IL CALVARIO DI CRISTO – LA CROCIFISSIONE E LA MORTE

IL CALVARIO DI CRISTO – LA CROCIFISSIONE E LA MORTE

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IL VANGELO DELL’APOSTOLO GIOVANNI 
LE CERTEZZE STORICHE DI GIUSEPPE FLAVIO
LE ANGOSCIANTI VISIONI DI MARIA VALTORTA
LE ORAZIONI DI S. BRIGIDA SULLE 5480 PIAGHE 
LE ADORAZIONI DELLA CROCE A MEDJUGORIE
DEL FRANCESCANO MORTO SUL KRIZEVAC

In ossequio allo spirito cristiano che anima questo sito d’informazione riteniamo opportuno sospendere fino alla Domenica della Pasqua di Resurrezione di Gesù Cristo ogni cronaca contemporanea e ritornare ad alcune pagine di storia di duemila anni fa che più di altre hanno narrato ogni dettaglio, anche i più atroci e scabrosi, della Passione di Nostro Signore. Al fine di rimanere il più fedeli possibili ad una ricostruzione di valenza storica ci affideremo al Vangelo scritto dall’unico Apostolo che seguì il Maestro fin sotto alla Croce: San Giovanni, premiato dalla Grazia di Dio già in vita in quanto fu il solo a non morire martire per divenire anche autore del Libro dell’Apocalisse. Per riportare ulteriori particolari aggiungeremo anche le mistiche visioni avute dalla fervente cattolica lombardo-toscana Maria Valtorta (1897-1961)  che nei suoi Quaderni del 1944 scrisse, come una reale spettatrice degli eventi che ebbe la grazia di rivivere col suo spirito, l’opera sulla vita di Gesù “Il poema dell’uomo-Dio” o come è stato rititolato “L’Evangelo come mi è stato rivelato”. Ad esse aggiungiamo due esemplari meditazioni sulla Via Crucis e l’agonia e morte di Cristo: le riflessioni di Padre Slavko Barbaric, il sacerdote francescano che seguì spiritualmente i giovanissimi Veggenti di Medjugorie dopo l’arresto del primo parroco Padre Jozo Zovko; le 15 orazioni rivelata a Santa Brigida da Gesù stesso, foriere di 21 magnifiche promesse per chi le recita. Al fine di dare una valenza anche storiografica a queste pagine sul Calvario di Cristo riportiamo anche il Testimoniun Flavianum, ovvero una menzione storica della crocifissione e morte fatta dallo storico giudeo-romano Giuseppe Flavio (in ebraico Yosef ben Matityahu nato a Gerusalemme nel 37 e morto a Roma nel 100). Una citazione avvalorata da menzioni di altri storici coevi e messa in discussione solo negli ultimi due secoli ad opera del revisionismo storiografico illuministico-massonico, sguaiatamente e surrealmente negazionista di molte storicità bibliche in un processo di squallida mistificazione del Cristianesimo (si legga Enciclica Humanus Genus di Papa Leone XIII). Questa è la terza ed ultima parte de Il Calvario di Cristo preceduto dai resoconti su L’orto dei Getsemani e La Flagellazione e le cadute

IL CALVARIO DI CRISTO – LA FLAGELLAZIONE E LE CADUTE

IL CALVARIO DI CRISTO – L’ORTO DEI GETSEMANI

 


LA STORICITA’ DI GESU’ PER GIUSEPPE FLAVIO

La ricostruzione fotografica del volto di Gesù effettuata nel 1078 dai tecnici della Nasa partendo dall’effigie della Sacra Sindone

«Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità e attirò a sé molti giudei e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato per denunzia degli uomini notabili fra noi lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancora oggi non è venuta meno la tribù di quelli che da costui sono chiamati cristiani».

Tratto da Antichità giudaiche, XVIII, 63-64, di Giuseppe Flavio

GESU’ CRISTO E’ RISORTO! IL MISTERO DELLA PASQUA VIVE PER SEMPRE

 


VANGELO SECONDO GIOVANNI

CROCIFISSIONE DI GESU’

Cristo in croce tra i due ladroni – Peter Paul Rubens – 1620 – Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Museo Reale di Aversa

16bEssi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così. 25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

 

AGONIA E MORTE DI GESU’

https://www.youtube.com/watch?v=_4N__67VH3M

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

 

 


I QUADERNI DI MARI VALTORTA

IL GOLGOTA

La mistica Maria Valtorta

La crocifissione, la morte e la deposizione dalla croce sono narrati nel quaderno del 27 marzo 1945 nel capitolo DCIX dell’opera di Maria Valtorta. A causa della notevole lunghezza di queste pagine abbiamo dovuto purtroppo eliminare alcuni capitoli e alcuni paragrafi. La lettura completa è possibile attraverso il link al fondo. 

