di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia». Queste le prime parole di Silvia Romana liberata oggi in un’operazione dell’intelligence scattata la notte scorsa, secondo quanto riportato dall’Ansa.
L’operazione dell’Aise, diretta dal generale Luciano Carta, che portato alla liberazione della cooperatrice milanese rapita in Kenya il 20 novembre 2018 è stata condotta con la collaborazione dei servizi turchi e somali ed è scattata la scorsa notte. La giovane si trova ora in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio. Lo rivela l’agenzia ANSA.
L’annuncio è stato dato su Twitter dal premier Giuseppe Conte – “Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei nostri servizi di intelligence. Silvia, ti aspettiamo in Italia!”.
Gospa News ha seguito per mesi la controversa vicenda della ragazza sequestrata da un commando di cinque uomini armati di kalashnikov e machete nell’orfanotrofio Chakama Guest House a circa 80 chilometri dalla costa turistica di Malindi. Fin dalla prima settimana il nostro webmedia, basandosi sui reportage dei giornalisti africani, sostenne l’ipotesi del rapimento di matrice terroristica finalizzato o a una riduzione in schiavità dell’ostaggio o a un riscatto.
Soltanto nel dicembre 2019, pià di un anno dopo, arrivò la conferma ufficiosa da parte delle autorità. L’Adnkronos riferì infatti di ventitrè somali tra pirati e jihadisti appartenenti all’organizzazione terroristica Al-Shaabab che erano stati raggiunti da misure preventive personali e patrimoniali in Somalia in relazione al rapimento della ragazza dopo le investigazioni condotte dai servizi segreti italiani insieme ai Carabinieri del Ros ed alla polizia keniota.
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I 23 – pirati, capi locali di Al Qaeda e mediatori – sono sospettati di aver organizzato e gestito il sequestro della cooperante italiana. Ad autorizzare le richieste di arresto e di sequestro di beni è stato il presidente della Alta Corte del South West State, da cui dipende una sezione specializzata anti pirateria che dallo scorso mese di luglio indaga sul caso e della quale fa parte, come esperto “onorario”, anche un italiano, Mario Scaramella, da quasi dieci anni in Somalia dove insegna diritto pubblico. Sarebbe stato proprio Scaramella a proporre le misure di prevenzione sui sospetti (uno dei quali sarebbe già detenuto a Baidoa).
Ora finalmente il lieto epilogo favorito, secondo l’Ansa, dalla collaborazione dell’intelligence italiana Aise (Agenzia Intaliana Servizi Esteri) con gli 007 della Somalia e della Turchia. Ciò non può che far felice chi come noi ha a lungo sperato nella sua liberazione ma al tempo stesso spalanca enormi interrogativi sulle relazioni diplomatiche internazionali.
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Il MIT (Milli Istihbarat Teşkilati), i servizi segreti di Ankara, sono infatti tra quelli più spregiudicati del mondo soprattutto per le loro numerose e comprovate correlazioni con i terroristi jihadisti tanto dell’ISIS quanto di Al Qaeda. Con una strategia ben rodata da parte dell’Arabia Saudita prima catturano i terroristi fondamentalisti, a volte da loro stessi addestrati, e poi li scarcerano solo a condizione che diventino di fatto dei loro mercenari nei conflitti internazionali.
Questo è quanto avvenuto in Siria dove Foreign Terrorist Fighters sono stati fatti entrare attraverso la Turchia e da dove miliziani Isis sono stati fatti uscire per infiltrarsi in Europa. Secondo quanto denunciato più volte dal Rojava Information Center e da altri organismi e media dei Curdi, il MIT avrebbe gestito la ricollocazione di 76 pericolosissimi capi dello Stato Islamico e di Al Qaeda tra le fazioni jihadiste utilizzate dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan per liberare il Rojava dai Curdi che lo amministrano anche in virtù della vittoriosa guerra condotta contro l’Isis dai loro soldati nelle Forze Democratiche Siriane (SDF).
Nelle scorse settimane è stato l’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar, leader della Cirenaica in guerra contro il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli, a segnalare l’arrivo dei mercenari islamici della Turchia in Libia e la presenza tra di loro di almeno 229 jihadisti colpiti da mandati di cattura internazionale perchè segnalati come terroristi nella lista dell’ONU.
6 JIHADISTI DI AL QAEDA in cura nell’Ospedale MIlitare Italiano in Libia. LNA accusa
Pochi giorni fa alcuni esponenti dei fondamentalisti sunniti Hayat Tahrir al-Sham (HTS) che controllano la provincia di Idlib grazie al supporto della Turchia sono stati segnalati nell’ospedale da campo di Misurata gestito dal 7o Reggimento dei Bersaglieri di Altamura.
I sospetti di una collaborazione troppo stretta tra intelligence turca e quella italiana in campo militare, favoriti dagli intrecci d’affari tra Italia e Fratelli Musulmani del Qatar grazie alla Lobby delle Armi, diventano ancora più evidenti dopo la liberazione di Silvia Romano. Chi segue la geopolitica militare non ha pertanto nemmeno il tempo di gioire per questa ottima notizia. Perchè con essa arriva la preoccupazione che Roma abbia stretto legami con Ankara davvero imbarazzanti: soprattutto perchè il MIT della Turchia utilizza come suoi soldati feroci jihadisti di Al Qaeda e dell’Isis.
A Istanbul, sotto il naso degli 007 turchi, è stato macellato il giornalista del Washington Post Jamal Kashoggi all’interno del Consolato dell’Arabia Saudita. Cerchiamo di non dimenticarlo…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS