BOMBE TURCHE SUL CAMPO DI PRIGIONIA, 859 TERRORISTI ISIS IN FUGA: TRA I PROFUGHI

BOMBE TURCHE SUL CAMPO DI PRIGIONIA, 859 TERRORISTI ISIS IN FUGA: TRA I PROFUGHI

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Il criminale islamico Erdogan
apre le porte dell’Inferno in Rojava.
Almeno altre 3 prigioni colpite
Rapiti 3 sorrorritori dalle ambulanze

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«Abbiamo parlato ora con Jelal Ayaf, copresidente del campo di Ayn Issa. Ci ha detto: 859 persone sono riuscite a fuggire dalla sezione Stranieri, alcune altre potrebbero essere ricatturate». Questo è il post di Breaking News su Twitter del Rojava Information Center (@RojavaIC) alle 13:18 (GMT + 1) di domenica 13 ottobre 2019. Rimarrà un giorno indimenticabile per il Medio Oriente e potrebbe esserlo anche per l’Europa.

Questo è il momento in cui il dittatore islamico turco Recep Tayyip Erdoğan ha aperto le porte dell’inferno in Siria per liberare i Foreign Terrorist Fighters dell’Isis, guadagnadosi così altri potenziali fidati miliziani jihadisti per le sue infami azioni militari. Ma creando altresì un’ulteriore minaccia incombente su tutta l’Europa in quanto molti di loro si potranno nascondere tra i circa 400mila profughi curdi e cristiani che stanno scappando dal Rojava per evitare il genocidio.

Ha di fatto dato compimento al rilascio degli FTF più volte annunciato dal presidente americano Donald Trump che aveva pressato i paesi europei per riprenderseli: anche poche ore prima del bombardamento di Ain Issa in una telefonata ai leader di Francia e Germania. Come se ci fosse tra loro perfetto sincronismo di strategie…

Trump, in un intervento pubblico di ieri, ha inoltre affermato: «i curdi avrebbero combattuto gli iracheni circa un anno e mezzo fa», il che implica che ciò giustifica la sua decisione di abbandonarli ora, ma sembra un accordo perfetto con il piano criminale di Erdogan!

An Issa Camp vicino alla città di Al-Raqqah

Nel post si aggiunge che «le cellule dormienti sono emerse dall’interno della sezione IDP “aperta “, effettuando attacchi: la situazione nel campo è molto confusa». I pericolosi membri dell’ISIS sono fuggiti a causa di un varco nella prigione creatosi dopo l’attentato turco.

E’s atato l’ultimo di almeno 5 attacchi simili contro le carceri della zona del Rojava in cui il Sdf (forze democratiche siriane) a guida curda detiene gli FTF del Daesh dopo molti anni di sanguinosi combattimenti nei governatorati di Raqqa e Deir Ezzor. Questo è il momento in cui gli sforzi di questa vera guerra contro lo Stato Islamico svaniscono in pochi minuti. I media curdi ANF riferiscono che «i prigionieri dell’ISIS e le loro famiglie, che possiedono armi, secondo quanto riferito si sono rifugiati nel villaggio di Halidiya».

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Come abbiamo scritto in un precedente reportage di Gospa News, le fughe sembrano assai sincronizzate con i bombardamenti. Appare un piano ben congeniato dalla Turchia per il rilascio di soldati alleati. In molti articoli i media ANF hanno spiegato gli stretti legami tra i pericolosi comandanti DAESH e il MIT, il servizio di intelligence di Ankara diretto dallo stesso presidente Erdogan, come riportato nel primo articolo sull’invasione nel Rojava.

«I villaggi nelle vicinanze del campo di Ayn Issa nella campagna di Al-Raqqah, sono sotto il bombardamento di aerei da guerra turchi, oltre a pesanti e violenti bombardamenti di razzi per  l’avanzamento di uomini armati di cellule filo-turche con fazioni fedeli ad Ankara verso Ayn ​​Issa, dopo la conquista del pieno controllo della città di Sluk» racconta l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

SOHR aggiunge inoltre che: «Le forze di sicurezza interne Asayish si sono ritirate dal campo con l’avvicinarsi degli scontri, al fine di partecipare alla repressione degli attacchi, mentre 3 membri di una squadra di ambulanze sono stati rapiti vicino al campo e non è noto se siano stati rapiti da fazioni o cellule fedeli alla Turchia». Invece, come già riferito nel precedente articolo, le ambulanze della Mezzaluna Rossa curda e anche gli ospedali sono stati bombardati a Serekanye / Ras Al Ain e a Kobane.