1 Quattro nerboruti uomini, che per l’aspetto mi paiono giudei, e giudei degni della croce più dei condannati, certo della stessa categoria dei flagellatori, saltano da un sentiero sul luogo del supplizio. Sono vestiti di tuniche corte e sbracciate ed hanno in mano chiodi, martelli e funi che mostrano con lazzi ai tre condannati. La folla si agita in un delirio crudele. Il centurione offre a Gesù l’anfora perché beva la mistura anestetica di vino mirrato. Ma Gesù la rifiuta. I due ladroni invece ne bevono molta. Poi l’anfora, dall’ampia bocca svasata, viene posta presso un grosso sasso, quasi sullo scrimolo della cima.

3

Ora Gesù si volge verso la folla. E si vede così che anche il petto, le braccia, le gambe sono tutte state colpite dai flagelli. All’altezza del fegato è un enorme livido, e sotto l’arco costale sinistro vi sono nette sette righe in rilievo, terminate da sette piccole lacerazioni sanguinanti fra un cerchio violaceo… un colpo feroce di flagello in quella zona tanto sensibile del diaframma. I ginocchi, contusi dalle ripetute cadute, iniziate subito dopo la cattura e terminate sul Calvario, sono neri di ematoma e aperti sulla rotula, specie il destro, in una vasta lacerazione sanguinante. La folla lo schernisce come in coro (…)

La crocifissione di Gesù interpretata dall’attore Jim Caviezel per il film di Mel Gibson The Passion

 5 Due carnefici gli si siedono sul petto per tenerlo fermo. E io penso che oppressione e che dolore deve aver provato sotto quel peso. Un terzo gli prende il braccio destro, tenendolo con una mano sulla prima porzione dell’avambraccio e l’altra al termine delle dita. Il quarto, che ha già in mano il lungo chiodo acuminato sulla punta quadrangolare nel fusto, terminato in una piastra rotonda e piatta, larga come un soldone dei tempi passati, guarda se il buco già fatto nel legno corrisponde alla giuntura radio-ulnare del polso. Va bene. Il boia appoggia la punta del chiodo al polso, alza il martello e dà il primo colpo. Gesù, che aveva gli occhi chiusi, all’acuto dolore ha un grido e una contrazione, e spalanca gli occhi nuotanti fra le lacrime. Deve essere un dolore atroce quello che prova… Il chiodo penetra spezzando muscoli, vene, nervi, frantumando ossa… Maria risponde al grido della sua Creatura torturata con un gemito che ha quasi del lamento di un agnello sgozzato, e si curva, come spezzata, tenendosi la testa fra le mani. Gesù, per non torturarla, non grida più. Ma i colpi ci sono, metodici, aspri, di ferro contro ferro… e si pensa che sotto è un membro vivo quello che li riceve. La mano destra è inchiodata. Si passa alla sinistra. Il foro non corrisponde al carpo. Allora prendono una fune, legano il polso sinistro e tirano fino a slogare la giuntura e a strappare tendini e muscoli, oltre che lacerare la pelle già segata dalle funi della cattura. Anche l’altra mano deve soffrire, perché è stirata per riflesso, e intorno al suo chiodo si allarga il buco. Ora si arriva appena all’inizio del metacarpo, presso il polso. Si rassegnano e inchiodano dove possono, ossia fra il pollice e le altre dita, proprio al centro del metacarpo. Qui il chiodo entra più facilmente ma con maggiore spasimo, perché deve recidere nervi importanti, tanto che le dita restano inerti, mentre le altre della destra hanno contrazioni e tremiti che denunciano la loro vitalità. Ma Gesù non grida più, ha solo un lamento roco dietro le labbra fortemente chiuse, e lacrime di spasimo cadono per terra dopo esser cadute sul legno.

