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WUHAN-GATES – 2. HIV NEL CORONAVIRUS “BIO-ARMA”: le prove dallo studio indiano occultato misteriosamente

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«È improbabile che la scoperta di 4 inserti unici nel 2019-nCoV, tutti aventi identità – somiglianza con i residui di aminoacidi nelle proteine ​​strutturali chiave dell’HIV-1 sia fortuito in natura. Questo lavoro fornisce approfondimenti ancora sconosciuti su 2019-nCoV e fa luce sull’evoluzione e la patogenicità di questo virus con importanti implicazioni per la diagnosi di questo virus».

Queste due frasi avrebbero potuto segnare l’inizio di un’approfondita ricerca sul nuovo ceppo di CoronaVirus che fino al 14 aprile ha causato più di 117mila morti nel mondo con la pandemia SARS-Cov-2, così denominata per le sue correlazioni alla Sindrome Respiratoria Acuta Grave del 2003 (813 morti).

WUHAN-GATES – 3. «CORONAVIRUS CREATO IN LABORATORIO CON HIV» Nobel per la Medicina conferma la ricerca indiana svelata da Gospa News

Ma siccome quelle parole spalancavano anche le porte alla teoria del complotto da arma batteriologica insinuando che questo virus fosse stato prodotto in laboratorio, l’inquietante ricerca (fonte 1) è stata occultata dalla comunità scientifica. Ciò è avvenuto sebbene il CoVid-19 sia ancora senza cura, senza esatta diagnosi, senza accertati nessi causali della letalità a ben 3 mesi dalla sua scoperta a Wuhan, nel dicembre 2019.

Per questo, dopo aver evidenziato negli 11 reportages precedenti tutti gli indizi gravi, precisi e concordanti sufficienti a descrivere il CoVid-19 come una bio-arma, siamo andati a recuperare, con non poca fatica, lo studio dell’autorevole team di scienziati della Kusuma School of Biological Sciences dell’Indian Institute of Technology Delhi (IIT Delhi), come auspicato in una dichiarazione ai giornali dalla specialista italiana Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano.

Le evidenze di quella ricerca indiana, elaborata con grafici chimici e ogni scrupoloso accorgimento tecnologico, rimasero nella disponibilità dei ricercatori mondiali soltanto per 48 ore, dal 30 gennaio al 1 febbraio 2020.

WUHAN-GATES – 4. “CoVid-19 Manipolato, Affare Nascosto CINA-USA”. Class-Action per Bio-Arma in Texas

Poi fu inpiegabilmente rimossa dagli stessi autori, probabilmente messi sotto fortissima pressione dal mondo della medicina e della biologia, ed oggi è rintracciabile solo su altri due siti internet di scienze mediche. In uno di essi su ogni pagina. campeggia la scritta “ritirata” in inglese. Ad accreditarne parzialmente il fondamento scientifico c’è però proprio lo studio realizzato per smentirne le conclusioni che, di fatto, conferma  sua volta l’esistenza di alcune tracce simili a quelle dell’HIV nel genoma Covid-19.

La ricerca indiana clamorosamente ritirata – CLICCA SULL’IMMAGINE PER LEGGERE PDF RICERCA

Nonostante lo studio sia stato “nascosto” negli ultimi tre mesi i sistemi sanitari di molti paesi del mondo si sono concentrati sugli antivirali e proprio sui farmaci retrovirali anti-HIV, il virus dell’AIDS, per individuare la cura più efficace a prevenire le letali infezioni fungive interstiziali polmonari.

Se ulteriori recentissimi studi in Cina e in Italia, in seguito alle pochissime autopsie effettuate, hanno rivelato come causa probabile della morte anche trombosi cardiocircolatorie capaci di scatenare un’embolia polmonare massiva (ne parleremo in un altro articolo), nelle scorse settimane le sperimentazioni con clorochina o hidroxiclorochina associata ai farmaci anti-AIDS hanno ottenuto risultati di differente ma confermata efficacia.

 

LA SANITA’ ITALIANA IGNORA I LEGAMI TRA COVID-19 E HIV

Questo è avvenuto nell’ambito di una ricerca che brancola nel buio della complessità del virus di cui sono già stati accertati vari genotipi differenti, capaci di aggredire in modo diverso il contagiato come emerge anche dai rilievi sulla mortalità da un paese all’altro.

