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“MIA FIGLIA DEVASTATA DAGLI PSICOFARMACI, SEGREGATA E COSTRETTA AD ABORTIRE DALLO STATO”

Yaska Ghods dietro la porta blindata della psichiatria e sua madre Jeanette Fraga che dal 2016 lotta per liberarla

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente.. Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno – Canto III)

Sono trascorsi quasi settecento anni dal 1321 quando sulle rive dell’Arno il sommo poeta toscano si addentrò in un viaggio mistico-allegorico nelle bolge infernali. Ma nulla meglio delle sue terzine può descrivere quanto sta accadendo oggi proprio a Firenze, come in altri paesi d’Italia e del mondo, dove il pianeta Psichiatria sembra in alcuni casi essersi trasformato nella terribile città di Dite, abitata da maliziosi maestri dell’inganno.

Nella miseria terrena, però, è lontana la Giustizia Divina: ad essere rinchiusi non sono i malvagi ma coloro che una delle scienze più opinabili della storia umana definisce malati psichici. Tra loro c’è anche la giovane fragile Yaska, interdetta per shizofrenia e intolleranza ad un potente antipsicotico come la Clozapina, poi bombardata con questo stesso psicofarmaco e infine indotta dalla legge ad un’interruzione coattiva della gravidanza. Nonostante lei è la sua famiglia siano anche credenti cristiani!

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Tutto ciò sta avvenendo in quella Regione Toscana divenuta tristemente nota per gli abusi nella comunità de Il Forteto di cui nessun apparato sociosanitario si accorse per anni per un’occulta copertura politica come denunciato in un’intervista esclusiva dal parlamentare Stefano Mugnai, vicecapogruppo di Forza Italia nella Camera dei Deputati.

La sua drammatica storia ci è stata raccontata dalla madre cinquantenne Jeanette Fraga, nata negli Usa ma laureanda in Pedagogia a Firenze dopo aver studiato Quito, Equador, dove a lungo visse con i genitori prima di arrivare in Italia, sposarsi ed avere tre figli.

Gospa News decide di pubblicarla con risalto dopo aver letto le carte del Dipartimento di Salute Mentale Adulti USL Toscana Centro contenenti gravi e palesi contraddizioni scientifiche in una battaglia giudiziaria che vede da una parte la tutrice ed il giudice tutelare della ragazza, oggi 29enne, dall’altra la madre, il fratello e la sorella minore uniti per cercare di far uscire la congiunta dall’inferno in cui è stata «segregata e costretta ad abortire» come precisa la mamma.

«Vive in uno stato di sottomissione dove la sua voce non viene ascoltata nonché continuamente minacciata di essere ricoverata come è accaduto a novembre 2018 per 31 giorni e nel marzo scorso, per “accertamenti” e aborto forzato, per 65 giorni circa senza alcuna possibilità di poter camminare e con visite ristrettissime – ha denunciato la signora Fraga in una’email al funzionario del Difensore civico di Firenze Vittorio Gasparrini lo scorso 7 maggio 2019 che ha interessato, finora senza esiti, il Garante delle Persone private di libertà – Stamani, l’ho incontrata con dei forti tremori, palida ed impaurita Mi ha chiesto di portarla a casa e mi ha raccontato sul suo malessere fisico e psichico. Purtroppo è sotto custodia di una tutrice la quale ha permesso una terapia dannosa per lei, come scritto anche nella sua cartella clinica. Mi ha detto che si sentiva “schizzata”. Le è stato tolto il cellulare. La vita di mia figlia è in grave pericolo. Gli infermieri le portano la terapia due volte al giorno ma lei non sa cosa le viene somministrato».

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«Di fronte all’ennesimo fallimento, e secondo l’identico meccanismo di ‘scarico’ della frustrazione già registrato nel 2015, si intende anche oggi fare pagare ai familiari il prezzo dell’inadeguatezza del servizio psichiatrico» ha scritto l’avvocato Michele Capano in una delle molteplici istanze relative alle condizioni di salute di Yaska, respinte dal Giudice Tutelare del Tribunale di Firenze che il 4 marzo ha decretato l’interruzione di gravidanza in contrasto con la volontà della ragazza, del suo fidanzato che le aveva persino regalato un anello di fidanzamento, e dei familiari.

