UkraineGate: reporter islamico finanziato da Soros e Usa nel golpe 2014 ora ai vertici dell’industria di armi

UkraineGate: reporter islamico finanziato da Soros e Usa nel golpe 2014 ora ai vertici dell’industria di armi

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Kiev Security Forum e piazza Maidan
minacciano il presidente Zelenskyj
nella trattativa Donbass con la Russia
al vertice di Parigi Normandy Four

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Nei giorni scorsi in un’apparizione sulla tv Fox News, Lara Trump, nuora del presidente americano Donald Trump e consulente della sua campagna elettorale per le presidenziali 2020, si è chiesta – come continuo a chiedermi anch’io – come mai tutti i riflettori siano puntati sull’Impeachment e nessuno sullo scandalo riguardante Hunter Biden, figlio dell’ex vicepresidente Joe ora in corsa per le primarie dei Democratici nelle Presidenziali Usa 2020, e le sue relazioni con la società energetica ucraina Burisma, al centro dell’inchiesta della procura generale di Kiev.

Nel mezzo di questi intrighi ecco l’ultima news da togliere il fiato: la nomina a vicedirettore dell’industria nazionale di armi del reporter islamico che diede il via al golpe del 2014 grazie al quale oggi l’Ucraina è di fatto una colonia a stelle e strisce…

 

L’UCRAINA CONTESA PER IL GAS E LE PRESIDENZIALI USA

Il paese dell’ex Unione Sovietica non è solo terreno di scontro tra Usa e Russia nella guerra per il gas ma tra gli stessi Democratici americani che favorirono la rivoluzione durante l’amministrazione Obama ed i Repubblicani di Trump che hanno stretto forti relazioni diplomatiche con il nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.

La posta in gioco appare evidente: chi conquista ascendente sul controllo dell’Ucraina con la sua posizione geopolitica ed i suoi giacimenti ha un’arma in più da esibire davanti alle multinazionali dell’energia e della difesa, controllate dalla lobby sionista delle banche, in vista delle presidenziali.

Prima del weekend, infatti, l’opposizione della Verchovna Rada, il parlamento dell’ex paese Urss, guidata dallo sconfitto Petro Poroshenko, ha minacciato il presidente ucraino di non superare le “linee rosse” nel summit Normandy Four di oggi, lunedì 9 dicembre, a Parigi con i rappresentanti di Francia, Germania e Russia per una risoluzione pacifica della guerra civile del Donbass filorusso, intorno al quale si decideranno anche le sorti del contenzioso sul gas in transito in Ucraina tra la compagnia energetica nazionale Naftogaz e il produttore russo Gazprom.

Dal 2015 Kiev ha smesso di rifornirsi da Mosca ma grazie al contratto sui diritti di transito, in scadenza il 1 gennaio 2020, incassa 3 miliardi di dollari l’anno che andranno in fumo in caso di mancato rinnovo.

Le “Linee Rosse”, presentate da tre fazioni parlamentari il 3 dicembre, comprendono cinque richieste: nessuna federalizzazione, nessun compromesso sulla Crimea, nessuna concessione sul corso euro-atlantico dell’Ucraina, nessuna elezione nei territori occupati di Donbas senza ritiro delle truppe russe ritiri e controllo ucraino del confine di stato e nessuna risoluzione di azioni legali internazionali contro la Russia.

Le minacciose proteste in piazza Maidan contro il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj

Nonostante questo e nonostante più di 10mila morti nel Donbass, tra cui il reporter italiano Andrea Rocchelli, l’ala dura della Rada, rappresentata non solo da Poroshenko ma anche dagli altri parlamentari di opposizione, l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko e la rock star Vyacheslav Vakarchuk, ha radunato migliaia di manifestanti in piazza Madian, simbolo della Rivoluzione Arancione e del golpe governativo, minacciando disordini civili e una rivolta contro lo stesso presidente in caso di debolezza nel vertice francese: «Il tuo volo non sarà da Parigi a Kiev, ma da Parigi a Rostov [-on-Don]. Se non sarà domani, sarà un po’ più tardi» ha dichiarato il noto conduttore Vitaly Gaidukevich avvertendolo di non superare le “linee rosse”, ovvero cedere alle richieste di autonomia dei separatisti.