Ma nonostante ciò lo studio indiano è stato censurato dalla comunità biochimica dimostrando un approccio tutt’altro che scientifico viste le caratteristiche ancora assai misteriose del CoVid-19. Un esempio eclatante emerge dalle pagine dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma in merito all’impiego della clorochina.

L’Istituto Superiore della Sanità sembra ignorare l’esistenza di due studi sulle correlazioni tra SARS-2 e HIV

«Questo farmaco appartiene alla categoria degli inibitori della proteasi di HIV, un enzima fondamentale per il taglio finale delle varie componenti virali. Il fatto che in seguito fosse stato dimostrato inibire anche una proteasi del virus della SARS fu piuttosto stupefacente, perché la proteasi di HIV e quelle dei coronavirus non condividono somiglianze strutturali».

«L’idea di usare la clorochina in combinazione con lopinavir e ritornavir contro il coronavirus della SARS fu lanciata per la prima volta da Andrea Savarino nel 2005, basandosi su osservazioni da lui precedentemente effettuate in cellule infettate con un virus di una famiglia diversa (HIV)».

James Gomes (nel riquadro) e Bishwajit Kundu, i docenti della Scuola Biologica di Kusuma che hanno guidato la ricerca sugli inserti Hiv nel Covid-19

La scoperta è inquietante. Alla data della pubblicazione del comunicato nella sezione ufficio stampa, il 18 febbraio 2020, l’ISS italiano ignorava (o non riteneva rilevante) la ricerca guidata dal biochimico indiano Bishwajit Kundu, premiato per uno studio sulle proteine umane dei prioni dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Usa, e dal suo collega James Gomes, laureatosi in Ingegneria Chimica alla Jadavpur University ed in Master of Science alla Tulane University di New Orleans, che in passato ha anche ottenuto il prestigiono riconoscimento Sigma Xi per la ricerca scientifica.

Ebbene, nonostante ciò, persino il professor Anthony Fauci, presidente del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, avrebbe contattato l’amico e collega Enrico Garaci, per anni direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, per avere notizie sulle modalità con cui l’Italia si stava approcciando al morbo.

 

I 4 AMINOACIDI DELL’AIDS NEL CORONAVIRUS

«L’evoluzione di 2019-nCoV rimane sfuggente. Abbiamo trovato 4 inserimenti nella spike glycoprotein (S) che sono unici per il 2019-nCoV e non sono presenti in altri coronavirus. È importante sottolineare che i residui di aminoacidi in tutti e 4 gli inserti hanno identità o somiglianza con quelli dell’HIV-1 gp120 o dell’HIV-1 Gag. È interessante notare che, nonostante gli inserti siano discontinui sulla sequenza di aminoacidi primaria, la modellazione 3D del 2019-nCoV suggerisce che convergono per costituire il sito di legame del recettore» scrissero i due scienziati nell’Abstract della loro ricerca (1) supportata da alcuni studenti della blasonata Scuola di Biologia di Kusuma ma poi misteriosamente ritirata.

Glicoproteina Spike del virus 2019-nCoV. Gli inserti dell’HIV sono mostrati con perle colorate (rosso, arancio, giallo e verde), nel sito di legame della proteina.

La loro scoperta fu liquidata con la faciloneria di un post su Facebook dall’italiano Enrico Bucci, professore aggiunto presso la Temple University di Philadelphia: «Due sequenze sono tipiche del coronavirus di pipistrello, mentre delle rimanenti due solo una è davvero conservata con HIV, ma è lunga solo 6AA, il che significa che il dato è puramente casuale» (2).

Bucci, divenuto famoso per il blog su FB Balle Criminali e per il suo libro Cattivi Scienziati più che per le sue ricerche, ha fondato tre aziende biofarmaceutiche assumendo nel 2008 la direzione scientifica del BioIndustry Park del Canavese (Torino).

Si tratta di un centro specialistico di eccellenza europea tra società e industrie del settore medico in cui si distingue Advanced Accelerator Applications srl, un’azienda controllato dalla Big-Pharma svizzera Novartis e leader europea nella produzione e commercializzazione di radiofarmaci ottenuti da elementi radioattivi (come renio, olmio o lutezio) nel campo della Diagnostica Nucleare Molecolare (MND).

