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IL GENOCIDIO DI ERDOGAN CONTINUA: BENEDETTO DAI CAPI RELIGIOSI CRISTIANI, EBREI E ISLAMICI

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Anche dopo l’accordo Russia-Turchia
i mercenari jihadisti armati da Ankara
proseguono l’attacco contro i Curdi.
I missionari del Pontefice approvano…
L’inviato Usa denuncia crimini di guerra

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio  ENGLISH VERSION HERE

Il 22 ottobre l’accordo di Sochi tra Russia e Turchia ha definito la safe-zone che l’esercito del dittatore islamico Recep Tayyib Erdogan ha il diritto di occupare nel Rojava – la Siria nord-orientale controllata dai Curdi delle milizie SDF che hanno sconfitto l’ISIS – con il benestare del presidente russo Vladimir Putin, intenzionato ad evitare un genocidio.

Ma proprio come il patto firmato da Ankara e Mosca il 17 settembre 2018 per il ritiro dei terroristi di Al Qaeda armati dalla Turchia dalla provincia di Idlib il nuovo compromesso pare destinato a restare lettera morta. E nel frattempo persino i capi religiosi cristiani, ebrei e musulmani benedicono la strage di Erdogan…

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, mostra la mappa con la “safe-zone” da conquistare in Siria demarcata con la linea rossa

L’accordo legittima la Turchia a creare una zona di sicurezza all’interno del territorio siriano di 32 km di profondità (20 miglia) tra Tal Abyad e Ras al-Ain, per una lunghezza di 120 km (75 miglia) molto più piccola di quella voluta da da Erdogan che era di 460 km e tagliava di netto il Rojava da Afrin, occupata dai turchi e dai feroci criminali jihadisti di Ahrar al-Sharqyyia, fino all’Iraq.

La mappa del Rojava e, in rosa, la safe-zone dell’accordo tra Russia e Turchia

Nel patto, accettato dal presidente siriano Bashar Al Assad pur avendo definito Erdogan un “ladro” di territori, le città strategiche di Manbji e Kobane ed i loro confini saranno controllate dall’Esercito Arabo Siriano (SAA) insieme ai militari della Russia, come l’importante centro urbano di Hasaka, mentre Qamishlo, una delle più imprtanti città controllate dai Curdi ed abitata da molti cristiani resterà in mano alle milizie SDF.

Ma mentre i soldati ed i civili curdi si stanno ritirando dall’area destinata alla Turchia, che ha annunciato l’interruzione per 150 ore dell’operazione militare Peace Spring dopo la precedente tregua di 120 ore concordata con gli Usa e violata 37 volte dai soldati di Ankara, in altre località continua la battaglia portata avanti dai gruppi terroristici filo-turchi.

Un gruppo di jihiadisti filo-turchi

Ciò è avvenuto con attacchi di droni a Qamishlo, come riporta il media curdo ANHA, e ad Abu Razan, ad est del martoriato paese di Sere Kaniye come riferito da Rojava Information Center, dove le gang jihadiste armate dalla Turchia avrebbero usato, nei giorni scorsi, anche il fosforo bianco provocando gravissime ustioni anche ai bambini, come riferito da Gospa News in un precedente reportage e dimostrato anche dal Times.

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Non solo. Le forze mercenarie sostenute e armate da Erdogan, e in precedenza anche dagli Usa come provato dal dossier SETA pubblicato nei giorni scorsi, hanno attaccato ieri sera anche la città di Ain Issa, vicino al campo profughi da cui, nei giorni scorsi, sono fuggiti circa 800 prigionieri Foreign Terrorist Fighters dopo un varco aperto nel muro di cinta dal bombardamento turco. Secondo l’esercito russo sono ben 12 le carceri di FTF cui le milizie curde SDF hanno perso il controllo.

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Gli ultimi episodi confermano lo scenario già visto ad Idlib. Il criminale internazionale Erdogan stipula un patto con Putin per dimostrare la sua buona volontà per una pacifica soluzione del conflitto ma nei fatti lascia liberi i mercenari finanziati, armati e coordinati dalla Turchia, e dall’intelligence turca MIT come dimostrato in un precente articolo, affinchè continuino l’occupazione illegale.

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Il conflitto nella provincia di Idlib, ultima roccaforte dei jihadisti alleati di Al Qaeda del gruppo HTS (Hayat Tahrir al-Sham), già Fronte Al Nusra, ha messo in dubbio la capacità diplomatica di Mosca, che pure ha ottenuto di concedere al dittatore turco un quarto del territorio da lui voluto come safe-zone. L’eventuale fallimento dell’accordo di Sochi sul Rojava dimostrerebbe la totale incapacità del Cremlino di controllare il proprio “cliente militare” turco fino a legittimare un sospetto di una complicità.

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Purtroppo però il massacro dei Curdi non è un argomento di grande interesse mondiale perché Ankara li ritiene pilotati da un’organizzazione terroristica senza ovviamente ricordare al mondo che la loro lotta per l’indipendenza è scaturita da quando l’etnia curda fu vietata in Turchia, in palese contrasto con ogni legge occidentale contro la xenofobia, dal 1922, e gli ultimi atti terroristici risalgono a più di vent’anni fa mentre gli arresti di giornalisti curdi da parte di Ankara avvengono a centinaia ogni anno.

