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JIHADISTI ARMATI TRA I PROFUGHI: La Turchia porta la guerra in Grecia e UE col placet NATO

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Condannati per direttissima
17 estremisti afghani arrestati
per la guerriglia al confine

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Ora il sultano turco fa davvero paura. Non solo perché possiede la settima potenza militare al mondo ma perché, come dimostrato ampiamente in Siria con le operazioni Olive Branch ad Afrin e Peace Spring nel Rojava, non pone il minimo freno alla ferocia dei jihadisti islamici che utilizza come mercenari in contrasto palese delle varie risoluzioni ONU contro il loro utilizzo per commettere violazioni dei diritti umani e infami crimini di guerra, come l’uccisione di bambini a sangue freddo e lo stupro con successiva lapidazione di donne cristiane.

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Nell’ossessione di ricostruire l’Impero Ottomano, come anche dichiarato pubblicamente, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan prosegue la sua macroscopica invasione dei territori di un paese sovrano nonostante le denunce del governo di Damasco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e continua a non adempiere gli accordi di Sochi ed Astana firmati con Iran e Russia per il disarmo dei terroristi di Hayat Tahrir Al Sham (ex Al Nusra), alleati di Al Qaida, divenuti il più potente gruppo combattente nella provincia di Idlib grazie alle armi ed al supporto logistico della Turchia stessa.

Nonostante ciò Ankara continua a ricevere dalla NATO sia l’appoggio morale alle sue violazioni del diritto internazionale ed ai suoi crmini di guerra, sia quello militare per la difesa dei confini turchi da eventuali rappresaglie. Lo fa persino ignorando l’appello della Grecia sull’ondata dei migranti in arrivo.

Persino il Regno dell’Arabia Saudita due settimane fa ha rotto ogni tentativo di mediazione diplomatica con il Qatar, governato dai Fratelli Musulmani che sostengono anche il partito AKP del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dopo l’invio di altri mercenari arruolati dalla Turchia in Libia in difesa del governo di Tripoli. La strage di 33 soldati dell’esercito di Ankara nella provincia di Idlib ha offerto allo statista il movente per aprire le frontiere con la Grecia e la Bulgaria ai rifugiati siriani e riversarli in Europa come minacciato più volte.

Tra loro ci sono anche estremisti islamici proprio come già si nasconde tra i barconi che continuano ad arrivare in Italia dalla Libia un numero imprecisato di jihadisti in cerca di una nuova vita nel Vecchio Continente o, peggio ancora, pronti a diventare “cellule dormienti” di organizzazioni terroristiche come l’Isis ed Al Qaida che sotto la regia dell’intelligence turca MIT hanno trovato persino una culla di rinascita nonostante le radici differenti ed antagoniste.

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Poiché i clandestini in Europa ed in Italia arrivano tutti senza documenti la loro eventuale appartenenza a milizie jihadiste può essere effettuata solo col tempo attraverso un lungo ed approfondito lavoro di investigazioni come quello svolto dall’esercito LNA del generale Khalifa Haftar, leader di Bengasi e della Cirenaica che ha assediato Tripoli, in merito ai mercenari inviati da Ankara a combattere per il Governo di Accordo Nazionale di Fayez al Sarraj: tra loro sono infatti stati individuati pericolososissimi latitanti di Al Qaida e dell’Isis come scritto nel precedente reportage di Gospa News.

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Ora l’incubo di infiltrazioni jihadiste favorite o addirttura progettate da Erdogan in Italia e in Europa si allarga anche alla Grecia dove da due giorni è cominciata la guerriglia al checkpoint di Pazarkule, nel distretto turco di Edirne, in Tracia, e negli altri punti di confine con la località greca di Kastianes.

Li si sono riversati quasi 4mila profughi dopo che il sultano turco ha comunicato l’apertura delle frontiere in sfregio all’accordo stipulato con l’Unione Europea per trattenere i circa 3 milioni di rifugiati siriani in cambio di 5,6 miliardi di euro stanziati ancora nel settembre 2019.

Il paradosso della vicenda ha gravi connotati per vari motivi. Gli sfollati di Idlib finiscono nei campi profughi turchi perché i jihadisti di HTS non li lasciano uscire nei corridori umanitari creati da Siria e Russia per la loro accoglienza nelle zone ormai sotto il controllo dell’Esercito Arabo Siriano (SAA) o in quelle controllate dalle milizie curde SDF dove sono stati allestiti centri attrezzati soprattutto per i profughi di questa etnia perseguitata ad Afrin dai ferocissimi mercenari turchi di Ahrar Al Sharqiya.

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Pertanto, se Erdogan avesse rispettato gli accordi firmati con il presidente russo Vladimir Putin (e il governo iraniano), oggi la roccaforte dei terroristi islamici sarebbe liberata ed i rifugiati potrebbero tornare tranquillamente in Siria, come avvenuto per gli sfollati di Deir Ezzor dopo la sconfitta dell’Isis a Bagouz nell’aprile 2019.

