Pelargonium Sidoides, il fiore “cigogna”
che cura le vie respiratorie naturalmente:
è un farmaco completamente vegetale
riconosciuto in Europa, Usa ed Australia
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Chi vive sulle ubertose colline piemontesi della Langa del Barolo, Patrimonio Unesco dal 2014 all’interno dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, sa bene quanto sia gradevole la brezza che, soprattutto d’estate, rinfresca i paesi circondati dai pregiati vigneti di uva Nebbiolo. Ma sa altrettanto bene quanto essa sia insidiosa nelle prime sere d’autunno, soprattutto quando si fa una passeggiata, magari, intorno ai bastioni del Castello medievale di Castiglione Falletto, dopo una cena alla Cantina Comunale ed una degustazione di rinomati Cru come il Barolo Rocche di Castiglione della Cantina Monchiero o la riserva Vigna San Giuseppe della Tenuta Bricco Boschis Cavallotto.
Se mi sono ormai dimenticato i fastidiosi raffreddori che possono diventare dolorose faringiti, tracheiti, otiti, sinusiti o addirittura pericolose bronchiti è grazie al geranio degli Zulu. Ebbene sì! Nell’era della super-ricerca sui medicinali di sintesi chimica la mia esperienza personale può solo confermare quanto sia vincente la nuova frontiera del ritorno al farmaco vegetale.
Questo articolo giornalistico è pertanto un doveroso ringraziamento alla dottoressa Barbara Mellano dell’omonima Farmacia di Barolo che mi ha fatto scoprire il prodigioso Kaloba della Schwabe Pharma Italia, autorizzata dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) a distribuirlo dal 2010 non come un generico rimedio naturale (come normale integratore alimentare senza comprovati benefici sanitari) ma come vero e proprio fitofarmaco per la cura del “common cold” ovvero il raffreddore comune. A dispetto del nome questa patologia comprende un’ampia gamma di disturbi delle vie respiratorie superiori.
Oggi è un miracoloso medicinale da banco, in libera vendita o dietro ricetta OTC non soggetta a prescrizione medica: appartiene alla categoria dei balsamici e nello specifico dei preparati per la tosse e per le malattie da raffreddamento. In alcuni paesi è utilizzato anche per la cura della bronchite acuta e ha il grande vantaggio di poter essere somministrato anche a bambini poco più che neonati come avviene in Germania dove è stato scoperto e brevettato negli anni ’50.
DA RIMEDIO ZULU A FARMACO VEGETALE CERTIFICATO EMA
Bisogna però soprattutto ringraziare il medico degli Zulu che nel XIX secolo riuscì a guarire un ufficiale inglese trasferitosi in Sud Africa alla ricerca di un clima più caldo che potesse giovare alla sua cronica Tubercolosi. Lì incontrò il britannico invece il guaritore africano che gli propinò il prodigioso decotto a base di estratto di radici di Pelargonium Sidoides. E così le tuberose di un geranio sudafricano, opportunamente coltivate, essiccate e concentrate in soluzione etanolica, sono giunte fino in Italia a guarirmi dai malanni tipici dei cambi di stagione consentendomi di affermare senza ombra di dubbio che mi è stato di migliore aiuto degli antibiotici da me usati in passato.
Il motivo è semplice: non solo svolge un’immediata azione antivirale ed antimicrobica nelle affezione delle vie respitorie ma potenzia gli anticorpi sedimentando pertanto un’attività di rafforzo del sistema immunitario che si prolunga nei giorni, nei mesi e addirittura negli anni.
Fino a qui ho espresso solo le mie considerazioni personali, senza vellleità scientifica. Vediamo ora nel dettaglio quello che dicono gli esperti di farmaceutica e gli studi in merito, dai quali emerge che il prodotto a base di Pelargonium commercializzato dal gruppo internazionale Schwabe Pharmaceuticals di Karlsruhe, leader internazionale nei farmaci vegetali, è stato registrato in Germania dal 1957 nella Rote Liste per il trattamento della bronchite cronica: stessa finalità con cui è stato autorizzato in Australia dove, con il marchio Blackmores, viene impiegato anche per curare dalla bronchite acuta e sinusite acuta.
