ANCOR PRIMA DI AVERE LA FIDUCIA IN PARLAMENTO
I MINISTRI PD-M5S BLOCCANO LEGGE LEGHISTA IN FRIULI
IL GOVERNATORE FEDRIGA: «SOS IMMIGRAZIONE SELVAGGIA»
NELLO STESSO GIORNO LUCANO E’ LIBERO DI TORNARE A RIACE
NONOSTANTE IL PROCESSO CON “SCANDALO PARENTOPOLI”
MA SALVINI E’ INDAGATO PER LA QUERELA DI RACKETE
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
In un’Europa accogliente verso i migranti il presidente francese Emmanuel Macron può usare le forze speciali della Gendarmerie per sigillare i confini a costo di ammazzare donne incinte. In un’Italia di cavillosi tecnoburocrati possono crollare i ponti per le carenze di manutenzione della Società autostrade Aspi, controllata dalla finanziaria Atlantia dei miliardari di sinistra Benetton, che speculerebbe sulla sicurezza come sostenuto già da due inchieste della Procura di Avellino e di quella di Ancona in merito a incidenti con stragi ed omicidi plurimi.
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Nonostante tutto ciò i cittadini europei, italiani e i friulani si vedono costretti ad utilizzare i fondi pubblici, provento di una tassazione strozzina in relazione alla quantità e qualità dei servizi statali, per finanziare i corsi di sci per gli immigrati arrivati coi barconi, anziché adoperarli per i “rimpatri volontari” degli irregolari.
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E’ questa in sintesi la sostanza del primo intervento a gamba tesa del nuovo Governo M5S-PD che sostiene il Conte Bis ancor prima di ottenere la fiducia in Parlamento ed al Senato, dove ha dovuto ricorrere all’appoggio di due senatori a vita.
E’ questo il primo messaggio “ideologico” ancor prima che politico con cui l’alleanza giallorossa vuole marcare il segno della discontinuità con il precedente esecutivo a trazione leghista impegnato a garantire un’immigrazione controllata.
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E’ complesso analizzare la questione sotto il profilo giuridico dato che il Consiglio dei Ministri da una parte e la Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia dall’altra ribadiscono a colpi di comunicati e dichiarazioni la legittimità delle proprie azioni amministrative.
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Il governo, in cui siede come Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, nota per aver bloccato alcune ordinanze di sindaci lombardi leghisti in tema di immigrazione quando era Prefetto di Milano, sostiene che le una legge della Regione Friuli sia andata al di la delle competenze sconfinando in quelle statali ma soprattutto che «talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie».
Ad evidenziarlo è stato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia (PD) che ha proposto ed ottenuto dal Consiglio dei Ministri l’impugnazione della legge della Regione Friuli Venezia Giulia n. 9 dell’8 luglio 2019.
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FEDRIGA: «UNA LEGGE PER AIUTARE I DISOCCUPATI FRIULANI»
Al contrario il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha definito l’atto «un attacco alle autonomie, difenderemo le nostre norme davanti alla Corte Costituzionale, la cosa incredibile è che il primo Consiglio dei Ministri faccia un’operazione di carattere politico. Forse pensano che il Paese sia diventato cosa loro e privata, ma non ci fanno paura. È una vergogna assoluta. Il Movimento 5 Stelle e il Pd hanno già partorito il governo dell’immigrazione selvaggia».
Le disposizioni in materia di immigrazione a cui fa riferimento il Cdm in un comunicato riguardano in particolare gli articoli 22 e 54 comma c della legge regionale in questione. Il primo prevede lo spostamento di fondi – inizialmente destinati a misure per l’accoglienza diffusa – sui rimpatri coatti degli immigrati colpiti da provvedimento di espulsione (rimpatri che, però, sono di competenza statale e non regionale, sebbene il Fvg sia una regione a statuto speciale). Il secondo comma prevede invece di destinare gli incentivi occupazionali esclusivamente a chi assume persone residenti da almeno cinque anni nella Regione. Un elemento, quest’ultimo, discriminatorio non solo per i migranti ma anche per gli stessi italiani provenienti da altre regioni.
Ma è Fedriga a difendere il buonsenso dei provvedimenti. «In particolare ci sono due norme: una dava e dà un contributo alle imprese che assumono persone disoccupate, residenti da almeno 5 anni perché i soldi del Friuli Venezia Giulia devono diminuire la disoccupazione del Friuli Venezia Giulia e non quella della Polonia o dell’Uganda» ha dichiarato il governatore friulano a Il Giornale insistendo che «l’impugnazione della norma è una follia».
L’altra norma puntava a modificare «il piano immigrazione della giunta precedente che finanziava corsi per immigrati, tra cui anche corsi di sci» ha rimarcato il governatore specificando che quelle risorse erano state destinate in favore del «fondo per i rimpatri volontari, fatti dal governo e con il nostro contributo».
