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LOBBY ARMI – 3: TYCOON SIONISTA DEI DRONI SPIA-KILLER PREMIATO DAI MASSONI USA E DALLA REGINA UK

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CON L’AIUTO DI GOVERNO ED ESERCITO DI TEL AVIV
LA MULTINAZIONALE ELBIT DI MIKEY FEDERMANN
ANNIENTA LE POLEMICHE SUI RAZZI AL FOSFORO BIANCO
SUI CONGEGNI FORNITI AI MILITARI IN CISGIORDANIA
SUI SABOTAGGI CON SPYWARE DEI GIORNALISTI
E DIVENTA PARTNER DELLE FORZE ARMATE AMERICANE
Grazie a velivoli e congegni aerospaziali la corporation di Haifa
in super espansione: acquista l’Industria Militare Israeliana,
controlla 7 aziende negli Usa e 3 in Brasile, lavora col Regno Unito
fa affari con l’Italia ma anche con Macedonia, India ed Azerbaigian

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

ENGLISH VERSION HERE

Se il mercato delle armi di Israele è notevolmente cresciuto a livello mondiale, come evidenziato nel precedente reportage (link a fondo pagina), il merito è certamente anche del signore dei droni “spia-killer” lanciato alla conquista degli Usa. Un tycoon israeliano premiato sia dalla loggia massonica sionista B’nai B’rith di Washington che dall’Università di Gerusalemme, ma anche onorato del titolo imperiale britannico MBE dalla Regina Elisabetta II nel 2014, nonostante la sua multinazione delle armi, la Elbit Systems, fosse finita sotto i riflettori degli attivisti dei diritti umani sia per la produzione di micidiali razzi al fosforo bianco, simili a quelli usati dall’Israeli Defense Forces nella Striscia di Gaza nel 2008-2009, sia per i sofisticati congegni forniti al governo di Tel Aviv per attività militari in Cisgiordania che sarebbero stati utilizzati anche per lo spionaggio e l’hackeraggio di giornalisti internazionali tramite spyware commerciali.

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Si chiama Michael Federmann, classe 1943, e attraverso la Federmann Enterprises Ltd controlla il 45,8 % della holding internazionale Elbit System che si sta espandendo a velocità supersonica nel panorama mondiale della difesa grazie ai dispositivi elettronici, ai droni ed alle tecnologie militari aerospaziali ma soprattutto alle sinergie con l’esercito di Israele e quello degli Stati Uniti, dei quali è tra i principali fornitori.

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Federmann, titolare della catena di alberghi di lusso Dan Hotel, è entrato in Elbit quando la sua compagnia El-Op si è fusa con essa nel 1998, beneficiando della crescita globale del mercato UAV, i velivoli senza pilota, ma portando la corporation ad un aumento del 700 % del fatturato nel giro dell’ultimo ventennio, soprattutto grazie alle relazioni internazionali ed alle politiche di guerra in Medio Oriente del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei presidenti americani George Bush, Barack Obama e Donald Trump.

Il drone ammiraglio della flotta Uav Elbit: l’Hermes 900 con apertura alare di 15 metri è utilizzato per ricognizione e sorveglianza ma grazie al vano inferiore apribile può trasformarsi in aereo killer

Il drone ammiraglio della flotta Elbit, l’Hermes 900 è, come il più piccolo 450, un aereo spia senza pilota che nasce ufficialmente da ricognizione e sorveglianza. Ma può trasformarsi anche in un’arma micidiale. Può essere dotato di un sistema di attacco elettromagnetico ed ha un vano inferiore con potenziale di carico pari a 300 kg in grado quindi di accogliere eventualmente anche un ordigno esplosivo. Il modello avanzato Kochav (stella) dell’Israeli Defense Forces è attrezzato per il trasporto di “carichi utili specializzati non divulgati”: ovvero, tradotto dal linguaggio diplomatico politically correct, qualsiasi equipaggiamento segreto ma anche bombe! Che possono trasformare il velivolo da ricognizione in un drone killer. Rimanendo i carichi segreti come gli spostamenti degli UAV il costruttore può quindi dirsi formalmente estraneo ad ogni utilizzo offensivo…

 

La multinazionale Elbit nel 2018 ha fatturato nel settore della difesa 3,377 milioni di dollari classificandosi al 27° posto del ranking mondiale nel quale farà un ulteriore balzo nel 2019 grazie all’acquisto dell’IMI Systems, l’Israel Military Industries ceduta dal governo di Tel Aviv con un fatturato di 611mila dollari, ed all’acquisizione del settore Visione Notturna della grande corporation statunitense Harris attraverso la Elbit Systems of America che può contare su numerosi stabilimenti nel continente nordamericano dove controlla al 100 % altre sei aziende del settore.