CORONAVIRUS – 10. IL COMPLOTTO IN 100 RIGHE: DALLE BIO-ARMI CIA AL NUOVO ORDINE MONDIALE

La multinazionale elvetica è oggi impegnata nelle ricerche per il vaccino contro il CoronaVirus ma secondo le dichiarazioni rilasciate al Corriere (3) del suo manager Pasquale Frega, ad di Novartis Italia, è già pronta «donare l’idrossiclorochina alla lotta globale contro il Covid» non appena otterrà l’ok dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

D’altronde questa big-pharma ha una brutta esperienza da far dimenticare all’Italia: «L’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il divieto di vendita di due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad, della casa farmaceutica Novartis, dopo i decessi sospetti di tre persone a cui era da poco stato somministrato» scrisse il 28 novembre 2014 il mensile Focus (4). Anche l’EMA (European Midicines Agency) lo sospese quando i morti diventarono 11 ma successivamente “scagionò” il farmaco consentendo così di rimetterlo in commercio.

SARDINE, SOROS & Co… Da Prodi con Repubblica a Giulia attivista LGBT con Bonino e Cirinnà. Mentana PR con Segre madrina

La contestazione dell’imprenditore farmaceutico Bucci alla ricerca indiana, invece, fu enfatizzata da Open, il giornale online di Enrico Mentana divenuto famoso per aver celebrato le virtù del plutarca ungaro-americano George Soros che guida l’omonima Open Society di New York impegnata nella filantropia dei politici Democratici di Usa ed Europa come evidenziò la famosa Soros List di Bruxelles.

IL SUPER-VIRUS DI WUHAN E LE TRACCE DI HIV NEL COVID-19

Per semplice e doverosa “complottologia” (studio dei complotti, che si distingue dal complottismo per fondamenti scientifici accurati), avevamo rilevato come i laboratori militari del Pentagono Usa per la produzione di armi batteriologiche anche bio-genetiche si fossero incrementati con l’aiuto delle agenzie governative Usa DTRA, DARPA, USAID e la famigerata CIA in Ucraina e Georgia proprio dopo le rivoluzioni colorate finanziate da Soros.

Per le stesse ragioni di onesta ricerca delle verità scientifiche abbiamo anche evidenziato che il pericolosissimo super-virus modellato su quello della SARS fu creato nel laboratorio BSL 4 di Wuhan, finito nel mirino di ogni speculazione sulla teoria della bio-arma dell’esperto americano Francis Boyle.

CoronaVirus – 1. “E’ BIO-ARMA”. Esperto USA accusa la Cina ma il Pentagono ha 25 Laboratori Segreti per “Attacchi Etnici”

Quell’inquietante sperimentazione di un agente patogeno “chimerico”, ovvero creato artificialmente con il genoma editing ma non esistente in natura, fu condotta grazie ai finanziamenti di USAID durante l’amministrazione di Barack Obama, esponente del Democraic Party finanziato tanto da Soros quanto dal profeta della pandemia Bill Gates.

Ciò avvenne proprio nel periodo 2013-2017 in cui l’ex presidente Usa fu supportato nelle politiche di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca dalla vice consigliera Avril Haines, già vice direttrice CIA, esperta di bio-armi e protagonista della sospetta esercitazione sulla pandemia di CoronaVirus denominata Event 201 organizzata a New York col finanziamento della Bill & Melinda Gates foundation.

CoronaVirus BIO-ARMA – 6. ECATOMBE ITALIA: Profezia sulla pandemia e sull’Ordine Mondiale dell’ex regina CIA di Obama e Biden

Ovviamente si tratta soltanto di incredibili coincidenze! Come la presenza dei quattro inserti HIV nel CoVid-19 scoperta dagli scienziati indiani e poi occultata dal mondo intero con l’aiuto di uno studio scientifico che ha ritenuto casuali tali tracce.

«Un recente rapporto presentato in modo informale ha mostrato che 2019-nCoV aveva quattro inserzioni nel gene glicoproteico spike che è fondamentale per il virus per entrare nelle cellule bersaglio rispetto ad altri coronavirus» ha scritto il gruppo di ricerca (fonte 5) guidato da due scienziati cinesi facendo riferimento alla famosa proteina “killer” S. La Spike che favorisce la propalazione virale nelle vie respiratorie umane secondo le medesime drammatiche modalità del supervirus chimerico sperimentato sui topi a Wuhan.