Si tratta di circa 4milioni di euro per rimpatriare i migranti destinatari di decreti di espulsione e pertanto rimasti illegalmente in Italia a rischio di sfruttamento del caporalato o di arruolamento nella potentissima e ramificata Mafia Nigeriana.
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L’ex governatrice del Friuli Venezia Giulia, la dem Debora Serracchiani, rammenta che l’istruttoria sulla legge fu avviata durante il precedente governo gialloverde ma senza minimamente dettagliare se sia stata un’iniziativa dei tecnici ministeriali. Resta il fatto che la legge è dell’8 luglio 2019 ed è divenuta “priorità” del Consiglio dei Ministri alla sua prima seduta del 5 settembre, ovvero a nemmeno 60 giorni dalla sua approvazione. Ma in tale giornata non è accaduto solo questo in tema di immigrazione.
NELLO STESSO GIORNO LUCANO LIBERO DI TORNARE A RIACE
Per una curiosa coincidenza, rivelatrice dello scenario sociopolitico già mutato come era nelle mire dal Partito Democratico, nello stesso giorno del blocco della legge friulana il Tribunale di Locri, accogliendo un’istanza degli avvocati difensori, ha revocato il divieto di dimora all’ex Sindaco di Riace, Domenico Lucano, star dell’immigrazione “a qualsiasi costo” che si fece persino vanto dei falsi matrimoni tra anziani calabresi e immigrati per garantire loro il permesso di soggiorno e degli appalti agevolati: questioni per le quali è sotto processo insieme ad altre 26 persone. Lucano è tornato libero ed ha così potuto fare ritorno a Riace.
Durante le udienze di giugno e luglio l’ex sindaco aveva ribadito un inequivocabile «rifarei tutto» mentre la funzionaria della Prefettura di Reggio Calabria, Maria Grazia Surace, nella sua testimonianza davanti ai giudici del Tribunale di Locri, ha rammentato le gravi anomalie. «La principale criticità emersa nel Cas di Riace è la permanenza dei migranti oltre il termine previsto dalla vigente normativa» ha affermato la funzionaria.
«Mentre il dirigente dell’ufficio contratti della Prefettura di Reggio, Salvatore Gullì, ha evidenziato diverse criticità sollecitando un dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Siderno di verificare la presenza di una eventuale “parentopoli” nelle assunzioni del progetto Sprar. La verifica avrebbe accertato, secondo quanto ha evidenziato Gullì, che alcuni dipendenti delle associazioni presenti a Riace erano congiunti con alcuni amministratori locali. Il processo è stato aggiornato a settembre» riporta Stretto Web.
…E SALVINI INDAGATO PER LA QUERELA DELLA CAPITANA
Sempre nella giornata di giovedì gli organi d’informazione del mainstream, gongolanti ogni volta che cade qualche tegola giudiziaria in testa al leader della Lega Matteo Salvini, proprio come dieci anni fa accadeva per l’ex premier Silvio Berlusconi di Forza Italia, hanno dato la notizia che proprio il segretario federale leghista ha un’altra indagine a suo carico.
«L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato per diffamazione dopo la denuncia presentata a luglio da Carola Rackete comandante della Sea Watch3. Nelle scorse settimane, in base a quanto si apprende, la Procura di Roma ha proceduto all’iscrizione e ha inviato gli atti a Milano, dove Salvini ha la sua residenza, per competenza territoriale – scrive l’Ansa – Nella denuncia, in cui tra l’altro si chiedeva il sequestro degli account social di Matteo Salvini, erano riportati alcuni post dell’ex ministro e alcuni commenti di utenti contro la Rackete in relazione alle polemiche legate allo sbarco di alcuni migranti avvenuto a giugno a Lampedusa».
SEA WATCH: CAPITANA LIBERA, SPERONARE LA FINANZA NON E’ REATO
«Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia! Io non mollo, mai», commenta su Facebook Salvini che interviene anche sul caso della legge friulana impugnata dal CdM contro Fedriga: «Bell’esordio, rispettoso dell’autonomia delle popolazioni, dei governatori, dei territori, degli italiani per il governo Pd-M5s e Leu. E anche Leu perché non dimenticatevi di Fratoianni e Boldrini».
LA POLEMICA SUI CORSI DI SCI PER MIGRANTI
Gli episodi dei migranti sugli sci avevano già suscitato polemiche proprio in Friuli Venezia Giulia nel marzo 2018, sebbene allora pagati dal gestore di una struttura di accoglienza e non inseriti in corsi di formazione a spese dello stato, come nella legge poi modificata dal governatore Fedriga ed ora impugnata dal Governo Conte bis. «La prima forma di razzismo in danno ai nostri bambini e ai nostri ragazzi è proprio regalare agli ultimi arrivati corsi di sci che tante famiglie friulane non possono permettersi» così l’ex consigliere regionale della Lega Barbara Zilli, poi divenuto assessore regionale alle Finanze, commentava l’iniziativa di regalare lezioni di sci ai minori stranieri non accompagnati ospiti a Bosco di Museis (da Il Messaggero Veneto).