Il quartier generale di Elbit Systems nel Matam Hi-Tech Park di Haifa in Israele

La holding ha il suo quartier generale ad Haifa in Israele ed ha altre 7 società sussidiarie in tale nazione, e da lì si è espanso a macchia d’olio nel mondo: in Europa come nel Sud America e pure in Oceania ed Asia. La Elbit ltd è quotata sulle borse di Tel Aviv (TASE) e New York (NASDAQ) ed è nota nel mondo non solo per la produzione dei sofisticati droni Hermes 450 e 900 ma, grazie alla pluriennale esperienza negli automatismo elettronici ed ottici, dal 2006 anche per il Silver Marlin, un piccolo natante di 10 metri senza equipaggio e telecomandato, finalizzato a missioni di ricognizione con impianto di comunicazione satellitare ma dotato di piccoli armamenti, in uso alla marina israeliana ed a quella americana. Il nuovo modello più avanzato è il Seagull, varato nel 2016, capace di lanciare missili subaquei torpedo: è il primo natante senza pilota ad essere dotato di un sistema di combattimento anti-sottomarino (ASW – Anti-Submarine Warfare).

Il piccolo natante Elbit Systems Seagull Unmanned Surface Vessel (USV) ha testato con successo un siluro nelle prove al largo di Haifa, in Israele il 28 giugno 2016 – foto Galina Kantor

Oltre a produrre molteplici congegni elettronici per il controspionaggio ed il sabotaggio cibernetico, agevolati da avveniristici sistemi di geolocalizzazione, la corporation israeliana realizza innumerevoli apparecchiature militari per l’aviazione che nel 2014 le hanno consentito di aggiudicarsi la fornitura di caschi integrati Apache Aviator per la squadriglia di elicotteri dell’Us Air Force. La produzione della Elbit comprende anche velivoli militari, sistemi per veicoli terrestri; macchinari di comando, controllo, comunicazione (C4I) sistemi informatici ed elettro-ottici si controllo ma anche apparati elettronici di guerra e di segnalazione. Inoltre fornisce servizi commerciali di addestramento e di sicurezza, attraverso contractors aziendali.

 

L’ACQUISTO DELL’INDUSTRIA STATALE ISRAELIANA IMI

Il colpo più grosso Elbit lo ha messo a segno il 25 novembre 2018 firmando l’acquisizione del controllo dell’industria nazionale israeliana IMI Systems nel novembre scorso grazie ad un’offerta da 500milioni di dollari: di cui 495 milioni da saldare tra il 2020 ed il 2022 ed altri 27milioni a condizione che l’IMI raggiunga gli obiettivi prestazionali concordati. Alla cerimonia della firma hanno partecipato il Ragioniere generale del Ministero delle finanze, Rony Hizkiyahu, il capo dell’Autorità delle società governative (GCA) Yanki Koint, il direttore generale del Ministero della Difesa Udi Adam, il capo dell’Autorità di terra israeliana Adiel Shimron, l’ azionista di maggioranza di Elbit Systems e presidente Michael Federman e Bezhalel Machlis, CEO di Elbit Systems Bezhalel Machlis. La decisione di privatizzare l’IMI era stata presa dal governo nel 2013 ed al termine di un processo di selezione delle offerte era rimasta in corsa soltanto la Elbit.

Amministratori di Elbit e dirigenti del governo di Israele festeggiano la firma di acquisto della IMI da parte della corporation di Haifa il 25 novembre 2018

«Questo è un giorno importante per le industrie della difesa in Israele – aveva commentato sui media israeliani il ministro delle Finanze Moshe Kahlon – La privatizzazione dei sistemi IMI contribuirà all’economia israeliana in vari modi: riqualificazione delle industrie della difesa e miglioramento della competitività delle esportazioni della difesa, creazione di una società di indipendenza e fine della dipendenza dalle casse dello Stato, creazione di migliaia di posti di lavoro nel Negev e in Galilea, evacuare terre in aree di richiesta di costruzione da parte di giovani coppie. Lo stato di Israele e i suoi cittadini trarranno beneficio da questa mossa nei prossimi anni».

Gli accordi sono vincolati infatti anche all’evacuazione delle aree di Ramat Hasharon e Tirat Hacarmel, per consentire la realizzazione di 30mila unità residenziali, così come la creazione di impianti nell’area Ramat Beka nel Negev, che promuoverà l’occupazione e lo sviluppo in questo settore. Inoltre, il contratto prevede che il Ministero della Difesa rimanga cliente principale dei prodotti IMI Systems.

Il catalogo delle munizioni Elbit sul sito ufficiale della IMI Systems – Israeli Military Industries

«Nel processo di privatizzazione dell’IMI, il Ministero della Difesa ha assicurato la conservazione di beni classificati fondamentali nell’ambito di una società governativa – ha dichiarato il direttore Generale del Ministero della Difesa, Udi Adam – L’ingresso di IMI in Elbit garantirà la conservazione di una conoscenza unica in Israele a beneficio dell’IDF, della difesa israeliana e dell’economia israeliana».