La seconda inquietante circostanza è la massiccia presenza di facinorosi estremisti islamici tra i migranti che stanno assaltando le frontiere greche, al momento armati dalla Turchia solo con razzi lacrimogeni per poter affrontare la guerriglia con la polizia ellenica.

Lacrimogeno di fabbricazione turca sequestrato ai migranti estremisti al confine con la Grecia dalla polizia

«I migranti accumulati al confine con la Turchia hanno fatto circa 9.600 tentativi di entrare in Grecia durante la notte. Tutti i tentativi sono stati contrastati con successo» ha detto domenica 1 marzo il vice ministro della Difesa Alkiviadis Stefanis. Alcune migliaia di loro sarebbero poi riuciti a passare. In centinaia hanno raggiunto con le barche le isole greche (un bambino è morto nel tragitto).

Le tensioni sono proseguite tutta la notte culminando verso le 2 del mattino quando numerosi giovani migranti tentarono di entrare in Grecia da un punto appena a nord del valico di frontiera dove non c’era recinzione.

La mappa del confine tra il distretto greco di Kastianes e quello turco di Edirne

Gli scontri erano già cominicati venerdì non appena Ankara aveva dato il via libera ai profughi. Intorno alle 6 di sabato mattina i poliziotti greci hanno effettuato 66 arresti tra i migranti incapucciati ed armati di razzi lacrimogeni come in una vera guerriglia. Come riferisce il media Ekathimerini di Atene, ben 17 di costoro sono stati condannati a una pena detentiva di 3 anni e mezzo.

Nelle prime 24 ore della crisi del confine, 4.000 persone sono state fermate dall’attraversamento del territorio greco, ha detto il portavoce del governo greco Stelios Petsas. Le riprese della scena mostrano grandi folle di uomini mascherati che camminano e corrono vicino alla barriera cantando “Turchia, Turchia”.

Alcuni dei migranti estremisti islamici armati di lacrimogeni

Anche donne e bambini sono stati coinvolti nello scontro tra polizia e migranti più attivi. La polizia ha mostrato ai giornalisti dispositivi di fabbricazione turca che, secondo loro, sono arrivati sul lato greco del confine dopo essere stati lanciati dalla gente nella folla.

«I 17 condannati, tutti afghani, erano tra le migliaia che si sono radunati al confine greco da venerdì, sollecitati dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan e aiutati dalle autorità turche, che hanno fornito il trasporto in autobus fino al confine. Le autorità turche hanno lasciato aperto il loro lato del confine» scrive il giornale del gruppo New York Times.

Come risulta da uno studio accurato riferito dallo stesso Ekathimerini i profughi afghani non giungono dalla Siria, teatro della guerra, ma dal loro paese di matrice Islamica Sunnita come la Turchia, in cerca di condizioni di vita migliori ed un impiego. E’ pertanto molto sospetta la loro presenza alla luce dei vari documenti di intelligence scoperti nei mesi scorsi circa la pianificata gestione di estremisti musulmani jihadisti e persino miliziani ISIS da parte dei servizi segreti di Ankara che ne avevano favorito l’arrivo in Europa.

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In mezzo a questo pericolosissimo scenario l’atteggiamento della NATO si rivela estremamente contraddittorio e spregiudicato, finalizzato esclusivamente a peserguire obiettivi di geopolitica militare, quale il riavvicinamento tra Ankara e Washington dopo le tensioni per la volontà della Turchia di acquistare i sistemi di difesa russi S-400 anziché i più vecchi MIM-104 Patriot di fabbricazione americana.

L’escalation è avvenuta dopo la strage di soldati turchi ad Idlib. Mosca ha precisato che le vittime si trovavano in prossimità delle postazioni dei terroristi HTS e che non aveva ricevuto segnalazioni sulla loro presenza.

Ma Erdogan, cui la NATO aveva rigettato una richiesta di appoggio militare in Siria soltanto pochi giorni fa, ha subito sfruttato l’occasione per chiedere una convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza del Patto Atlantico nel quale la Grecia si è trovata da sola ad evidenziare la pericolosità dell’apertura delle frontiere turche ai rifugiati.

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«Oggi la Turchia ha informato della grave situazione di sicurezza in Siria. Gli alleati esprimono le loro più sentite condoglianze per la morte dei soldati turchi nel bombardamento di ieri sera a Idlib. Ed ha espresso la sua piena solidarietà alla Turchia» ha dichiarato il segretario Nato Jens Stoltenberg.