«È stato affermato che questi inserti erano identici o simili ai motivi nelle regioni altamente variabili (V) (V1, V4 e V5) nella glicoproteina dell’involucro o nella proteina Gag di alcuni ceppi HIV-1 unici di tre diversi paesi (Thailandia, Kenya e India). Insieme all’analisi della modellizzazione della struttura, gli autori hanno ipotizzato che questi inserimenti di motivi che condividono la somiglianza con le proteine ​​dell’HIV-1 potrebbero fornire una maggiore affinità con i recettori delle cellule ospiti e aumentare la gamma di cellule ospiti del 2019-nCoV. Questo studio implica che 2019-nCoV potrebbe essere generato ottenendo frammenti di geni dal genoma dell’HIV-1» si legge ancora nella premessa al dossier scientifico di contestazione dei risultati dello studio indiano.

PANDEMIA DA BIO-ARMA – 9. IL SUPERVIRUS CREATO DAGLI USA DI OBAMA: altri 89 ceppi CoVid nei test Top Secret CIA

Tale ipotesi, se accertata, confermerebbe la teoria che questo nuovo CoronaVirus sarebbe stato elaborato in laboratorio esattamente come è avvenuto per quello “chimerico” SHC014 (anch’esso collegato alla SARS ma differente per vari nucleidi dal ceppo virale dell’attuale pandemia) costruito, come accennato sopra, nelle strutture di massima bio-sicurezza del Wuhan Virology Center e di Chapel Hill della North Carolina University.

Quel supervirus fu creato nel 2015 nell’ambito del progetto finanziato non solo dall’agenzia governativa USAID (sovente strumento economico della Central Intelligence Agency) ma anche dall’ong EcoHealthAlliance di New York, sostenuta a sua volta da colossi come Johnson&Johonson ma anche dalla più prestigiosa Università di Farmacia del Regno dell’Arabia Saudita (vedi reportage WuhanGate – 1).

Cosa sostiene invece il gruppo di scienziati cinesi che ha analizzato lo studio indiano?

«Mentre la corrispondenza del 100% tra le sequenze di inserimento 1 e 2 e le sequenze HIV sono state trovate in 19 voci, le corrispondenze tra le sequenze di inserimento 3 e 4 e le sequenze HIV-1 erano piuttosto scarse (dal 42% all’88%). Inoltre, la sequenza di inserimento 4 ha colpito ambiguamente diversi geni diversi (gag, pol e env) nel genoma dell’HIV-1, suggerendo che le somiglianze (fino al 42%) tra loro sono troppo basse per essere affidabili».

I CINESI DI SCUOLA BRITANNICA CONFUTANO GLI INDIANI

La ricerca di Feng Gao, laureatosi a Cambridge (Uk) ed ora assistente del Dipartimento di Fisica, Chimica e Biologia (IFM) dell’Università di Linkoping, in Svezia, e del suo collega Xiaojun Li dell’Institute of Asian Research at the University of British Columbia a Vancouver (Canada), pubblicato con risalto anche sul sito del NHI, l’Istituto Nazionale della Salute degli Usa, conferma quindi l’esistenza delle tracce di HIV-1 ma non per tutti gli inserimenti.

Xiaojun Li e Feng Gao, i ricercatori cinesi di scuola britannia contestano lo studio indiano sull’HIV

«Le sequenze che corrispondono completamente alle sequenze di inserimento 3 e 4 non sono state trovate in nessuna sequenza HIV-1. Ciò dimostra chiaramente che queste sequenze di inserti sono ampiamente presenti negli organismi viventi, compresi i virus, ma non specifici per l’HIV-1. Il rilevamento di sequenze completamente corrispondenti di inserzioni 1 e 2 in solo alcuni ceppi di HIV-1 ha dimostrato che quattro inserzioni sono molto rare o non presenti tra decine di migliaia di sequenze di HIV-1 naturali. A causa della loro scarsa identità e rarità nelle sequenze dell’HIV-1, l’HIV-1 non potrebbe essere la fonte di quelle sequenze di inserzione nel genoma 2019-nCoV».