«La sinergia tra le capacità delle due società ci consentirà di offrire un portafoglio potenziato e di realizzare il potenziale delle tecnologie di IMI nell’arena internazionale, rendendo questa acquisizione significativa per la nostra strategia di crescita a lungo termine» ha commentato Bezhalel Machlism Ceo di Elbit. Ma proprio le strategie di Elbit di supporto all’Israel Defense Forces nei territori occupati e contesi contesi con la Palestina in Cisgiornardia (West Bank), avevano in passato causato la fuga di importanti azionisti europei. Vediamo ora nel dettaglio chi è il tycoon che ha sancito l’ascesa ed il successo della più importante holding israeliana delle armi.

 

L’ASCESA DI “MIKEY’ DAGLI HOTEL DI LUSSO ALLE ARMI

Michael Ilan Yoel “Mikey” Federmann è nato il 9 settembre 1943 ad Haifa da Bella e Yekutiel “Ksil” Federmann, fratello di Irit Federmann-Landau. Ha conseguito una laurea in economia e studi statali e poi un master in amministrazione aziendale presso l’Università Ebraica. Ha servito nell’unità d’élite dell’esercito israeliano Sayeret Matkal, dove era membro dell’unità di Ehud Barak. Mikey e sua moglie Leora hanno 3 figli, David, Gidi e Daniel che è sposato con Sharona Pick, figlia di Svika Pick e cognata di Quentin Tarantino.

Michael Federmann, il tycoon israeliano della catena Dan Hotel e della multinazionale di armi e difesa Elbit System

Dal 2002, Federmann è diventato il proprietario del conglomerato israeliano Federmann Enterprises Ltd, che è stato avviato dai suoi defunti padre e zio. Oggi presiede i consigli di amministrazione delle sue due maggiori partecipazioni quotate in borsa: la catena di hotel di lusso Dan Hotels Corp e la holding di produzione di armamenti e congegni per la difesa Elbit Systems, di cui detiene il 45,8 % delle azioni e nella quale hanno investito primari fondi internazionali come l’americano The Vanguard Group, azionista in altre 15 multinazionali delle armi.

Il board e gli azionisti della corporation Elbit Systems di Haifa quotata in borsa a Tel Aviv (Tase) e New York (Nasdaq)

Già nel 2010 Federmann è stato classificato il 7° più ricco di Isarele nella top 100 del quotidiano Maariv con una ricchezza stimata di 6,5 miliardi di Shekel (circa $ 1,4 miliardi). In quell’anno era stato classificato n. 721 nell’elenco dei miliardari di Forbes sebbene negli anni successivi, anche a causa dei forti investimenti scoietari, sia uscito dalla lista dei primi 1000. Ma in compenso vanta una doviziosa collezione di onorificenze internazionali. Nel 1996 l’Università ebraica di Gerusalemme gli ha conferito un dottorato onorario mentre nel 2005 ha ricevuto il premio dell’industria israeliana per l’elettronica.

Nel giugno 2014 ha ottenuto il prestigiosissimo riconoscimento di MBE – Member of the Order of the British Empire – dalla Regina Elisabetta II in occasione del suo compleanno “Per i servizi alla cooperazione commerciale tra Gran Bretagna e Israele e alla prosperità nel Regno Unito”. Oltre ad essere presidente del CDA di Elbit Systems e Dan Hotels, è anche Presidente del Board of Trustees della Hebrew University di Gerusalemme e membro del consiglio di amministrazione del prestigioso Weizmann Institute of Science di Rehovot.

 

IL SIONISTA FONDATORE DI ISRAELE CHE CONTRIBUI’ ALL’ATOMICA

Questo centro accademico di ricerca scientifica e farmacologica fu fondato dal noto chimico e politico israeliano Charles Weizmann, leader dell’Organizzazione Mondiale Sionista dal 1920 al 1931 e primo Presidente della Repubblica di Israele da lui voluta e fondata in virtù della legittimazione all’insediamento ebraico in Palestina da parte dell’Impero Britannico. Un diritto sancito dalla Dichiarazione Balfour del 1917 ottenuta da Weizmann dopo i colloqui con il barone Walter Rothschild, primogenito del barone Nathan (1840-1915), I barone britannico Rothschild e pronipote del banchiere ebreo askenazita Mayer Amschel Bauer (1744-1812), capostipite della dinastia finanziaria dello Scudo Rosso, ispiratore degli Illuminati di Baviera e tra i promotori del tentativo di riconciliazione tra la massoneria inglese e franco-tedesca di Rito Scozzese nel Congresso di Wilhelmsbad del 1782 (vedi reportage L’olocausto dei massoni comunisti).