Il riferimento è alla città russa dove si rifugiò l’ex presidente Viktor Yanukovich nel 2014 dopo le violente proteste nel centro di Kiev e la strage di 70 manifestanti e ben 17 poliziotti assassinati dai colpi di misteriosi cecchini, ritenuti mercenari stranieri georgiani dall’inchiesta giornalistica del reporter di guerra italiano Gian Micalessin.

Il vertice a Parigi tra i rappresentanti di Russia, Ucraina, Francia e Germania

Il meeting di Parigi ha visto il primo faccia a faccia tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino dopo che i colloqui del Normandy Four (creato nel 2014 per la crisi in Ucraina e l’annessione della Crimea da parte della Russia) si erano interrotti. Dopo il vertice a quattro con il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, è iniziato all’Eliseo un incontro bilaterale riservato tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodomir Zelensky.

In una conferenza finale finale i leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina hanno concordato di attuare “misure di sostegno al cessate il fuoco” per l’Ucraina orientale e di “stabilizzare” la regione entro la fine dell’anno. Bisogna vedere se alle parole seguiranno i fatti visto il clima rovente che si è respirato a Kiev nei giorni scorsi…

KIEV: IL DEEP STATE MINACCIA IL PRESIDENTE

La protesta degli ultimi giorni in Ucraina è stata ufficialmente alimentata anche da Open Ukraine, la fondazione dell’ex premier Arseniy Yatsenyuk, legittimato dal presidente Barak Obama e dal suo vice Joe Biden dopo il golpe, che ha convocato d’urgenza un vertice del Kyiv Security Forum a Leopoli lo scorso 5 dicembre per riunire i Young Leaders del KSF, istruiti da un ex direttore dell’intelligence del Regno Unito, come evidenziato da Gospa News in un altro articolo.

Per comprendere come si sia arrivati in questa perversa spirale di odio e rivalità politica, contraria ad ogni minimo compromesso internazionale con le Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, russofone, filorusse ma soprattutto ricchissime di risorse naturali di gas di cui Burisma (ove lavorò Biden jr) detiene le le licenze di estrazione, bisogna tornare indietro di 5 anni e analizzare con attenzione i personaggi che agirono nella diffusione della protesta e chi furono i loro finanziatori.

In precedenti reportages abbiamo evidenziato il ruolo dei sedicenti attivisti dei diritti umani di Canvas: ritenuti una cellula della Cia a Belgrado utilizzata per la rivoluzione Otpor in Serbia che insieme all’innesto del Califfato d’Europa in Bosnia fecero prima ritardare e poi saltare il progetto del gasdotto South Stream tra Russia, Bulgaria, ex Jugoslavia e Italia, destinato a mettere in crisi il commercio del Gas Naturale Liquido (GNL) esportato dagli Usa in Europa con le navi e pertanto gravato di un costo più alto per trasporto e rigassificazione.

Ora ci soffermiamo sulla figura estremamente interessante di un giornalista che fu il primo ad aizzare la gente su Facebook a scendere in piazza per la Rivoluzione Arancione e da pochi giorni è diventato vicedirettore della più importante industria ucraina di armi

Una personalità interessante perché rappresenta il punto di congiunzione ideale tra i tre protagonisti del Deep International State: Islamici Sunniti, Sionisti Israeliani e Massoni anglo-americani. Questa è divenuta una circostanza assai significativa alla luce delle recenti ammissioni degli ex direttori CIA sul ruolo del Deep State nell’impeachment contro Trump proprio per l’affare dei Biden in Ucraina con Burisma. E ancor più dopo le minacciose proteste di piazza contro Zelenskyj…

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La storia di Mustafa Masi Nayyem (ucraino: Мустафа Найєм, Pashto: مصطفی نعیم) è narrata in modo eloquente su Wikipedia con tanto di molteplici fonti autorevoli. Basta solo andarla a cercare ed ecco aprirsi il “sesamo” dei segreti della propaganda del Deep International State alla base della Rivoluzione Arancione, denominata Pora (E’ lora!) dagli attivisti serbi del “pugno chiuso” di Canvas, del successivo massacro tra la folla che fomentò il golpe (in modo assolutamente analogo a quanto avvenne in Venezuela nel 2002) e della conseguente guerra civile per il controllo del Donbass.

