Nel bel mezzo della “Teatrocrazia” di Londra
il capolavoro del misterioso artista
aggiudicato per quasi 10 milioni di sterline:
la vendetta per il murale di Dover scomparso
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
E’ stato dipinto nel 2009 ma in mezzo al caos della Brexit la sua quotazione è salita alle stelle. Il capolavoro del misterioso artista Bansky che mostra il Parlamento britannico come un raduno di scimpanzè è stato infatti venduto all’asta da Sotheby’s a Londra per 9.879.500 sterline. Una cifra che rappresenta un nuovo record per le aggiudicazioni dell’autore senza volto.
Se l’opera d’arte “Devolved Parliament” ha acquisito questo immenso valore finanziario lo si deve al Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson che, al pari di Theresa May che l’ha preceduto, sta facendo di tutto per rendere impossibile l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, come richiesto dal Referendum del 23 giugno 2016.
Gli scontri senza esclusione di colpi nell’assemblea dei deputati inglesi hanno reso questo dipinto dal titolo inequivocabile “Parlamento involuto” una “creazione profetica” che in 15 minuti di asta ha quintuplicato il proprio valore. La vendita avviene pochi giorni dopo che, la scorsa settimana, la la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito che la richiesta di Johnson di sospendere – o “prorogare” – l’organo legislativo fino a dopo la scadenza era “illegale, nulla e senza effetto”.
Dipinto un decennio fa, il “Parlamento devoluto” è stato rispolverato all’inizio di quest’anno, in vista della scadenza del 29 marzo per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Tale termine è stato successivamente prorogato al 31 ottobre, che ora incombe sulle tensioni tra il Primo Ministro – che vuole una Brexit anche senza un accordo con l’UE – e il Parlamento, che non la vuole.
LA GOFFA TEATROCRAZIA DELLA BREXIT
L’opera riporta alla memoria la definizione di “teatrocrazia” coniata dal filosofo ateniese Platone. Il termine, usato dal filosofo ormai ottantenne nel suo ultimo libro Leggi per un’allegoria tra estetica e politica, letteralmente significa “il governo della spettacolarizzazione”. «Inculcarono nella maggior parte delle persone questa licenza nella musica e l’ardire di sentirsi in grado di erigersi a giudici: e quindi i teatri da muti diventarono vocianti, come se chiunque avesse orecchio per capire ciò che nella musica è bello e ciò che non lo è, e in luogo di un’aristocrazia competente in tale campo si sostituì una cattiva ‘teatrocrazia’» scrisse Platone nel capitolo 70 della sua ultima produzione letteraria. E la metamorfosi di una “aristocrazia competente” ben si addice agli scontri tra il Primo Ministro BoJo e la Camera dei Lord che ha bocciato a più riprese la sua “Brexit-No-deal”.
Se non mi sono mai occupato di Brexit è soltanto perché ritengo che sia tutta una manfrina architettata ad arte per non dare compimento alla volontà degli elettori britannici che solo per una risicata maggioranza votarono l’uscita dall’Unione Europea. Va infatti ricordato che il referendum tenutosi il 23 giugno 2016 nel Regno Unito e a Gibilterra spaccò la popolazione con il 51,9% di favorevoli alla Brexit contro il 48,1% che votarono per la permanenza.
Theresa May prima e Boris Johnson ancora peggio dopo hanno fatto di tutto per costruire opzioni di uscita dall’Unione Europea prive di un minimo fondamento accettabile da Bruxelles e, di conseguenza, dalle “colombe” del Parlamento britannico in perenne scontro con i “falchi” che vorrebbero una Brexit a qualsiasi costo.
Per comprendere a fondo la situazione bisogna ricordare alcune cose della storia inglese. A Londra nel 1717 nacque la Grande Loggia d’Inghilterra, la più potente organizzazione massonica a volto scoperto che, intrecciandosi con quella di Francia ed il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico Accettato della Loggia Madre di Charleston (poi trasferita a Washington) ha scritto i fondamenti della geopolitica internazionale del Nuovo Ordine Mondiale dalla Fondazione degli Stati Uniti d’America a quella dell’Unione Europea.
Sospettando i limiti congeniti di una moneta fragile come l’Euro, perché costruita senza controvalute reali in oro o patrimoni tangibili, la Gran Bretagna saggiamente aderì all’Ue tenendosi ben stretta la sua Lira Sterlina. Ora che Bruxelles è sempre più attorcigliata in una spirale di meccanismi nei quali lo scettro del comando è saldamente in mano alla BCE (Banca Centrale Europea) e ad alcuni Commissari di nomina politica (in questi giorni in mezzo alla bufera perché 4 sono sotto inchiesta) la scelta di Londra di non sottomettersi all’Euro si è rivelata quanto mai felice.
