HONG KONG: LE MOLOTOV DEI PACIFISTI CANVAS-USA: campus e metrò incendiati, uomo dato alle fiamme, parlamentare accoltellato
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del diavolo, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo».
Vangelo di Matteo, 13, 24-30
Mentre l’Occidente dorme Hong Kong brucia. Nella notte il campus della Chinese University of Hong Kong è stato tempestato di incendi come alcune stazioni della metropolitana dove i rivoltosi, dietro alle barricate di fiamme, hanno respinto la polizia a lungo durante la notte. Nelle ore precedenti un antagonista dei protestanti è stato cosparso di liquido infiammabile e avvolto dal fuoco dal quale sarebbe scampato per miracolo (ma non ci sono conferme), mentre un parlamentare sostenitore del governo di Beijing (Pechino) è stato pugnalato, per fortuna in modo non grave. Sono queste le espressioni palesi di una protesta che ormai non ha più nulla di pacifista sebbene abbia già raggiunto lo scopo iniziale del ritiro della legge sull’estradizione dall’ex colonia britannica in Cina.
«Le autorità ammettono che la città devastata dalle sommosse è appesa ad un filo» scrive Russia Today. Bottiglie molotov, giavellotti, fuochi d’artificio, catapulte, spranghe, caschi, maschere antigas e anche coltelli hanno preso il posto degli ombrelli che diedero il nome alla protesta dell’autunno 2014. Allora servirono a ripararsi dai lacrimogeni lanciati dalla polizia coordinati dagli attivisi degli studenti del movimento “Occupy central with love and peace”, ma apparvero un’icona abilmente studiata dato che molti di essi erano tutti volutamente gialli.
Oggi servono più che altro a palesare le connessioni con la protesta di un tempo ben salde nelle mani dell’allora adolescente ed oggi 22enne Joshua Wong, il burattino mingherlino di una rappresentazione teatrale ben più grande e potente di lui, che passa attraverso l’occulto regista di allora come oggi: CANVAS. Ufficialmente è il Center for Applied Non Violent Action and Strategy, di fatto rappresenta una cabina di regia creata dalla CIA nei Balcani e supportata da varie agenzie Usa per accendere la miccia dei regime-change in tutto il mondo, con l’aiuto occasionale degli alleati Sionisti Israeliani e Musulmani Sunniti in Medio Oriente.
La prova certa che dietro questo nuovo tentativo di rivoluzione ad Hong Kong ci sia proprio Canvas, con quartier generale a Belgrado ma sedi operative in mezzo mondo, ancora non c’è per un semplice motivo: gli esperti fondatori e direttori dell’organizzazione Slobodan Djinovic e Srdja Popovic, divenuti famosi per il pugno chiuso di Otpor e il golpe in Ucraina che ha innescato la guerra civile nel Donbass con migliaia di morti, si prendono i meriti di un’azione solo quando ha successo o quando gli serve come bandiera. Ma ci sono tracce assai evidenti.
In un precedente reportage abbiamo spiegato come le recenti proteste in Libano ed Iraq siano collegate con Canvas e s’intreccino con esperti arabo-americani come Elie Khoury, protagonista della Rivoluzione dei Cedri ed oggi Ceo della holding mediatica Omnicom Group Mena leader della più importante holding di comunicazione americana nella penisola araba, svelando che i due serbi agit-prop di professione hanno palesato l’impegno anche in Siria e Venezuela per la loro bugiarda missione di esportazione della democrazia.
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Secondo il Vangelo di Gesù Cristo, non a caso citato all’inizio di questo articolo, sono i diabolici seminatori di zizzania che spargono i semi della discordia in anime più ingenue che pure, soffiando sui loro ideali fino a trasformarli in gas incediari, insufflando l’odio verso il nemico.
E così, dove possono, gli antiviolenti preparano il terreno e poi lasciano il posto alle milizie dei guerriglieri organizzati, come Isis, Al Qaida, e altri gruppi jihadisti oggi armati e protetti dall’invasione della Siria in Turchia, dove non possono cercano di infiammare la protesta fino a suscitare la prima o poi inevitabile reazione della polizia e dell’esercito.
