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Hackers contro le sporche menzogne Usa: sui complotti in Iraq e Venezuela

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Per difendere le sordide politiche internazionali della Casa Bianca Mike Pompeo si è tolto la divisa da Segretario di Stato ed ha indossato l’abito di un mediocre illusionista.

Con una raffica di menzogne sta infatti cercando di giustificare le stragi causate dai droni in Iraq e dalle Guarimbas (le barricate con le molotov) in Venezuela. Azioni ingiustificabili del presidente americano Donald Trump per i regime-change nei paesi del mondo strategici per gli interessi di risorse energetiche del sottosuolo.

Ma non è stato dato minimo risalto all’attacco degli hackers, sedicenti iraniani, alla Federal Depository Library, un archivio federale degli Usa, diffuso con risalto solo dal Daily Mail (link a fondo pagina) e da pochi altri media occidentali. Il sito è stato bloccato per alcune ore con l’immagine di Trump sanguinante dopo un pugno dell’IRGC (Islamic Revolutionary Guard Corps).

Dopo l’uccisione a Baghdad di Qassem Soleimani, comandante dei Pasdaran IRGC iraniani, Pompeo ha diffuso i video di alcuni gruppi di manifestanti iracheni in festa per l’eliminazione del leader militare Sciita.

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Ovviamente si tratta di quegli stessi infiltrati pagati dagli Usa per suscitare una guerra civile in Iraq allo scopo di consentire agli Usa di continuare a rubare il petrolio straniero con un progetto iniziato dall’Onu ancora durante la dittatura di Saddam Hussein.

Il progetto si chiamava “Oil for food” ed è stato rievocato di recente dal film Giochi di Potere in cui si è svelato il meccanismo di corruzione generalizzata mediato dal sottosegretario delle Nazioni Unite, Benon Vahe Sevan, sfuggito al carcere perché rifugiatosi nella sua patria Cipro che ha negato l’estradizione al mandato di cattura Interpol. Laggiù sta invecchiando in pace tra i tanti soldi accumulati: in offesa alla giustizia del mondo.

Hussein fu fatto fuori non tanto perchè era un dittatore con armi chimiche rivelatesi poi inesistenti bensì probabilmente perché nella spirale della corruzione “Oil for food” si inserì la Russia che gli garantì. fino al momento della rappresaglia, la necessaria protezione dei paesi Nato tra i quali operavano numerose multinazionali molto potenti poi coinvolte e condannate nelle accuse di ruberie.

Da allora, prima con la scusa della gestione della rinascita politica dell’Iraq poi con quella della nascita dello Stato Islamico del califfo Al Baghdadi, ritenuto dai maggiori esperti di Intelligence internazionale un agente dei controspionaggi americano CIA ed israeliano MOSSAD, gli Usa hanno controllato Baghdad e soprattutto i flussi petroliferi. Come avvenuto successivamente in Siria.

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Proprio per questo motivo Trump ha minacciato sanzioni per miliardi di dollari all’Iraq se le truppe Us Army saranno costrette a lasciare il paese come deciso dal Parlamento Iracheno più che mai compatto ed unito con il primo ministro Abidil Abdul Mahdi, costretto alcune settimane fa a rassegnare le dimissioni proprio per cercare di placare, senza successo, le proteste di piazza innescate da strategie come quelle utilizzate dai serbi del Pugno Chiuso di CANVAS in Libano, Ucraina e altre rivoluzioni al servizio degli interessi a Stelle e Strisce. 

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Proprio il Pm Mahdi ha diffuso la verità sull’omicidio di Soleimani. Davanti al Parlamento ha infatti dichiarato che il comandante di Al Quds si trovava a Baghdad non per pianificare atti terroristici contro diplomatici americani come sostenuto da Trump bensì per relazionare all’Iraq in merito ad una proposta diplomatica di dialogo avanzata dall’Arabia Saudita dopo le tensioni dei mesi scorsi sulle petroliere danneggiate e sequestrate.