JIHADISTI ARMATI DAI TURCHI FUCILANO LA GIOVANE POLITICA. Erdogan bombarda anche le ambulanze

SDF stima di aver in custodia circa 12.500 combattenti ISIS nelle carceri di tutta la Siria, il 50% nelle aree prese di mira dagli aerei e dai carri armati dell’esercito turco. Quindi, diventa realtà l’incubo raccontato da un comandante curdo quando è iniziata l’operazione di Erdogan capziosamente chiamata “Peace Spring” (Sorgente di Pace): «Non abbiamo il tempo di trasferirli – ha detto il gen. Mazloum Abdi – Proteggere le prigioni è diventato un problema secondario per noi. Non è più una priorità per noi ».

Prigione di Kobane bombardata venerdì – foto di Twitter (@GforGilgo)

Il primo attacco è avvenuto venerdì, come riportato su Twitter (@GforGilgo): «I turchi hanno bombardato una prigione in cui i prigionieri dell’ISIS sono detenuti anche a Kobane, con una base americana molto vicina. Ecco perché i jet statunitensi si trovano nella zona». E il centro informazioni di Rojava ha confermato: «È corretto, hanno colpito lì. C’era una prigione dell’ISIS lì, hanno colpito la prigione. Ci sono basi francesi e americane da queste parti. Non è chiaro quale sia stato l’impatto, se qualcuno è rimasto ferito o ucciso». Lo stesso giorno il gen. Mazloum Abdi ha confermato che i proiettili turchi hanno preso di mira la prigione di Qamishli, permettendo a 5 ISIS di fuggire. Non sono stati rintracciati.

L’esplosione di un’autobomba vicino al muro della prigione di Ghuwairan a Hessakeh – foto di CNW (@ConflictsW)

Quindi, sabato 12, il Centro di Coordinamento e Operazioni Militari – SDF (@cmoc_sdf) ha twittato alle 1.48 che «un’esplosione dovuta a un’autobomba è avvenuta ora vicino a una prigione ISIS Ghuwairan a Hessakeh, che detiene migliaia di prigionieri ISIS. Le cellule dormienti dell’ISIS stanno approfittando dell’offensiva turca sul nord-est della Siria». Lo stesso profilo molte ore dopo, alle 10,29 ha riferito: «Alcuni terroristi dell’ISIS sono fuggiti dalla prigione di Jirkin a Qamishli, in seguito ai bombardamenti turchi».

I BAMBINI MARTIRI IN SIRIA. Cristiani tra due fuochi. Rojava senz’acqua. Autobomba Isis

Sabato sera il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in una conferenza pubblica trasmessa da molte reti televisive, ha parlato del problema dei combattenti terroristi stranieri: «Devi riportarli indietro o li lasceremo andare sul tuo dannato confine». Ha dichiarato Trump dicendo di aver chiamato i leader francese e tedesco e di averli minacciati di rilasciare combattenti dell’ISIS nei loro paesi.

Non molte ore dopo, l’esercito turco, guardacaso, bombarda uno dei campi di detenzione più importanti del Royava: l’Ain Issa. Facendo fuggire circa un migliaio di pericolosi prigionieri Foreign Terrorist Fighters dell’Isis. Può essere soltanto una mera coincidenza…

C’è da aspettarsi però che una parte di loro vada all’estero, probabilmente in Europa tornando nei suoi paesi di provenienza, nascosta tra la folla dei rifugiati, magari cercando anche di radicalizzare al’estremismo islamico qualche compagno di viaggio o di arruolarlo per l’Isis. 

E’ invece assai probabile che un’altra parte rimanga in Siria per unirsi agli altri gruppi jihadisti sostenuti dalla Turchia e assoldati come veri mercenari. Quindi da questo momento inizia un nuovo inferno …

Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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