LOBBY ARMI – 4. Italia e UK nelle mani dei Fratelli Musulmani del Qatar: soci Barclays e finanziatori di Jihadisti
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Per scoprire gli intrighi loschi bisogna seguire i soldi perché, soprattutto quando sono tanti, lasciano sempre delle tracce. Lo insegnava il compianto giudice Giovanni Falcone che cercò di opporsi non solo alla Mafia ma al Deep International State formato da affaristi massoni, politici in combutta coi servizi segreti ed infine uomini d’onore di Cosa Nostra (oggi soprattutto ‘Ndrangheta) usati per i lavori sporchi, né più né meno, come le grandi potenze NATO hanno impiegato ed utilizzano i jihadisti di Al Qaeda e ISIS.
Seguendo gli affari miliardari del mercato delle armi in Europa affiorano le relazioni pericolose e le strategie geopolitiche-militari tra paesi del Vecchio Continente come Regno Unito ed Italia con i Fratelli Musulmani del Qatar in complicità, tanto per cambiare, con gli esponenti di spicco del Nuovo Ordine Mondiale quali l’impero occulto dei Rothschild ed il loro volto scoperto, il finanziere George Soros, portavoce del mondialismo sotto la maschera internazionale dei Democratici.
Se si tirano le fila di questi collegamenti appare chiaro perché l’invasione dell’Islam radicale di confessione Sunnita viene dipinta come una conquista dalla Gran Bretagna, dall’Unione Europea e dalla misera Italia, nazione che sarebbe stata già destinata all’oblio se non fosse diventata la portaerei USA nel Mediterraneo e non avesse avuto al centro la sede della Chiesa Cattolica Romana.
MAFIA NIGERIANA – 1. ORA IRRIDE L’ITALIA E SI FA BEFFE DI MONTI E VATICANO
Ancora oggi lo Stato Vaticano rimane l’antico emblema del Cristianesimo dei primi martiri San Pietro e San Paolo ma rappresenta una delle più potenti autorità religiose del mondo, sebbene astuti manipolatori la stiano portando al suicidio pilotando il sostegno del pontefice Josà Maria Bergoglio verso l’accoglienza indiscriminata di migliaia e migliaia di migranti tra cui si nascondono malavitosi dellle Mafie Nigeriane ed islamisti estremisti. A dispetto delle reiterate stragi di cristiani neio paesi degli islamici radicali sunniti.
I FRATELLI MUSULMANI DEL QATAR
Nel mezzo di questo caos sociale, con i passi felpati di una pantera nera nella giungla degli interessi finanziari delle multinazionali, si muovono i Fratelli Musulmani del Qatar che hanno messo le mani su uno dei più importanti e lucrosi mercati europei: quello delle armi. In virtù di questo, ovviamente, potranno sempre più influenzare le politiche di alcuni governi europei che ormai, più che definire loro amici o alleati, è lecito denominare sudditi o servi degli arabi di Doha, capitale dell’Emirato qatariota.
Numerose inchieste giornalistiche hanno evidenziato il grande potere di questi islamisti radicali “progressisti” che, in perfetta sintonia con i dettami mondialisti, non agiscono con guerre a viso aperto come quella nello Yemen di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ma cercano di promuovere una politica della sostituzione etnico-religiosa spacciandola per innovazione culturale e finanziando moschee nei paesi occidentali a colpi di petro-gas-dollari.
Come spiega InsideOver, la rubrica di geopolitica de Il Giornale, i Fratelli Musulmani costituiscono un movimento internazionale diffuso soprattutto nei paesi arabi, in cui vengono raggruppati i partiti che si rifanno al cosiddetto “Islam politico“. Si tratta di formazioni che promuovono la necessità di islamizzare le società arabe, tornando ad un Islam non “corrotto” da usi e consumi occidentali. Ma in Egitto, paese dove nacque il movimento, l’organizzazione è considerata illegale e fuori legge. Il presidente Al Sisi, insediatosi nel 2014, considera i Fratelli Musulmani una minaccia alla sicurezza ed all’integrità nazionale.
