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LIBIA: 300 jihadisti assassini della Turchia a 260 miglia dall’Italia per $2000 al mese. Bersaglieri a rischio

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«Il regime turco ha trovato un nuovo modo di investire nel terrorismo per servire le sue illusioni espansionistiche Ottomane nella regione trasferendo i suoi mercenari e terroristi dalla Siria alla Libia per esacerbare la situazione della sicurezza in essa e usurpare le sue risorse. L’agenzia di stampa USA Bloomberg ha affermato che un funzionario del regime turco e un altro del governo dell’Accordo nazionale (GNA) in Libia hanno rivelato che un certo numero di mercenari di Erdogan in Siria sarà trasportato in Libia».

A lanciare l’allarme è l’agenzia siriana Sana, a confermare che l’operazione è già iniziata il SOHR, Syrian Observatory for Human Rights. Dopo aver invaso il Rojava nel nord-est della Siria, lo spietato aggressore turco Recep Tayyip Erdogan ha mantenuto le promesse di aiuto al presidente della Gna, Fayez al-Sarraj. Questo fragile governante riconosciuto dalla comunità internazionale tra cui Unione Europea ed Italia è minacciato dai continui attacchi a Tripoli delle truppe del Libyan National Army (LNA) del generale Khalifa Belqasim Haftar che, appoggiato dalla Russia, controlla la Cirenaica, nei territori libici orientali, ma ormai anche parte della costa nelle vicinanze della capitale.

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Proprio mentre in Italia grazie alla nave ong Alan Kurdi sono arrivati ieri i primi di nazionalità libica evidenziando le fasi sempre più roventi della guerra civile ripresa con vigore il 4 aprile scorso con l’avanzata delle milizie di Haftar in Tripolitania, dalla Siria arriva la notizia del dispiegamento delle prime truppe della Turchia. Come era facile prevedere, però, non si tratta di battaglioni dell’esercito regolare di Ankara ma dei miliziani jihadisti che Erdogan usa come contractors.

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Soltanto il 2 gennaio, infatti, il Parlamento turco discuterà della risoluzione voluta dal presidente per un intervento militare in Libia. L’opposizione CHP è contraria ma pare quasi scontato che il partito di maggioranza AKP di Erdogan farà approvare l’intervento peraltro già programmato da mesi come si evince dalle informazioni seguenti.

Questo oltre ad accentuare il rischio di una fuga di massa dalla Libia per l’escalation del conflitto potrebbe implicare anche il pericolo delle infiltrazioni di terroristi islamici di Al Qaeda o Isis in Italia… Ma potrebbero correre seri rischi anche i Bersaglieri di Altamura che si trovano a Misurata in difesa dell’ospedale da campo posizionato per scopi umanitari.

Miliziani jihadisti del gruppo Al-Sharqiyah, inserito nell’operazione Olive Branch appoggiata dalla Turchia nell’area di Afrin

Feroci mercenari islamici Sunniti, come quelli di Al-Sharqiyah che hanno brutalmente ucciso in un agguato la pacifista curda Hevrin Khalaf nell’ottobre scorso in Rojava si troveranno quindi proprio sulle coste nordafricane del Mediterraneo da cui partono i barconi dei migranti per l’Italia. Da Zuwara e Sabratha a Pozzallo, in Sicilia, ci sono solo 260 miglia marine.

«Il numero di combattenti che sono arrivati nella capitale libica Tripoli, è salito a 300. Nel frattempo, il numero di reclutati che sono arrivati nei campi turchi per ricevere corsi di addestramento varia tra 900 e 1000» scrive SOHR facendo riferimento a “fonti affidabili” in una nota ripresa dall’agenzia curda ANHA.

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«La Turchia offre stipendi compresi tra 2000 e 2500 USD per ogni singolo combattente con un contratto di tre o sei mesi in cambio della spedizione a Tripoli. Più la durata del contratto è lunga, più il combattente ottiene un salario elevato. Un certo numero di combattenti che sono stati inviati in Libia sono ex membri del Movimento Hazm prima che si sciogliesse anni fa, poi si sono uniti a Suleiman Shah, Sultan Murad e altre fazioni situate all’interno delle aree detenute dai turchi in Siria» hanno aggiunto le fonti all’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

SOHR Avrebbe anche ottenuto alcune registrazioni sulle conversazioni dei jihadisti che occupano Afrin, nell’operazione Olive Branch avviata dalla Turchia, pronti a partire subito per la Libia per bisogno di soldi. Il regime turco ha infatti lasciato la città a maggioranza curda nelle mani dei mercenari armati come Al ma senza grandi finanziamenti economici: costoro per guadagnare compiono minacce ed estorsioni sulla popolazione e nei mesi scorsi non si sono fatti problemi ad ammazzare un bambino di 10 anni con la Sindrome di Down perché la famiglia non era stata in grado di pagare il riscatto.