E’ esattamente quello che sta avvenendo ad Hong Kong e che nella notte ha visto un’escalation molto grave riportata con attenzione soltanto dal network Russia Today per evidenziare che i pacifisti hanno ormai lasciato il posto ai violenti di professione. Gli emaciati studenti che protestavano con gli ombrelli per ripararsi da lacrimogeni e cannoni ad acqua nel 2014 oggi sono cresciuti ed hanno imparato ad usare le molotov incendiare ed a giocare coi materiali infiammabili.
Proprio come i loro coetanei venezuelani nelle Guarimbas di Caracas in cui sono stati arsi vivi alcuni cittadini e poliziotti che stavano dalla parte del presidente eletto Nicolas Maduro e non di quello voluto dalla Casa Bianca, Juan Guaidò.
Nel corridoio di una scuola si è rischiato lo stesso epilogo. L’incidente è avvenuto lunedì pomeriggio a Ma On Shan, mentre i rivoltosi mascherati si sono scatenati per la città, secondo il Global Times citato da RT.
Non si conoscono le condizioni dell’uomo ma dall’inquietanto filmato sembra intuirsi che si sarebbe salvato. Si vede infatti un manifestante che gli getta in faccia del liquido infiammabile e poi appicca il fuoco. La vittima scappa con le fiamme in testa e sul lato del corridoi si vede qualcosa che brucia, forse la sua camicia gettata, e in fondo pare intravedersi la figura dello stesso uomo mentre viene soccorso. Ma le lesioni al volto non saranno certo lievi.
Mentre se l’è cavata con ferite non gravi l’avvocato e politico Junius Ho, ex presidente della Law Society di Hong Kong e presidente del Comitato rurale di Tuen Mun, oggi parlamentare del Comitato Pro-Beijing. Come si vede in un altro filmato gli è stato teso un agguato con i fiori.
Il simbolo della manifestazioni pacifiste studentesche degli anni ’70– “mettete fiori nei vostri cannoni” – è stato ripreso come arma “non-violenta” da Canvas che in ogni rivoluzione colorata ha brevettato la sceneggiata di belle ragazze che offrivano fiori a poliziotti e militari schierati in opposizione alle marce di piazza.
Stavolta un giovane ha cercato di vendere dei girasoli al parlamentare ma quando costui ha preso il mazzo floreale ha estratto un coltello dalla borsa con cui l’ha pugnalato tanto da renderene necessario il ricovero in ospedale dove non sarebbe in pericolo di vita.
Poche ore dopo, nella notte, è scoppiato l’inferno incendiario nel campus dell’università CUHK ed in molte stazioni della metropolitana. Ma esattamente come accadde nel mese di marzo 2019, quando Gospa News si trovò ad essere uno dei pochi media in Europa a dare notizia di sabotaggi alla rete elettrica ed attentati governativi in Venezuela, anche su Hong Kong filtrano sui media occidentali solo le notizie che piacciono. Emblematica l’ANSA, l’agenzia stampa italiana che si vanta di essere tra le prime cinque del mondo
«Le proteste pro-democrazia a Hong Kong, giunte al terzo giorno di fila, hanno semiparalizzato la città creando pesanti problemi ai trasporti. La Mtr, il gestore della metro, ha sospeso le linee East Rail e Kwun Tong lines, e i servizi sono a singhiozzo in altre zone. La polizia è tornata alla Chinese University per evacuare 80 studenti cinesi, trovando molte molotov. Il parlamento ha sospeso i lavori per la bagarre scoppiata tra i fronti pan-democratico e pro-Pechino. Scuole chiuse per motivi di sicurezza. Il liaison office, l’Ufficio di collegamento della Cina di base a Hong Kong, ha denunciato che l’ex colonia “sta scivolando verso l’abisso del terrorismo».