Il eader del movimento sionista Charles Weizman, primo presidente di Israele e inventore dell’esplosivo cordite utilizzato come deflgrante nella bomba atomica Little Boy sganciata su Hiroshima dagli Usa accanto ad una sezione dell’ordigno

Weizmann, insieme ad Albert Einstein contribuì alla nascita dell’Università Ebraica di Gerusalemme ma anche, come gli studi del celebre fisico tedesco sulla relatività e sulla radioattività, alla bomba atomica gettata sul Giappone, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell’ordigno sganciato su Hiroshima, denominato “Little Boy” dall’Esercito Usa. per scatenare la conflagrazione nucleare di pezzi di uranio U-235 nel cilindro metallico fu infatti utilizzato come detonante primario la cordite inventata proprio da Weizmann, già direttore dei laboratori dell’Ammiragliato Britannico durante la Prima Guerra Mondiale; la cordite è un esplosivo a base di nitroglicerina che fino ad allora era stato impiegato solo per il lancio di munizioni soprattutto nell’artiglieria navale.

STORIA – LA BATTERIA WEIZMANN

E’ doveroso ricordare che l’apporto di Einstein all’atomica non fu solo teorico in quanto fu lui a scrivere una lettera al presidente americano Franck Delano Roosvelt per segnalare il rischio di un possbile bomba tedesca creata col principio della fissione nucleare, su sollecitazione degli scienziati ungheresi rifugiatisi negli Stati Uniti d’America Leó Szilárd ed Eugene Wigner che divennero poi, con l’italiano Enrico Fermi ed altri, i ricercatori del Progetto Manhattan nei laboratori di Los Alamos per la costruzione dei due ordigni nuclerari sganciati a Hiroshima e Nagasaki che fecero almeno 200mila morti.

 

IL SIGNORE DELLE ARMI PREMIATO DAI MASSONI ASKENAZITI

Alla luce di queste conessioni storiche il signore delle armi Michael Federmann sarà stato sicuramente lusingato di aver ricevuto nel 2017 il premio internazionale della loggia massonica sionista B’nai B’rith di Washington di cui era confratello anche Einstein; mentre Roosvelt fu 33o grado del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato della Loggia Madre di Washington come il suo successore alla presidenza Usa Harry Truman che ordinò l’utilizzo delle atomiche contro i giapponesi. A spiegare l’importanza del riconoscimento assegnato all’israeliano è la stessa loggia BB di Washington nei post sull’evento sulla sua pagina Facebook: «Questa è la prima volta che onoriamo qualcuno con questo premio in Israele».

Michael Federmann mentre riceve il premio dalla loggia massonica B’nai B’rith il 9 novembre 2017 presso Dan Hotel di Tel Aviv di sua proprietà

In onore del tycoon di Haifa, infatti, i membri americani e mondiali della congregazione l’8 di novembre si trasferirono al Dan Hotel di Tel-Aviv dove fu celebrata la storica cena per l’assegnazione a Federmann del Distinguished Humanitarian Award, tributato alle persone che hanno dimostrato una leadership dinamica attraverso un impegno per la filantropia e per le comunità che servono. Poco importa se ciò è avvenuto grazie alla proliferazione di un’industria di sistemi di difesa ed armi. Ma tale evento assume un ulteriore storica valenza: è infatti avvenuto nell’anno del 300° anniversario della fondazione della Grand Lodge of London, la Grande Loggia d’Inghilterra che ha influenzato le politiche del Regno Unito e dell’Impero Britannico dagli Usa fino ad Israele. Chissà se sia solo un caso…

Il certificato di adesione rilasciato dalla loggia massonica sionista B’nai B’rith di Washington

L’Ordine Indipendente B’nai B’rith o Bené Berith (in ebraico: בני ברית, “figli dell’alleanza”) è una loggia ebraica nata nel 1843 durante la presidenza di John Tyler ed ancora esistente ed attiva. La sua missione “ufficiale” è quella di fare beneficenza verso i poveri ma di fatto opera a sostegno delle politiche sioniste. «Fu fondata al Sinsheimer Café, nel quartiere di Wall Street, a New York, da Henry Jones e altre undici persone il 13 ottobre del 1843 – riferisce Wikipedia – Il nome originario era in tedesco “Bundes-Brueder” (che significa “Lega dei fratelli”), in quello attuale che conserva le iniziali (“BB”). La maggior parte dei fondatori erano ebrei-tedeschi» ovvero askenaziti come la stirpe dei Rothschild.