Proprio il PM Mahdi ha svelato l’altra grande bugia di Pompeo sulla morte di Soleimani diffondendo la marea di centinaia di migliaia di Sciiti che ha reso omaggio alla sua salma ed a quella di Abu Mahdi al-Muhandis, vicecomandante di HASHID-PMF, le forze di mobilitazione popolare che hanno sconfitto l’ISIS attraverso l’unità di Sciiti, tra cui i Kataib Hezbollah filo-libanesi, ma anche Cristiani e Sunniti moderati.

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Mai come oggi gli Iracheni sono uniti nel voler espellere i soldati degli Usa e della Nato, tra cui quasi mille militari italiani disoiegati in Kurdistan.

Ora le menzogne volano da una parte all’altra del globo con la rapidità fornita dai media compiacenti che ancora danno credibilità istituzionale al complice di criminali di guerra come Trump e Benjamin Netanyahu, il primo ministro di Israele in proroga da mesi e costretto ad invocare l’immunità parlamentare per difendersi da pesanti accuse di corruzione. 

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Pompeo infatti interviene di nuovo a gamba tesa nella delicata questione del Venezuela congratulandosi con Juan Guaidó, il presidente ad intérim riconosciuto dagli Usa dal gennaio 2019, per la sua riconferma a presidente dell’Asemblea Nacional, il parlamento della Repubblica Bolivariana, sebbene sia avvenuta nella redazione di un giornale amico, El Nacional, e non nel palazzo parlamentare e sia stata sostenuta da una decina di fedelissimi a Guaidó.

Il leader di Voluntad Popular si è infatti dimesso dal partito dopo che alcuni deputati del suo stesso schieramento si sono coalizzati nel Blocco della Patria ed hanno sostenuto la nomina nella Giunta Direttiva dell’Asemblea Nacional di altri candidati dell’opposizione al fine di aprire un dialogo col governo Bolivariano del presidente eletto Nicolas Maduro per per creare le condizioni per nuove elezioni democratiche.

Pompeo e Reuters, per citare una delle agenzie più note del mondo, si sono concentrati sul fatto che i militari della Guardia Nacional Bolivariana hanno impedito l’accesso al Parlamento di Guaidó ed altri deputati, ma non hanno ricordato la circostanza che il presidente ad intérim sostenuto dagli Usa, e pagato 400 milioni di dollari secondo Maduro, si trova sotto inchiesta della procura generale del Venezuela in quanto ritenuto mandante dei sabotaggi cibernetici ed elettrici che nel marzo scorso lasciarono il paese senza luce ed acqua per settimane. 

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Le dichiarazioni degli esponenti dell’opposizione che hanno eletto presidente AN Luis Parra, uscito indenne da un’inchiesta per corruzione, hanno ribadito la legittimità dell’elezione quale esito di un accordo politico tra i partiti di opposizione Primero Justicia, Voluntad Popular, Acción Democrática.

José Noriega, secondo vicepresidente dell’AN, del partito popolare Voluntad Popular, lo stesso di Juan Guaidó, ha spiegato che sono stati raggiunti voti sufficienti per eleggere il nuovo consiglio diretto dell’Assemblea nazionale.

Nelle dichiarazioni, dopo aver assunto il nuovo consiglio di amministrazione, Noriega ha affermato che l’attuale Assemblea Nazionale lavorerà per ottenere nuovi benefici per il popolo venezuelano, dopo la paralisi che il Parlamento ha vissuto. Il deputato ha affermato che stanno cercando una gestione senza tutori, invocata per la riconciliazione, con nuovi percorsi per sostenere la popolazione.

Ancor più duro è stato l’altro deputato dell’opposizione che ha messo la parola fine alla carriera di Guaidò: «Nel 2019, hai rappresentato le speranze della nazione, ma oggi sei il suo più grande inganno. Sei un sogno trasformato in un incubo il cui tempo è scaduto» ha dichiarato Jose Brito che rappresenta il pensiero dei Venezuelani molto più delle menzogne di Pompeo. Un semplice sgherro agli ordini del Deep State per controllare il folle Trump.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

https://www.dailymail.co.uk/news/article-7852819/amp/Iranian-hackers-breach-government-website-retaliation-airstrike.html

 

Iraqi PM Confirms Soleimani on Diplomatic Mission at the Request of the United States

 

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