In molteplici reportages abbiamo visto come il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan leader del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi – AKP) condizionato proprio dai Fratelli Musulmani, abbia adoperato i terroristi di varie fazioni jihadiste per la sua invasione in Siria nell’ottobre 2019 e per la più recente operazione militare in Libia di supporto al presidente del GNA di Tripoli, Fayexz Al Serraj, minacciato dall’esercito LNA del generale Khalifa Haftar, leader militare di Bengasi e della Cirenaica.
Oggi ci soffermiamo ad analizzare le operazioni internazionali del Qatar, un altro paese controllato dai Fratelli Musulmani, e per questo, alcuni anni fa, “isolato” dai paesi del Golfo Persico con accuse di terrorismo che le nazioni arabe si scambiano reciprocamente ogni volta debbano trovare motivazioni per creare tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
LA MANI DEL QATAR SULLE ARMI DEL REGNO UNITO
L’invasione economica di Doha è ormai penetrata nel cuore nevralgico di ogni potere nazionale: quello militare. Le precedenti inchieste sulla Lobby delle Armi ci hanno portato a mostrare il ruolo delle principali corporations della difesa e gli intrecci degli investitori dietro di esse. Dai bilanci del 2017 è emerso che, dopo le potentissime americane Lockeed Martin e Raytheon, è la britannica Bae Systems con sede in Carlton Gardens a Londra ad avere il terzo fatturato mondiale nel settore degli armamenti con 22.380 milioni di dollari di fatturato annuo.
LOBBY ARMI – 1: BLACKROCK E GLI ALTRI AFFARISTI DELLE GUERRE USA
Un’attenta analisi degli azionisti di maggioranza di questa multinazionale evidenzia che è partecipata non solo dai fondi d’investimento statunitense The Vanguard, BlackRock e Capital Research, tra i principali speculatori nelle industrie di armi occidentali, ma anche dalla famosa banca britannica Barclays che gravita nell’orbita dell’impero finanziario Rothschild, come attestato da numerosi elementi di cui abbiamo riferito in precedenti reportage.
Basti ricordare che Nigel Higgins, da 36 anni in Rothschild, e vice chairman della holding parigina, è diventato chairman della stessa Barclays. E fu il celebre istituto bancario N M Rothschild & Sons Limited, con sede nella City di Londra, a conferire un ruolo di rilevanza mondiale alla Barclays cedendole il posto nella London Bullion Association, il gotha della finanza mondiale che per quasi due secoli, dal 1871 al 2004, si era riunito nel quartier generale dei Rothschild nella via londinese St Swithin’s Lane, per decidere il prezzo dell’oro (e dell’argento) e da cui è nata la London Bullion Market Association (LBMA) e successivamente la società di “clearing (compensazione)” London Precious Metal Clearing Limited (LPMCL), costituita ora dalle dieci banche più importanti del pianeta.
Ebbene Barclays detiene il 3,97 % della holding Bae Systems, una delle partecipazioni più alte, come è normale che avvenga tra società londinesi. Un po’ meno naturale è che la stessa Barclays abbia come azionista di maggioranza relativa la Qatar Holding Lcc; quest’ultimo, con oltre un milione di azioni, controlla il pacchetto più alto della banca britannica pari al 5,89 % secondo quotazioni di MarketScreener di alcuni giorni fa. Perciò, anche se in modo indiretto, il fondo sovrano di Doha, noto anche come Qatar Investment Authority, ha tra le mani il potere di controllo sulla terza più importante industria della difesa del mondo e la prima in Europa.
LA BASE USA E ROYAL AIR FORCE NEL GOLFO PERSICO
Questa rivelazione di certo non desterà stupore tra i principali analisti di geopolitica militare che ben conoscono i legami tra i paesi NATO e il paese arabo del Golfo Persico governato dall’emiro Tamim bin Hamad al Thani. Proprio in Qatar, a sud-ovest di Doha, ha sede la base aerea militare di Al Udeid, nota anche come aeroporto di Abu Nakhlah, che ospita la Qatar Air Force, la US Air Force, la Royal Air Force (RAF) britannica e altri membri e risorse della Coalizione della Guerra del Golfo lì stanziatasi dal 1996 dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq e prima della successiva guerra per il regime-chance a Baghdad con l’eliminazione del dittatore iracheno Saddam Hussein.
