Si sta
Come d’autunno
Sugli alberi
Le foglie
(Giuseppe Ungaretti – Soldati – luglio 1918)
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
La lirica del poeta ermetico per eccellenza ci pare l’epitaffio più appropriato per Roberto, medico e alpino. Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici della Provincia di Varese e medico di base a Busto Arisizio (Varese), è morto l’altra notte, all’età di 67 anni, all’ospedale di Como, dove era ricoverato per insufficienza respiratoria dopo aver contratto il Coronavirus.
Da quanto si apprende prima di risultare infettato non aveva patologie particolari e pertanto il suo decesso è riconducibile esclusivamente alla letalità della pandemia.
La notizia è stata confermata dal sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli. “Voglio esprimere il mio cordoglio per la scomparsa di Roberto Stella, un medico e un punto di riferimento per la sanità italiana”. Così il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Alla sua tragica storia ho deciso di affiancare quella di lotta e speranza di un’infermiera professionale di un reparto di Rianimazione che ha affidato ai social il suo racconto divenuto subito virale.
Siamo peraltro ben consapevoli che in questo momento ci sarebbero migliaia, forse milioni di storie simili da raccontare sugli eroi italiani che, nella sanità come nella sicurezza, stanno combattendo contro il CoronaVirus. Ma non essendo materialmente possibile riportarle tutte abbiamo scelto queste storie testimonianze per rappresentarli.
«Oggi è un giorno estremamente triste. Il Coronavirus – anche se la causa dovrà essere stabilita dall’Istituto superiore di sanità, pare essere questa – si è portato via in pochi giorni un amico, un collega, un presidente sempre pronto a spendersi per gli altri, senza risparmiarsi» ha dichiarato ad Avvenire il presidente nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli.
«Per i suoi pazienti, per tutti i medici e gli odontoiatri dei quali curava la formazione, in particolare quella Ecm. Purtroppo oggi è arrivata la notizia che temevamo e che nessuno avrebbe voluto sentire: Roberto Stella, da qualche giorno ricoverato in rianimazione, non ce l’ha fatta» aggiunge Anelli
«Siamo in battaglia. E hanno ucciso il comandante. Abbiamo paura. Ma lui, commosso, avrebbe detto di andare avanti, di non fermarsi. Un passo dopo l’altro. Come gli alpini, cui Roberto apparteneva. A noi tocca onorare il capitano: fare quello che dobbiamo fare, stando a casa, tranquilli, fermi. Possibilmente sostenendo chi è al fronte, come possiamo. Non foss’altro con le preghiere» ha scritto in un lungo ricordo collega e amico Alessandro Colombo, Direttore dell’Accademia di formazione per il servizio sociosanitaro lombardo – PoliS Lombardia.
Inutile spendere parole retoriche su uno degli operatori della sanità che è caduto in servizio come un vero martire nella “lunga guerra contro la pandemia”. Come l’ha definita il responsabile italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Walter Ricciardi.
Per questo noi, che non lo conoscevamo, abbiamo voluto ricordarlo solo con quel breve eloquente componimento scritto da uno dei poeti migliori della storia dell’umanità, Giuseppe Ungaretti, quando era soldato in trincea nel bosco di Courton vicino a Chaumuzy (Marna, Grand Est – Francia) durante la Prima Guerra Mondiale.
Per questo, per descrivere il calvario di chi opera nelle trincee degli ospedali, non voglio fare altro che riportare il drammatico racconto di un giorno di ordinaria emergenza pubblicato su Facebook da un’infermiera professionale toscana e diventato virale con decine di migliaia di condivisioni, likes e commenti.
E’ quello di Martina Benedetti, 27 anni, in forza al Reparto di Rianimazione dell’ospedale NOA di Massa-Carrara. Si è laureata con 110 e lode in Scienze infermieristiche presso l’Università di Pisa, con tesi dal titolo “Assistenza infermieristica al paziente sottoposto a Ventilazione Meccanica non Invasiva”.
Il suo racconto ha subito suscitato l’attenzione di vari giornali toscani che hanno voluto intervistarla ma io preferisco riportare integralmente le parole spontanee del suo post su FB.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
MARTINA, UN’INFERMIERA IN TRINCEA
Caldo, afa …. sensazione di respiro corto, goccioline di sudore che cadono dal viso, un viso che senti sciogliere sotto la maschera FP3, gli occhiali di plastica, la visiera, la cuffia; avvolto da un camice impermeabile magari di due taglie in più perché la tua non c’è, sotto questi strati un corpo che deve muoversi, deve essere veloce e scattante, deve compiere manovre in urgenza… “Il paziente va intubato”… “sta desaturando”…. “é ipoteso”… corri, continui a sudare… prepari il farmaco con due paia di guanti che ti limitano i movimenti abitudinari delle mani … sudi ancora e ancora dopo ore passate così non hai respiro ma non puoi bere, non puoi riposare, non puoi fare pipì vestito in quel modo…
In tutto ciò l’ansia di poterti contaminare facendo i gesti che per abitudine facevi prima, questa ansia fa da sottofondo ad ogni manovra, ogni pensiero, ogni azione che devi compiere, devi ripeterti costantemente di non poterti più toccare la testa se l’elastico per i capelli ti fa male , se ti prude il naso sopporti , se hai quel rebreathing insopportabile nella tua mascherina ci continui a respirare dentro ancora e ancora e finisci il tuo lavoro…
“va broncoaspirato” ti avvicini, esegui le manovre per liberare le vie aeree dalle secrezioni, sei molto vicina e l’ansia di quelle goccioline malefiche aumenta quando fai procedure così invasive ma alla fine il paziente respira meglio, ed anche tu inzi a respirare meglio…
Il sollievo è vedere saturazioni che salgono, pressioni che si stabilizzano, diuresi che riprendono (le nostre missioni giornaliere)… la fatica di tenere in condizioni stabili chi stabile non è… pazienti che sembrano usciti con lo stampino: insufficienze respiratorie gravi… e tu vai avanti e vai avanti, goccia dopo goccia di sudore, affanno, preoccupazione e qualche battuta con i colleghi per cacciare via la paura … paura che aleggia costantemente ma che non ferma alcuni di noi dal presentarsi a lavoro per far fronte a questa emergenza Covid19…
Lavorare in una situazione del genere e trovare ancora in rete video e messaggi (di personaggi più o meno noti ma anche di persone con cui ho semplicemente un amicizia su FB ) che sottovalutano il fenomeno, sentire di mercati aperti, di nuovi assalti ai supermercati mi fa porre la domanda “ma per CHI sto rischiando ogni turno che passa, ogni ora della mia vita il contagio?”
