IL CONTE BIS PASSA AL SENATO ANCHE GRAZIE AI SENATORI A VITA SEGRE E MONTI
MAGGIORANZA GIALLO-ROSSA RISICATA
A PALAZZO MADAMA DA’ FIDUCIA A CONTE
MA RINGRAZIA I SENATORI DEL GRUPPO MISTO
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
AGGIORNAMENTO DEL 10 SETTEMBRE 2019 – ANSA
Il governo Conte bis, dopo la fiducia al Camera, ha incassato anche quella del Senato. I voti a favore sono stati 169, 133 i contrari e 5 gli astenuti. Durante il dibattito Matteo Salvini è andato all’attacco del premier chiamandolo ‘Conte-Monti’ e accusando un governo di ‘affamati di poltrone’. Dura la replica del premier. “Poi con calma – ha attaccato Conte – nelle prossime settimane spiegherete al Paese cosa ci sia di dignitoso in tutti i repentini voltafaccia che ci sono stati in poche settimane”.
“Senza onore!”. Così alcuni senatori leghisti hanno urlato interrompendo piu’ volte la replica del presidente del Consiglio, che aveva parlato della decisione presa dalla Lega “unilateralmente” l’8 agosto di ‘avviare’ la crisi di governo. Sono seguiti cori: Dignità, dignità!”, scanditi battendo le mani sui banchi.
“Non la invidio – aveva detto Matteo Salvini parlando a nome della Lega – presidente Conte-Monti. Si vede uno quando ha il discorso che gli viene da dentro e quando uno deve eleggere un compitino a cui non crede neanche lui. Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Renzi, Monti”. “Torno a casa con una poltrona di meno, ma con tanta dignità in più. Lascio voi – aggiunge – a giudicare se questa operazione è di verità, e di coscienza: milioni di italiani non la pensano così”.
“Mi accingo a esprimere fiduciosa un voto favorevole a questo governo”, ha dettola senatrice a vita Liliana Segre interviene in Aula al Senato nel corso del dibattito sulla fiducia al nuovo Esecutivo. “Se dovessi essere coerente con me stesso dovrei votare la fiducia” e “oggi ho deciso di pretendere maggiore coerenza da me stesso – ha detto anche l’ex premier e senatore a vita Mario Monti – che da altri e quindi di mettere alla prova una posizione di sostegno alla fiducia ma sottolineo molto che è indispensabile un vero mutamento di indirizzo”.
“Sono dispiaciuto che le mie attuali condizioni di salute non mi consentano oggi di prendere parte alla seduta del Senato sulla fiducia. Intendo però rendere noto il mio orientamento, come Senatore di Diritto e a Vita, favorevole alla nascita del nuovo governo, pur di fronte a oggettive difficoltà e alla necessità di meglio definire convergenze politiche e programmatiche e la loro tenuta nel tempo”. Lo afferma il presidente emerito della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano.
ARTICOLO DEL 30 AGOSTO 2019
Ancor prima di nascere il governo Conte Bis sta perdendo i pezzi e rischia di dover fare appello ai Senatori a Vita come Mario Monti e Giorgio Napolitano per racimolare la fiducia ed il futuro sostegno nell’attività parlamentare al Senato della Repubblica.
DEPUTATO UE DELLA “LISTA SOROS” MINISTRO ALL’ECONOMIA NEL CONTE BIS
Partito lancia in resta grazie al mandato per formare il nuovo esecutivo ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, previa telefonata all’ex collega deputato Napolitano, compagno del Partito Democratico prima ancora che già capo dello Stato, l’avvocato Giuseppe Conte, pur accettando con riserva come di rito, non sembra aver fatto bene i conti…
Se alla Camera dei Deputati l’alleanza giallorossa M5S-PD-LEU può contare su un discreto margine da sola con 341 parlamentari a fronte di una maggioranza assoluta di 315, e pertanto non ha nemmeno granchè bisogno di sapere come voteranno i 14 deputati del Gruppo Misto, a Palazzo Madama la musica cambia completamente. La maggioranza di governo passerebbe dai 169 senatori della precedente alleanza giallo-verde Movimento 5 Stelle (107) e Lega (62) a quella ancora più fragile dell’accordo giallo-rosso in base al quale l’ex premier Conte ha ricevuto l’incarico esplorativo da Mattarella. Ecco quindi che al Senato i 51 esponenti PD rendono indispensabile l’estensione dell’alleanza al gruppo LEU (Liberi e Uguali) nato dall’asse istituzionale degli es presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Con i 4 senatori (Grasso, Vasco Errani, Loredana De Petris e Francesco Laforgia) del gruppo della leader politica femminista ed immigrazionista, già resisi disponibile ad appoggiare il Conte Bis, il patto giallo-rosso salirebbe alla risicatissima maggiorannza 162 ma il condizionale è d’obbligo perché il senatore pentastellato Gianluigi Paragone ha già manifestato il suo aperto dissenso all’accordo con il Partito Democratico dicendo che non voterà la fiducia mentre il suo collega dem modenese Mario Richetti, dopo aver approvato in Direzione del Partito Democratico, ha aspramente contestato (link a fondo pagina) l’accordo di massima tra il segretario Nicola Zingaretti e i leader dei 5Stelle Luigi Di Maio. Pur non avendo assunto una posizione di rottura come l’europarlamentare Carlo Calenda che ha annunciato le dimissioni dal PD, il senatore Richetti, in un messaggio agli elettori tramite i social-network, ha preannunciato la sua opposizione a quello che definisce “governo a tutti i costi” e la valutazione punto per punto un eventuale programma giallo-rosso. Una dichiarazione sibillina che fino all’ultimo lascerà in dubbio il suo voto alla fiducia del Conte Bis.