 

IL REPORTER AFGHANO ISLAMICO CON FIGLIO EBREO

Nayyem è stato un giornalista e un deputato afgano-ucraino. Il passato è d’obbligo perché poi è sparito dalla ribalta politica non avendo partecipato alle elezioni parlamentari del 2019 dopo i contrasti politici con Poroshenko e la sconfitta dell’ex ministro della Difesa Anatoliy Hrytsenko, appoggiato nella corsa alla presidenza dal reporter musulmano eletto nella Rada, considerato un europeista convinto secondo la strategia internazionale tanto cara al mondialista George Soros che contribuì a pagargli lo stipendio nella Hromadske.TV durante la rivolta di piazza Euromaidan.

E’ nato a Kabul nel 1981. Ha dichiarato di essere un pashtun e musulmano di nascita. I Pashtun sono un gruppo etnico-linguistico indoeuropeo che abita in prevalenza l’Afghanistan orientale e meridionale e il Pakistan occidentale, nella regione del Pashtunistan. Parlano il pashtu e seguono un codice religioso di onore e cultura indigeno e pre-islamico, il Pashtunwali integrato nella religione islamica secondo l’antica confessione Sunnita radicale dell’Hanafismo.

Svolsero un ruolo chiave durante l’Invasione sovietica dell’Afghanistan (1979–89), dopo la quale molti di loro diventarono i guerriglieri jihadisti Mujaheddin, tra i quali giunse a combattere il saudita Osama Bin Laden che li finanziò e nel 1988 fondò Al Qaeda, l’organizzazione terroristica internazionale che ormai molti reporter, politici e studiosi ritengono sia stata occultamente sostenuta dai Sauditi con l’aiuto della Cia per contrapporsi alla Russia e all’Iran nel Medio Oriente. Da loro nacquero gli odierni Talebani che hanno avuto un determinante appoggio dagli afghani Pashtun.

Mustafa Masi, dopo l’infanzia a Kabul, andò a studiare a Kiev dove nel 1998 si diplomò al Lyceum tecnico e nel 2004 si laureò al Dipartimento di sistemi aerospaziali del Politecnico. Ma un anno dopo iniziò la sua attività di reporter: prima per il giornale Kommersant-Ukrainy dal 2005 al 2007 e poi per Shuster LIVE, un talk show politico sulla televisione ucraina, dal 2007 al 2011.

L’ex reporter islamico Mustafa Nayyem

Il 2007, come evidenziato nei precedenti reportages di Gospa News, fu un anno fondamentale per l’Ucraina. Proprio a quel periodo risale la nascita della Open Ukraine di Arseniy Yatsenyuk e l’organizzazione del primo Kiev Security Forum.

Il KSF, oggi istigatore sul suo sito ufficiale delle minacce al presidente Zelens’kyj, nelle ultime edizioni è stato supportato dal Dipartimento di Stato Usa e dal Centro di Informazione Ricerca e Documentazione Nato in Ucraina, ma fin da subito fu sostenuto dalla International Renaissance, braccio operativo ucraino della newyorkese Open Society International di George Soros che finanziò anche il Prague Security Studies Institute (PSSI), cui partecipò persino il presidente George Bush jr, già finanziatore dei ribelli FSA in Siria dal 2006 in un piano di regime-change avviato nel 1983 dalla CIA. Il PSSI in Repubblica Ceca (nella Nato dal 1999) fu organizzato dall’Adelson Institute for Strategic Studies, la fondazione del sionista americano Sheldon Adelson amico di Benjamin Netanyahu.