 6 Ora è la volta dei piedi. A un due metri e più dal termine della croce è un piccolo cuneo, appena sufficiente ad un piede. Su questo vengono portati i piedi per vedere se va bene la misura. E dato che è un poco in basso e i piedi arrivano male, stiracchiano per i malleoli il povero Martire. Il legno scabro della croce sfrega così sulle ferite, smuove la corona che si sposta strappando nuovi capelli e minaccia di cadere. Un boia gliela ricalca sul capo con una manata… Ora, quelli che erano seduti sul petto di Gesù si alzano per spostarsi sui ginocchi, dato che Gesù ha un movimento involontario di ritirare le gambe, vedendo brillare al sole il lunghissimo chiodo, lungo il doppio e largo il doppio di quello usato per le mani. E pesano sui ginocchi scorticati, e premono sui poveri stinchi contusi, mentre gli altri due compiono l’operazione, molto più difficile, dell’inchiodatura di un piede sull’altro, cercando di combinare le due giunture dei tarsi insieme. Per quanto guardino e tengano fermi i piedi, al malleolo e alle dita, contro il cuneo, il piede sottoposto si sposta per la vibrazione del chiodo, e lo devono schiodare quasi, perché, dopo essere entrato nelle parti molli, il chiodo, già spuntato per avere perforato il piede destro, deve essere portato un poco più in centro. E picchiano, picchiano, picchiano.

 7 Ora la croce è strascinata presso il buco e rimbalza, scuotendo il povero Crocifisso, sul suolo ineguale. Viene issata la croce, che sfugge per due volte a coloro che la alzano e ricade una volta di schianto, un’altra sul braccio destro della stessa, dando un aspro tormento a Gesù, perché la scossa subita smuove gli arti feriti. Ma quando poi la croce viene lasciata cadere nel suo buco e, prima di essere assicurata con pietre e terriccio, ondeggia in tutti i sensi, imprimendo continui spostamenti al povero Corpo sospeso a tre chiodi, la sofferenza deve essere atroce. Tutto il peso del corpo si sposta in avanti e in basso, e i buchi si allargano, specie quello della mano sinistra, e si allarga il foro nei piedi mentre il sangue spiccia più forte. E se quello dei piedi goccia lungo le dita per terra e lungo il legno della croce, quello delle mani segue gli avambracci, perché sono più alti al polso che all’ascella per forza della posizione, e riga anche le coste scendendo dall’ascella verso la cintura. (…)

 9 La gente, cominciando dai sacerdoti, scribi, farisei, sadducei, erodiani e simili, si procura lo spasso di fare come un carosello, salendo dalla strada erta, passando lungo il rialzo finale e scendendo per l’altra via, o viceversa. (…) «Ebbene? Tu, Salvatore dell’uman genere, perché non ti salvi? Ti ha abbandonato il tuo re Belzebù? Ti ha rinnegato?», urlano tre sacerdoti. E un branco di giudei: «Tu, che non più tardi di or sono cinque giorni, con l’aiuto del Demonio, facevi dire al Padre… ah! ah! ah! che ti avrebbe glorificato, come mai non gli ricordi di mantenere la sua promessa?».

14Gesù parla per la prima volta: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!». Questa preghiera vince ogni timore in Disma. Osa guardare il Cristo e dice: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno. Io è giusto che qui soffra. Ma dammi misericordia e pace oltre la vita. Una volta ti ho sentito parlare e, folle, ho respinto la tua parola. Ora me ne pento. E dei miei peccati me ne pento davanti a Te, Figlio dell’Altissimo. Io credo che Tu venga da Dio. Io credo nel tuo potere. Io credo nella tua misericordia. Cristo, perdonami in nome di tua Madre e del tuo Padre santissimo». Gesù si volge e lo guarda con profonda pietà, ed ha un sorriso ancora bellissimo sulla povera bocca torturata. Dice: «Io te lo dico: oggi tu sarai meco in Paradiso». Il ladrone pentito si mette calmo e, non sapendo più le preghiere imparate da bambino, ripete come una giaculatoria: «Gesù Nazareno, re dei giudei, pietà di me; Gesù Nazareno, re dei giudei, io spero in Te; Gesù Nazareno, re dei giudei, io credo nella tua Divinità». L’altro continua nelle sue bestemmie.

15Il cielo si fa sempre più fosco. Ora difficilmente le nubi si aprono per fare passare il sole. Ma anzi si accavallano a più e più strati plumbei, bianchi, verdognoli, si sormontano, si dipanano secondo i giuochi di un vento freddo, che a intervalli scorre il cielo e poi scende sulla terra e poi tace di nuovo, ed è quasi più sinistra l’aria quando tace, afosa e morta, di quando fischia tagliente e veloce. (…) È in questa luce crepuscolare e paurosa che Gesù dà a Maria Giovanni e a Giovanni Maria. Curva il capo, poiché la Madre si è fatta più sotto alla croce per vederlo meglio, e dice: «Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua Madre».