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GLI AFFARI BRITANNICI IN AIRBUS ED UNIONE EUROPEA
Al tempo stesso, però, la Gran Bretagna, senza avere le ricadute negative di una politica monetaria sempre in emergenza, può influenzare le decisioni dell’Unione Europea attraverso i suoi Eurodeputati a fronte del “piccolo” contributo di 9 miliardi di euro annui. Un’inezia se si pensa al recente scandalo sugli illeciti finanziamenti di Bruxelles alla compagnia aerea Airbus che hanno comportato la decisione del WTO (World Trade Organization) di autorizzare gli Usa ad emettere dazi per 7,5 miliardi di dollari sui prodotti europei.
E’ doverso a questo punto ricordare che nel 2001, dopo il consolidamento dell’industria aeronautica europea (con sede in Francia e filiali in Germania, Spagna e Inghilterra), il consorzio GIE diventa la società integrata Airbus la cui proprietà è per l’80% di EADS, primo gruppo europeo del settore, e per il rimanente 20% di British Ae, il secondo gruppo europeo nel campo dell’aviazione che confluendo poii nella BAE Systems è divenuto leader nel settore armamenti e difesa a livello mondiale, terzo per fatturato dopo le corporations americane Lockheed Martin e Raytheon come dimostrato dal precedente reportage di Gospa News sulla Lobby delle Armi. Nel settembre 2006 l’EADS ha acquisito da British Aerospace la sua partecipazione del 20% nel capitale di Airbus, con evidenti lauti guadagni per BAe.
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Questo non è che un piccolo esempio della commistione tra politiche europee e Regno Unito che avrebbe da perdere buona parte della sua influenza geopolitica nel Vecchio Continente – e di conseguenza anche in ambito Nato – con la Brexit. Tutto ciò è ben evidente negli strateghi della Camera dei Lord di Londra che stanno mandando sul palcoscenico primi ministri con proposte azzardate proprio per logorare i fans dell’uscita dall’Unione Europea e consentire un secondo referendum in cui ribaltare gli esiti del primo. Ovviamente non è detto che ciò avvenga ma le vane azioni messe in atto da Theresa May diventate pura follia con il tentato blocco del Parlamento britannico di Boris Johnson possono essere ben lette in questa ottica.
LA VENDETTA PER IL MURALE BREXIT SCOMPARSO
Per una coincidenza che pare fatale l’opera Devolved Parliament di Bansky fu dipinta nel 2009 ovvero nello stesso anno in cui fu fondata la Corte Suprema del Regno Unito che oggi ha bocciato il tentativo di “golpe” politico di BoJo. Il Parlamento riconvocato ha proceduto a bloccare la richiesta di Johnson di elezioni anticipate, chiedendo che il Primo Ministro si impegnasse a escludere prima una Brexit senza accordi. Johnson ha rifiutato e persino eliminato dal suo partito alcuni dei ribelli parlamentari Tory che si sono schierati con i laburisti nel tentativo di bloccare la Brexit, sebbene ciò abbia messo in pericolo la sua maggioranza al potere.
Lo spettacolo dell’opposizione che rifiuta di votare il PM in carica sembra aver invitato i confronti con la pittura di Banksy e aumentato il suo prezzo a cinque volte le stime più generose pre-asta. E’ stato aggiudicato giovedì sera per £ 9.879.500 da Sotheby’s a Londra, in meno di 15 minuti di offerta. La vendita ha battuto il record per il lavoro di Banksy, precedentemente detenuto dalla vendita di “Keep It Spotless” per 1,4 milioni di sterline nel 2008. L’artista ha commentato l’aggiudicazione su Instagram con una punta di nostalgia: «Peccato che non lo possedessi ancora».
Ma il successo finanziario dell’opera di Bansky rappresenta per lui anche una piccola vendetta personale. Nell’agosto scorso, infatti, aveva suscitato sconcerto in tuto il mondo la scomparsa di un murales dedicato dall’artista proprio alla Brexit comparso nel maggio 2017 su un edificio del porto di Dover, la sponda inglese collegata direttamente a Calais, in Francia, e quindi all’Europa.
L’opera mostrava un operaio intento a rimuovere una delle 12 stelle dal vessillo dell’Unione Europea ed era stata pubblicata dallo stesso Bansky sul suo profilo Instagram. Il quotidiano Sun, che ha lanciato una campagna a favore di Brexit, aveva proiettato il messaggio “Dover & out” sulle scogliere il 24 marzo, giorno in cui la premier britannica Theresa May aveva innescato l’inizio dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue.
Rimasero un mistero le cause della rimozione o della copertura). Un residente di Dover, il cui nome sarebbe David Joseph Wright, ha rilasciato un’intervista all’emittente statunitense CNN in cui dichiara che un’impalcatura di quattro piani fu montata sabato 24 agosto 2019 davanti alla parete e che successivamente, alcuni giorni dopo, il murale non c’era più. Dal 2017 in poi più volte i proprietari dell’edificio avevano manifestato la volontà di vendere l’opera, ma non è chiaro se questa sia stata rimossa o coperta con della vernice.
Ora però sono gli scimpanzè a rendere giustizia all’opera scomparsa sulla Brexit e alle goffe manovre di un parlamento delegittimato da un primo ministro come Boris Johnson che ha mostrato il tatto di un gorilla in una cristalleria…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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