L’organizzazione partecipa a numerose attività di promozione dei diritti degli ebrei (assistenza negli ospedali e alle vittime dei disastri, premi per gli studenti di scuole ebraiche) e combatte l’antisemitismo tramite il suo Center for Human Rights and Public Policy. Oltre alle sue attività sociali, B’nai B’rith è anche un sostenitore dello Stato di Israele, fondato, come detto, non dagli eredi degli Israeliti ma dai sionisti-askenaziti discendenti dei Kazari, come già illustrato nel reportage Lobby delle Armi 2 sugli affari bellici di Tel Aviv. BB International tributa diversi premi tra cui la Medaglia d’oro del Presidente, assegnata per onorare l’impegno a favore dello Stato e del Popolo di Israele. Tra i vincitori: David Ben Gurion, George H.W. Bush e Golda Meir. Con l’AIPAC ha dato vita nel 2002 all’iniziativa “BBYO 4 Israel” (B’nai B’rith Youth Organization per Israele).

Esiste anche una filiaziane canadese fondata nel 1875 ed è l’associazione di volontari ebrei più antica del paese. «Negli ultimi anni si è opposta al Canadian Jewish Congress (CJC) come voce della comunità ebraica canadese ed è considerata la più conservatrice fra le due. B’nai Brith Canada (BBC) è anche considerato più vicino al Likud rispetto al CJC, ufficialmente neutrale rispetto alla politica israeliana». Rileva sempre Wikipedia. In Italia c’è invece Benè Berith, presente con tre sezioni a Roma, Milano e Livorno. L’organizzazione partecipa a numerose iniziative spaziando dalla promozione di attività culturali a quelle benefiche ed assistenziali. Per la solita curiosa coincidenza il tycoon della potentissima holding della difesa appena premiato da BB sta intrecciando costruttive relazioni d’affari anche con l’Italia.

 

L’AFFARE ITALIANO DI ELBIT SUGLI ELICOTTERI KOALA

«Dopo le indiscrezioni di ieri, oggi il Ministero della Difesa di Israele – da “Twitter” – ha ufficializzato le iniziali dell’ordine di 7 elicotteri Leonardo AW-119 Koala dall’Italia in un accordo di circa 350 milioni di dollari che prevede anche la manutenzione per 20 anni di velivoli. Allo stesso tempo, l’Italia dovrebbe acquistare in cambio i simulatori Elbit Systems per addestrare piloti di elicotteri, che, secondo la stampa israeliana, potrebbero essere aggiunti anche ai missili Spike anticarro prodotti da Rafael – scrive il sito AvioNews – Una vittoria importante per l’industria italiana e per Leonardo che è stato selezionato per fornire il nuovo velivolo da addestramento alle forze armate israeliane battendo la concorrenza di Bell e Airbus, che saranno i tre concorrenti anche nel bando di gara indetto dalla Marina USA che la compagnia italiana parteciperà con lo stesso AW-119. Questa prima vittoria di Leonardo potrebbe essere positiva anche per la competizione più importante, economicamente parlando, negli Stati Uniti».

L’elicottero AW 119 Koala prodotto dall’industria bellica italiana Leonardo controllata dallo Stato

Al riguardo non vanno dimenticate due importanti interazioni internazionali. Va infatti ricordato che, come rivelato nel precedente reportage Lobby delle Armi 1, il fondo d’investimento americano BlackRock, fondato e presieduto dal sionista newyorkese Larry Fink, è anche azionista dell’industria bellica italiana Leonardo (di cui parleremo in un prossimo reportage sulla Lobby delle Armi 4: Europa). E non va dimenticato che il sottosegretario al Ministero degli Esteri, Guglielmo Picchi, consulente di politica estera del vicepremier Matteo Salvini (Lega), oltre ad essere un dirigente in aspettativa del gruppo bancario Barclays, a sua volta partecipato da BlackRock, è anche noto per i suoi ottimi rapporti con gli Usa come con Israele. La stessa Elbit aveva già lavorato in Italia grazie ad un contratto con la Elettronica SpA per la fornitura del sistema ELT / 572 DIRCM (Directed Infra-Red Countermeasures) a vari piattaforme dell’Aeronautica Militare italiana.

LOBBY ARMI – 1: BLACKROCK E GLI ALTRI AFFARISTI DELLE GUERRE USA

 

IL POTERE DELLA HOLDING ISRAELIANA NEGLI USA

Ma l’attività di Elbit si può ritenere diffusa su scala internazionale e consolidata soprattutto in Nord America dove possiede diverse società statunitensi attraverso la sua controllata americana Elbit Systems of America (ESA). Uffici, strutture di sviluppo e ingegneria, impianti di produzione e strutture di manutenzione sono dislocati in vari stati ed occupano circa 153 acri di terreno di proprietà della succursale statunitensi senza considerare le aree affittate nel Massachusetts. Tra le le società del gruppo va menzionata la EFW a Fort Worth, in Texas (sede l’ufficio dell’ESA) che produce vari componenti per F-16, V-22 e Bradley Fighting Vehicle. In Alabama la corporation controlla la IEI a Talladega mentre nel New Hampshire è proprietaria della Kollsman Inc. a Merrimack, una società fondata nel 1928 da Paul Kollsman, che inventò i barometri e il volo strumentale sugli aerei, divenuta subappaltatrice di Boeing su SBInet, un sistema di sicurezza ad alta tecnologia per il confine tra Stati Uniti e Messico, realizzato in collaborazione con il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Possiede inoltre la Talla-Com in Florida, la Innovative Concepts Inc. (ICI) in Virginia, la UAS Dynamics in South Carolina, la M7 Aerospace in Texas, la VSI in California (in joint venture al 50 % con Rockwell Collins).