Ecco perché appare curiosa una nota biografica di Nayyem riferita da lui stesso durante conferenza video-online su From-UA: «Sono musulmano di nascita. Sono nato in un paese musulmano, i miei genitori predicano l’Islam. Ma a causa delle circostanze, non seguo tutte le formalità che un musulmano deve osservare. Rivelerò un segreto: la madre di mia madre è ebrea. Mio figlio, secondo i canoni ebraici, è anche ebreo – ammise Mustafa Nayem poi separatosi dalla partner giudaica – Sono un pashtun. Questa è una delle nazionalità che abita il territorio dell’Afghanistan. Questa è una nazione che forma una nazione. E non ho nulla a che fare con i Curdi».

 

L’APPELLO VIA FACEBOOK PER IL GOLPE

L’esternazione pubblica avvenne il 17 dicembre 2009 e gli permise di lanciare un messaggio di amicizia ai Sionisti, movimento fondato dagli Askenaziti assai diffusi in Ucraina e nell’Europa dell’Est, ma anche ai Fratelli Musulmani della Turchia, partner Nato e nemico giurato dei Curdi come confermano gli ultimi massacri nel Rojava, il territorio della Siria Nord-Orientale.

Il resto della sua storia possiamo leggerlo sul sito del 13° Meeting del Yalta European Strategy, un altro think-tank ucraino che, come la Clinton Global Initiative, è partner della fondazione dell’oligarca Viktor Pinchuk, tra i principali sostenitori del Kiev Security Forum.

«Nayyem ha ricevuto l’attenzione nazionale a seguito di una discussione dal vivo sul canale televisivo “Ucraina” con l’allora candidato alla presidenza Viktor Yanukovich. Durante la discussione, ha interrogato Yanukovich sull’acquisizione della residenza Mezhyhirya. Da settembre 2011 a fine aprile 2013, ha lavorato per il canale televisivo ucraino TVi. Dopo le dimissioni a causa di un conflitto con la nuova gestione del canale, ha avviato un progetto Web insieme ai colleghi che hanno lasciato il canale. Il loro progetto si chiamava Hromadske.TV» riporta il sito Yalta European Strategy.

Mustafa Nayyem in piazza EuroMaidan il 21 novembre 2013. Dall’11 novembre 2019 è vicedirettore dell’industria ucraina di armi

«Usando Facebook, Nayyem è stato uno dei primi attivisti a sollecitare gli ucraini a riunirsi in Piazza Indipendenza a Kiev per protestare contro la decisione di Viktor Yanukovich di “mettere in pausa” i preparativi per la firma dell’accordo di associazione UE-Ucraina. Le sue convocazioni su Facebook il 21 novembre 2013 sono state l’inizio delle proteste di Euromaidan, che hanno portato al rovesciamento del governo Yanukovich».

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«Il signor Nayyem è stato incluso nell’elenco elettorale del blocco di Petro Poroshenko ed è stato eletto alla Verkhovna Rada alle elezioni parlamentari del 26 ottobre 2014» aggiunge YES-Ukraine celebrando l’islamico come un eroe nel golpe di Kiev che portò il nuovo governo filoamericano finanziato ed dagli Usa nella guerra civile del Donbass ad accordi militari strategici persino con i combattenti ceceni dell’ISIS tornati dalla Siria e, in un paradosso storico, all’alleanza tra Sionisti Israeliani e Neonazisti ucraini del Battaglione Azov.

 

LA TV FINANZIATA DA SOROS E OBAMA-BIDEN

Ma grazie a chi si guadagnò lo stipendio da giornalista nei mesi della Rivoluzione Arancione “Pora” pilotata da Canvas? Ovviamente grazie a Soros ed agli americani, ma non solo.

Hromadske.TV nacque da un’idea del giornalista Roman Skrypin nel 2012 e si sviluppò nell’aprile 2013 con le dimissioni di massa di 31 reporter dalla TVi per “garantire al nostro pubblico di fornire informazioni obiettive e imparziali”.

