Inaudita ferocia dei terroristi Ahrar al-Sharqiya
contro la giovane donna assassinata
perchè voleva la pacificazione del Royava
tra Curdi, Cristiani e Arabi della Siria
Nessuna traccia di violenza sessuale
come sostenuto da social e giornali gossip
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Ormai non ci sono più dubbi. Hevrin Haly Khalaf (Xelef in curdo) è stata massacrata con bestiale ferocia dai suoi carnefici. L’esito dell’autopsia condotta dal dottor Tayceer Al Makdesi, specialista di Medicina Investigativa Forense, sul corpo della 35enne attivista dei diritti umani uccisa sabato scorso in un vero e proprio agguato sull’autostrada M4, che collega Aleppo, Manbji, Hasaka e Qamishli, non lascia dubbi: «Causa della morte: grave emorragia cerebrale a seguito di ferite da arma da fuoco alla testa».
In particolare la sua testa è stata crivellata con molti colpi di fucile da più killer della fazione jihadista Ahrar al-Sharqiya, il gruppo vicino ad Al Qaeda finanziato ed armato dalla Turchia. Lo confermano le numerose ferite rilevate durante l’autopsia condotta dal medico presso l’ospedale di Al Malikyah dove era stata portata la salma prima dei grandi funerali tenutisi lunedì a Derek, il suo villaggio vicino al confine con l’Iraq e poco lontano da Qamishli.
Il referto conferma quindi che la donna è morta per una raffica di proiettili, alcuni sparati da distanza ravvicinata come confermano le abrasioni vicino alle ferite, altri da maggiore distanza, alla testa ma anche alla schiena ed alle gambe, e smentisce che sia stata la lapidazione, come sostenuto dai social e brutalmente ripreso da quotidiani nazionali italiani, a causarne la morte.
Non solo: nella perizia autoptica non c’è nessun riferimento a segni della presunta violenza sessuale che i professionisti delle fake-news hanno urlato inducendo famosi quotidiani a rilanciare il sospetto senza il minimo riscontro.
Le contusioni multiple, le fratture e le aree di depressione sul volto confermano che è stata anche colpita, forse proprio con alcune pietre forse con il calcio del fucile, ma ciò sarebe avvenuto in segno di disprezzo forse quando era già morta per i numerosi colpi di munizioni con calibro compatibili a fucili a canna liscia semiautomatici.
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«Ho visto una ferita di ingresso di molti spari 12×1,5 cm e la presenza di carbone intorno alla ferita, verticalmente nella parte superiore del temporale superiore della testa fino all’angolo destro della bocca, con fratture nelle ossa temporali e mandibolari, e quest’area è depressa – scrive il dottor dottor Tayceer Al Makdesi nel rapporto diffuso dalla Mezzaluna Rossa Curda – L’angolo della bocca è stato ferito e l’occhio sinistro è depresso e vi è un livido traumatico di 5 cm di diametro sulla parte occipitale superiore destra e vi è una frattura depressa sotto di esso di diametro di 5 cm.E c’è una ferita di ingresso di molti spari di 4 cm di diametro sull’area occipitale superiore della testa e l’uscita della materia cerebrale da essa».
Nell’area occipitale inferiore della testa ci sono le le ferite di uscita degli spari e l’osso occipitale è fratturato. Inoltre «uno sparo circolare ferito di 7 mm di diametro sulla schiena sul lato destro della colonna vertebrale a livello della terza vertebra senza residui di sparo attorno ad esso, e ci sono sulla destra dell’ultima ferita tre ferite simili di ingresso lontane 5 cm da esso». «Da quanto sopra si conclude che la donna è stata picchiata con un corpo solido sulla testa, il che ha portato al verificarsi di una bassa frattura» si legge nella pagina 2 del referto. Una ferita traumatica c’è anche sulla gamba destra e tutti e due gli arti inferiori riportano alcune fratture delle ossa.
Hevrin è stata trascinata per i capelli fino a strappargliene una parte insieme al cuoio capelluto. Ma sono stati gli spari ad essere fatali. «E’ stata colpita da un colpo di arma da fuoco nella testa dalla parte anteriore destra del corpo a distanza ravvicinata di 40-75 cm Dopo essere caduta a terra è stata colpita da quattro colpi da dietro ed è uscita dall’addome a distanza non ravvicinata. Le lesioni alla testa hanno causato danni al cervello e gravi emorragie hanno provocato la morte»
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Nella mattinata di sabato 12 ottobre la donna stava tornando da Hasaka dove aveva partecipato ad una riunione con altri attivisti del suo nuovo partito, di cui era anche segretario generale, il “Partito Siriano del Futuro”, uno schieramento vicino ai Curdi che si proponeva il dialogo con Cristiani ed Arabi di confessione Sunnita e Sciita per la pacificazione del Rojava e la tutela dei diritti delle donne. Due obiettivi in aperto contrasto con la politica dei jihadisti che proliferano proprio grazie alle rivalità etniche e religiose applicando l’Islam radicale nel quale la donna è ritenuta inferiore agli uomini.
https://www.youtube.com/watch?v=lJUo8oxHi1M
Il Suv corazzato su cui viaggiavan è stato fermato, sparandogli alle gomme, in un agguato ben pianficato ad un posto di blocco dei terroristi Ahrar al-Sharqiya (in un video sono loro gli stessi aggressori a dichiararsi appartnenti a tale gruppo). E’ stata trascinata giù dall’auto insieme al suo autista che è stato ammazzato immediatamente. Poi è toccato alla donna mentre i jihadisti uccidevano altri 9 civili arrivati nel frattempo su altri veicoli.
Durante l’assalto due dipendenti del Dipartimento della Salute, Azad Osman e Muhammed Ibrahim, sono stati catturati dallo stesso gruppo. La loro destinazione è sconosciuta ma, come riporta Rojava Information Center, un video mostra i due operatori sanitari più le guardie del corpo della signora Khalaf vivi in una prigione di Ahrar-al-Sharqiya.
La morte della giovane attivista Hevrin ha colpito il mondo intero destando sconcerto sia tra le autorità che tra la gente comune e mettendo ancor più in risalto la ferocia dei jihadisti che la Turchia del dittatore islamico Recep Tayyp Erdogan usa come suoi mercenari nella guerra in Siria.
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Un filo di speranza per il martoriato paese, che sta cercando di difendersi dall’aggressione dell’esercito turco dell’ultima settimana con un’alleanza strategica tra i curdi delle milizie SDF che controllano la regione autonoma del Rojava ad est dell’Eufrate e il Governo della Siria appoggiato dalla Russia, viene proprio dalle parole di un’ultima intervista di Khalaf riportata dalla Mezzaluna Rossa.
«La guerra in Siria ha distrutto i luoghi dell’infanzia di milioni di siriani. Nel campo per sfollati siriani di Ain Issa abbiamo suggerito di dare agli sfollati di ogni tenda un piccolo albero. Perché loro possano piantarlo davanti alla loro tenda. Prendersene cura. Per ricordarli dopo aver lasciato il campo verso le loro città e case. Sarà un bellissimo ricordo verde, in una terra che li ha rattristati e li ha resi senza tetto». Questa era Hevrin il volto bello, sorridente, gioioso e pacifico dei Curdi e del Rojava che il criminale Erdogan oggi vuole distruggere.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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