«Gli alleati condannano i continui attacchi aerei indiscriminati da parte del regime siriano e della Russia nella provincia di Idlib. Li invito a fermare la loro offensiva. Rispettare il diritto internazionale. E sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite per una soluzione pacifica – ha aggiunto il portavoce del Patto Atlantico – L’incontro di oggi è un chiaro segno di solidarietà con la Turchia. La Turchia è un prezioso alleato della NATO e la Turchia è l’alleato della NATO più colpito dal terribile conflitto in Siria, che ha subito gli attacchi più terroristici e che ospita milioni di rifugiati. La NATO continua a sostenere la Turchia con una serie di misure. Compreso l’incremento delle sue difese aeree. Questo aiuta la Turchia a combattere la minaccia di attacchi missilistici dalla Siria».

La sede centrale della Nato a Bruxelles

Il comunicato è stato diffuso dal quartier generale NATO di Bruxelles in modo unilaterale in quanto durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dei ministri degli Esteri c’è stato il veto da un comunicato congiunto espresso da parte della Grecia. Il nodo era proprio riguardante la questione migranti.

Non solo Soltenberg, maggiordomo degli Usa, non ha minimamente menzionato la presenza di sanguinari terroristi jihadisti di Al Qaida nella provincia di Idlib e le invasioni della Turchia in territorio straniero, ma è stata persino bocciato il riferimento al pericolo dell’arrivo dei rifugiati dalle zone di confine turche come richiesto da Atene.

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Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania non erano d’accordo con la domanda della Grecia di inserire questo paragrafo aggiuntivo. Ecco perché il ministro greco Nikos Dendias ha posto il veto alla risoluzione ed al comunicato congiunto prima di contattare separatamente le sue controparti in diversi paesi europei, nonché l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la sicurezza Josep Borrell Fontelles, a cui ha chiesto di convocare una riunione straordinaria del Consiglio Affari Esteri dell’UE.

Può essere comprensbile che due grandi potente belliche come Usa e Regno Unito, entrambe storiche alleate e partner del Qatar, come l’Italia, e quindi dei Fratelli Musulmani, abbiano voluto lasciare libero sfogo ad Ankara nel sostegno ai mercenari jihadisti in Siria, anni fa armati di missili TOW dalla stessa CIA e dal Pentagono, e nel rilascio di un’orda di profughi che innneggiano alla Turchia ma vogliono entrare in Europa grazie alle frontiere della Grecia.

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Ma è veramente incomprensibile, folle e vergognoso che lo stesso voto lo abbiano espresso Germania e Francia che hanno appoggiato l’Unione Europea quando ha dovuto erogare miliardi di euro alla Turchia per gestire i rifugiati. Oltre al danno ecco anche la beffa…

Intanto aumenta il rischio che Idlib possa diventare davvero il “casus belli” di una terza guerra mondiale visto che la Russia ha inviato rinforzi militari e due fregate dotate di missili da crociera Kalibr in appoggio alla sua base navale militare di Tartus, in Siria, l’unico sbocco della marina di Mosca sul Mar Mediterraneo.

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«L’operazione “Spring Shield”, lanciata dopo il vile attacco del 27 febbraio a Idlib, va avanti con successo», ha dichiarato il ministro della difesa turco Hulusi Akar, dopo l’uccisione di decine di soldati nei giorni scorsi.

La risposta arriva dopo lo scadere dell’ultimatum di Erdogan al presidente siriano Bashar al Assad sul ritiro delle sue truppe dalla provincia di Idlib, dove da settimane sono in corso gli attacchi congiunti dell’esercito siriano e dei bombardamenti aerei russi.

Alcuni caccia F-16 sono partiti dalla base turca di Eskişehir verso Idlib, entrando così di fatto per la prima volta nella spazio aereo siriano che è stato poi chiuso ad ogni velivolo straniero dopo l’abbattimento di due cacciabombardieri dell’Esercito Siriano.

La Turchia avrebbe bombardato anche la città costiera di Latakia, vicino alla base navale russa di Khmeimim, . Il presidente turco ha anche chiesto a quello russo di ritirare le truppe di Mosca da Idlib ed è pronto ad incontrarlo a Mosca, il prossimo 5 marzo, per concordare l’ennesima tregua che sarà poi subito violata dai suoi alleati jihadisti come sempre accaduto.

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La risposta di Putin, per ora, è stato l’invio delle navi Admiral Grigorovich e Admiral Makarov nel Mediterraneo dove è entrata anche la portaerei americana USS Dwight D. Eisenhower insieme al gruppo d’attacco dell’US Navy tra cui la USS San Jacinto e la USS Vella Gulf Tomahawk armate di missili guidati, nonché da uno squadrone di cacciatorpediniere composto dalla USS Stout, dalla USS James E. Williams e dalla USS Truxton.

L’incubo della terza guerra mondiale è sempre più incombente…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – SYRIA REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

EKATHIMERINI – ATTEMPTS AT GREEK BORDERS

EKATHIMERINI – AFGHAN MIGRANTS CONVICTED

REPORTER – GREECE VETOED NATO SUPPORT TURKEY

Turkey Puts Armed Terrorists in Refugee Mix That Attacks Greek Border Checkpoint

 

 

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