I capi di stato europei hanno condannato l’invasione turca senza di fatto agire concretamente con sanzioni che l’Unione Europea aveva invece voluto applicare al presidente eletto del Venezuela Nicolas Maduro (senza riuscirci per mancanza dell’unanimità a causa del voto negativo italiano).

 

I CAPI RELIGIOSI IN DIFESA PER IL GENOCIDIO DI ERDOGAN

Ma c’è chi ha invece benedetto il genocidio di Erdogan. La notizia, passata in secondo piano sui media internazionali, è stata riportata con enfasi dall’agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie dal 1927.

«Rappresentanti qualificati delle comunità cristiane, ebraiche e musulmane presenti in Turchia hanno preso parte domenica 20 ottobre ad una iniziativa inter-religiosa ospitata nel Monastero siro ortodosso di Deyrulzafaran, il “Monastero dello Zafferano”, situato nei pressi della città di Mardin, sull’altopiano di Tur Abdin. L’incontro è stato concepito come momento condiviso di spiritualità e di riflessione comune, con l’attenzione rivolta al contesto dell’operazione militare “Sorgente di pace”, messa in atto dall’esercito turco nei territori della Siria nord-orientale. Le informazioni sull’iniziativa hanno trovato ampio spazio soprattutto sui giornali e media turchi schierati su posizioni nazionaliste e filo-governative» scrive Fides con toni che paiono esaltare l’iniziativa di Erdogan.

A tutto ciò si dà spazio soprattutto nella versione italiana: perché nel sito internazionale la notizia ha avuto poca eviden za all’interno di un articolo che riporta la propaganda mediatica turca: “l’offensiva militare in Siria non è contro i cristiani”, nonostante i primi bambini uccisi dai bombardamenti turchi siano stati proprio quelli di un quartiere cristiano di Qashimlo.

«I presenti all’incontro hanno espresso sentimenti di vicinanza spirituale ai militari coinvolti nell’operazione, e anche ai profughi siriani fuggiti in territorio turco durante il conflitto, esprimendo anche l’auspicio che i rifugiati venuti dalla Siria possano tornare alle proprie case “il più rapidamente possibile” – riporta il sito cattolico senza fare la minima menzione delle vittime curde – I presenti all’incontro hanno anche letto insieme il messaggio ad hoc inviato loro per l’occasione dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Come è noto, uno degli obiettivi dell’offensiva militare in Siria è quello di creare in territorio siriano un’area-cuscinetto dove poi trasferire una parte dei più di tre milioni di rifugiati siriani attualmente espatriati in territorio turco. Appare palese l’intento delle autorità turche volto a ottenere e pubblicizzare l’appoggio all’operazione ”Sorgente di pace”, espresso anche dalle comunità religiose non musulmane presenti in Turchia».

All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, Korc Kasapoglu, Rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, l’Arcivescovo armeno apostolico Sahak Masalyan, il Segretario del Rabbino Capo della Comunità Ebraica, Francois Yakan e il Mufti di Mardin Ismail Cicek, insieme a inviati delle comunità cristiane sire, assire e caldee. L’iniziativa interreligiosa è stata presieduta da Mor Philoxenus Saliba Ozmen, Metropolita siro ortodosso di Mardin e Diyarbakir.

 

I CRIMINI DI GUERRA DENUNCIATI DALL’INVIATO USA

Di ben altro tenore le dichiarazioni dell’inviato speciale del presidente Usa Donald Trump in Siria, James Jeffery, che, durante un’audizione presso la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ha affermato: “Non abbiamo visto prove comuni di pulizia etnica da parte della Turchia. Ma ci sono notizie di numerosi incidenti di quelli che sono considerati crimini di guerra”, riferisce ANHA.

James Jeffery, l’inviato speciale degli Usa per la Siria

Ha anche aggiunto che funzionari statunitensi stanno indagando su un rapporto secondo cui la Turchia aveva usato il fosforo bianco incendiario proibito durante i suoi attacchi: un’indagine in merito è già stata aperta dalla Mezzaluna Rossa ma anche da esperti dell’Onu.

Nonostante ciò i capi religiosi cristiani, ebrei ed islamici in Turchia hanno benedetto il genocidio di Erdogan. E’ certamente vero, come riferito in un precedente reportage di Gospa News, che i Curdi hanno oppresso la comunità cristiana nel Rojava, ma molto meno di quanto fatto dai jihadisti assassini di Al Qaeda e Isis sostenuti da Erdogan. 

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Ma al centro della legge biblica cristiana ci dovrebbe essere il comandamento “non uccidere” perfezionato dal monito evangelico “porgi l’altra guancia” che certo non lascia spazio all’approvazione di qualsiasi genere di vendetta. E tantomeno di propaganda come quella diffusa dall’agenzia delle Opere Missionarie Pontificie: nel silenzio del Vaticano.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

SYRIA, ALL GOSPA NEWS REPORTS

JIHADISTI, ALL GOSPA NEWS REPORTS

ANHA – ERDOGAN WAR CRIMES

FIDES – IN PREGHIERA PER I SOLDATI TURCHI

 

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