 19A gran fatica, puntandosi una volta ancora sui piedi torturati, trovando forza nella sua volontà, unicamente in quella, Gesù si irrigidisce sulla croce, torna eretto come fosse un sano nella sua forza completa, alza il volto guardando con occhi bene aperti il mondo steso ai suoi piedi, la città lontana, che appena si intravvede come un biancore incerto nella foschia, e il cielo nero dal quale ogni azzurro ed ogni ricordo di luce sono scomparsi. E a questo cielo chiuso, compatto, basso, simile ad una enorme lastra di lavagna scura, Egli grida a gran voce, vincendo con la forza della volontà, col bisogno dell’anima, l’ostacolo delle mascelle irrigidite, della lingua ingrossata, della gola edematica: «Eloi, Eloi, lamma scebacteni!» (io sento dire così). Deve sentirsi morire, e in un assoluto abbandono del Cielo, per confessare con tal voce l’abbandono paterno. La gente ride e lo scherza. Lo insulta: «Non sa che farne Dio di Te! I demoni sono maledetti da Dio!». Altri gridano: «Vediamo se Elia, che Egli chiama, viene a salvarlo». (…)

 20L’oscurità si fa ancora più fitta. Gerusalemme scompare del tutto. Lo stesso Calvario pare annullarsi nelle sue falde. Solo la cima è visibile, quasi che le tenebre la tengano alta a raccogliere l’unica e l’ultima superstite luce, posandola come per una offerta, col suo trofeo divino, su uno stagno di onice liquida, perché sia vista dall’amore e dall’odio. (…)

Tutto è compiuto – Nerio Griso – 2013

 22Un silenzio. Poi, netta nell’oscurità totale, la parola: «Tutto è compiuto!», e poi l’ansito sempre più rantoloso, con pause di silenzio fra un rantolo e l’altro, sempre più vaste. (…) Ancora un silenzio. Poi, pronunciata con infinita dolcezza, con ardente preghiera, la supplica: «Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio!». Ancora un silenzio. Si fa lieve anche il rantolo. È appena un soffio limitato alle labbra e alla gola. Poi, ecco, l’ultimo spasimo di Gesù. Una convulsione atroce, che pare voglia svellere il corpo infisso, coi tre chiodi, dal legno, sale per tre volte dai piedi al capo, scorre per tutti i poveri nervi torturati; solleva tre volte l’addome in una maniera anormale, poi lo lascia dopo averlo dilatato come per sconvolgimento dei visceri, ed esso ricade e si infossa come svuotato; alza, gonfia e contrae tanto fortemente il torace, che la pelle si infossa fra coste e coste che si tendono, apparendo sotto l’epidermide e riaprendo le ferite dei flagelli; fa rovesciare violentemente indietro, una, due, tre volte il capo, che percuote contro il legno, duramente; contrae in uno spasimo tutti i muscoli del volto, accentuando la deviazione della bocca a destra, fa spalancare e dilatare le palpebre sotto cui si vede roteare il globo oculare e apparire la sclerotica. Il corpo si tende tutto; nell’ultima delle tre contrazioni è un arco teso, vibrante, tremendo a vedersi, e poi un grido potente, impensabile in quel corpo sfinito, si sprigiona, lacera l’aria, il «grande grido» di cui parlanoi Vangeli e che è la prima parte della parola «Mamma»… E più nulla… La testa ricade sul petto, il corpo in avanti, il fremito cessa, cessa il respiro. È spirato.

 

23La Terra risponde al grido dell’Ucciso con un boato pauroso. (…)

Tratto da “Il poema dell’Uomo-Dio” di Maria Valtorta Volume nono, – Centro Editoriale Valtortiano

 

 


LE ORAZIONI DI SANTA BRIGIDA SULLA PASSIONE

Un ritratto di Santa Brigida di Svezia

Santa Brigida di Svezia (al secolo Brigida Birgersdotter 1303-1373) nutriva il desiderio di venire a conoscenza di quanti colpi di frusta e percosse ricevette nostro Signore, Gesù Cristo, durante la Sua Dolorosa e Cruenta Passione. Le apparve, allora, Gesù, che le disse: “Figlia mia, ho ricevuto sul Mio Corpo ben 5480 colpi! Se tu vorrai onorarli, dirai, ogni giorno, per la durata di un Anno, 15 Padre Nostro e 15 Ave Maria, insieme alle seguenti Orazioni, che Io ti do. Trascorso un anno, tu avrai onorato ognuna delle Mie Piaghe”. Quindi, Gesù, per intercessione di Santa Brigida di Svezia, ha voluto fare dono di queste Promesse a tutti coloro che reciteranno queste sue Orazioni, tutti i giorni consecutivamente, per la durata di un anno, come Lui ha desiderato.