Proprio a causa di questa drammatica vicenda la mamma ha anche lanciato un disperato appello con una petizione su change.org.

 

L’IMPROVVISA PSICOSI DI UNA RAGAZZA NORMALE

E’ evidente che il caso sarà destinato a sollevare questioni etiche ben più imponenti della storia clinica e giudiziaria di una giovane che cominciò ad accusare disturbi all’improvviso durante l’adolescenza ed ha finito per essere ammanettata e indotta al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a causa delle lamentele dei vicini per le sue occasionali urla in un palazzo di alloggi popolari…

«Yaska fino ai 16 anni (2006) è una ragazza normale: frequenta il conservatorio (violino e pianoforte) e una scuola di danza classica. Subisce il suo primo ricovero in Psichiatria il 23-11-06 al Policlinico Umberto I (Roma) – così la madre racconta l’inizio dell’incubo – Possibili cause: una bevanda “sospetta”, per cui denunciò il fatto alla Polizia, vaccini supplementari agli obbligatori di allora per suggerimento medico visto che la famiglia viaggiava in Ecuador regolarmente. Nei primi tre anni circa a Roma presenta dei “miglioramenti”. La diagnosi è di schizofrenia, soltanto più tardi si verrà a scoprire l’accumulo di metalli pesanti che ha – abbiamo effettuato un mineralogramma – ma i suoi medici curanti non ne vogliono sapere né fare approfondimenti» nonostante ciò sia «un elemento sospetto anche nei casi di bambini autistici» segnala la stessa Jeanette.

Jeanette Fraga, la combattiva mamma di Yaska

«Alla fine del 2008, la famiglia torna a Firenze. Yaska stava discretamente. Le cure farmacologiche vengono però raddoppiate ed aumenta anche il suo malessere. Subisce imnumerevoli ricoveri al Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze ma le sue condizioni non migliorano, anzi – ricorda la signora Fraga che ha chiesto che fosse ascoltato come consulente medico un suo amico luminare dell’Università di Harward senza ottenere il permesso – Dopo il fallimento della psichiatria fiorentina nel garantire cure che la consentissero una qualità di vita accettabile, dal 2012 circa, viene curata con degli specialisti privati che affrontano gli effetti collaterali delle eccessive terapie somministrate a Yaska durante questi ultimi anni. Fa dei progressi ma ha due ricoveri nel 2014 dove in ospedale viene bombardata di farmaci in maniera tale da devastarla nuovamente: è irriconoscibile e, se prima aveva solo problemi di psicosi/allucinazioni, a questo punto, si aggiunge una repentina aggressività».

 

YASKA PORTATA VIA IN MANETTE PERCHE’ URLAVA IN CASA

Nel marzo 2015 uno dei medici che la seguono certifica che le situazioni sono notevolmente migliorate grazie ad una monoterapia. «Ma a causa del rumore causato nei suoi momenti di crisi, anche per l’intolleranza dei condòmini nei suoi confronti e con delle false accuse contro di me, la Psichiatria fiorentina la allontana di casa». E’ l’inizio del vero inferno…

«Il 4 agosto 2015 arrivano le forze dell’ordine, medici, infermieri per un ASO che nel giro di 5 minuti si trasforma in TSO. Yaska ed io eravamo appena rientrate di una piacevole passeggiata, ma la presenza di tutta questa gente la fa agitare. Le viene fatta una puntura e con le manette la portano via in ambulanza. Non tornerà più a casa. Quello stesso giorno viene nominata una amministratrice di sostegno che diventa tutrice nel 2016 quando Yaska in un momento di astinenza viene interdetta – ricorda sempre la madre – Il 25 agosto subisce una lunga contenzione fisica di circa 18 ore. Dopo sei mesi di ospedale, viene inserita definitivamente in una struttura psichiatrica fiorentina. Ha una ripresa notevole e rimane stabile per due anni, periodo nel quale io e gli altri familiari abbiamo avuto diritto di visita 3 ore giornaliere. Facciamo lunghe camminate. Migliora la sua capacità comunicativa. I rapporti in comunità e col personale sono buoni. Non subisce alcun ricovero fino alla fine di ottobre 2018».

