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6 JIHADISTI DI AL QAEDA in cura nell’Ospedale MIlitare Italiano in Libia. LNA accusa

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Ci sono notizie che non vorremmo mai leggere. E tantomeno dover scrivere. Ma le perversioni del sistema geopolitico italiano gestito più dalla NATO e dalla CIA che da governi fantocci del Partito Democratico (al comando dal 2012 con una piccola pausa di un anno tra 2018 e 2019) ha partorito aberrazioni sconcertanti che meritano di essere raccontate anche se hanno ancora conferme ufficiali e fanno male al mio cuore di patriota italiano.

«6 mercenari siriani terroristi di Hayat Tahrir AlSham (AlNusra – AlQeada) vengono ora curati nella base militare italiana a Misurata dopo essere stati feriti a Tripoli». Pià che un cinguettio su Twitter è il detonatore di una bomba di polemiche perché chiama in causa il presidio sanitario da campo dei Bersaglieri dell’Esercito Italiano in Libia.

 

L’OSPEDALE DEI BERSAGLIERI A MISURATA

I militari dal basco nero del 7° Reggimento di Altamura (Puglia) si trovano lì con il loro contingente di medici e attrezzature dell’ospedale “Role 2”, una struttura sanitaria già impiegata in Afghanistan e Iraq, concepita per interventi chirurgici di elevata capacità su ferite di guerra, e sono supportati da da un aereo da trasporto tattico C-27J della 46° Aerobrigata di Pisa per un’eventuale evacuazione di emergenza. E’ dotato di camere operatorie, laboratorio di analisi, sala gessi e di radiologia, tutte collegate fra di loro con tende gonfiabili.

Operano a pochi chilometri dalla capitale e dall’aeroporto dal settembre 2016, da quando Roma ha deciso di supportare, con un’operazione umanitaria e non offensiva, il Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Tripoli del presidente Fayez Al Serray, mai eletto ma riconosciuto dall’ONU e dall’Unione Europea per amministrare la Tripolitania e cercare un compromesso ormai sempre più difficile con il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) che controlla la Cirenaica e la sua capitale Bengasi con l’appoggio del governo parallelo di Tobruk.

L’ospedale militare dell’Esercito Italiano a Misurata gestito dai Bersaglieri

La presenza dei miliziani dell’Islam radicale tra le tende del presidio militare italiano è stata segnalata con un Twitter dallo stesso LNA e pertanto il condizionale è d’obbligo perché è evidente il suo interesse a screditare GNA ed i suoi alleati. Ma finora il controspionaggio del maresciallo Haftar, per molti anni in esilio in Virginia a pochi chilometri dal quartier generale della Central Intelligence Agency a Langley, è stato molto efficiente e preciso.

Alcuni giorni fa, Ahmed Mismari, generale e portavoce dell’Esercito Nazionale Libico, in un video diffuso dal Corriere della Sera, aveva apertamente chiamato in causa il 7° Reggimento dei Bersaglieri presente con 300 militari.

«Occorre che l’Italia ritiri al più presto il suo ospedale militare da Misurata. Abbiamo le prove che quella struttura ormai non ha più nulla di umanitario, ma costituisce un valido aiuto per le milizie di Misurata che combattono contro il nostro esercito» aveva dichiarato. Ora ecco il Tweet con il volto di due jihadisti che sarebbero stati curati nella struttura sanitaria.

Due dei jihadisti HTS che sarebbero stati curati nella base militare di Misurata secondo il Tweet MLNA

Questa notizia davvero imbarazzante per l’Italia non ha trovato attenzione sui media mondiali concentrati sugli scontri a fuoco che imperversano nonostante il Ramadan e sul mutevole scenario politico nel quale il generale di Bengasi, dopo l’avanzata agguerrita dei nemici, ha dichiarato l’interruzione di ogni dialogo diplomatico e si è autoproclamato capo dell’intero paese, nel biasimo di ONU e di Roma ma anche dei suoi stessi alleati di Russia ed Egitto.