«Il progressivo deterioramento della stabilità politica e militare dell’area medio orientale, iniziato nel 2011 con il fenomeno delle “primavere arabe”, ha determinato un’eterogenea mappa della corsa al riarmo dei paesi del Golfo Persico, in particolare delle nazioni appartenenti al Gulf Cooperation Council (GCC). Tra i Paesi del GCC, il Qatar collabora con l’Italia a partire dalla firma, nel 2010 a Doha, di un accordo intergovernativo sulla cooperazione nel settore della Difesa. Da allora, il Qatar ha avviato un intenso programma di acquisizione finalizzato ad ampliare ed ammodernare le tecnologie militari in dotazione alle proprie Forze Armate» scrive l’analista Gloria Piedinovi per il sito di geopolitica CESI.
LOBBY ARMI – 3: TYCOON SIONISTA DEI DRONI SPIA-KILLER PREMIATO DAI MASSONI USA E DALLA REGINA UK
Ma la crescita delle relazioni dell’Emirato qatariota con i paesi Nato è giunta, paradossalmente, proprio dopo il giugno 2017 quando l’Arabia Saudita, il Bahrain, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti (Emirati Arabi Uniti) interruppero le loro relazioni diplomatiche con Doha, accusandolo di sponsorizzare il “terrorismo” e destabilizzare il regione. I quattro paesi imposero l’embargo al Qatar con resitrizioni sull’utilizo degli spazi aerei, chiusura del confine terrestre da parte di Riad attraverso il quale giungevano gran parte delle forniture alimentari.
DOSSIER TURCO: I 21 GRUPPI JIHADISTI FINANZIATI DA USA E CIA: armati coi micidiali missili TOW
L’emiro Tamim bin Hamad al Thani riuscì ad uscire dalla grave crisi «rafforzando le relazioni con la Turchia e trovando una sponda preziosa nell’Iran, soprattutto per la creazione di un ponte aereo che garantisse i rifornimenti essenziali per la popolazione. Inoltre, per preservare la propria integrità territoriale, si è rivelato fondamentale il sostegno del Kuwait e dell’Oman, fautori di una posizione neutrale nella disputa e attivi nel mediare tra le parti» rileva sempre Piedinovi.
L’INTELLIGENCE: «QATAR FINANZIO’ I QAEDISTI AL NUSRA»
Come detto in precedenza le accuse di terrorismo appaiono sempre pretestuose quando vengono mosse da paesi come il Regno di Arabia Saudita noto non solo per aver fondato e finanziato Al Qaeda, come sostenuto dalla deputata Dem americana musulmana Ilhan Omar, ma anche per aver inviato a combattere i condannati a morte da Riad in Siria e nello Yemen, nelle fila dell’organizzazione terroristica qaedista a suo tempo guidata da Osama Bin Laden, come dimostrato dai documenti dell’intelligence saudita riportati in un inchiesta precedente da Gospa News.
JIHAD SAUDITA, TOP SECRET FILES: DAI DETENUTI INVIATI IN SIRIA ALLE BOMBE IN SRI LANKA
Ma cosa c’era di vero nell’insinuazione che Doha sostenesse terroristi jihadisti? A questa domanda risponde una recente inchiesta del media svedese in lingua turca Nordic Monitor, sovente preziosa risorsa di documenti dei servizi segreti internazionali emersi dagli archivi del MIT di Ankara come dalle varie agenzie degli Usa.
«La Turchia e il Qatar hanno facilmente fornito supporto al gruppo siriano di al-Qaeda Jabhat al-Nusra, o al Fronte di al-Nusra, ha concluso nel 2016 l’agenzia intelligence della difesa degli Stati Uniti (Defense Intelligence Agency)» scrive il giornalista Abdullah Bozkurt in riferimento ad un dossier elaborato dal Centro DIA per il Medio Oriente-Africa e dal Centro per la lotta alla difesa del terrorismo.
«Secondo un rapporto DIA classificato, una cui copia è stata vista da Nordic Monitor, si è concluso che il Fronte di al-Nusra “probabilmente ha ricevuto assistenza logistica, finanziaria e materiale dagli elementi dei governi turco e del Qatar”. Il dossier, datato 2 giugno 2016, ha fornito un resoconto dettagliato dello stato dei principali combattenti in Siria con al-Nusra che vantava ben 10.400 combattenti a causa del maggiore reclutamento» rileva ancora il webste svedese.
«L’agenzia ha descritto al-Nusra come “una delle forze antiregime più efficaci a causa della sua persistenza e capacità di adattarsi al mutevole ambiente operativo”. Ha osservato che al-Nusra ha collaborato regolarmente con altri gruppi di opposizione. Nel febbraio 2016 al-Nusra e lo Stato islamico in Iraq e in Siria (ISIS) hanno concordato una tregua di sei mesi nelle province di Aleppo e Idlib, sottolineando la loro volontà di cooperare a livello tattico, ha sottolineato il rapporto» si legge su Nordic Monitor.
Ciò spiega perché nel corso del 2019 il Rojava Information Center, un ente di ricerca creato dai Curdi nella regione autonoma del Nord-Est della Siria, ha segnalato molteplici arruolamenti di leader dell’ISIS, sconfitto dall’esercito a maggioranza curda SDF, nelle varie brigate jihadiste sostenute dalla Turchia in Siria con le operazioni militari Euphrate Shield, Olive Branch ad Afrin, ed infine Spring Peace con la massiccia invasione del Rojava.
L’INTRIGO TRA MONDIALISTI E FRATELLI MUSULMANI
In questo panorama di sospette relazioni tra i Fratelli Musulmani ed il terrorismo estremista islamico si sono sviluppate le relazioni internazionali del Qatar in Europa e non solo nel Regno Unito, già fortemente influenzato dalla cultura islamica.
Basti ricordare che il tycoon musulmano di etnia Tamil originario dello Sri Lanka Allirajah Subaskaran è stato tra i grandi finanziatori dell’ex premier britannico David Cameron, durante il mandato del quale in Gran Bretagna nacquero le Corti della Sharia, riconosciute dal governo per dirimere le questioni di natura civile tra islamici, e negli stessi anni cominicarono a verificarsi migliaia di casi di stupri da parte di gang islamiche scoperti dalla NCA (National Crime Agency), l’FBI inglese.
SRI LANKA: JIHADISTI NASCOSTI E INTRIGHI DELL’AFFARISTA ISLAMICO
Non solo. L’avvocato Afzal Khan, già Sindaco di Manchester ed assistente dei musulmani inglesi nel Muslim Council Britain, risultò essere uno degli eurodeputati inseriti nella famosa Lista Soros, elaborata dall’agenzia Kumquat Consult di Bruxelles per conto della Open Society European Policy Institute del magnate ungaro-americano George Soros. Una correlazione che assume ulteriore valenza alla luce delle ultime rivelazioni diffuse dall’Observatoire du Journalisme francais e riportate da Panorama e da Il Giornale.
«George Soros, il finanziere liberal sostenitore del Partito democratico americano e fondatore dell’Open Society Foundations, ha finanziato Alliance Citoyenne, un’associazione francese collegata all’organizzazione transnazionale della Fratellanza Musulmana, cuore pulsante e ideologico dell’Islam politico – scrive Roberto Vivaldelli sul quotidiano milanese – L’associazione Alliance Citoyenne in Francia risulta anche partner, oltre che di Soros, degli Étudiants musulmans de France (Emf), considerati la branca studentesca della Fratellanza Musulmana francese al pari dei Jeunes Musulmans de France (Jmf). Entrambe le sigle riuniscono i giovani attivisti dell’Uoif, l’Unione delle organizzazioni islamiche di Francia: organizzazione a sua volta nell’orbita dei Fratelli Musulmani, di stampo islamista radicale».
Gli intrighi d’affari dei Fratelli Musulmani del Qatar da circa dieci anni si sono consolidati anche in Italia anche anche attraverso politici che, come Soros, gravitano nell’orbita dei mondialisti Rothschild.