La porta blindata dietro la quale i familiari sono stati costretti a vedere Yaska, segregata nella struttura psichiatrica

Ma la lotta quotidiana della famiglia per assicurare alla ragazza le cure migliori si sposta dagli studi medici ai palazzi di giustizia e le tensioni tra la madre, la tutrice e gli psichiatri si infiammano quando le condizioni di Yaska cominciano a precipitare per le terapie farmacologiche invasive.

La prima segnalazione dell’avvocato Michele Capano risale al 16 marzo 2018 in cui si evidenzia che alla ragazza è stato consentito di fumare, cosa che prima non faceva, di bere alcoolici durante le feste, nonostante sia sotto terapia con psicofarmaci, ma soprattutto la somministrazione da parte degli operatori «di un dosaggio di tranquillanti senza prescrizione medica (in particolare benzodiapezina)».

Non solo. «Gli aspetti anche fisici di tale preoccupante situazione sono evidenti ponendo mente: all’aumento di peso della ragazza (è praticamente raddoppiato rispetto all’ingresso in struttura; il suo ciclo mestruale è scarso salvo saltare completamente per lunghi periodi; forti segni di acne sul viso» scrive ancora il legale sollecitando di evitare «discrasie tra la terapia prescritta e quella effettivamente somministrata».

 

L’INTOLLERANZA ALLO PSICOFARMACO CLOZAPINA

Già nel novembre 2015 la ragazza fu ricoverata per “schizofrenia resistente al trattamento (storia di intolleranza a clozapina)” nel reparto di Salute Mentale Adulti dell’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze e poi dimessa e riportata nella struttura psichiatrica. Ma anche la specialista dell’USL Tocana Centro che ha in cura la ragazza rimarca ancora il 2 marzo 2018 «che non è stato possibile inserire in terapia Clozapina, indicata per la gravità sintomatologica, a causa di effetti avversi registrati nei ricoveri effettuati».

Secondo accertamenti e studi fatti dalla madre sulla farmacogenesi, oggetto di autorevoli pubblicazioni sul portale scientifico internazionale PubMed Central (PMC), infatti, è la mancanza di un enzima ad impedire alla figlia di poter assimilare tale farmaco. Ma come vedremo sarà incredibilmente riutilizzato nei mesi successivi…

L’intolleranza alla Clozapina di Yaska certificata dallo stesso medico psichiatra che successivamente ne acconsentirà l’uso in gravidanza

«Yaska viene inserita in una comunità dove vive la “solitudine” (sue parole) perché lontana dai suoi affetti e con eccessive restrizioni oltre alle poche cure (permesso di vedere una sola volta per un ora in comunità e davanti agli operatori il suo fidanzato da dieci anni, viene obbligata a partecipare sia ai programmi feriali che a quelli dei week-end (da quattro anni circa) senza permetterle di avere un minimo di potere decisionale – aggiunge Jeanette – Le viene tolto il telefono a piacere loro, anche se ha riferito al giudice tutelare (aprile 2019) di volere cambiare psichiatra e di non trovarsi bene in quella comunità nonché di volere stare in famiglia, nulla è cambiato. In quattro anni circa l’hanno portata solo due volte dal medico di base – su mia richiesa – anche davanti ad infortuni, febbri, caduta di cappelli, problemi oculari, sovrappeso, dolori fisici, piedi e gambe gonfie, acne facciale, cattiva circolazione sanguigna, affano, spasmi muscolari».

La tremenda metamorfosi del volto di Yaska in pochi mesi di trattamento con lo psicofarmaco Clozapina cui è intollerante

Nel mezzo di questo inferno c’è una persona che oltre ai familiari è per la ragazza un punto di riferimento: il suo fidanzato. Lo ha conosciuto in una comunità terapeutica. Ha 11 anni più di lei, è in cura farmacologica ma ha un lavoro stabile ed una regolare patente di guida. Vorrebbe anche sposarla. E fa il grande passo. Il 12 agosto, giorno del 28° compleanno di Yaska lui le regala la fedina di fidanzamento, come ricorda la madre della giovane.