Completamente diversa la ricorstruzione di Russia Today: «Video e foto pubblicati sui social media mostrano i rivoltosi che fortificano la loro posizione con barricate e accendono fuochi “enormi” nel campus. Le lezioni sono state cancellate in modo inaspettato al CUHK e in altre università della città, alcune delle quali hanno anche ospitato scontri tra i manifestanti – ancora soprannominati “attivisti per la democrazia” nei media nonostante i crescenti livelli di violenza in mostra – e la polizia. In almeno un campus, i manifestanti hanno rubato attrezzature sportive tra cui giavellotti e tiri da tiro e le hanno armate».
Nessuna spiegazione dell’ANSA, invee, sul fatto che la metropolitana è chiusa per gli attentati incendiari dei manifestanti proprio come l’Università. Nessuna immagine di fuoco onde preservare l’innocenza degli studenti cinesi desiderosi solo di democrazia ma, come prova un’ampia documentazione fotografica, perfettamente assistiti dal capo del Consolato Generale Usa ad Hong Kong Julie Eadeh.
La propaganda mainstream ha chiari ordini sulle posizioni da tenere. Canvas dal canto suo mantiene un profilo basso: pubblicizza la possibilità di finanziamento delle organizzazioni democratiche cinesi attraverso l’acquisto del libro Kong Tsung-Gan ha pubblicato il suo libro “Umbrella: A Political Tale from Hong Kong” uscito l’anno scorso e commemora il manifestante morto… cadendo da un garage!
«Questo venerdì, si sono tenute veglie in ricordo del manifestante di Hong Kong morto durante una manifestazione. Il ventiduenne Alex Chow è caduto da un garage durante un raid di proteste della polizia, portando molti a pensare che stesse cercando di sfuggire ai gas lacrimogeni. La morte dello studente ha provocato indignazione e aumentato ulteriormente le tensioni a Hong Kong – scrive Canvas – Giovedì, gli studenti dell’Università cinese di Hong Kong hanno organizzato una marcia prima della laurea questa settimana, esprimendo malcontento per il rifiuto della Cina di soddisfare le cinque richieste dei manifestanti. Indossando maschere e cantando “Cinque richieste, non una in meno”, gli studenti hanno fatto eco ai sentimenti delle continue manifestazioni a Hong Kong. Sebbene i manifestanti non fossero violenti, uno studente cinese continentale ha incontrato i manifestanti con un coltello mentre cantava l’inno nazionale cinese. Sebbene lo studente cinese sia stato rimosso dalla sicurezza dell’università, l’interazione ha fornito uno sguardo alla tensione tra Hong Kong e il popolo cinese continentale».
Chi è minimamente esperto di geopolitica sa benissimo a chi può essere imputata tale tensione. Sa benissimo che i media occidentali sono tutti alla finestra, con le penne affilate come zanne da lupi, in attesa che il primo poliziotto ammazzi uno studente mandato al macello per biechi interessi economici e politici del cosiddetto Deep International State di cui un ex direttore Cia ha di recente pubblicamente ammesso il potere.
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«CANVAS diffonde le sue conoscenze attraverso una varietà di media, tra cui workshop, libri, DVD e corsi specializzati. I membri insegnano e presentano regolarmente una versione accademica del loro curriculum di base e tengono seminari sulla strategia e l’organizzazione della lotta nonviolenta in varie istituzioni educative in tutto il mondo, tra cui ad Harvard (Kennedy School of Law), la Fletcher School of Law and Diplomacy (TUFTS, Boston, MA), Johns Hopkins (SAIS), Columbia University, Rutgers (NJ), Colorado College (CO) e Georgetown University (DC)» ha scritto la stessa organizzazione sul suo sito rivelando gli strategici collegamenti con gli Usa.
Canvas & company con la loro finta non-violenza stanno facendo sembrare moderato ed equibrato persino il governo della Cina comunista che detiene il record annuale di condanne a morte. Stanno facendo rivoltare nella tomba i veri eroi di una pacifica protesta studentesca sepolta nel silenzio di tutte le potente internazionali: quella della piazza Tienanmen del 4 giugno 1989. Non è certo con le molotov che si può lottare contro un regime totalitario perchè servono solo a produrne uno peggiore: Libia docet.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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