La crocifissione bianca – Marc Chagall – 1938 – Art Institute, Chicago

PRIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Dolcezza Eterna, Gioia che sorpassa tutte le gioie e tutti i desideri, per tutti quelli che Ti amano, Salute e Speranza di ogni Peccatore, al quale hai testimoniato di non avere Gioia più grande che di trovarTi tra gli Uomini, fino a prendere, per loro Amore, la natura umana, fino alla Fine dei Tempi. RicordaTi di tutte le sofferenze che hai sopportato, dal momento della tua Concezione, soprattutto al tempo della tua Santa Passione, così come era stato decretato e ordinato, dall’Eternità, nel Pensiero Divino. Ricordati, o Signore, che, durante la Cena con i tuoi Discepoli, dopo aver loro lavato i piedi, Tu hai dato loro il tuo Sacro Corpo e il tuo Prezioso Sangue e, consolandoli con dolcezza hai loro predetta la tua prossima Passione. 

Ricordati la tristezza e l’amarezza che hai sentito nell’Anima, come Tu lo testimoniasti dicendo:  “La Mia Anima è triste fino alla morte”. Ricordati di tutte le angosce e i dolori che hai sopportato sul tuo delicato Corpo, prima del supplizio della Croce, quando, dopo aver pregato tre volte, spargendo un sudore di Sangue, Tu fosti tradito da Giuda, tuo Discepolo, preso dalla Nazione che hai scelto, accusato da falsi Testimoni, ingiustamente giudicato da tre Giudici, nel fiore della tua Giovinezza e al tempo solenne della Pasqua. Ricordati che fosti spogliato dei tuoi vestiti e rivestito con quelli della “derisione”, che Ti hanno bendato gli occhi e la faccia, che Ti hanno schiaffeggiato, che fosti coronato di spine, che Ti fu messa una canna nelle mani e che, attaccato ad una colonna, fosti straziato di colpi e tormentato di affronti ed oltraggi. In memoria di tutte queste pene e dolori, che hai sopportato prima della tua Passione sulla Croce, dammi, prima di morire, una vera contrizione, una pura ed intera confessione, una degna soddisfazione e la remissione di tutti i miei peccati.  Amen. 

SECONDA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Libertà degli Angeli, Paradiso delle Delizie, Ti ricorderai dell’orrore e della tristezza che hai sopportato quando i tuoi nemici, come dei leoni furiosi, Ti attorniarono e, con mille ingiurie, schiaffi, graffiature e altri supplizi, Ti tormentarono a piacere. In considerazione di questi tormenti e di quelle parole ingiuriose, io Ti supplico, o mio Salvatore, di liberarmi da tutti i miei nemici, visibili e invisibili, e di farmi arrivare, sotto la tua Protezione, alla perfezione e salute eterna. Amen.

TERZA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Creatore del cielo e della terra, che nulla può limitare, Tu che puoi tenere tutto sotto la tua Potenza, ricordati del dolore amarissimo che soffristi, quando gli Ebrei attaccarono le tue Sacre Mani e i tuoi delicatissimi Piedi alla Croce, bucandoli da una parte all’altra con grossi chiodi e, non trovandoTi ancora nello stato che volevano per accontentare la loro rabbia, ingrandirono le tue Piaghe, aggiungendo dolore su dolore, con una crudeltà spaventosa Ti allungarono sulla Croce e , tirandoTi da ogni lato, Ti slogarono le Membra. Io Ti scongiuro, o Gesù, in memoria di questo Santissimo Dolore della Croce, di concedermi Timore e Amore. Amen. 

QUARTA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Medico Celeste, innalzato sulla Croce per guarire le nostre piaghe con le Tue, ricordaTi i languori e gli schianti che hai sofferto e che nessuna delle Tue Membra rimase a posto, in modo che non ci fu Dolore simile al Tuo. Dalla pianta dei piedi fino alla testa, nessuna parte del Tuo Corpo fu senza strazio; tuttavia, dimenticando le atroci sofferenze, non hai cessato di pregare Tuo Padre, per i tuoi nemici, dicendo: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Per questa grandissima Misericordia e in memoria di questo Dolore, fa sì che il ricordo di questa Tua Amara Passione operi in noi una perfetta contrizione e la remissione di tutti i nostri peccati. Amen. 