Il generale Khalifa Haftar, comandante dell’esercito LNA (Lybia National Army), dopo aver vissuto per anni in esilio negli Usa

Il leader militare della Cirenaica sta preparando un suo governo, che dovrebbe chiamarsi Consiglio di sovranità della Libia, facendosi forte del controllo di oltre il 90 % dei territori libici a fronte però di solo il 60 % della popolazione per l’alta densità della zona di Tripoli in mano a GNA che ha pure riconquistato le città strategiche di Sorman e Sabratha (vicine alle strategiche piattaforme petrolifere di Mellitah) proprio con l’aiuto dei mercenari turchi nell’ambito della missione “Tempesta di Pace” che scimmiotta quella “Fonte di Pace” con cui il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha invaso il Rojava siriano seminando sangue e distruzione anche tra i civili curdi, cristiani e sciiti.

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«Per l’avanzata verso Sabratha, avrebbero avuto un ruolo decisivo soprattutto le milizie islamiste siriane, formate cioè da quei combattenti filo turchi prelevati negli ultimi mesi dalla provincia siriana di Idlib e trasferiti a Tripoli» scrive InsideOver, l’appendice di geopolitica de Il Giornale, di matrice atlantista, ignorando volutamente la pericolosità dei jihadisti.

I TERRORISTI DI AL QAEDA IN LIBIA

Nelle scorse settimane, infatti, LNA ha identificato 229 estremisti musulmani ricercati per terrorismo secondo la lista ONU ma inviati da Ankara in Libia a supporto dell’esercito di Al Serray assediato nell’offensiva avviata dagli avversari della Cirenaica nello scorso aprile. Lo ha riferito il media curdo Hawars News, particolarmente attento alle notizie riguardanti le operazioni militari turche.

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Siccome in quella lista ci sono ex combattenti dell’Isis come di Al Qaeda ed inoltre l’uso dei mercenari nei conflitti è proibito dalle convenzioni internazionali (sebbene tutti ne facciano uso) l’Onu ha avviato un’indagine, volta ad investigare anche sulle presunte forniture illegali di armi partite da Istanbul (via Ostenda come rivelato in anteprima da Gospa News) per arrivare all’aeroporto di Misurata, nonostante l’embargo sulla Libia imposto per la guerra civile. Dall’inizio dell’offensiva, sono morte quasi 1.700 persone, circa 17 mila sono state ferite, mentre oltre 200 mila sono state costrette a fuggire dalla proprie abitazioni per diventare sfollati interni.

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HTS è la fazione di jihadisti Sunniti che controlla l’ultima roccaforte dei ribelli nella provincia di Idlib, nella Siria settentrionale. È stata finanziata, armata e protetta dalla Turchia anche con l’impiego degli 007 del MIT di Ankara, noti per aver gestito i movimenti di Foreign Fighters ISIS tra Europa e Siria e viceversa, e soltanto di recente è in crisi di rapporti con le truppe di Erdogan perché costui lo scorso 5 marzo ha firmato la tregua per Idlib con il presidente russo Vladimir Putin (e l’Iran).

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Il gruppo Hayat Tahir Al Sham, ha inglobato la formazione del Fronte Al Nusra, costola siriana di Al Qaeda, anche per usare quella tattica di “camouflage” che consente agli estremisti islamici di nascondersi in una nuova fazione ancora non iscritta nella lista ONU delle organizzazioni terroristiche e pertanto di poter ottenere per un certo periodo un appoggio finanziario dalle potenze straniere senza che queste violino le leggi internazionali.

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Ma anche HTS è stato poi dichiarato fuorilegge per terrorismo con il codice QDe.137 delle Nazioni Unite pochi mesi dalla sua presa di potere a Idlib nel 2018. Ecco perché è inutile cercare conferme ufficiali dell’accoglienza di miliziani di Hayat nell’ospedale dei Bersaglieri di Misurata.