La presenza “rara” è sufficiente per i due scienziati cinesi di scuola britannica per archiviare il caso senza ulteriori accertamenti in merito a quella strana “contaminazione” tra virus. Nella ricerca non si evidenzia quante probabilità, forse infinitesimali, esistano di una simile ipotetica combinazione naturale…

Ben differenti erano state le conclusioni dei ricercatori indiani della Scuola Biologica di Kusuma: «I nostri risultati evidenziano una relazione sorprendente tra la gp120 e la proteina Gag dell’HIV, con la glicoproteina con spike 2019-nCoV. Queste proteine ​​sono fondamentali per l’identificazione e l’aggancio dei virus alle loro cellule ospiti e per l’assemblaggio virale».

Le sequenze di allineamento degli aminoacidi nella proteina Spike con gli inserti ritenuti dell’HIV

La ricerca indiana rimarca: «A causa della presenza di motivi gp120 nella glicoproteina spike 2019-nCoV nel suo dominio di legame, suggeriamo che questi inserimenti potrebbero aver fornito una maggiore affinità con i recettori delle cellule ospiti. Inoltre, questo cambiamento strutturale potrebbe anche aver aumentato l’intervallo di cellule ospiti che 2019-nCoV può infettare. Per quanto ne sappiamo, la funzione di questi motivi non è ancora chiara nell’HIV e deve essere esplorata».

In parole più semplici, secondo lo sudio condotto dai ricercatori di New Delhi, proprio questi “inserti” avrebbero reso più aggressivo e contagioso il nuovo ceppo virale della SARS-2. La scoperta potrebbe quindi spiegare la differenza di morbilità e mortalità rispetto alla SARS del 2003. Ma poichè potrebbe accreditare la tesi di un virus costruito con l’ingegneria biochimica e pertanto un’arma batteriologica meglio non approfondire gli esiti sorprendenti…

«Con nostra sorpresa, tutti e 4 gli inserti nel 2019-nCoV mappati su brevi segmenti di aminoacidi nell’HIV-1 gp120 e Gag tra tutte le proteine ​​virali annotate nel database NCBI. Questa strana somiglianza di nuovi inserti nella proteina di picco del 2019- nCoV con l’HIV-1 gp120 e Gag è improbabile che sia casuale. Nel loro insieme, i nostri risultati suggeriscono un’evoluzione non convenzionale di 2019-nCoV che merita ulteriori indagini. Il nostro lavoro evidenzia nuovi aspetti evolutivi del 2019-nCoV e ha implicazioni sulla patogenesi e sulla diagnosi di questo virus» ha scritto il team guidato da Bishwajit Kundu e James Gomes.

 

LA PROTEINA KILLER MODELLATA E IL GENOTIPO LETALE

L’indagine dei loro colleghi avrebbe invece sbrigativamente escluso ogni conseguenza. Il ritiro dello studio ha rinchiuso nel silenzio i ricercatori di Kusuma nonostante avessero notato i medesimi modellamenti sospetti evidenziati dai primi scienziati cinesi che avevano scoperto la traccia genetica del nuovo CoronaVirus.

Il 21 gennaio, infatti, tre studiosi dell’Accademia Cinese delle Scienze avevano pubblicato un articolo congiunto in inglese sulla rivista “Science China Life Sciences”. Si trattava di Pei Hao, ricercatore dell’Istituto Pasteur di Shanghai e dell’Accademia cinese delle scienze, Wu Zhong, ricercatore del Centro nazionale di ricerca ingegneristica per le droghe emergenti, Accademia delle scienze mediche militari e Xuan Li , ricercatore del Key Laboratory of Synthetic Biology, CAS Center for Excellence in Molecular Plant Sciences.

«I ricercatori sono rimasti scioccati quando hanno confrontato la proteina “S” SARS con la proteina “S” di Wuhan CoV e hanno scoperto che non altera la composizione strutturale del virus anche se sono stati sostituiti quattro aminoacidi» commentarono i leader del Partito Comunista Cinese accusando gli Usa di aver costruito e diffuso un’arma batteriologica ed evidenziando la medesima criticità di quattro elementi apparentemente mascherati in essa.

A ciò si aggiunse l’ancor più clamorosa scoperta di due genotipi differenti del virus, tra cui quello più virulento per rapidità di diffusione e letalità definito “L’ dagli scienziati di sei differenti laboratori accademici cinesi di Pechino e Shangai.