Il canale doveva iniziare a funzionare a settembre 2013 ma la sua prima trasmissione è avvenuta il 22 novembre 2013, in risposta al decreto del governo ucraino del 21 novembre 2013 che aveva sospeso i preparativi per la firma di un accordo di associazione UE-Ucraina. Più che una televisione d’informazione divenne quindi un media di propaganda attiva: tanto che durante le proteste di Euromaidan il numero dei telespettatori continuò ad aumentare notevolmente…

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«Secondo la relazione finanziaria Hromadske TV è stata finanziata nel 2013 dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi (793.089 grivna ucraina ₴, pari a circa 30mila euro), dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America (399.650 ₴) e dalla International Renaissance Foundation (247.860) di George Soros – riferisce Wikipedia in inglese citando tutte le varie fonti – A giugno 2014 Hromadske TV aveva ricevuto altri 558.842 ₴ dal governo del Canada, 394.181 ₴ dalla Fondazione Fritt Ord, 287.898 ₴ dall’ambasciata degli Stati Uniti di Kiev, 207.402 ₴ da un’asta organizzata da ‘Dukat’ (la casa d’aste) e 1.875.180 ₴ di singoli contributori».

I finanziamenti del 2014 avvennero poche settimane dopo l’ingresso di Hunter Biden, figlio del vicepresidente Joe, nel Board of Directors di Burisma Holding, la società energetica ucraina con sede a Cipro, che ha lautamente retribuito con milioni di euro la Rosemont Seneca Partners di Biden Junior e Devon Archer, figliastro del Segretario di Stato John Kerry ed attivo nel suo comitato elettorale coi Democratici.

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All’interno della Hromadske TV sono poi nate divergenze con contenziosi anche legali. Ma il giornalista afghano-ucraino era ormai divenuto un parlamentare. «È una delle dozzine di attivisti euromaidani che stanno cercando di trasformare la politica di strada in una grande politica, dove sperano di guidare la riforma e trasformare l’Ucraina in uno stato europeo prospero. Nayyem è membro della commissione per l’integrazione europea nell’8a convocazione del Parlamento» conclude la biografia riportata da YES specificando che parla quattro lingue: ucraino, pashtun, russo e inglese.

 

NAYYEM VICEDIRETTORE DELL’INDUSTRIA DI ARMI

Il 30 aprile 2018, come riportò Kiev Post, il deputato islamico, però, fu vittima di un’aggressione per strada nella capitale ucraina che ne determinò il ricovero in ospedale. Guardacaso ciò accadde dopo che aveva cominciato a criticare sempre più il blocco Petro Poroshenko (PPB) smettendo di votare in sincronia con esso. Nell’agosto 2016 Nayyem si era unito al partito politico Democratic Alliance nel tentativo fallito di creare una coalizione trasversale di EuroOttimisti. Il 28 febbraio 2019 Nayyem lasciò ufficialmente il nuovo gruppo politico BPP e mise finalmente a frutto i suoi studi nel campo della aerospaziale…

Mustafa Nayyem al Meeting Yalta European Strategy

Pochissimi giorni fa, a 6 anni esatti dal suo post su Facebook, è stato nominato vice direttore generale di Ukroboronprom, Ukrainian Defense Industry, la più importante società nazionale nel campo degli armamenti con 120mila dipendenti che produce munizioni, armi leggere, artiglieria, esplosivi, veicoli da combattimento, nave da guerra, aerospaziale civile e militare, motori, missili, dispositivi elettro-ottici, difesa CBRN.

Lo ha riferito il sito 112.Ua riportando la notizia di Ukrainska Pravda in merito ad una nota ufficiale della società: «Mustafa Nayyem è stato coinvolto come consigliere del direttore generale della all’inizio di agosto. L’11 novembre 2019, è stato nominato per l’incarico di vicedirettore generale dell’impresa statale Ukroboronprom come responsabile dell’interazione con le forze dell’ordine». Dal 31 agosto il presidente ucraino aveva nominato direttore generale Aivaras Abromavičius, ex Ministro dello Sviluppo Economico con il premier Arseniy Yatsenyuk.