 

AFFARI TRA ITALIA, FRATELLI MUSULMANI E HTS

Ma se riteniamo attendibile la notizia è soprattutto per le relazioni internazionali che si sono consolidate tra l’Italia e la Turchia successivamente alla decisione di Erdogan di inviare i feroci e pericolosi mercenari jihadisti in Libia, paese gravitante nell’orbita di Roma per la piattaforma di estrazione di idrocarburi dell’Eni che nel 2018 ha avviato la produzione di 10 nuovi pozzi offshore a Bahr Essalam da cui il gas viene inviato attraverso la piattaforma di Sabratha all’impianto di trattamento a terra di Mellitah dove viene raccolto, compresso per la rete libica. Da lì parte anche il gasdotto Green Stream (costruito nell’accordo tra Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi) che inabissandosi nel Mar Mediterraneo giunge fino a Gela, in Sicilia.

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Il premier Giuseppe Conte ha cercato, senza riuscirci, di portare verso la pace Haftar e Al Serray incontrando Erdogan, incurante che fosse bersagliato dal biasimo mondiale per la spedizione dei mercenari islamici e l’operazione militare n Libia, appoggiata – solo politicamente – dalla NATO cui Ankara aderisce. Pecunia non olet… Il gas ancor meno!

Ma ciò rientra in un progetto di più vasta portata inerente l’alleanza finanziaria nella Lobby delle Armi tra Roma e il Qatar, pilotato dall’entità politico-religiosa dei Fratelli Musulmani (organizzazione considerata terroristica in Egitto) che controlla il partito APK del governo di Ankara, come dettagliato in un precedente reportage.

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Infine va ricordato che non si tratterebbe della prima volta che il gruppo terroristico HTS si trova a relazionarsi con l’Italia. Nel maggio scorso dopo un delicata e riservatissima collaborazione tra l’intelligence italiana di AISE ed AISI (agenzie di sicurezza esterna ed interna) e quella di altri paesi, probabilmente MIT turca e CIA americana, che ha gestito negli anni la fornitura di armi ai ribelli jihadisti come comprovato da un dossier SETA pubblicato da Gospa News, fu liberato il bresciano Alessandro Sandrini tenuto come ostaggio proprio dai terroristi di Hayat Tahir Al Sham.

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In virtù di queste strette relazioni tra Italia e Turchia, favorite dall’alleanza militare NATO di cui fanno parte, ma anche dal business di entrambi nel mercato della difesa con l’Emirato di Doha, da mesi Roma e Bruxelles fanno finta di non vedere la drammatica circostanza denunciata dall’Esercito Nazionale Libico ma anche dall’Egitto, suo alleato, che ha inviato una lettera ufficiale al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per segnalare la pericolosità dei jihadisti mercenari a Tripoli,  e dalla Russia.

LE ACCUSE DI RUSSIA E FRANCIA ALLA TURCHIA

In una conferenza a Mosca all’Istituto statale delle relazioni internazionali del ministero degli Esteri russo tramite videoconferenza, Sergej Lavrov, secondo l’agenzia di stampa russa Sputnik, ha detto: «Ci impegneremo a trovare modi per liberare [la Libia] dalla profonda crisi che ha travolto questo paese dopo che le forze della NATO hanno palesemente violato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza e bombardato la Libia nel 2011. Hanno demolito questo paese per un obiettivo egoistico e ristretto di rovesciare il regime di Muammar Gheddafi».

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Il politico del Cremlino (riconfermato nel suo incarico dal presidente Vladimir Putin durante il cambio di governo) ha definito la nazione mediterranea una terra di nessuno per i terroristi, per il passaggio e il contrabbando di armi e droghe verso il sud, nonché per lo svolgimento di altre attività criminali, da un lato, e per il traffico di immigrati clandestini che si riversano attraverso queste stesse terre verso nord per recarsi in Europa, dall’altro.

Anche il Ministro degli Esteri della Francia, unico paese NATO alleata di Haftar, Jean Yves Le Drian, in un discorso all’Assemblea nazionale ONU ha segnalato le «interferenze straniere, l’uso attivo di combattenti stranieri e ripetute violazioni dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite sulla Libia hanno ulteriormente deteriorato la situazione nel paese nordafricano».