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«Fonti libiche hanno affermato che “se avessimo raccolto immagini di Google Maps, scopriremo che questi combattenti si stanno radunando nell’area di Salah Al-Din, considerata l’ingresso meridionale della capitale libica. Secondo i videoclip che abbiamo ottenuto; si è scoperto che questi membri si stavano radunando nel campo di “Takabali” che era precedentemente affiliato all’esercito libico e che recentemente è stato sotto il controllo dei combattenti sostenuti dalla Turchia. Tramite Google Maps, viene rivelato che un certo numero di installazioni sono state in costruzione in questo campo per un mese, il che significa che la Turchia ha lavorato per prepararlo per i membri delle sue fedeli fazioni» aggiunge SOHR che evidenzia un’altra manovra militare significativa.

«I soldati turchi sono stati portati a tutti i posti di blocco e in prima linea nelle campagne di Tal Tamr, Ras Al-Ain e Abu Rasin, dopo che sono stati evacuati gli uomini armati sostenuti dalla Turchia» si ipotizza che questo sia stato fatto per evitare che in un momento di stasi del conflitto i mercenari cerchino trattative con SDF ma soprattutto per necessità di avere combattenti esperti di trincea in Libia.

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Quattro centri di addestramento stati aperti ad Afrin, a nord di Aleppo, all’interno del quartier generale delle fazioni sostenute dalla Turchia: ad Asayish, sotto la supervisione di Al-Hamzat Division e un altro controllato da Al-Jabha al-Shamiyyah, nel villaggio di Qibariyah da Al-Mu’tasim Brigade e nel quartiere di Al-Mahmoudiyah sotto la supervisione di Al-Shamel Brigade.

Come evidenzia l’agenzia siriana SANA l’operazione turca è però di più ampia scala: «Il giornale turco Zaman ha indicato che Erdogan cerca di imporre il controllo sulla regione attraverso l’istituzione di basi militari in Qatar e Somalia o attraverso gli interventi diretti in Siria, Libia e Sudan. Il giornale turco e i rapporti dei media hanno affermato che ci sono messaggi sui siti web dei social media tra un certo numero di gruppi terroristici in Siria che sono sostenuti dalla Turchia in cui esortano a combattere in Libia in cambio di denaro pagato dal regime turco».

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E la stessa Sana conferma quanto riferito da SOHR: «Fonti locali di Hasaka hanno affermato che le forze di occupazione turche stanno continuando a ritirare gruppi dei loro mercenari dalla città di Ras al-Ayn e dintorni, aggiungendo che è probabile che quei terroristi vengano inviati in Libia attraverso i territori turchi inseririrli le battaglie che si svolgono lì. Il portavoce dell’esercito nazionale libico (LNA), il maggiore generale Ahmed al-Mismari, ha rivelato che nei giorni scorsi il regime turco ha trasferito terroristi dall’organizzazione terroristica di Jabhat al-Nusra in Libia».

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Al Shamiyahh è la fazione di feroci miliziani estremisti che ha ucciso Hevrin. Al Nusra è la costola siriana di Al Qaeda poi confluita nel nuovo gruppo Hay’at Tahrir al-Sham che sta difendendo l’ultima roccaforte jihadista nella provincia di Idlib grazie alle armi fornite dalla Turchia e all’utilizzo di scudi umani della popolazione civile.

 

COMBATTENTI ISIS IN LIBIA DALLA TUNISIA

«La Turchia trasporta illegalmente militanti con base in Siria da Hayat Tahrir al-Sham (precedentemente noto come Fronte di Al-Nusra) e Daesh (ISIS) in Libia attraverso la Tunisia, il portavoce dell’esercito nazionale libico (LNA) ha riferito mercoledì al quotidiano egiziano El-Watan» ha riportato già alcuni giorni fa Al Masdar News.

Nell’intervista di questa settimana, Aref Ali Nayed, inviato del governo della Libia orientale, ha dichiarato di possedere informazioni “credibili” che i militanti dei suddetti gruppi terroristici sarebbero stati spediti in Libia attraverso la città portuale di Misurata per combattere l’LNA.

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“Certamente, i militanti di Daesh e il Fronte di Al-Nusra sono stati contrabbandati dalla Siria con la mediazione dell’intelligence turca. Un gran numero di militanti. Questo è un problema molto serio perché viene utilizzato uno degli aeroporti tunisini: l’aeroporto [sull’isola di] Djerba, dove ha luogo lo sbarco di gruppi terroristici in Tunisia. Vengono spediti in Libia via Jabal al Gharbi [i distretti montuosi della Libia nordoccidentale] ”, ha affermato Ahmed Mismari.

Questa movimentazione di terroristi Isis è in tutto simile a quella verso l’Europa svelata da alcuni compromettenti documenti che chiamerebbero in causa proprio il MIT (Millî İstihbarat Teşkilatı), l’intelligence di Ankara.