CoronaVirus BIO-ARMA – 3. VACCINO D’ORO GSK. Big Pharma partner di Bill Gates, Pentagono e Lobby Sionista Usa

«Al momento non è chiaro come il tipo L si sia evoluto in modo specifico dal tipo S durante lo sviluppo di SARS-CoV-2. Tuttavia, abbiamo scoperto che la sequenza di virus isolata da una paziente che ha vissuto negli Stati Uniti aveva il genotipo Y (C o T) differendo dalla tendenza generale di avere C o T. Anche se nuove mutazioni potrebbero portare a questo risultato, la spiegazione più parsimoniosa è che questo paziente potrebbe essere stato infettato da entrambi i tipi L e S».

Nel loro studio si ipotizza che la maggiore aggressività del tipo “L”, presente nel 70 % dei 103 genotipi virali isolati ma addirittura nel 96 % dei 27 di Wuhan rispetto ai restanti di altre zone fuori dalla città focolaio, potrebbe essere stata causata dagli interventi terapeutici. Ma questi scienziati cinesi non ponderano nemmeno lontanamente l’ipotesi di una sua costruzione in laboratorio suggerita dallo sorprendente modellamento della proteina killer Spike.

Un estrato dell’articolo publicato su National Science Review

Secondo una ricerca sull’epidemia di Cortellis Clarivate Analytics proprio in queste combinazioni risiederebbe la pericolosità del virus. Perché sebbene secondo alcuni studi il tipo “S” favorisca una reazione immunitaria idonea a sconfiggere quello “L”, «I coronavirus sono in grado di adattarsi rapidamente ai nuovi ospiti attraverso i processi genetici di ricombinazione e mutazione in vivo».

«Le mutazioni da sole non sono sufficienti per creare un nuovo virus; questo può avvenire solo quando lo stesso ospite viene contemporaneamente infettato da due ceppi di coronavirus, consentendo la ricombinazione (6)».

LA RICERCA INDIANA UTILE SPUNTO PER LA MEDICINA

In questo scenario apocalittico ed enigmatico per gli stessi biologi l’intuizione di una connessione tra CoVid-19 e HIV della ricerca indiana, successivamente diventata “tabù” per il mondo intero, si è però rivelata preziosa per alcune sperimentazioni mediche.

Anche gli studi più deludenti hanno note positive. Quello coordinato dal professor Bin Cao del China-Japan Friendship Hospital & Capital Medical University di Pechino (7), su 199 persone affette da Covid19, non ha evidenziato “benefici significativi” tra i 99 pazienti sottoposti per 28 giorni alla terapia con antivirali contro AIDS Lopinavir/Ritonavir in aggiunta alle cure standard. Ma è pur vero che la mortalità nei pazienti trattati con la combinazione anti-Hiv è scesa di 5,8 punti percentuali, dal 25 al 19,2%.

«Esistono prove aneddotiche che suggeriscono l’efficacia dei farmaci anti-HIV. I medici thailandesi hanno somministrato Lopinavir/Ritonavir in combinazione con un farmaco antinfluenzale a un paziente cinese che è risultato negativo al virus entro due giorni. In Giappone, una paziente di Wuhan, in Cina, è stata trattata solo con i due farmaci per l’HIV e la sua febbre è diminuita entro cinque giorni dal ricovero in ospedale. E un rapporto sulla rivista JAMA del marzo 2020 ha mostrato che tre su cinque pazienti si sono ripresi dopo essere stati trattati con gli stessi due farmaci» riferisce il sito internet di AMFAR, organizzazione focalizzata nella ricerca contro l’Aids (8).

«Mentre il mondo intero è alle prese con modi e mezzi per contenere e curare il coronavirus, i medici indiani sono riusciti a curare i pazienti con un mix di HIV, influenza suina e malaria, farmaci. Questa combinazione è stata recentemente utilizzata per la prima volta per curare la malattia di coronavirus in un numero crescente di casi in India» ha scritto K. Venkateshwar Rao sulla versione inglese di InsideOver (9).

Il trattamento è stato sperimentato su una coppia di turisti italiani. I medici dell’ospedale Sawai Man Singh (SMS), Jaipur l’hanno inizialmente trattata con una combinazione di due farmaci utili nel trattamento dell’HIV insieme a clorochina (anti-malaria) e oselamiivr (contro influenza suina) autorizzato con uso “limitato” dal Drug Controller General of India (DCGI) su richiesta dell’Indian Council of Medical Research (ICMR). La responsabile de college medico, dott.ssa Sudhir Bhandari ha dichiarato: «Abbiamo fornito il trattamento seguendo il protocollo standard e ora ha ottenuto risultati negativi per la malattia, che è un risultato importante per i medici dell’ospedale SMS».