Per chi sottovaluta ancora la cosa, per chi dice “sono giovane e non mi ammalero'” vi dico che non è così, lo tocco con mano ogni giorno e vorrei quasi facessero un bel GF nelle nostre rianimazioni.
Alla domanda “perché sto andando a lavorare?” rispondo che moralmente lo faccio per tutte le persone che sono diventate “effetti collaterali” dell’irresponsabilita altrui e obbligatoriamente perché il nostro sistema sanitario in questo momento non può fare a meno di NOI (se potessi sarei su un isola tropicale fidatevi) .
A MILANO SOS CORONAVIRUS DELLA STUDENTESSA DI WUHAN: «La mia tragedia familiare vietata sui social»
Caldo, afa, sudore…. è il momento di svertirsi… e devi essere ancora più meticoloso di quando ti vesti perché adesso sei “sporco” e non devi toccare le parti pulite del tuo corpo…. il collega ti guarda…. all’inizio lo fate in due perché questa pratica non era nella vostra ordinaria routine prima della crisi …. via il camice impermeabile con il primo paio di guanti…. appalottoli il tutto per non toccare il davanti…. non devi e non puoi sporcarti… togli il resto (che ormai è appiccicato al tuo corpo) con altrettanta parsimonia e cura.
Segui la procedura con la costante ansia di toccare magari quel filo di capelli che è uscito per sbaglio dalla cuffia o gli occhi che bruciano e lacrimano per il caldo … vai avanti e ti svesti, la senzazione di libertà provata è difficile da descrivere… ti lavi quelle mani, ormai lise, dalle tante volte che le hai già passate con i prodotti a base alcolica ….
Ora sei pulito ma ti senti così stanco e appiccicoso che vorresti entrare subito in doccia…. Un bel sogno, ma sai che non puoi perché magari hai altre 6 ore di turno davanti e tra mezz’ora dovrai rivestirti e ricominciare da capo quell’agonia…. ne approfitti per bere (non troppo per non rischiare di dover andare in bagno quando poi sarai vestita), mangiare uno snack e fare la pipì che ti tenevi da un ora…
Ti “svaghi mentalmente” nel poco tempo che hai per stare fuori poiché sai che la persona che in piena crisi se ne è andata al carnevale a lanciare i coriandoli é nello stanzone che ti aspetta così come il povero malato cronico che ha sempre rispettato le regole ! Ma noi non facciamo queste distinzioni dentro le mura di un ospedale… il fine ultimo è sempre la CURA nei limiti del possibile!
https://www.gospanews.net/2020/03/09/esclusiva-famoso-pneumologo-un-farmaco-vegetale-contro-il-covid-19/
Allora fai un bel respiro… cerchi la forza che hai dentro, ti guardi allo specchio e ti ricambia lo sguardo un un viso che non sembra nemmeno il tuo tanto è stanco e segnato… con quel viso dovrai tornare a casa a fine turno dalla tua famiglia , esausto, con il fardello sulle spalle della RESPONSABILITA’, il pensiero di essere a contatto diretto (anche se con i DPI) con il Virus ti ha portato ormai da settimane ad evitare contatti con familiari fragili, amici, conoscenti, bimbi piccoli … con la sensazione perpetua di perdere “pezzi di vita” di chi ti sta intorno, restare in un limbo che ti impone il tuo ruolo in questa crisi con la consapevolezza che il giorno seguente la sveglia suonerà, interrompendo i tuoi sogni agitati per dirti che è il momento di tornare nuovvamente sul campo.
Ps:Da piccola volevo fare la scrittrice di libri per bambini (forse è meglio che approfitti di questa crisi per cambiare lavoro) spero attraverso questo post di avervi trasmesso anche un minimo delle sensazioni che proviamo ogni giorno …
Ringrazio chi in questi giorni difficili anche con un semplice messaggio mi sia stato vicino
Non sapevo nemmeno se allegarla… è la foto mia più brutta della storia e non sarò il top per i canoni estetici imposti dai social ma questa è REALTA’
Martina Benedetti
Noi ringraziamo te Martina, perchè il tuo talento narrativo ci ha fatto vivere il dramma di cui noi, fortunatamente protetti nelle nostre mura di casa, possiamo soltanto immaginare…
FONTI
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
MARTINA BENEDETTI – PROFILO FACEBOOK
AVVENIRE – IL RICORDO DI ROBERTO STELLA
LA GAZZETTA DI LUCCA – INTERVISTA A MARTINA