L’efficacia del principio attivo EPs® 7630 della Schwabe è stata premiata con la registrazione anche da parte dell’Ema (European Medicines Agency) avvenuta nel 2012 che lo ha però accreditato “solo” come rimedio fitosanitario per le sindromi da raffreddamento del “common cold”, il raffreddore comune che sotto questa dizione semplicistica in realtà racchiude le varie affezioni dell’albero respiratorio superiore: mal di gola, rinofaringite e tosse. In Italia come detto ea già presente dal 2010. In Francia è approdato negli anni successivi dopo il riconoscimento della agenzia dell’Unione Europea.
Per questi stessi disturbi è registrato anche Traditional Herbal Registration del Regno Unito e negli Usa, attraverso la società del gruppo Schawbe “Nature’s Ways”, con il marchio Umcka, che lo presenta in molteplici forme, dallo sciroppo alle compresse masticabili. Purtroppo è sparito totalmente in ogni parte del mondo il suo utilizzo per la cura della TBC in quanto soppiantato prima dai medicinali di sintesi e poi, ovviamente, dai più lucrosi vaccini…
LA STORIA DELLA RADICE CHE GUARIVA DALLA TBC
Il genere Pelargonium appartiene alla famiglia delle Geraniaceae, accomunata dl caratteristico frutto con capsula affusolata tale da ricordare la testa di un uccello. Pelargonium, infatti, deriva dal greco πελαργοσ (pelargos) che significa cicogna, mentre Geranium deriva da γερανοσ (geranos) che significa gru. La tipologia Pelargonium sidoides (“adagiato a terra” in latino) è una pianta perenne semiarbustiva che cresce spontaneamente su terreni neutri e alcalini in Sud Africa e può raggiungere i 50 centimetri di altezza: produce numerose foglie cuoriformi-arrotondate vellutate dal profumo leggermente aromatico.Fiorisce con cinque petali di colore rosso-porpora tendente al nero-viola dalla tarda primavera alla piema estate dell’emisfero australe (dicembre).
«Produce radici tuberose, voluminose, che costituiscono il principale materiale da cui estrarre i componenti caratteristici del fitocomplesso, e vengono raccolte dopo il 3°-4° anno di vita – ha ben spiegato in un dettagliato articolo su Natural del 2011 il dottor Danilo Carloni, farmacista, erborista e docente di Società Medica Bioterapica – Molte specie appartenenti al genere Pelargonium, in alcune regioni del Sud Africa vantano una notevole importanza nella tradizione della medicina popolare; alcune di queste Geraniaceae costituiscono la base di molti medicinali a base di piante il cui impiego è ben documentato e diffuso fra diversi gruppi etnici, tra cui gli Zulu, i Bantu, gli Xhosa e i Mfengu».
In Sud Africa l’estratto di radici di Pelargonium sidoides è denominato Umckaloabo dalla sincrasi lessicale di Umkaluane, che significa “per la cura dei disturbi ai polmoni”, e di Uhlabo, “per il dolore toracico”. I medici della popolazione indigena dove cresce, oltrechè nel trattamento delle affezioni delle vie respiratorie, tra cui la tubercolosi, lo ritengono utile anche nella cura dei disturbi gastrointestinali e come rimedio per la dismenorrea (dolori mestruali).
La conoscenza di questa pianta è pervenuta al mondo della medicina “occidentale” a seguito delle colonizzazioni delle regioni meridionali dell’Africa da parte di olandesi e inglesi, nel XVII secolo. È stato così che gli europei hanno conosciuto il pelargonio e il grande ruolo che rivestiva nell’ambito delle terapie locali; tuttavia le spiccate virtù terapeutiche, in particolare nei confronti della tubercolosi, sono emerse solo nel XIX secolo, quando a un ufficiale inglese, il maggiore Charles Henry Stevens, affetto da tubercolosi, fu consigliato dal suo medico di recarsi in un clima più favorevole, come quello del Sud Africa, per curarsi.
«Il maggiore Stevens era da tempo affetto da questa malattia che non sembrava rispondere più alle cure tradizionali e in Sud Africa fu curato da un medico-stregone Zulu, che gli prescrisse un decotto ottenuto dalle radici di Pelargonium sidoides, la cui somministrazione contribuì alla guarigione – ricorda Carloni nel suo reportage scientifico – Tornato quindi in Inghilterra, Stevens volle introdurre questo nuovo rimedio per il trattamento della tubercolosi, la cui origine mantenne segreta, e che chiamò Stevens’ Comsumption Cure».