A tali rapporti si aggiunge la posizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel suo sito ufficiale riferisce: «Numerosi studi hanno suggerito che i pazienti infetti dal virus che causa COVID-19 e le relative infezioni da coronavirus (SARS-CoV e MERS-CoV) hanno avuto buoni risultati clinici, con quasi tutti i casi che si stanno riprendendo completamente. In alcuni casi, ai pazienti è stato somministrato un farmaco antiretrovirale: lopinavir potenziato con ritonavir (LPV / r). Questi studi sono stati condotti principalmente su soggetti HIV-negativi (10)».

 

LA CENSURA DI PECHINO SULLE RICERCHE COVID

Abbiamo citato questi esempi non solo per evidenziare uno spiraglio nelle cure, destinate ad essere nuovamente rivoluzionate con l’adozione dell’eparina, un potente anticoagulante, per la recente scoperta di una connessione tra il virus e casi letali di trombosi.

Ma soprattutto per evidenziare come la ricerca preliminare indiana sulle correlazioni tra CoVid-19 ed HIV, per quanto scomoda in riferimento alla teoria di inserimenti realizzati con l’ingegneria biochimica da laboratori come per un’arma batteriologica, dovrebbe essere assolutamente ripresa in forte considerazione dalla scienza.

Da quando i morti negli USA sono saliti a 23mila, superando clamorosamente i soli 3.600 della provincia cinese di Hubei, la Cina è tornata nel mirino delle accuse del presidente americano Donal Trump e in tutta risposta ha imposto la censura agli studi sulla SARS-Cov-2.

Una direttiva «è stata varata dal Dipartimento di Tecnologia e Scienze del ministero dell’Istruzione e prevede che i ‘papers’ relativi alle origini della pandemia vengano inizialmente esaminati da commissioni accademiche all’interno degli atenei e successivamente inviati al ministero, che provvederà a inoltrare il materiale ad una task force. Solo il via libera di tale organo consentirà di procedere alla pubblicazione degli studi» scrive l’agenzia Adnkronos (11) riportando un reportage della CNN rimasto senza la risposta di Pechino.

WUHAN-GATES – 1. INTRIGHI D’ORO BIOARMA-VACCINI tra Cina, Usa-CIA, Sauditi e Big Pharma J&J – GSK

Nel precedente reportage inerente al misterioso intrigo internazionale del Wuhangate dietro alla creazione del supervirus, perfetto prototipo di una bio-arma, abbiamo visto lo spettro di un Deep State di interessi tra finanza, big pharma, politica, intelligence che dagli USA dell’amministrazione di Barack Obama arrivava fino in Cina ed in Arabia Saudita.

Nel prossimo cercheremo di fare luce sulla misteriosa morte di uno scienziato che stava lavorando sia su un vaccino della SARS che su uno per l’HIV. La sua prematura scomparsa diviene assai sospetta alla luce della ricerca indiana insabbiata. E ancor più in relazione alla morte di altri due scienziati cinesi testimoni oculari della strage di Wuhan e agli arresti per traffico di fiale con materiale biologico top secret tra gli Usa e la Cina.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

GOSPA NEWS – INCHIESTE LOBBY ARMI

1 – INDIAN RESEARCH – SARS-COV-2 AND HIV CONNECTIONS

2 – OPEN – BUCCI SULLE BALLE CRIMINALI

3 – CORRIERE – CLORICHINA CONTRO COVID-19

4 – FOCUS – RITIRATI I VACCINI DI NOVARTIS

5 – NHI – HIV NOT CONTRIBUTE TO COVID-19 GENOME

6 – CORTELLIS – CORONAVIRUS FROM CLARIVATE ANALYTICS

7 – REPUBBLICA – FARMACO ANTI-HIV DELUDE

8 – AMFAR – ESITI POSITIVI CON LE CURE ANTI-AIDS

9 – INSIDE OVER – INDIAN DOCTOR CURE ITALIAN PATIENTS

10 -WHO – GOOD RESULTS WITH HIV MEDICINES

11 – ADNKRONOS – PECHINO CENSURA GLI STUDI COVID-19

 

 

 

 

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