Mentre l’Unione Europea in un dibattito in seno al Comitato per le libertà civili con rappresentanti della Commissione, Frontex, UNHCR, Consiglio d’Europa e ONG, la maggioranza dei deputati ha insistito sul fatto che la Libia non è un “paese sicuro” per lo sbarco di le persone sono state soccorse in mare e hanno chiesto che la cooperazione con la Guardia Costiera libica si fermasse.

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«La Guardia Costiera libica è una banda libera di milizie implicate in violazioni dei diritti umani e accusate di lavorare insieme a trafficanti di esseri umani. L’addestramento dell’Italia e dell’UE ha portato a un aumento dei richiedenti asilo e dei migranti intercettati in mare e ritirati in Libia, dove si trovano ad affrontare detenzioni a tempo indeterminato e gravi abusi» scrive il media Al Marsad rammentando una certezza comprovata da varie strategie spregiudicate del Governo di Roma.

Nel 2017 l’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti (Governo Gentiloni PD) pagò 5 milioni di euro ad uno dei rais dei clan malavitosi locali (poi ucciso a Triboli mentre combatteva per GNA) per arrestare il flusso di migranti sebbene fosse sospettato di favorire l’immigrazione clandestina di cellule dell’Isis dalla Tunisia come alcuni suoi parenti arrestati per questo.

 

Abdel Moneim El-Gahhawy, affiliato ad Ansar Al-Sharia nel Tweet di MLNA

A riprova della presenza tra i mercenari di Ankara di molteplici criminali jihadisti il profilo Twitter ufficiale dell’esercito di Haftar pubblica quotidianamente la foto di alcuni di loro caduti in battaglia. «Il famoso terrorista Abdel Moneim El-Gahhawy, affiliato ad Ansar Al-Sharia, è stato ucciso mentre combatteva nelle file delle milizie multinazionali GNA a Tripoli» è uno degli ultimi Tweet di MLNA.

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Erano state invece un’inchiesta del Rojava Information Center, l’ente di ricerca e comunicazione dell’amministrazione autonoma dei Curdi nel Nord-Est della Siria, ed una pubblicata da Hawar News grazie a un dossier dell’intelligence curda ha rivelare i nomi di molti capi e combattenti dell’ISIS fuggiti da Deir Ezzor poi diventati miliziani della brigata Sultan Murad, una di quelle che ha inviato più mercenari in Libia e che è stata di recente colpita dal tremendo attentato avvenuto ad Afrin. che avrebbe ucciso anche 6 miliziani insieme a 36 civili tra cui 11 bambini.

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Tutto ciò prova senza ombra di dubbio le gravi implicazioni delle fazioni dei mercenari jihadisti della Turchia che non sono composte da semplici ribelli siriani anti-Assad ma da Foreign Terrorists Fighters provenienti dalla Tunisia e da altri paesi africani e, soprattutto, da ex combattenti dello Stato Islamico e di Al Qaeda come HTS, oggi curati in un ospedale italiano secondo la sconcertante rivelazione dell’intelligence di Haftar.

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La notizia, che dovrà essere comunque verificata dagli organi competenti, si aggiunge alla preoccupazione per l’arrivo di circa 200 jihadisti che dalla Libia hanno raggiunto l’Italia per entrare in Europa ed assicurarsi un futuro andhe dopo il conflitto, oppure, infiltrarsi nelle comunità musulmane come fecero alcuni miliziani ISIS con l’aiuto dell’intelligence MIT della Turchia nel 2016 secondo i documenti esclusivi pubblicati da Gospa News.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

MLNA TWITTER – HTS TERRORISTS IN ITALIAN HOSPITAL

MLNA TWITTER – FAMOUS TERRORIST KILLED IN LIBYA

INSIDE OVER – GNA IN SABRATHA

AL MARSAD – EU PARLIAMENT ON LIBYA

https://almarsad.co/en/2020/04/28/lavrov-libya-has-become-terra-nullius-for-terrorists-smugglers-and-human-traffickers/

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