passione per il calcio che lo rende famoso in fretta come portiere della Nazionale Under 17 dal 2007 al 2008, dell’Under 20 dal 2009 al 2010 militando nelle fila dell’Al-Karamah Sporting Club, una delle squadre professionistiche più antiche e forti dell’Asia: capace di vincere 8 scudetti, 5 Coppe della Siria e di arrivare persino in finale nella Champions League Asiatica nel 2006. Sarout ha davanti un avvenire promettente come calciatore ma proprio in quegli anni gli Usa del presidente George Bush junior cominciano a finanziare il cambio di regime nella Repubblica Araba e la storia del paese si tinge di sangue.
A dare popolarità all’ormai ex calciatore è un suo gesto celebrato dall’agenzia Reuters il 4 dicembre 2011 nella reiterata propaganda anti-Assad che ha causato la Guerra Civile e quasi mezzo milione di morti: «Nel distretto sunnita di Homs di Bab Amro Sunday, diverse migliaia di persone hanno circondato la bara di Khaled al-Sheikh, un manifestante di 19 anni che i residenti hanno riferito di essere stato ucciso in un sparatoria dall’esercito nel quartiere questa settiman. Abdelbassel Sarout, un calciatore di 21 anni, ha baciato la testa insanguinata di Sheikh mentre la folla, per lo più giovane, di uomini e donne cantava al ritmo dei tamburi: “Dormi piano continueremo la lotta … le madri piangono per la gioventù della Siria”. Le autorità siriane dicono che stanno combattendo “gruppi terroristici” sostenuti dagli stranieri per scatenare la guerra civile che ha ucciso circa 1.100 soldati e poliziotti da marzo».
La guerra è iniziata ed i rivoluzionari FSA (Free Syrian Army o ESL in arabo) si alleano ai jihadisti. Durante l’assedio di Homs dal 2011 al 2014, Sarout diviene comandante della Brigata dei Martiri Shuhada al-Bayada, un gruppo vicino all’Isis, in conflitto con il Fronte al-Nusra di al-Qaeda. Per questo i giovane miliziano viene preso più volte di mira e sopravvive a tre tentativi di omicidio, in uno dei quali furono uccisi 50 combattenti della sua unità.
Nel 2014 è tra coloro che vengono evacuati da Homs per un accordo tra l’esercito governativo siriano volto a porre fine al conflitto nella città, liberata completamente solo nel 2017. Ed è in quel momento che inneggia ad una collaborazione tra Isis e formazioni qaediste, ignaro che queste strumenti di terrore funzionali a giochi di potere geopolitici di grandi potenze come Usa e Arabia Saudita.
PROCESSATO E INMPRIGIONATO PER I LEGAMI CON L’ISIS
Nel 2015 Al Nusra cominciò la persecuzione contro Sarout perché a giudizio degli affiliati di Al Qaeda avrebbe giurato fedeltà allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Al-Sarout negò la richiesta, ma ammise di aver preso in considerazione l’adesione all’ISIL, poiché ha iniziato a considerare il gruppo jihadista come l’unica forza in grado di combattere il governo siriano. Dichiarò di non essersi unito al gruppo dei militanti, ma anche di essersi rifiutato di combatterlo.
Ma nell’aprile 2016 la Corte Suprema della Sharia nella provincia di Homs la pensa in modo differente nel riesame della causa n. 246/2016 per cui pende l’accusa contro l’imputato Abdul Baset al-Sarout: «Il comandante del gruppo ribelle di Shuhada al-Bayada si unisce ai ranghi dello Stato islamico e che commette crimini a favore di Isis». Da qui l’invito ad arrendersi onde evitare la pena in contumacia. Lui non si arrende ma non si hanno più notizie del procedimento che probabilmente l’ha visto condannato come tanti altri terroristi jihadisti.
Si arriva così al 29 maggio 2017, quando il comandante colluso col Daesh viene arrestato da Tahrir al-Sham, la nuova formazione di Al Nusra-Al Qqaeda, dopo essere stato accusato di aver partecipato a una protesta anti-HTS a Maarat al-Nu’man, nel Governatorato di Idlib, dove si sono rifugiati i ribelli Fsa insieme ai jihadisti alleati ma rivali tra loro.