Ma, come racconta la signora Fraga, poche settimane dopo, a settembre, il giudice tutelare riduce gli orari di visita dei familiari, dopo aver diminuito quelli del fidanzato, ed anche le uscite della ragazza che viene poi stottoposta a ricovero coatto dal 28 ottobre a fine novembre 2018. Proprio nel periodo in cui suo fratello ha chiesto di essere nominato tutore in sostituzione di quello decretato dal Tribunale. L’istanza viene respinta e l’udienza per il ricorso al Collegio del Tribunale fissata a ben 10 mesi di distanza.

I familiari si adeguano alle decisioni del Palazzo di Giustizia e cercano di dimostrare alla ragazza tutto il loro affetto che sovente è la medicina migliore nei casi di disordini mentali. Il 1 marzo è il grande giorno per tutti: quello in cui Yaska deve fare un saggio di violino presso la scuola Il Trillo di Firenze. Ma la ragazza non ci arriverà mai…

 

DAL SAGGIO DI VIOLINO ALL’ABORTO COATTIVO

Come racconta il fratello in un esposto depositato presso la Questura di Firenze il giorno successivo, la ragazza riferì alla madre che i medici «la stavano portando in ospedale contro la sua volontà per fare un esame del sangue per alcuni accertamenti ed era molto spaventata perché tutto è avvenuto in maniera improvvisa e senza preavviso. Io mi sono recato presso la struttura e stavano portando mia sorella in ospedale: lei era ancora con il violino in mano». Sebbene tranquilla e pronta per il saggio musicale cui teneva tanto Yaska viene ricoverata in psichiatria…

L’esito degli accertamenti spiegherà tanta fretta: la ragazza è incinta. Due giorni dopo lo specialista dell’Usl Toscana Centro che l’ha in cura scrive cose in palesi contrasto con il racconto dei familiari: «Venerdì 1-3-2019 abbiamo ricoverato la paziente in SPDC a causa di una riacutizzazione del quadro psicopatologico e della necessità di effettuare controlli in regime di ricovero». Davvero strano tutto questo per una giovane musicista in attesa del suo piccolo concerto dove i parenti più stretti erano ansiosi di ascoltarla e applaudirla!

Nel rapporto il medico rileva la scoperta della gravidanza e che Yaska prima ha negato rapporti sessuali, poi ha fatto riferimento ad un personaggio del suo mondo allucinatorio. Ma è evidente che un’interdetta non potrà mai smentire illustri psichiatri. Ma è nelle righe successive dello stesso documento che emerge la brutale verità…

Il certificato che attesta il rischio di malformazioni fetali (teratogeno) a causa degli psicofarmaci somministrati a Yaska

«Con la presente vogliamo evidenziare i gravi rischi per la salute fisica e psichica della madre connessi al proseguimento della gravidanza – si legge nel certificato medico – Oltre al complesso quadro psicopatologico facciamo presente che la paziente si sottopone da anni a cure psicofamacologiche a base di stabilizzanti dell’uomore e neurolettici (ultima terapia a base di Carbolithium, Clozapina, Aripiprazolo). La condizione clinica della paziente e la stessa esposizione del prodotto di concepimento, nel primo trimestre gravidico, a farmaci dal potenziale effetto teratogeno, sono tali da consigliare il ricordo ad un’interruzione terapeutica della gravidenza».

 

YASKA AL GIUDICE: «VOGLIO TENERE IL MIO BAMBINO»

Poco importa se Yaska, in un momento di serenità e tranquillità nell’affetto dei familiari e del fidanzato, abbia ribadito a chiare lettere che quel bimbo lo voleva tenere… Anche dinnanzi agli specialisti: «Al colloquio non era presente la madre e Yaska nella circostanza era tranquilla, per nulla agitata o scompensata. Alla presenza dei suoi familiari oltre che dei medici e della tutrice dichiarava di voler portare avanti la gravidanza» scrive il suo avvocato Gianpaolo Polverino nell’istanza per la rimozione della ragazza dalla Comunità e una nuova Consulenza Medico-Legale con un perito di parte della famiglia «per verificare la praticabilità per Yaska della continuazione della gravidanza e l’effettivo consenso alla prosecuzione della stessa, sia per stabilire il regime terapeutico da concordarsi compatibile con la gravidanza».