«Il Fondo Strategico Italiano Spa (Fsi), la holding controllata dalla italiana Cassa depositi e prestiti (spa controllata dal Ministero dell’Economia e Finanze), e la Qatar Holding LLC (Qh), hanno firmato oggi un accordo per la costituzione di una joint venture denominata IQ Made in Italy Venture. L’accordo è stato raggiunto grazie «alle eccellenti relazioni tenute in occasione della visita del presidente del Consiglio, Mario Monti in Qatar» ed è una delle iniziative che appartengono ad un quadro di cooperazione tra il Qatar e la Repubblica italiana» riportava il Sole 24Ore il 19 novembre 2012.
L’iniziativa per il finanziamento di società leader del Made in Italy fu favorita da Monti, già advisor Goldman Sachs e ospite delle riunioni Bilderberg, in un contesto geopolitico del Mediterraneo assai particolare. Il premier italiano Silvio Berlusconi era stato “silurato” dalle inchieste giudiziarie dopo essere stato convinto dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sostenere i bombardamenti NATO del 2011 contro la Libia per far cadere il regime di Muhammar Gheddafi.
CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO
«Il Qatar collabora con l’Italia a partire dalla firma, nel 2010 a Doha, di un accordo intergovernativo sulla cooperazione nel settore della Difesa. Da allora, il Qatar ha avviato un intenso programma di acquisizione finalizzato ad ampliare ed ammodernare le tecnologie militari in dotazione alle proprie Forze Armate» rileva ancora il citato articolo del CESI.
Tra i personaggi che hanno influenzato la politica estera italiana dietro le quinte va certamente menzionato il berlusconiano Guglielmo Picchi, divenuto deputato nel Parlamento italiano grazie al voto degli italiani all’estero in virtù del suo lavoro a Londra come dirigente del gruppo Barclays. Rimasto sempre nell’ombra in Forza Italia è balzato sotto le luci della ribalta da leghista, come Sottosegretario agli Esteri e consulente di politica estera del leader della Lega Matteo Salvini che nell’ottobre 2018 si recò a Doha per una visita istituzionale quale vicepremier del primo governo di Giuseppe Conte sostenuto dalla maggioranza Lega-5Stelle.
Il deputato Picchi, in virtù del suo trascorso nell’Aeronautica Militare e nella Barclays ma anche delle sue ottime relazioni con Usa ed Israele, rappresentava il punto di congiunzione ideale tra i Sionisti, l’alta finanza anglo-massonica e di conseguenza l’Emirato vicino ai mondialisti. Proprio per questo il Sottosegretario ebbe parole di sdegno contro Salvini quando quest’ultimo, l’estate scorsa, fece cadere il governo privandolo così di unruolo di gran rilievo internazionale…
I BUSINESS DELLE ARMI ITALIANE A DOHA
Ma il business sulle produzioni della difesa risale ad anni prima, quando Sergio Mattarella, deputato del Partito Democratico eletto nel 2015 Presidente della Repubblica Italiana dal Parlamento, nominò nel 2016 primo ministro Paolo Gentiloni, apertamente sostenuto da Soros e divenuto Commissario dell’Unione Europea come altri esponenti della “lista” del finanziere dell’Open Society di New York.
Nel dicembre 2017 l’intreccio tra Qatar e holding militari dell’Italia e del Regno Unito si è quindi ben consolidato. «Leonardo ha preso parte alla firma del contratto per la fornitura di ventiquattro caccia multiruolo Typhoon prodotti dal consorzio Eurofighter, di cui l’azienda italiana possiede il 37% delle quote. Nonostante la produzione e l’assemblaggio dei velivoli avverrà nel Regno Unito ad opera della società inglese BAE Systems, il contributo di Leonardo risulta comunque consistente, attestandosi intorno al 20% dell’intero lavoro. In particolare, l’azienda italiana fornirà circa il 60% di tutta la componente avionica a bordo dei Typhoon» scrive sempre Piedinovi sul portale di CESI.