Ma la sua incarcerazione solleva feroci proteste tra gli stessi combattenti musulmani: «Noi, insieme ad Abdul Baset al-Sarout, sosteniamo la legge islamica e non siamo in disaccordo con essa. Ma vogliamo che Sheikh al-Joulani e Sheikh Abu Jaber (capo di Hayy’at Tahrir al-Sham) rilascino immediatamente Abdul Baset al-Sarout. La gente si è ribellata e se rimane in prigione non sappiamo cosa accadrà». Onde evitare insurrezioni la popolazione viene accontentata ed il giovane comandante allora soltanto 25enne viene rilasciato il 24 giugno e le accuse contro di lui ritirate.
CON LE MILIZIE QAEDISTE TROVA LA MORTE AD HAMA
Inizia così la sua attività di comandante sul campo del gruppo Jaysh al-Izza alleato alla milizia integralista Partito Islamico del Turkmenistan e agli stessi Tharir al Sham. Le azioni della nuova organizzazione terroristica estremista non sono molto diverse da quelle dell’Isis come riporta l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) che ha monitorato un’esecuzione nel settore settentrionale della campagna di Hama, contro un abitante di Kafr Zita.
«Jaysh al-Izza lo ha arrestato e interrogato fino a quando ha confessato di avere ucciso un’altra persona nella zona di Wadi al-Anaz ad al-Lataminah – ha scritto SOHR il 23 novembre 2018 – Secondo fonti attendibili è stato gettato in un pozzo, presso la sede di Jaysh al-Izza vicino alla città di Khan Shaykhun nella campagna meridionale di Idlib». Si tratterebbe della prima esecuzione da quando la formazione qaedista ha istituito un tribunale che riceve denunce dai cittadini.
Ma le attività del gruppo in cui militava Sarout si concentrano soprattutto negli attacchi contro i villaggi come riferito dal sito di contro-informazione Vietato Parlare: «Le armi fornite a Jaysh al-Izza, tra cui i razzi Grad, così come i missili guidati anticarro (Fagot e TOW) dagli Stati Uniti, furono usate per supportare diverse operazioni militari di HTS e cedute in parte a quest’ultimo. Alcune sono state persino usate in attacchi a civili. Il mese scorso, i razzi Grad del gruppo hanno ucciso quattro bambini nella città (a maggioranza cristiana) di Al-Suqaylabiyah, in territorio governativo, nel nord di Hama».
E proprio in quella città teatro di quotidiani spargimenti di sangue per i tentativi di riconquista da parte delle varie formazioni jihadiste sostenute dalla Turchia, come ad Afrin contro i Curdi, è stato gravemente ferito mortalmente in un combattimento contro l’esercito regolare l’ex calciatore Abdel Based a soli 27 anni.
Per i salafiti sunniti un martire della Jihad. Per la cronaca senza paraocchi soltanto un sanguinario combattente dell’Islam estremista contro gli infedeli Cristiani e Sciiti. Per la futura storia una delle tante vittime indottrinate dalla propaganda del fanatismo religioso nelle strategie belliche di Turchia, Arabia Saudita, Stati Uniti d’America ed Israele per il controllo del Medio Oriente.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
RAZZI JIHADISTI UCCIDONO DA IDLIB MA L’ONU PROCESSA LA SIRIA
SIRIA: BAMBINO DOWN RAPITO E UCCISO DAI JIHADISTI AIUTATI DAI TURCHI
DOUMA: MASSACRO JIHADISTA CON ARMI CHIMICHE SU 35 VITTIME LEGATE
FONTI
ANF – LA PROTESTA DELLA PARLAMENTARE TURCA
REPUBBLICA – MORTO IL CANTANTE DELLA RIVOLTA
VIETATO PARLARE – IL RADICALE ISLAMICO EROE
WIKIPEDIA – BIOGRAFIA DI SAROUT
OSSERVATORIO SIRIANO DIRITTI UMANI