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sempre più stretto alleato nelle strategie di geopolitica bellica del presidente Usa Donald Trump

In pratica la succursale americana della multinazionale israeliana sta “rastrellando” tutti i piccoli fornitori dell’industria bellica a stelle e strisce per consolidarsi nel mercato quale fornitore di primo piano per il Dipartimento di Stato. Nell’ottobre 2014, Elbit Systems ha vinto un contratto da 12,7 milioni di dollari per la fornitura e la fornitura di caschi integrati Apache Aviator per la flotta di elicotteri dell’esercito degli Stati Uniti. Il 22 marzo 2018, Elbit Systems e Universal Avionics hanno annunciato oggi che Elbit stava completando l’acquisizione della statunitense Universal Avionics Systems Corporation [UASC]. Mentre nel 2019 la holding ESA del tycoon Federmann ha acquistato il core-business dell’attività di visione notturna di Harris Corp. per $ 350 milioni.

https://www.youtube.com/watch?v=V0cig0cgf6Y

L’accordo è condizionato al completamento della fusione proposta da Harris con L3 Technologies ed all’adempimento delle varie condizioni burocratiche ma rappresenta un ulteriore evoluzione per la corporation israeliana in quanto Harris Night Vision, con sede a Roanoke, in Virginia, è uno dei principali sviluppatori, produttori e fornitori di tecnologie per la visione notturna per gli Stati Uniti e le forze militari e di sicurezza alleate e per il mercato federale della sicurezza nazionale. «La posizione di mercato e la forza tecnologica di Harris Night Vision rendono questa acquisizione significativa per la nostra strategia di crescita a lungo termine, con un focus particolare sugli Stati Uniti» ha dichiarato Bezhalel (Butzi) Machlis, ceo di Elbit Systems of America rammentando che la multinazionale israeliana «ha una comprovata esperienza nel fornire soluzioni e servizi di supporto ad alte prestazioni ai mercati della difesa e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti».

IL DOSSIER SULLE CORPORATIONS DELLE ARMI E GLI AZIONISTI

Grazie a tutte queste acquisizioni Elbit Systems of America partecipa ai programmi FMF degli Stati Uniti. Questi programmi richiedono che paesi, tra cui Israele, ricevano aiuti militari dagli Stati Uniti per utilizzare i fondi per acquistare prodotti contenenti principalmente componenti di origine americana. ESA aderisce pure ai programmi di vendita di prodotti militari esteri (FMS) negli Usa.

 

LA RETE DI AFFARI MILITARI DAL REGNO UNITO ALL’AZEBARJAN

Notevole l’espansione di Elbit anche in Europa, con la fornitura di centinaia di unità del suo segnalatore personale di localizzazione AN/PRC-684 all’Aeronautica militare francese come all’esercito, alla marina e alla DGA (Direzione generale dell’Armement), ma contratti anche in Macedonia per l’ammodernamento di elicotteri dell’Aeronautica Macedone dell’Air Base Petrovec con equipaggiamento (ANVIS / HUD-24) per volo e combattimento in ambienti notturni e la realizzazione di un centro di addestramento per piloti con simulatori (Full Mission Sumulator, FMS) per elicotteri MI17 e MI24, inaugurato nel 2014 dall’ex Presidente della Repubblica di Macedonia Gjorge Ivanov. In Romania la corporation israeliana impiega 400 dipendenti in quattro società controllate e si è aggiudicata la commessa per l’installazione di sistemi elettronici avanzati sull’aereo da trasporto C-130 delle Forze aeree romene. Nel Regno Unito, infine, dal 2005 Elbit ha costituito una joint venture con la francese Thales per lo sviluppo delle tencologie UAV Tactical Systems Ltd (U-TacS) sul drone Watchkeeper WK450 dell’esercito britannico. Nel 2007, sempre in Gran Bretagna, Elbit ha acquisito Ferranti Technologies (Group) Limited.