Ciò è avvenuto pochi giorni prima degli avvertimenti al presidente dell’Ucraina fatti dall’Open Ukraine di Kyiv Security Forum dello stesso Yatsenyuk attraverso la convocazione a Leopoli del Young Leaders Security Forum: moniti che sembrano una dichiarazione di guerra a Mosca.

 

GLI AVVERTIMENTI DEL KIEV SECURITY FORUM

«Il tema del Forum è “Coalizione internazionale a sostegno dell’Ucraina: come proteggere e rafforzare la solidarietà”. Il forum si svolge prima della riunione dei leader di Ucraina, Francia, Germania e Russia, prevista per il 9 dicembre 2019 a Parigi. Il fulcro della conversazione è l’aggressione russa contro l’Ucraina e la guerra in Donbas. La Russia sta usando la nuova situazione per promuovere i propri interessi aggressivi. Non c’è motivo di credere che il Cremlino abbia cambiato la sua strategia nei confronti dell’Ucraina e abbia rinunciato alla sua intenzione di stabilire un controllo su vasta scala del nostro paese» riporta il sito Open Ukraine.

«La società ucraina attende con fermezza la posizione negoziale di Kiev. Le “linee rosse” non devono essere superate, la sconfitta degli interessi nazionali ucraini è inaccettabile. L’Ucraina è pronta a resistere all’assalto dello stato aggressore in questi negoziati e cosa ci aspetta dopo di loro? Siamo pronti a preservare, sviluppare e rafforzare la coalizione internazionale a sostegno dell’Ucraina?»

«Avremo risposte a queste domande nel prossimo futuro. Tuttavia, la società ucraina non ha il diritto di rimanere un codardo osservatore di processi politici che comportano un alto rischio di indipendenza statale. I negoziati sul “formato della Normandia” sono solo una fase in cui l’Ucraina dovrà risolvere nuove e nuove sfide» scrive la fondazione di Yatsenyuk.

«Dobbiamo creare nuove accortezze per rafforzare la componente di sicurezza, per preparare nuovi standard di qualità più elevati di politica responsabile e professionale per proteggere l’Ucraina. Secondo gli organizzatori, il coinvolgimento di giovani provenienti da diverse parti dell’Ucraina dovrebbe funzionare come un progetto educativo e contemporaneamente un evento di mobilitazione per il potenziale intellettuale del paese».

Esperti di fama provenienti da Georgia, Canada, Polonia, Stati Uniti, Ucraina, Francia hanno partecipato al forum. «L’Ucraina deve essere pronta a difendere la sua libertà su base giornaliera» ha annunciato il Kiev Security Forum. Mentre ciò accadeva l’opposizione ha radunato in piazza i giovani per intimare al presidente Zelenskyj di non superare le linee rosse onde evitare di fare la fine di Yanukovich.

DONBASS: STRAGE PER IL GAS

Il messaggio è chiarissimo: Kiev è pronta ad un nuovo golpe. Perché in Ucraina ormai comandano il Deep International State, gli Usa ma soprattutto la fazione Democratica americana che ha finanziato e realizzato la rivoluzione Arancione. Tutto ciò è avvenuto anche con l’aiuto del giornalista afghano ora vicedirettore dell’industria bellica nazionale.

La guerra per il gas si fa sempre più aspra. Nei prossimi articoli vedremo gli aspetti politici ed economici per cui può costare cara anche all’Italia…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

RUSSIA TODAY -NORMANDY FOUR SUMMIT

GOSPA NEWS – UKRAINEGATE REPORTS

YALTA ANNUAL MEETING – NAYYEM PROFILE

KIEV SECURITY FORUM – LE MINACCE

NAYYEM AL VERTICE DELL’INDUSTRIA ARMI

IL GIUDICE: «GOLPE VENEZUELA NEI PIANI DI SOSPETTA SPIA USA»

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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