ATTACCO ELETTROMAGNETICO: NUOVO BLACKOUT IN VENEZUELA
23 STATI SENZA LUCE NE’ ACQUA.
METROPOLITANA FERMA A CARACAS
IL GOVERNO MADURO: «ALTRO SABOTAGGIO»
IL GOLPISTA GUAIDO’ SFRUTTA I DISAGI
PER INCITARE LA FOLLA A NUOVE PROTESTE
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«Prima del nuovo attacco criminale contro la tranquillità e la pace del paese, il governo bolivariano e il FANB sono mobilitati per garantire le esigenze della popolazione. I figli e le figlie di Bolivar dimostreranno ancora una volta la nostra volontà incrollabile. Vinceremo!».
E’ questo il tweet con cui il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicola Maduro, alle 18,22 ora locale (GMT -4, le 0,22 in Italia) diffonde un comunicato ufficiale del Governo in riferimento all’ennesimo blackout elettrico avvenuto alle 16,45 di ieri, lunedì 22 luglio, che ripropone l’incubo vissuto dal paese nel marzo e nell’aprile scorso.
Proprio quando le chance del golpe di Juan Guaidò, il presidente ad interim autoproclamato e riconosciuto dagli Usa ed altri paesi loro alleati per il regime-change, parevano ormai nulle anche per uno scandalo sulla gestione dei fondi umanitari ecco un nuovo incidente, ritenuto un sabotaggio altamente tecnologico da Caracas, subito sfruttato dal golpista per accusare il presidente Maduro di incapacità ad amministrare la nazione ed invitare la folla ad una nuova protesta di piazza.
Il ministro della Comunicazione e dell’Informazione, Jorge Rodríguez, ha riferito che il guasto elettrico che ha colpito il Distretto della Capitale e 23 stati è stato causato da un attacco elettromagnetico. Ed ha segnalato che il Governo Maduro sta lavorando per restituire il servizio dell’energia elettrica al più presto.
Il blackout ha colpito il distretto di Caracas, dove le linee della metropolitana 1,2 e 3 sono rimaste bloccate con evidenti gravi disagi per i cittadini, e gli stati di Apure, Sucre, Bolívar, Guárico, Carabobo, Aragua, Monagas, Cojedes, Táchira, Zulia, Anzoátegui, Portuguesa, La Guaira, Nueva Esparta, Miranda, Lara, Barinas, Mérida, Yaracuy, Delta Amacuro, Trujillo, Amazonas e Falcón.
«Le prime indicazioni ricevute dall’indagine indicano l’esistenza di un attacco elettromagnetico che ha cercato di colpire il sistema di generazione idroelettrica di Guayana, il principale fornitore di questo servizio nel paese» ha detto il ministro al canale della tv statale VTV Venezelana de Television..
Il governo, ha spiegato Rodríguez, ha attivato protocolli di «protezione e sicurezza” che ci consentono di affermare che siamo in procinto di ricollegarci per ripristinare il servizio di energia elettrica nel più breve tempo possibile».
Ha anche informato dei piani di emergenza per la fornitura di acqua potabile, che viene interrotta ogni volta che si verifica un blackout; per la fornitura di servizi di trasporto pubblico; mantenere il funzionamento negli ospedali e rafforzare la sicurezza stradale con maggiore vigilanza.
«Fortunatamente, e dopo le ingegnose aggresioni dei mesi di marzo ed aprile di questo anno, il Governo Bolivariana si è dotato di protocolli di protezione e sicurezza che ci permettono di affermare che sitamo nel processo di riconnessione per ripristinare il servizio di energia elettrica nel minor lasso di tempo possibile – è stato scritto in un comunicato ufficiale – Quelli che hanno attaccato in tutti i modi e in modo sistematico i nobili venezuelani sapranno ancora una volta del temperamento e del coraggio che si frappongono alle difficoltà che ho mostrato alle figlie e ai figli del nostro liberatore Simon Bolivar».
Di parere opposto Juan Guaidó, presidente ad interim della Repubblica, che ha convocato per martedì 23 luglio alle 10 la sessione ordinariadell’Assemblea Nazionale che si terrà nella piazza Alfredo Sadel, di Las Mercedes, a Caracas. “Domani, con la forza, andremo all’assemblea per strada. Noi venezuelani non ci abitueremo a questo disastro”, ha scritto su Twitter sul blackout nazionale lunedì. Il presidente ha denunciato l’inefficienza del regime di Nicolás Maduro e lo ha indicato come attore principale nella distruzione del sistema elettrico del paese, nonostante le innumerevoli prove dei precedenti attacchi e sabotaggi.
Nella primavera scorsa il presidente Maduro ed i suoi ministri avevano accusato senza mezzi termini gli Stati Uniti d’America di terrorismo dimostrando che gli attacchi cibernetici erano partiti proprio dagli Usa, forti di vari settori dell’esercito specializzati nella guerra informatica come il Cyber Command (CyberCom) con sede a Fort George G. Meade nel Maryland e il Network Enterprise Techonology Command (NetCom) di Fort Huachuca in Arizona.
I primi blackout di marzo ed aprile avevano causato gravissimi disagi in alcuni ospedali con la morte di circa 30 pazienti per la mancanza di gruppi elettrogeni o il loro difettoso funzionamento. Gli stati più periferici del paese erano rimasti senz’acqua potabile, per il blocco delle pompe idriche, anche per una decina di giorni costringendo la popolazione ad attingerla dai fiumi con gravi rischi igienici.
BLACKOUT VENEZUELA: GUAIDO’ SOTTO INCHIESTA PER SABOTAGGIO ELETTRICO
Erano stati registrati più di 150 attacchi alla rete elettrica tra quelli elettromagnetici-cibernetici e quelli fisici con esplosioni ed incendi persino nella sottostazione principale di Caracas dove tre trasformatori bruciarono per tutta la notte lo scorso 11 marzo in seguito ad un attentato.
Gli evidenti sabotaggi avevano indotto il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab ad avviare un’indagine nei confronti di Juan Guaidó, deputato dell’Asemblea Nacional in carica dal 2016, per il suo presunto coinvolgimento nel sabotaggio del sistema elettrico.
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«Assicuro che l’attentato cibernetico contro il popolo venezuelano è stata realizzato con una tecnologia che ha solo il governo della EEUU (Estados Unidos – Usa) – aveva sentenziato allora in una dichiarazione ufficiale il presidnete Maduro – Non puoi invocarela lotta politica per attaccare il sistema elettrico, portare via la tranquillità e il diritto alla vita a milioni di venezuelani. Si chiama “colpo di stato” elettrico criminale. È una grave violazione dei diritti umani!».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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