UE: 3 COMMISSARI E 73 DEPUTATI NELLA SOROS LIST. MOLTI PRO “NO GENDER”
Leonardo spa, nuovo nome di Finmeccanica dopo lo scandalo sulle tangenti sulla fornitura di elicotteri all’India, è la corporation della difesa di proprietà del governo italiano al 30 % ma partecipata dai fondi d’investimento americani Capital Research e The Vanguard oltrechè da quello scandinavo Norges Bank e dal famoso BlackRock di New York (passato dallo 0,86 % all’1,13 con il BlackRock Fund Advisors e allo 0,79 con il BlackRock Investment Management), investitore non solo in Bae Systems ma anche in altre corporations della Lobby delle armi come visto nel dossier 1.
A marzo 2018, il Ministro della Difesa qatariota Al Attiyah e i vertici di Leonardo hanno siglato un contratto per l’acquisizione di ventotto elicotteri NH-90, di cui sedici in configurazione terrestre TTH e dodici in configurazione navale NFH, con capacità di guerra anti-som e anti-nave, destinati alla difesa tanto delle coste quanto delle piattaforme gasiere offshore. Il supporto logistico e il training per piloti e tecnici sarà curato da Leonardo, dall’Esercito Italiano e dalla Marina Militare Italiana. Il valore dell’intera commessa è di circa 3 miliardi di euro.
LOBBY ARMI – 2: LOSCHI AFFARI SIONISTI CON NEONAZISTI, ISLAMISTI E L’INDIA NUCLEARE
Sempre nel 2017 Fincantieri aveva invece stipulato un contratto con la Qatar Emiri Naval Force per la realizzazione di sette unità navali militari da produrre in Italia, per un valore di circa 5 miliardi di euro, tra cui quattro corvette classe “Doha”, armate con un sistema anti-nave basato sul missile EXOCET, due mitragliere MARLIN da 30 mm, un cannone da 76 mm e sedici sistemi di lancio verticale per missili da difesa aerea a lungo raggio. La costruzione di un primo pattugliatore è iniziata nei cantieri di Muggiano nel febbraio 2019.
La Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, nel 2018, ha invece costituito con Barzan Holding -società facente capo al Ministero della Difesa qatariota- la joint venture BINDIG, tramite un contratto del valore di circa 200 milioni di dollari. La nuova società aprirà un impianto produttivo a Doha, dedicato alla realizzazione su licenza di pistole 92 FS e dei fucili d’assalto ARX 160 e ARX 200.
LA SUDDITANZA DI ROMA VERSO IL QATAR
Al di là di queste importanti sinergie nel campo della difesa restano i legami nel campo energetico.
«L’azienda italiana Eni e Qatar Petroleum hanno firmato l’11 marzo 2019 un accordo per consentire a Qatar Petroleum di acquisire una partecipazione del 25,5 per cento nel blocco A5-A, nell’offshore Mozambico. In Italia, Qatar Petroleum ha sviluppato il terminal per il gas naturale liquefatto Adriatic Lng, situato a Porto Levante di Porto Viro, in provincia di Rovigo, che dal 2009 assicura il 10 per cento dei consumi di gas del paese e contribuisce alla transizione energetica verso le fonti più sostenibili» riferisce l’agenzia NOVA specificando che il volume d’interscambio commerciale nel 2018 è stato pari a 2,642 miliardi di euro, in aumento del 23,2 per cento rispetto al dato del 2017 (2,145 miliardi di euro). Nello specifico il volume delle esportazioni italiane nel 2018 si è attestato a 1,093 miliardi di euro.
Cifre da capogiro che indicano una “sudditanza economica” rispetto all’Emirato del Golfo Persico ovviamente di natura anche geopolitica: come confermato dal recente viaggio (20-21 gennaio) del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Qatar dove ha incontrato il sultano qatariota Tamim bin Hamad al Thani anche per discutere dell’incandescente situazione libica: dove i Fratelli Musulmani di Turchia e Qatar sono alleati nel difendere Al Serraj dal generale Haftar, sostenuto invece da Francia e Russia.
Nella sua visita a Doha Mattarella è stato accompagnato dal sottosegretario agli Affari esteri, Ivan Scalfarotto, e dai vertici di alcune delle principali aziende italiane che hanno partecipato alla colazione in onore del presidente italiano offerta dall’emiro, tra cui l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo e il presidente di Elettronica group, Enzo Benigni, che fornisce sistemi difensivi alle forze armate del Qatar e lavora alla progettazione dei codici per i sistemi di autoprotezione Dass, montati sull’aeromobile Eurofighter Typhoon.