Nella peggiore delle ipotesi, quindi, il nuovo governo fortemente voluto da Mattarella, abilissimo nel far passare il suo giurista di fiducia per un candidato premier pentastellato, partirebbe con 160 senatori certi.
Un appoggio sicuro è già stato annunciato da Riccardo Nencini, esponente PSI del gruppo misto, mentre altri senatori di tale raggruppamento Ricardo Merlo e Adriano Cario del MAIE eletti dagli italiani all’estero, hanno preso tempo in una posizione attendista analoga a quella dell’unica senatrice del movimento PiùEuropa, sostenuto da George Soros, Emma Bonino che nonostante abbia conquistato solo il 2,36 % alle politiche del 2018 (ed il 3,1 % alle Europee restando fuori dal Parlamento UE) probabilmente sta trattando il suo importante appoggio al Conte Bis in cambio di una poltrona che dia visibilità al suo gruppo politico.
I giornali del mainstream, forti anche dei conteggi dell’ex premier e senatore dem Matteo Renzi che non ha mai azzeccato una previsione politica risultando trombato dal Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 nonostante il partito fosse al 40 %, già accreditano nella maggioranza giallo-rossa i fuoriusciti del Movimento 5Stelle Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, che in caso di elezioni anticipae perderebbero una poltrona difficile da riguadagnare. Ma in virtù dei dissapori e della brusca rottura con il partito di Beppe Grillo, benedicente al pari di Donald Trump al Conte Bis, è tutto da verificare il sostegno alla nuova maggioranza di governo che potrebbe anche esserci per la fiducia al secondo mandato al premier ma diventare a singhiozzo in tutto il percorso parlamentare.
Diventeranno così assai preziosi i voti del senatore più voltagabbana della storia del Parlamento Italiano, Pier Ferdinando Casini, e di altri parlamentari del gruppo Per le Autonomie, come Gianclaudio Bressa, già sottosegretario nei governi Renzi, Gentiloni e D’Alema, eletto nel collegio Uninominale di Bolzano in virtù di un accordo tra PD e SVP, il Südtiroler Volkspartei. Si sale quindi ad una maggioranza comunque risicata di 162 senatori (nell’ipotesi di voti contrari di Paragone, Richetti, Bonino e dei 5 ex M5S) per la quale risulterebbe fondamentale proprio l’appoggio del Partito Popolare Sudtirolese che sotto la sigla SVP vanta 3 senatori cui si aggiungerebbe Albert Laniece di Union Valdotaine per un totale di 166 su una maggioranza assoluta necessaria di 161. Dopo di che comincerà probabilmente il “mercato delle vacche” con la ricerca di voti tra esponenti del centrodestra insoddisfatti come già avvenuto nell’era Renzi con l’ex ministro Angelino Alfano (Ncd) e Denis Verdini (Ala)…
Al di là del paradosso che il Conte Bis, nato sotto l’appello “Più Europa” del segretario dem Zingaretti, sarebbe di fatto influenzabile dai voti di 4 senatori ideologicamente antipodici in quanto regionalisti, ecco quindi che nel computo finale divengono determinanti per una maggioranza di respiro a Palazza Madama i 6 senatori a vita. Poiché appare inverosimile che Renzo Piano e Carlo Rubbia si mettano a disposizione delle necessità di conteggio del nuovo esecutivo, rimangono 4 quelli su cui potrebbe contare l’alleanza giallo-rossa: Liliana Segre, nominata da Mattarella, Elena Cattaneo, Mario Monti, entrambi designati dall’ex presidente Napolitano, e lo stesso Giorgio Napolitano che ottenne l’onorificenza di senatore a vita, non si sa per quali meriti sociali ma di certo per crediti politici, dall’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Commissario Ue Oettinger dà benvenuto a governo italiano “pro-Europa”
Ecco quindi che ancora una volta, nel ventennio mondialista-rosso del binomio Monti-Napolitano iniziato con l’ingresso dell’Italia nell’Euro a condizioni capestro, sarebbero ancora loro a gestire il banco. Per un’Europa sempre più forte ed un’Italia sempre più servile.
Complimenti don Mattarella! Anche stavolta è riuscito nell’impresa: almeno fino alle prossime elezioni, alle prossime indagini sul Consiglio Superiore della Magistratura, ed al giudizio della storia che sarà certamente ancora più severo ed impietoso di quanto lo sia stato quello dei contemporanei…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
IL SENATORE PD RICHETTI CONTRARIO AL GOVERNO CONTE BIS
ADNKRONOS – MAGGIORANZA GIALLO-ROSSA APPESA AD UN FILO
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