Secondo il portavoce dell’LNA, gli aeroporti libici di Misurata, Zuwara e Mitiga hanno ricevuto un gran numero di terroristi del Daesh e del Fronte di Al-Nusra.

 

A RISCHIO L’OSPEDALE ITALIANO DEI BERSAGLIERI

I Bersaglieri del 7° reggimento di stanza Altamura, schierati a difesa dell’ospedale militare italiano di Misurata, rischiano quindi di trovarsi faccia a faccia con gli spietati jihadisti di Erdogan. La struttura si trova a meno di un chilometro dall’aeroporto di Misurata, dalla base dove partono i jet del Gna per i raid contro le milizie di Haftar.

L’ospedale militare dell’Esercito Italiano a Misurata gestito dai Bersaglieri

In caso di necessità l’ospedale – un Role 2, cioè una struttura sanitaria già impiegata in Afghanistan e Iraq, concepita per interventi chirurgici di elevata capacità su ferite di guerra – può essere evacuato in tempi ragionevolmente brevi. In supporto del contingente c’è un aereo da trasporto tattico C-27J della 46° Aerobrigata di Pisa ed i bersaglieri hanno in dotazione veicoli blindati Lince.

 

SEQUESTRO DI ARMI E DROGA IN LIBIA E SIRIA

La Syrian Arab News Agency evidenzia inoltre che l’operazione è organizzata da tempo: «l’Autorità doganale libica all’inizio di quest’anno ha comunicato che circa 20 mila pistole sono state sequestrate all’interno di un container che include alcune famiglie articoli e giochi per bambini per mimetizzarsi provenienti dalla Turchia nel porto di Misrata, a est della capitale, Tripoli.

Nel maggio 2019, il colonnello Abu Bakr al-Badri, un ufficiale delle operazioni navali libico, ha anche rivelato che la nave turca Amazon, che attraccava nella capitale di Tripoli, trasportava un gran numero di terroristi, tra cui mercenari del terrorista di Daesh (ISIS) organizzazione».

E’ evidente che Ankara si fa forte del fatto che la Turchia non è solo il baluardo dei Fratelli Musulmani in Medio Oriente ma anche lo “sperone” della Nato per creare quegli scenari di guerra necessari agli Usa per continuare a rubare petrolio nei vari paesi e contenere gli accordi internazionali sulle risorse energetiche della Russia.

Munizioni ritrovate dall’esercito Siriano nei depositi abbandonati dai jihadisti

Erdogan si confronterà con il presidente russo Vladimir Putin il prossimo 8 gennaio in Turchia. Ma prima di quella data lo spregiudicato statista turco avrò già consolidato le sue posizioni in Libia mettendo Mosca di fronte ad uno scenario differente.

Intanto le operazioni di bonifica dell’Esercito Arabo Siriano (SAA) nella zona meridionale abbandonata dai jihadisti dopo la vittoria delle milizie curde SDF hanno portato al rinvenimento di una grande quantità di armi e munizioni, alcune delle quali fabbricate negli Stati Uniti e in Israele: 300.000 munizioni di fucili automatici, fucili automatici e da cecchino, mitragliatrici da 12,7 mm e 23 mm, mitragliatrici Doshka, proiettili di carri armati, proiettili da 60mm, 80mm e 120mm, e una quantità di materiali esplosivi.

Un quintale di Hashish trovato nel deposito dei jihadisti

Ma anche missili anticarro, dispositivi di comunicazione, binocoli per la visione notturna, ed infine 100 kg di stupefacenti. Il ritrovamento della droga riporta alla memoria i leggendari Hashashin, la setta medievale dell’emiro Isma’il ibu Gia’ far, diffusa in Persia e Siria tra il X e il XII secolo e divenuta nota per la sua ferocia determinata anche dalla circostanza di combattere sotto l’effetto di droga. Hashashin significa infatti bevitore di Hashish. Ed è l’etimologia della parola europea assassino…

CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO

Grazie ai bombardamenti sulla Libia imposti dall’ex Capo di Stato Giorgio Napolitano in accordo con i paesi Nato interessati a rubare gas e petrolio anziché estrarlo pagando le dovute concessioni come ha sempre fatto l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) che ha una piattaforma strategica a pochi chilometri da Tripoli.

LIBIA: DOPO I JIHADISTI LA TURCHIA INVIA LE ARMI. Dal Belgio voli sospetti del cargo moldavo-arabo

Grazie all’eleminazione del colonnello Muhammar Gheddafi con cui l’Italia aveva ottime relazioni per il tramite dell’ex premier Silvio Berlusconi, ora a 260 miglia dalle coste italiane ed europee sono arrivati i jihadisti assassini armati fino ai denti…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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