QATAR PAPERS: FIUMI DI SOLDI PER LE MOSCHEE D’EUROPA
Tutto ciò avviene poche settimane dopo la pubblicazione del libro Qatar Papers nel quale due giornalisti francesi, Christian Chesnot e Georges Malbrunot, ricostruiscono i giri di soldi e di somme abbastanza ingenti che il piccolo emirato affacciato sul golfo sta continuando a far piovere sull’Europa attraverso la la Qatar Charity per finanziare moschee e centri culturali islamici nel vecchio continente.
«Nel libro dei due giornalisti francesi c’è un capitolo interamente dedicato all’Italia. Questo è il segno tangibile di come il nostro Paese sia il maggior destinatario degli investimenti della Qatar Charity. Complessivamente da Doha vengono erogati qualcosa come 71 milioni di euro in cinque anni per finanziare progetti culturali islamici di ogni tipo, comprese la costruzione di nuove moschee. Di questa somma, l’Italia riceve la fetta più grossa: 22 milioni di euro. Tra i beneficiari vi sono associazioni ricollegabili ad Hamza Roberto Piccardo, il quale nel 2016 ha affermato la necessità di riconoscere la poligamia nell’ordinamento italiano» ha scritto InsideOver.
«Nel libro dei giornalisti francesi, si mette in evidenza lo stretto rapporto che vi è tra la famiglia Piccardo e lo sceicco Youssef al-Qaradawi. Quest’ultimo è il vero e proprio leader spirituale dei Fratelli Musulmani, colui che dall’emittente Al Jazeera lancia al mondo intero la sua visione radicale dell’islam. Si tratta della stessa persona che nel 2007 ha aperto, come si legge nel libro dei due francesi, alla possibilità per il mondo musulmano di conquistare Roma senza combattere».
DOSSIER TURCO: I 21 GRUPPI JIHADISTI FINANZIATI DA USA E CIA: armati coi micidiali missili TOW
Gli intrecci rivelati da questa inchiesta di Gospa News non fanno che confermare ed avvalorare la strategia aplesata dallo sceicco qtariota al-Qaradawi. Mentre nessuno sembra curarsi del rapporto della Defense Intelligence Agency Usa sui finanziamenti del Qatar agli islamisti Al Nusra, organizzazione inserita nella lista ONU dei terroristi internazionali.
D’altronde perchè supirsi? Nell’elenco dei gruppi terroristici non figurano nemmeno numerose feroci fazioni jihadiste Sunnite, 21 delle quali armate negli anni anche da CIA e Pentagono, che il presidente Erdogan, leader turco dei Fratelli Musulmani, chiama semplicemente milizie di combattimento della Turkish-backed Free Syrian Army (TFSA), i giornali moderati descrivono come mercenari filo-turchi e i mondialisti definiscono solo “ribelli siriani amti-Assad”…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
INSIDEOVER – FRATELLI MUSULMANI
CESI – IL BUSINESS DI ARMI ITALIA-QATAR
NORDIC MONITOR – DOSSIER DIA SU QATAR E TERRORISTI
IL DUBBIO – SCANDALO FINMECCANICA
INSIDEOVER – FIUMI DI SOLDI DAL QATAR PER LE MOSCHEE
GOSPA NEWS – LOBBY ARMI REPORTAGES
IL DOSSIER SULLE CORPORATIONS DELLE ARMI E GLI AZIONISTI
CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO
SRI LANKA: JIHADISTI NASCOSTI E INTRIGHI DELL’AFFARISTA ISLAMICO
LOBBY ARMI – 3: TYCOON SIONISTA DEI DRONI SPIA-KILLER PREMIATO DAI MASSONI USA E DALLA REGINA UK
LOBBY ARMI – 2: LOSCHI AFFARI SIONISTI CON NEONAZISTI, ISLAMISTI E L’INDIA NUCLEARE
DOSSIER TURCO: I 21 GRUPPI JIHADISTI FINANZIATI DA USA E CIA: armati coi micidiali missili TOW
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