QUINTA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Specchio di eterno splendore, ricordati la tristezza che hai avuto quando contemplasti, alla Luce della Tua Divinità, la predestinazione di quelli che dovevano essere salvati per i meriti della Tua Santa Passione e, allo stesso tempo, la grande moltitudine dei colpevoli che dovevano dannarsi per i loro peccati e Tu piangesti, amaramente, per questi disgraziati peccatori perduti e disperati. Per tutta questa pietà e compassione e principalmente per la Bontà che dimostrasti verso il Buon Ladrone, dicendogli: “Oggi sarai con me nel Paradiso”, io Ti supplico, o dolce Gesù, che, all’ora della morte, Tu mi usi Misericordia. Amen. 

SESTA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Re amabile e desiderabile, ricordaTi il grande dolore che hai sofferto quando, nudo come un miserabile, sei stato appeso alla Croce, dove tutti i Tuoi Parenti ed amici Ti abbandonarono, eccettuata la Tua Amatissima Madre, che rimase fedelmente presso di Te, durante la Tua Agonia, e che Tu raccomandasti al tuo fedele Discepolo, dicendo a Maria: “Donna, ecco il tuo figlio!” – ed a Giovanni: “Ecco la tua Madre!”. Io ti supplico, o mio Salvatore, per lo strazio che trafisse l’Anima di Tua Madre, d’aver compassione di me, delle mie afflizioni e tribolazioni, tanto corporali che spirituali, e di assistermi in tutte le mie prove, soprattutto all’ora della mia morte. Amen. 

SETTIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Fonte di pietà sconfinata che, con profondo Amore, hai esclamato sulla Croce: “Ho sete” – ma sete della salvezza delle Anime, io Ti prego, o mio Salvatore,di riscaldare i nostri cuori per tendere alla perfezione, in tutte le nostre opere, e di spegnere completamente in noi la concupiscenza della carne e l’ardore degli appetiti mondani. Amen.

OTTAVA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Dolcezza dei cuori, Soavità delle Anime, per l’amarezza del fiele che hai gustato sulla Croce per amor nostro, accordaci di ricevere, degnamente, il Tuo Corpo e il Tuo Sangue prezioso durante la nostra vita e all’ora della morte, come rimedio e consolazione per le nostre Anime. Amen. 

NONA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Virtù Reale, Gioia dello Spirito, ricordaTi il dolore che hai sopportato quando, immerso nell’amarezza della prossima Morte, fosti insultato, oltraggiato dagli Ebrei, e Tu gridasti ad alta voce che eri abbandonato dal Padre Tuo, dicendo: “Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?”. Per questa angoscia, io Ti scongiuro, o mio Salvatore, non abbandonarmi nel terrore e nei dolori della morte. Amen. 

DECIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, che sei, in tutte le cose, Principio e Fine, Vita e Virtù, ricordaTi che sei stato immerso in un abisso di dolore, dalla pianta dei piedi fino alla testa. In considerazione dello strazio delle Tue Piaghe, insegnami a seguire i Tuoi Comandamenti, dei quali la via è larga e facile per quelli che Ti amano. Amen.

UNDICESIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, profondo Abisso di Misericordia, io Ti supplico, in ricordo delle Tue Piaghe, che furono profonde fino al midollo delle ossa e delle tue viscere, di tirarmi, io miserabile peccatore, sommerso per le mie offese, fuori dal peccato e nascondermi dalla Tua Faccia irritata, nelle tue Sante Piaghe, fino a che la Tua collera e indignazione siano passate. Amen.

DODICESIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Specchio di Verità, Sigillo di Unità, Legame di Carità, ricordaTi la grande quantità di piaghe con cui fosti ferito, dalla testa ai piedi, lacerato e arrossato dal tuo Preziosissimo Sangue. O grande e immenso dolore, che hai sofferto per Amor nostro sulla Tua Virginea Carne! Dolcissimo Gesù, cosa avresti potuto fare che Tu non abbia fatto per noi! Io Ti scongiuro, o mio Salvatore, di imprimere nel mio cuore il Tuo Preziosissimo Sangue e le Tue Piaghe, affinché io legga, per sempre, il Tuo Dolore e il Tuo Amore. Che il ricordo fedele della Tua Passione, il frutto delle Tue Sofferenze sia rinnovato nella mia Anima. Che l’Amore Tuo aumenti in me, ogni giorno, fino a che io mi presenti a Te, che sei il Tesoro d’ogni Bene e di tutte le Gioie, o dolcissimo Gesù, nella Vita Eterna. Amen. 

TREDICESIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, fortissimo Leone, Re immortale e invincibile, ricordati del dolore che hai provato, quando tutte le Tue Forze, tanto del Cuore che del Corpo, furono completamente esaurite e Tu reclinasti la testa e dicesti: “Tutto è compiuto!”. Per questa grande angoscia e dolore, io Ti supplico, Signore Gesù, d’avere pietà di me, all’ultima ora della mia vita, quando la mia Anima sarà nell’angoscia e il mio Spirito sarà offuscato. Amen.

QUATTORDICESIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Figlio Unico del Padre, Splendore e Figura della stessa Sostanza, ricordati l’intima e umile raccomandazione che rivolgesti al Padre, dicendoGli: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito”. E con il Corpo tutto in lembi, il Cuore infranto e le Viscere aperte, per riscattarci, Tu sei spirato. O Re dei Santi! Confortami e dammi il soccorso necessario per resistere al demonio, alla carne e al sangue, in modo che, morto al Mondo, io viva in Te, solamente. Ricevi, Ti prego, all’ora della mia morte, la mia Anima pellegrina ed esiliata che ritorna verso di Te. Amen.

QUINDICESIMA ORAZIONE: Padre Nostro – Ave Maria

O Gesù, Vera e Feconda Vigna, ricorda l’abbondante effusione di Sangue che hai, così generosamente, sparso dal tuo Sacro Corpo, così come l’uva sotto il torchio. Da parte Tua, Ferito da un colpo di lancia da un soldato, hai dato del Sangue e dell’Acqua, finché non ne rimanesse una sola goccia e, come un fascetto di mirra, alzato sulla Croce, la Tua Carne delicata si è distrutta, l’Umore delle Tue Viscere si è disseccato, il Midollo delle Tue Ossa si è prosciugato. Per questa amarissima Passione e per l’Effusione del Tuo Prezioso Sangue, io Ti supplico, o dolcissimo Gesù, ferisci il mio cuore, affinché le mie lacrime di penitenza e Amore, notte e giorno, mi servano da pane. Convertimi a Te, affinché il mio cuore sia una Tua perpetua Dimora, la mia Conversione Ti sia gradevole, e la fine della mia vita sia talmente lodevole ch’io meriti il Paradiso, per LodarTi e Benedirti, per sempre, con i Tuoi Santi. Amen. 

Preghiera Conclusiva: O Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.

Le magnifiche promesse di Gesù a Santa Brigida

 

 


L’ADORAZIONE DELLA CROCE DI PADRE SLAVKO

Padre Slavko Barbaric (1946-200)  venuto a mancare il 24 novembre 2000 alle ore 15.30. Dopo aver completato il rito della Via Crucis, che come ogni venerdi eseguiva insieme ai pellegrini ed ai parrocchiani sul monte Krizevak di Medjugorie. Ha iniziato ad avvertire dolori. Si è seduto su un masso, si e rapidamente accasciato, ha perso conoscenza ed ha reso l’anima al Signore. 

La croce bianca sul monte Krizevac dove s’inerpica il percorso della Via Crucis di Medjugorie e sotto la quale morì padre Slavko

6. O Gesù, divino Sofferente, tu porti a termine sulla Croce la tua opera di redenzione e la tua missione. Le hai compiute nel dolore più profondo e nel bieco furore del male e del peccato. Si è scatenato l’inferno, tutte le tenebre del mondo si sono rovesciate su di te; tu però hai mantenuto divinamente la tua dignità e hai potuto dire:

“Tutto è compiuto! Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!

Il Padre ha accolto il tuo Spirito. E dopo il forte grido sulla Croce, le porte del cielo si sono riaperte per tutti coloro che vi vogliono entrare, anche per uno dei ladroni appesi alla croce. Grazie, o mio divino Fratello ed Amico, perché per me e per causa mia hai preso su di te un dolore così grande ed una sofferenza mortale! Gesù, fa’ che il tuo grido mortale risvegli la mia coscienza e il mio subcosciente, perché mi possa staccare da ogni male e da ogni peccato, dal disordine e dall’odio, dalle tenebre e dall’inferno, per potermi così aprire alla luce!

O Maria, ottienimi questa grazia! Voglio rimanere con te, o Maria, in silenzio…

Gesù, ti prego con Maria per l’ora della mia morte. Ecco, fin da adesso voglio pronunciare con consapevolezza: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito! Purificami, perché ti possa incontrare! Gesù, accoglimi quel giorno nel tuo regno, come sulla Croce hai accolto il ladrone pentito!