«Agli inizi del ‘900 l’ex medico missionario svizzero Adrien Sechehaye venne a conoscenza della innovativa terapia di Stevens e volle sperimentarla: la utilizzò per nove anni, ottenendo buoni risultati; trattò circa ottocento pazienti e pubblicò successivamente i risultati dei suoi lavori e la relativa casistica – aggiunge il farmacista – Vista l’efficacia, la droga è stata utilizzata a lungo in Europa per il trattamento della tubercolosi polmonare, ma fu poi abbandonata con l’avvento dei tuberculostatici di sintesi. più economici ed efficaci, l’impiego con tale indicazione decadde».
L’EFFICACIA COMPROVATA DA MOLTI STUDI
«Pur avendo perso, nel corso del tempo, l’indicazione per la cura della tubercolosi, questo piccolo geranio ha mantenuto un importante ruolo nel controllo di svariate affezioni a carico delle vie respiratorie; il suo tradizionale utilizzo nei confronti del bacillo di Koch, trova oggi un razionale scientifico che ne spiegherebbe, almeno in parte, il meccanismo d’azione: l’attivazione dei macrofagi e quindi del sistema immunitario aspecifico» aggiunge il dottor Carloni attribuendo i meriti ai composti fenolici del principio ostituente: dal semplice acido gallico fino a molecole complesse appartenenti al gruppo delle proantocianidine.
Il fitocomplesso comprende inoltre Flavonoidi, in particolare Flavanoli, minerali, fra cui Calcio e Silicio, Fitosteroli e un Olio essenziale. Poiché sarebbe poco utile per i lettori non tecnici dettagliare la fondamentale azione dei macrofagi ben descritta dal farmacista nel suo articolo su Natural, ci limitiamo a ricordare che «definiti anche cellule spazzino, sono il cardine dell’immunità naturale e la loro attivazione è stimolata intensamente da questa pianta» .
Essendo la maggior parte delle infezioni a carico delle vie aeree, di origine virale, Pelargonium sidoides, può quindi vantare un ruolo di controllo di numerose sindromi respiratorie. Quanto esposto trova conferma in più di trenta studi condotti nei confronti delle manifestazioni maggiormente ricorrenti: gli estratti, sono risultati molto efficaci nel trattamento del raffreddore comune, di faringo-tonsilliti non streptococciche, di rino-sinusiti e di bronchiti acute e croniche. (Cochrane 2008-2013).
«E’ significativo rilevare che in una sindrome da raffreddamento, già dopo 3-5 giorni, i sintomi, come naso chiuso, mal di gola, congestione delle vie aeree, tosse, mal di testa, dolori muscolari e febbre, venivano significativamente ridotti, permettendo la ripresa della normale attività quotidiana; questa valutazione, effettuata dal personale medico, evidenzia un ottimo grado di soddisfazione dei pazienti accanto a una grande tollerabilità del trattamento senza particolari reazioni avverse. (Keck et al 2015) – aggiunge il dottor Carloni – L’efficacia è risultata analoga nel trattamento delle faringo-tonsilliti non streptococciche. (Heger-Bereznoy 2003)»
Il farmacista-erborista menziona numerosi studi comprovanti l’efficacia della radice di pelargonio come quelli eseguiti a Francoforte presso l’Università Goethe Istituto di virologia o la ricerca condotta dal Prof. Soresi, primario di Pneumologia dell’ospedale Niguarda di Milano, pubblicata su Medicinae Doctor XVIII, 3, 2011 in cui sono stati esaminati e trattati con estratti etanolici di Pelargonium sidoides vari gruppi di soggetti fra cui anche pazienti bronchitici cronici e bronchiectasici, portatori di infezione cronica delle vie respiratorie.
«La somministrazione dell’estratto ha permesso di ridurre la carica batterica, ha potenziato le reazioni di difesa immunitaria, ha inoltre ridotto lo stress endoteliale dovuto alle tossine batteriche e l’eccesso di radicali liberi prodotti dal maggior lavoro dei macrofagi – precisa Carloni – questo effetto, fondamentalmente legato alla significativa presenza dei composti polifenolici del geranio. è molto importante, perché dimostra non solo che la pianta è in grado di contrastare un’infezione anche in pazienti particolarmente fragili, ma di essere anche dotata di notevole capacità antiossidante e quindi in grado di controbilanciare la produzione di specie radicaliche derivanti dallo stress ossidativo in corso di infezione».