Un drone UAV Hermes 450 prodotto dalla Elbit System

Ma la strategia di espansione mondiale della holding di Federmann si è orientata verso l’intero pianeta. In Brasile ha acquistato la Ares Aeroespecial e Defesa e Periscopio Equipamentos Optronicos. Nell’aprile 2011, Embraer ha stipulato un accordo strategico con AEL Sistemas S.A (“AEL”), una consociata interamente controllata di Elbit Systems dal 2001, per promuovere l’introduzione e l’uso di Elbit Systems Hermes 450 UAV al servizio dell’Aviazione brasiliana. Nelle Filippine la corporation israeliana ha vinto il suo primo contratto per la fornitura di corazzati da trasporto corazzati potenziati alle forze armate filippine nel giugno 2014. Il potenziamento includeva torrette senza equipaggio da 25 mm, stazioni di armi controllate a distanza (RCWS) da 12,7 mm e sistemi antincendio (FCS) ) per le torrette da 90 mm. Grazie al congegno Remote Control Weapons System (RWS) progettato da Elbit Systems le torrette sono comandate elettronicamente e possono essere configurate con vari tipi di cannoni (25 mm / 30 mm), mitragliatrici coassiali (7,62 mm) e missili anti-carro guidati. Inoltre ha aziende controllate anche in Australia e India.

Tutte le aziende della holding Elbit System

L’Azerbaigian è diventato un importante vantaggio strategico per la sicurezza e gli affari esteri di Israele: risulta infatti il secondo importatore di armi dal piccolo paese del Medio Oriente dopo l’India. Già nel 2010, il commercio tra i due paesi creò un business da oltre 2 miliardi di dollari, il doppio rispetto al commercio tra l’Azerbaigian e la Turchia. Israele fornisce anche equipaggiamento militare avanzato dell’Azerbaigian e aiuta a formare il suo esercito. Come parte della cooperazione tra i due stati, il produttore israeliano di sistemi di difesa Elbit Systems ha recentemente aperto un ufficio nell’ex repubblica sovietica e sta progettando di costruire un impianto per la produzione congiunta di droni.

 

LA FUGA DEGLI AZIONISTI PER COLPA DELLA CISGIORDANIA

Ma questa vorticosa espansione favorita dalle aggressive strategie politiche internazionali del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto dei contraccolpi sia di immagine che finanziari per la holding del tycoon Federmann soprattutto per le attività sviluppate con l’Israeli Defense Forces ed il Governo di Tel Aviv in Cisgiordania.

NETANYAHU EMULA HITLER NELLA GUERRA RELIGIOSA ALLA SIRIA

Il 3 settembre 2009, il consiglio etico del Fondo pensione norvegese ha deciso di vendere le partecipazioni in Elbit a causa della fornitura da parte delle società di sistemi di sorveglianza per la barriera della West Bank israeliana. «Non desideriamo finanziare le società che contribuiscono così direttamente alle violazioni del diritto internazionale umanitario» dichiarò il ministro delle Finanze Kristin Halvorsen. Analoga iniziativa è stata presa da un fondo pensionistico svedese e dalla tedesca Deutsche Bank che ha annunciato di aver venduto tutte le sue azioni, pare a causa delle pressioni di organizzazioni anti-israeliane e pro-palestinesi.

LOBBY ARMI – 2: LOSCHI AFFARI SIONISTI CON NEONAZISTI, ISLAMISTI E L’INDIA NUCLEARE

 

LE MUNIZIONI AL FOSFORO BIANCO E I SABOTAGGI AI GIORNALISTI

Il documento americano del Bilancio Elbit che attesta la produzione di munizioni da mortaio al fosforo bianco

L’informazione che suscitò più sconcerto emerse dal Bilancio consolidato 2012 depositato presso la Securities and Exchange Commission Usa come prevede la normativa americana per ogni appaltatore del governo. Nella presentazione delle proprie competenze alla voce “Sistemi per cannoni d’artiglieria e mortai” si legge che Elbit System Ltd «sviluppa e supporta una tipologia di munizione per mortaio di fosoforo bianco (WP), mortari fumogeni e bombe illuminanti». La Convenzione sulle Armi Chimiche (CAC, 13 gennaio 1993) non considera il fosforo bianco un’arma chimica, sebbene alcuni paesi lo facciano. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti e Israele hanno usato fosforo bianco in combattimento: nessuno dei due paesi ha infatti ratificato il Protocollo III contro le armi incendiarie della Convenzione su certe armi convenzionali.

Un raggazino palestinese irrimediabilmente ustionato dalle bruciature dei tessuti molli causate dal fosforo bianco

«Il fosforo bianco a contatto con l’ossigeno presente nell’aria produce anidride fosforica generando calore. L’anidride fosforica reagisce violentemente con composti contenenti acqua e li disidrata producendo acido fosforico. Il calore sviluppato da questa reazione brucia la parte restante del tessuto molle. Il risultato è la distruzione completa del tessuto organico» recita Wikipedia. È utilizzato nelle bombe incendiarie al fosforo, le quali, secondo le convenzioni internazionali, possono essere utilizzate solamente a scopo di illuminazione per spaventare i nemici o per nascondere le proprie truppe dietro una cortina fumogena, che comunque produce le inquinanti e tossiche polveri sottili. Nel gergo militare statunitense è conosciuto come Willy Pete: abbreviato anche in WP – White Phosphorus.