«Fa rabbia vedere il ripetersi di un’iniziativa che rappresenta un vero e proprio ceffone nei confronti di tutti quei friulani che pagano le tasse faticando ad arrivare a fine mese e che avrebbero certamente piacere di passare un week end in famiglia sulla neve – aggiungeva l’amministratrice leghista Zilli – Fa ancora più rabbia e grida letteralmente vendetta sentire il promotore di questa vergogna ammettere di spendere 30 euro a testa per finanziare questi corsi, piuttosto che “intascarsi” il denaro. È facile quindi immaginare quanto sia il divario tra i soldi effettivamente necessari per accogliere i presunti profughi e la somma che viene realmente destinata e che finisce per arricchire il pulpito da cui si urla al razzismo ad ogni piè sospinto».
«E una vergogna che si ripete – fece eco Stefano Mazzolini, responsabile Sicurezza della Lega Nord – non bastavano l’assistenza medica gratuita, il vitto e l’alloggio. Ora anche i corsi di sci a spese nostre. È irrispettoso nei confronti di chi, tra gli italiani, non può permettersi di andare sulle piste perché fatica ad arrivare a fine mese». Per l’esponente del Carroccio, se ci sono fondi per far sciare i migranti, «ci devono essere anche per i figli delle famiglie italiane in difficoltà che non riescono a mandare i bambini a sciare perché costa troppo. O vogliamo continuare a penalizzare la nostra gente?».
PROTESTA DI MELONI E SALVINI CONTRO IL GOVERNO
In un’Italia dove non tutti vivono da piccoli Paperoni come Luigi Di Maio, passato dalla disoccupazione a titolare di due Ministeri uno dopo l’altro, ma molti faticano a fare la spesa persino nei Discount questi privilegi odorano di discriminazione al contrario.
Non ci sarà da stupirsi, quindi, se Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, e Salvini riusciranno a riempire le piazze, a cominciare da lunedì alle 11 in piazza Montecitorio a Roma, in contestazione ad un Governo giallorosso che non corrisponde ai desiderata politici espressi dagli italiani alle ultime elezioni Europee del maggio 2019 quando la Lega ha conquistato il 34,26 % dei consensi, diventando virtualmente primo partito davanti a PD (22,74 %), M5S (17,06 %), Forza Italia (8,78 %) e Fratelli d’Italia (6,44 %). E facendo aleggiare sul Quirinale, sempre più faziosamente rosso di mondialismo, lo spettro di un centrodestra al 49,48 % con una blindata maggioranza per governare.
Evidente quindi l’intervento da ierodulo di don Mattarella che avrebbe potuto scegliere tra altre 3 soluzioni alternative al Conte bis sostenuto da un’aleanza giallorossa: un governo di centrodestra che avrebbe potuto ottenere l’appoggio di una parte dei 5Stelle, un governo tecnico con rappresentanze di tutto l’arco parlamentare per la manovra finanziaria in vista di elezioni a febbraio. Oppure le elezioni anticipate direttamente ad ottobre-novembre.
Ma sono tali e tante le indagini che hanno interessato esponenti del Partito Democratico, dai fondi Unicef dei parenti di Renzi agli intrighi Consip del padre e dell’ex ministro Lotti, dalle toghe sporche al Csm fino agli abusi sui minori di Bibbiano e del Forteto, che il Capo dello Stato, già deputato di spicco dello stesso Pd, ha preferito consegnare il potere a chi può soffocare tutti gli scandali insabbiando o depistando le inchieste giudiziarie come sempre avvenuto in Italia quando mirano a decapitare i potentati di sinistra…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI
IL GIORNALE – PRIMO ATTO DEL CONTE BIS PRO MIGRANTI
STRETTO WEB – IL PROCESSO A MIMMO LUCANO
IL MESSAGGERO VENETO – CORSI DI SCI PER MIGRANTI
DEPUTATO UE DELLA “LISTA SOROS” MINISTRO ALL’ECONOMIA NEL CONTE BIS
CONSIP: RIVINCITA DELLE TOGHE CONTRO L’EX MINISTRO LOTTI E RENZI SENIOR
“FORTETO E BIBBIANO: ORRORI ANNUNCIATI NEL SOLCO DELLA CULTURA DI SINISTRA”
https://www.gospanews.net/2019/04/08/ciclone-giudiziario-sui-parenti-di-renzi-fondi-unicef-nei-conti-alle-seychelles/
TOGHE SPORCHE: NEI GUAI ANCHE IL PROCURATORE GENERALE, MATTARELLA SI DIMETTA