ADATTO ANCHE PER L’USO PEDIATRICO
Ulteriori studi hanno comprovato la possibilità d’impiego anche in campo pediatrico. Basti pensare che in Svizzera e in Germania ne è autorizzato l’uso anche sui bambini di soli 12 mesi, mentre negli altri paesi EMA solo dal 2° anno. «Un’analisi svolta in Germania ha evidenziato che dal 1994 al 2006, su 304 milioni di dosi giornaliere, somministrate per un terzo a bambini di età inferiore ai dodici anni, si sono verificati casi sospetti di effetti collaterali, pari a 0,27 casi ogni milione di dosi – ha evidenziato Carloni nel suo articolo – Una revisione del 2017 conferma su larga scala questi dati evidenziando tra l’altro la compatibilità dell’estratto con il contemporaneo utilizzo del paracetamolo senza determinare interferenze. (Riley et al 2017)».
Questo piccolo geranio svolge anche un’utilissima attività secretolitica: questa azione permette, in corso di congestione delle vie respiratorie, una più rapida eliminazione dalla superficie mucosa, del muco in eccesso migliorando la respirazione e determinando «un maggior controllo dell’infezione e della sintomatologia correlata come tosse, raucedine, difficoltà respiratoria (Bao et al 2015)(Neugebauer et al 2005)».
Il farmaco da banco di automedicazione è disponibile in Italia e all’estero in compresse da 30 mg da assumere 3 volte al giorno, o come estratto etanolico al 12% in gocce, alla dose di venti gocce tre volte al giorno, alla prima insorgenza del disturbo. Prima si interviene, prima agisce evitando un aggravamento dei sintomi del common cold.
Ma se l’infezione virale è già accentuata la posologia può arrivare fino a 5 pastiglie per i primi due giorni, in considerazione dell’assenza di controindicazioni gravi accertate e previo parere del farmacista o del medico di fiducia. L’estratto è disponibile anche in sciroppo. Negli Usa persino in caramelle da masticare o chewingum…
Purtroppo non sussistono dati che ne permettano l’impiego in sicurezza durante la gravidanza e durante l’allattamento e l’estratto non va utilizzato in soggetti che hanno intrapreso terapie anticoagulanti e in coloro che sono affetti da gravi patologie epato-renali.
LE GRANDI PIANTAGIONI DELLA SCHWABE
Non è stato facile per la Schwabe Pharmaceuticals di Karlsruhe ottenere la certificazione di farmaco vegetale. Perché non è sufficiente attestare l’efficacia del prodotto finale, la sua composizione e la metodologia di estrazione della radice essiccata di geranio sudafricano. E’ indispensabile che sia certificata l’intera filiera. Ed è per questo motivo che sono state realizzate vaste piantagioni di Pelargonium Sidoides in tutto il mondo.
«La moderna fitoterapia stabilisce rigorose regole per l’utilizzo della pianta dal momento della raccolta, che deve avvenire nei luoghi e nei tempi atti a favorire la migliore resa, rispettandone quindi l’intero ciclo biologico: semina, germogliazione, crescita e fioritura – riporta il sito della Schwabe Pharma Italia S.r.l. con sede a Egna (Bolzano) in Trentino Alto Adige – Una volta lavate e asciugate, le radici vengono lavorate negli stabilimenti produttivi di Schwabe Pharmaceuticals in Germania, conformemente alle procedure produttive aziendali».
Le piantagioni della casa farmaceutica di Krlsruhe si trovano in Europa, Cina, Sud Africa e Stati Uniti. «L’immensa diversità biologica delle specie vegetali nelle regioni tropicali e subtropicali sono una fonte quasi inesauribile di sostanze farmaceutiche. In questo contesto, una stretta collaborazione con esperti locali è molto importante per il successo di questi sforzi di ricerca – evidenzia il sito della Schwabe – Questo atteggiamento contribuisce ad evitare un eccessivo sfruttamento delle specie selvatiche delle piante medicinali locali e alla conservazione della biodiversità. Nelle piantagioni di Schwabe Pharmaceuticals, le materie prime sono coltivate sotto condizioni controllate e costantemente monitorate al fine di raccogliere la pianta nel miglior tempo possibile, il cosidetto “tempo balsamico”».
Ed il giovamento del prodotto finale, Kaloba o Blackmores, quale sia il nome commerciale del brevetto registrato Eps 7630, è garantito. Soprattutto durante i fastidiosi cambi di stagione. Provare per credere…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI
NATURAL – MONOGRAFIA SUL GERANIO CHE CURA I POLMONI
SENIGALLIA NOTIZE – ARTICOLO DOTTOR CARLONI