(Prega in silenzio)

Gesù, ti prego per quelli che adesso si trovano in punto di morte e sentono in sé un vivo timore, nell’imminenza di separarsi da questo mondo e di incontrarsi con te. Mostra loro il tuo amore! Abbrevia le loro sofferenze, che provocano abbattimento, e trasformale in sentimenti di speranza! Abbi pietà dei moribondi, tu che sei spirato con tanta fiducia…

O Maria, sii vicina ad ogni moribondo, come eri vicina al tuo Figlio mentre stava per morire! Con la tua dolce e materna presenza, allevia la sofferenza che deriva dalla solitudine! Gesù, ti prego anche per quelli che, a motivo della dipartita dei loro cari, si trovano in quei momenti nel dolore, nell’angoscia o nella disperazione. Apri loro la sorgente della fede e della speranza…Ti prego in particolare, o Gesù, per le mamme che in questo momento si vedono morire fra le proprie braccia un figlio o una figlia. Insieme con tua Madre Maria, sii il loro consolatore!

Padre nostro, Ave Maria, Gloria e l’Eterno riposo.
(Canta o leggi lentamente)
O Madonna, o Gesù buono,
Vi chiediamo il grande dono
dell’eterna gloria in ciel.

La formella i bronzo della Crocifissione sull’altro monte di Medjugorie: il Podbrdo dove ci sono le altre sculture dell’italiano Carmelo Puzzolo, autore della Via Crucis sul Krizevac, sui 15 Misteri del Rosario

7. Gesù, ti hanno coperto di ferite e hanno prostrato il tuo fisico; tuttavia, né le tenebre né il peccato hanno potuto avvolgere il tuo spirito. In questo momento, davanti alla tua Croce io mi trovo ferito nell’anima e nel corpo, e ti prego di guarirmi. Tu mi hai perdonato sulla Croce. Hai detto:

“Padre perdonali, Perché non sanno quello che fanno!”.

Per me questa è solo un’offerta. Non è ancora una grazie ricevuta. Mentre infatti il ladrone pentito stava entrando in Cielo, l’altro imprecava contro l’offerta di perdono. Desidero pertanto chiedere, come di fatto ti chiedo, non soltanto il perdono, ma anche la guarigione della mia iniquità: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Il mio cuore è inquieto. Va in cerca di tutto, e poi non ha tempo di stare con te.» inquieto, perché non ha compreso il tuo amore. Cambia, Gesù, il mio cuore, perché non si perda vagando qua e là, ma trovi il suo riposo in te, che col perdono ci hai aperto una sorgente inesauribile di pace… Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me e guariscimi dalla inquietudine! So che sei il Signore. Tu puoi tutto. Eppure ti sei abbassato fino alla umiliazione, per essere più vicino a me. Ma non percepisco la tua presenza. Rimango freddo e mi capita di offenderti facilmente. Risanami, Signore, da ogni tendenza cattiva… Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me e guariscimi!

Sono pieno di insoddisfazioni, di sentimenti di vendetta, di odio, di malumore…Dimentico con difficoltà le offese ricevute. Porto a lungo in me il desiderio di vendetta, rendendo così difficile la mia vita. Gesù, guariscimi con la tua mitezza da ogni mai asprezza… Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Gesù, quando stavi appeso alla Croce, pregavi. Hai pregato anche per me. Io invece, quando mi trovo in difficoltà, dimentico spesso di pregare, anzi bestemmio, impreco, mi dispero, perché non trovo la forza di ritirarmi in preghiera. Perdonami! Guarisci lo spirito della mia preghiera! Insegnami a pregare…Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!

Ma non sono solo a vivere infelicemente su questa terra. Vedo intorno a me tanta gente infelice, insoddisfatta, in lotta e contesa con altri. Spesse volte scaricano la colpa su di te, o Signore. Non vedono che il loro peccato è causa di infelicità, e non vogliono convertirsi. Vivono nell’infelicità persone singole, famiglie, comunità religiose, il mondo. Gesù, guarisci tutti! Guarisci i genitori, guarisci l’anima e il cuore dei giovani, guarisci tutto ciò che il peccato ha ferito…Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Guariscimi, Gesù da ogni specie di sordità. Ti prego in particolare di guarirmi dalla sordità di fronte alla parola che mi dai per mezzo di tua Madre! Guarisci dalla sordità la mia comunità parrocchiale! Fa’ che ci ascoltiamo a vicenda e tutti insieme ascoltiamo te! Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!

Tratto dalla Adorazione della Croce di padre Slavko Barbaric. Clicca per leggere tutte le sette riflessioni.

 

IL CALVARIO DI CRISTO – LA FLAGELLAZIONE E LE CADUTE

IL CALVARIO DI CRISTO – L’ORTO DEI GETSEMANI

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Redazione Gospa News

3 pensieri su “IL CALVARIO DI CRISTO – LA CROCIFISSIONE E LA MORTE

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