Civili palestinesi in fuga dalle bombe al fosforo bianco piovute vicino ad una scuola delle Nazioni Unite a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza il 17 gennaio 2009

«Il fosforo bianco è stato usato nel 2006 da Israele contro obiettivi militari in Libano e nell’Operazione Piombo fuso. In entrambi i casi l’uso della sostanza è stato prima negato, poi ammesso dalle forze militari israeliane, specificando però che l’uso rientrava nei metodi legittimi di impiego – rammenta Wikipedia citando autorevoli fonti – Nell’operazione “Piombo Fuso”, tuttavia, da video e articoli del Guardian e della CNN risulta che la popolazione è stata colpita dai bombardamenti, con danni ai civili che utilizzavano anche scuole, ospedali, asili e ospizi come rifugio». Le forze israeliane, tuttavia, hanno bombardato anche strutture in cui erano presenti anche bambini e per questo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha avviato un’indagine anche in seguito alla distruzione della sede ONU tramite l’impiego di questo tipo di arma: l’indagine concluse che Israele ha effettivamente utilizzato missili a base di fosforo bianco. Gli stessi proiettili furono usati anche durante gli attacchi di dicembre 2008 e gennaio 2009 nella Striscia di Gaza, come riscontrato dai ricercatori di Amnesty International tra cui l’esperto di armi Cristopher Cobb-Smith.

Una persona rimasta uccisa in Palestina per sospette ustioni da fosforo bianco

Tra le zone più colpite dal fosforo bianco vi è stata la sede dell’Unrwa, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati a Gaza City, attaccata dalle forze israeliane il 15 gennaio 2009. Sempre quel giorno, ordigni impregnati di fosforo bianco hanno colpito anche l’ospedale al-Quds di Gaza City, provocando un incendio che ha costretto lo staff sanitario a evacuare i pazienti. Ecco perché l’inserimento dell’offerta di munizioni da mortaio al fosforo bianco nel ventaglio della produzione di una multinazionale specializzata in congegni elettronici come Elbit suscitò sconcerto. Non c’è peraltro la minima prova che fu proprio questa multinazionale a fornire le bombe WP per l’operazione Piombo Fuso all’esercito israeliano ma essendo uno dei suoi più importanti e fidati partner militari il sospetto rimane…

Una delle bombe al fosforo bianco lanciate sulla striscia di Gaza dall’esercito di Israele

La holding di Federmann è finita in mezzo ad una tempesta di polemiche anche di recente, il 6 dicembre 2017, quando Citizenlab ha pubblicato un rapporto dettagliato su come dissidenti etiopi e giornalisti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri paesi sono stati presi di mira da sofisticati spyware commerciali, venduti e gestiti da Cyberbit, una consociata interamente controllata di Elbit Systems. In risposta a una richiesta di Human Right Watch sull’argomento, Cyberbit non ha negato di vendere questo tipo di tecnologia ma ha respinto la responsabilità del suo possibile abuso da parte dei suoi clienti.

Il senso della risposta può essere questo: “Noi produciamo veleni mortali ma non siamo responsabili per chi li usa”. Poco importa se siano gli agenti segreti americani della Cia, grazie alle forniture agli Usa, o quelli ancor più spietati del Mossad israeliano piuttosto che l’esercito IDF di Tel Aviv. Il tycoon nativo di Haifa ha ormai esteso, come una pericolosa vedova nera, la sua ragnatela in molti paesi Nato ed in altri di Sud America ed Asia.

Gli affari della sua Lobby delle Armi sono tali e tanti da avergli fatto conquistare persino l’illustre riconoscimento dei massoni sionisti della loggia B’nai B’rith per l’impegno umanitario: sta infatti dimostrando al mondo che la piccola stirpe askenazita divenuta famosa grazie ai Rothschild può controllare non solo la finanza internazionale ma anche gli apparati militari attraverso sistemi di difesa/offesa di cui detiene il know-how insieme a tutti i loro segreti. Un’unica cosa può davvero fare terrore a Federmann e soci: la pace nel mondo!

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

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LOBBY ARMI – 2: LOSCHI AFFARI SIONISTI CON NEONAZISTI, ISLAMISTI E L’INDIA NUCLEARE

LOBBY ARMI – 1: BLACKROCK E GLI ALTRI AFFARISTI DELLE GUERRE USA

MEDIORIENTE E TERRE DI GUERRE

L’OLOCAUSTO ROSSO COMUNISTA COSPIRATO DA ROTHSCHILD & MASSONI. Contro i Regni Cristiani di Francia, Russia e Italia

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