L’estremo appello di Yaska al giudice per tenere il bambino

Ma la legge deve fare il suo corso e il “prodotto del concepimento”, ormai nemmeno definito embrione o feto dalla nuova letteratura scientifica, viene eliminato a colpi di carte bollate per segnalazione urgente dello stesso medico che un anno prima riteneva la Clozapina non somministrabile alla ragazza ma poi ne ammette l’utilizzo confermando altresì che gli psicofarmaci dati alla ragazza potrebbero causare malformazioni al concepito: quindi meglio eliminare la prova di eventuali terapie farmacologiche invasive ed intollerabili per la giovane.

Il tutore in data 4 marzo 2019 presenta l’istanza per l’aborto, l’11 marzo lo psichiatra ribadisce i contenuti del 4 marzo, il 14 marzo i legali fanno istanza per la CTU subito rigettata dal Giudice Tutelare del Tribunale di Firenze il 25 marzo con la seguente motivazione: «deve essere respinta la richiesta di CTU medico–legale partecipata in quanto agli atti è presente documentazione sanitaria proveniente anche da medici specialisti della struttura pubblica e, qualora il Giudice Tutelare, all’esito del vaglio di tale documentazione, dovesse ritenere necessaria una integrazione con nomina di un consulente d’ufficio, non è contemplata per legge alcuna forma di partecipazione attraverso la nomina di un consulente di parte».

Il decreto del giudice tutelare rihetta la richiesta di una Consulenza Medico Scientifica per accertare la capacità della ragazza di proseguire la gravidanza

Sconcertante tale rigore giuridico di fronte ad una gravidanza! Ma la giovane risulta incinta di 6 settimane e quindi bisogna fare in fretta…

«La comunicazione tra Yaska ed i suoi curanti è ingannevole. Ad esempio, Il giorno dell’aborto le avevano detto che il bambino non c’era, solo dopo comprende l’inganno e di aver perso il bambino che però voleva custodire. Il 9 aprile 2019 alla insaputa sua e della famiglia viene trasferita in ospedale con una scusa e le viene praticata l’interruzione di gravidanza – aggiunge la madre – Lo abbiamo saputo per notifica del giudice alle ore 21, a fatto compiuto. Non so nemmeno dove sia finito il piccolo feto: io sono credente in Cristo e pertanto avrei voluto fare almeno un funerale a questo fragile essere umano ucciso! Nel luglio 2019 siamo venuti a conoscenza che le è stata inserita una spirale a sua insaputa durante una visita ginecologica di controllo. Nel mese di ottobre c’è stato un nuovo ricovero con Decreto del giudice, sequestro del cellulare di mia figlia e interruzione delle visite. Prima già potevamo vederla solo dietro la porta di un corridoio ora posso solo telefonarle una volta al giorno».

Tutto finito? Macchè. Jeanette Fraga, troppo preoccupata dalla somministrazione di Clopazina ed altri pesanti psicofarmaci alla figlia, non solo era stata nel frattempo denunciata per maltrattamenti (accusa da cui è stata prosciolta il 13 giugno scorso dal Tribunale di Firenze) ma anche per istigazione all’abuso sessuale perché, secondo i tutori, sarebbe stata lei ad indurre il fidanzato della figlia ad aver rapporti con la ragazza. Risultato? Anche il ragazzo, in cura farmacologica, è stato prima allontanato dagli incontri, poi messo sotto inchiesta e, ovviamente, spaventato tanto da indurlo a prendere le distanze dalla fidanzata.

«LA MIA BIMBA MALATA DI CUORE RAPITA DALLO STATO E IMBOTTITA DI PSICOFARMACI»

Ora la famiglia è sempre più isolata nella lotta contro il sistema perverso della giustizia italiana che da sei mesi sta tenendo sotto pesanti psicofarmaci anche la piccola Ylenia di soli 9 nella tragica vicenda narrata nei giorni scorsia Gospa News da sua madre Sabrina Soster di Latina.

Ora Yaska è sempre più sola e può finalmente diventare davvero pazza! Per i lauti guadagni dei produttori di psicofarmaci e degli psichiatri che amano prescriverne l’uso.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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